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Coach Messina ha introdotto la nuova stagione di Olimpia alla stampa

Ettore Messina prende la scena nella secondaria del Forum e stende il tappeto rosso sulla stagione 2023/24 dell'Olimpia Milano.

Nel campo di allenamento di Assago sta prendendo forma in questi giorni la sua personalissima creatura biancorossa, è qui che sta soppesando con cura tutte le nuovi armi arrivate alla sua corte per le prossime battaglie.

Messina parla alla secondaria

Il presidente-allenatore di Olimpia sembra starsi godendo questo momento di quiete, con la serenità e lo sguardo allungato di un contadino che semina per un lungo raccolto. È disteso, dispensa buffetti affettuosi a vecchi e nuovi compagni di viaggio e si concede in più di un caso a battute e sorrisi.

Dal "more uxorio", latinismo per definire il rapporto matrimoniale con Stavropoulos, alle parole al miele per Baldasso, Biligha, Mirotic, fino alla profonda stima professionale espressa per Shamir, Bialaszewski e Tomic.

Nel mentre, le curiosità sulla nuova Olimpia fremono. In particolare le fantasticherie su una batteria lunghi ristrutturata in versione deluxe, che effettivamente si può credere possa cambiare il volto di una squadra. Non più di tanto, però, secondo Messina: "Tutte le squadre fanno cose abbastanza semplici, pick and roll centrale, pick and roll laterale, qualcuno va in post basso...", insomma per Messina i nuovi "aiuteranno a fare meglio quello che cerchiamo di fare di solito."

È chiaro che i principi di un allenatore dall'impronta così caratterizzante come quella di Messina non cambieranno, così come una filosofia di gioco coerente e strutturata in quattro anni di Olimpia, tuttavia è anche vero che una varietà tattica come quella del frontcourt di Milano è un patrimonio prezioso, che impone di essere sfruttato su tutto il suo spettro.

C'è il 7-footer, il tiratore, chi può giocare in post, il lungo atletico, il lungo da short roll, chi è bravo ad attaccare i cambi... Mille alternative da esplorare, mille situazioni per cui gli esterni di Milano dovranno essere bravi a fornire i giusti palloni e concretizzarne i vantaggi.

A nostra domanda su questo, Messina ha evidenziato una di queste opportunità: "Alcuni dei lunghi hanno bisogno di essere serviti in velocità, in movimento soprattutto. Poythress e Kamagate ci danno la possibilità di giocare un po' di più sopra il ferro. Avere un giocatore, come può essere stato Tarcewski negli anni passati, che ti dà una dimensione in alto, può dare anche più spazio alle nostre guardie. Se c'è uno che ruota, e hai la possibilità di schiacciare ogni volta, si apre spazio per quelli che hanno la palla in mano."

Pangos potrà essere primo beneficiario di questa situazione, ma dovrà anche essere capace di aggredire questa stagione con personalità. È forse lui, se può esserlo un unico giocatore, l'ago della bilancia del futuro di questo team, da playmaker è la possibile chiave di volta del sistema. Coach Messina ha colto buoni segnali dal suo ritorno a Milano.

"Ha avuto un'estate dove ha lavorato bene, è arrivato in una condizione nettamente migliore di quella dell'anno scorso. Mi sembra conscio delle aspettative, in modo che possa tornare ad essere quello che è stato, un All Star di Euroleague. Lo vedo bene in allenamento."

Non è l'unico da cui, seppur per motivi diversi, ci si attende un anno sereno e di grande impatto. "Spero che Shields sia sano il più a lungo possibile, che ritorni da un punto di vista di numero di partite quello di tre anni fa. Quando ha giocato più o meno tutte le partite e ha avuto una stagione con un impatto enorme. Le altre due ha saltato molte partite. Si è visto anche ai playoff, dove non era al 100%. E' un giocatore che abbiamo rifirmato con grande fiducia e con grande ottimismo."

L'ottimismo, per noi dire l'estasi, l'ha portato sicuramente l'arrivo di Nikola Mirotić sotto la Madonnina. E, dopo qualche considerazione tecnica sul valore di avere il suo gioco interno in post, e la confermata possibilità di un utilizzo da ala piccola, Messina ha raccontato chi è per lui quell'atleta che vide assaggiare per la prima volta il basket dei grandi a Madrid nel 2009.

"Sono rimasto molto in contatto con Mirotic durante gli anni. E' un giocatore che ha avuto in molti momenti dei gesti d'affetto per me e per la mia famiglia che sono delle cose che poi ti rimangono. E' un uomo sposato, con due figli, una persona molto religiosa. Molto empatica, è tutto fuorché una superstella: un conto è come gioca, il contratto con il Barcellona, la carriera in Nba, un conto è la persona. Sono due cose completamente diverse. Tanto ha killer instinct in campo, tanto fuori è uno tranquillissimo, con cui vai a mangiare la pizza e fai due chiacchiere".

Ma c'è un altro volto nuovo di Milano, che passa molto più in secondo piano, ma è probabilmente la firma che più mi è piaciuta dell'estate biancorossa. Maodo Lo è tutto quello che avrebbe dovuto essere Mitrou-Long l'anno scorso, con garanzie e accessori in più.

"Lo è un giocatore a cui abbiamo pensato molto l'anno scorso, ma non c'era verso di portarlo via. Quest'anno c'è stata questa possibilità. E' un giocatore atletico, che ha retto una squadra di Euroleague per gli ultimi tre anni. E' un altro realizzatore, a giochi rotti è uno che può inventare qualcosa, soprattutto le squadre che fanno molti cambi. E' un ottimo complemento per Pangos, perchè possono fare cose molto diverse, possono anche giocare insieme".

Infine, un altro tema molto importante è stato quello dei giovani virgulti che l'Olimpia avrà a disposizione. E qui, dapprima è uscita tutta la genuinità di un allenatore. "Giordano, Willy, insieme ad Ismael sono giocatori per cui vieni volentieri in palestra perché ti fanno venir voglia di lavorar con loro. Corrono, saltano, tirano...". Il piacere di fare quello per cui ti senti nato, nella sua forma più pura e semplice, insomma, nei rispettivi ruoli.

Poi Messina ha avuto da ridire su chi lo accusa di non far giocare i giovani, ha quindi elencato i grandi talenti che ha lanciato: "Coldebella, Binelli, Marconato, Ginobili, Jaric, Nesterovic, Smodis, Andersen, Kurbanov, Bargnani... Io faccio giocare i giovani bravi. Quelli che sono giovani, ma non tanto bravi, non li metto in campo. [..] Magari questi non sono così bravi (tanto quelli citati, ndr), ma nella mia sensazione sono giocatori che hanno la possibilità di stare in campo con personalità. La differenza grossa è la personalità: se hai bisogno del pannolino, fai fatica a stare in campo".

Non è forse questo l'unico approccio possibile per gestire lo sviluppo dei giovani, ma è indubbio e va reso atto del fatto che se dimostri durezza mentale e sacrificio a Ettore Messina, lui saprà riconoscere il tuo valore.

"La speranza è che accettino anche l'impegno, non solo il risultato finale." Questo è infine l'auspicio del coach nei confronti del popolo biancorosso, ora che si sta lentamente schiudendo il sipario su una stagione che si preannuncia incredibilmente ricca di sfide.

Photo credit: olimpiamilano.com, Olimpia Milano Facebook

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