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L'Olympiacos agguanta gara 1 e sconfigge la truppa di Itoudis

Boccone amaro per il Fener al Peace and Friendship Stadium, che cede nella prima recita ai playoff della regina della regular season, l'Olympiacos.

I biancorossi carburano nel primo tempo, per poi scatenarsi nella ripresa e gestire nel finale. Gara 1 si conclude così con il verdetto tutto sommato atteso di 79-68 in favore degli uomini di Bartzokas.

Olympiacos wins

Il résumé della notte del Pireo in classico stile Eurodevotion, nei tre passaggi chiave del match.

Paludoso Fenerbahçe, insabbiato Oly

I primi 17' vivono un relativo equilibrio, non tanto nel punteggio, che è fluttuante, ma nell'impatto di una contendente sull'altra, presentano infatti entrambe successi e insuccessi nei più rilevanti duelli della gara.

Jekiri è il primo protagonista della partita, schierato da Itoudis per avere un corpo da opporre a Fall, si distingue con una sequenza difensiva arcigna sul francese ed un attacco pulito e chirurgico. Si fa trovare pronto sul jumper dalla media, sceglie molto bene gli spazi in cui circolare, si reinventa regista ed è anche prezioso a rimbalzo, dove sporca ogni pallone a Fall e consente il recupero ai compagni in seconda battuta. E' lui leader del primo vantaggio Fener.

L'Oly trova però presto maggiore attenzione difensiva e, senza abbagliare per costruzione offensiva, si rifugia nel pragmatismo. Cavalca il suo pivot spalle a canestro, si lascia elettrizzare dalla staffilata dall'arco di Canaan in transizione e da quella di un Walkup inopinatamente battezzato.

Il Fener arretra, ma può farsi forte della consapevolezza di riuscire a mettere in difficoltà dinamicamente Fall (prima con Jekiri, poi con Motley) e di star impedendo la proverbiale ed ipnotica circolazione di palla ateniese. Gli spazi sono infatti molto ben presidiati dai giocatori di Itoudis, che rendono palude la metà campo offensiva greca, i greci trovano mezzi di sussistenza, ma sono orfani del consueto inebriante gioco senza palla.

L'attacco turco ha potenziale, ma incisività altalenante. I gialloblu sfruttano atletismo e stazza delle proprie ali (Pierre e Hayes-Davies), capaci di produrre con la loro semplice presenza in campo caterve di accoppiamenti favorevoli, quando questi non sono generati sui cambi sul pick and roll con il grande attivismo di Motley. La difesa greca è in allarme, sempre 'flottata' per curarsi dei mismatch di cui sopra ma, seppur sia innegabile l'ottimo lavoro di concentrazione e attenzione ad impedire la limpidezza d'esecuzione, ai turchi è mancata tante volte la lucidità e la freddezza della conversione per capitalizzare questa situazione.

Sul finale del secondo quarto infine, gli ultimi 3', dal +6 ospite in poi, vedono il risveglio del Pireo. Due o tre difese granitiche in fila dei biancorossi, due o tre attacchi autorevoli, di movimento di uomini e di idee, ed è cosa fatta il ripristinato vantaggio greco alla metà (37-35).

Sirtaki Olympiacos

Quello di prima dell'intervallo è un antipasto, ci vuole ancora tempo nella ripresa perché la sfida torni nel vivo della sua carica drammatica. L'Olympiacos ci impiega quasi 3' a sbloccarsi, ma da lì inizia a risuonare la danza di Zorba...

Come nel Sirtaki, il ballo della tradizione ellenica, che parte trascinato, lento, accomodante, per poi abbracciare i danzanti in un ritmo accelerato e frenetico, inarrestabile e senza tempo. Un crescendo al quale non si riesce a stare dietro.

Questo è il terzo quarto del Pireo, paradigmatico esempio dei debordanti climax cestistici cui l'Olympiacos ci ha abituato questa stagione, cui si può solo assistere incantati da spettatori, inermi da avversari.

Canaan trascina l'Olympiacos con un 6/7 da tre- Eurodevotion

Il profeta Isaia dalla terra di Cananea è primo ballerino, armonioso giustiziere che valorizza la complicità del corpo di ballo biancorosso. Ultraterrena e implacabile la grazia malefica con cui spacca la gara, capitalizzando il frutto della vena offensiva di squadra: è questa l'origine dei cinque maestosi dardi dalla distanza che incendiano le turbe del Pireo.

Il Fener è tramortito, stordito, provato, ma non ancora battuto. Così, passata la mareggiata, cerca rifugio nella guida di Guduric e si rifà sotto, ma il quarto quarto è un nuovo sirtaki a tinte reds. Questa volta chi incrocia freneticamente i piedi nella celebre danza è McKissic, che sfida chi non crede nel suo tiro e incide nell'epigrafe ospite il 13-3 che è fendente terminale.

Gli insignificanti scambi conclusivi limano i contorni di una sfida già decisa e accompagnano definitivamente la fine delle danze.

Uno sguardo su Gara 2

Bartzokas ha già buttato acqua sul fuoco, però la sensazione è che il divario tra le due contendenti ad oggi sia evidente. Non abbiamo visto neanche il miglior Olympiacos possibile e, sebbene il Fener abbia giocato con un atteggiamento nient'affatto biasimevole, ha evidenziato vizi per nulla beneauguranti.

I greci infatti vincono il terzo confronto stagionale, con meno agio dei precedenti, ma senza neanche soffrire più di tanto. Per questo ringraziano i due americani già citati e si beano del consueto contributo più o meno silenzioso di Vezenkov (19+6), oltre che di quello non quantitativo ma qualitativo di Fall (20 di PIR). Si dovranno attendere di più da Sloukas e, di conseguenza, dalla costanza del flusso offensivo.

Possono senza dubbio dire di essere soddisfatti della prova offerta, particolarmente in difesa. La strada è quella di rimanere sul pezzo e non rinunciare alle proprie certezze per consolidare il fattore campo.

Dall'altra parte, in modo certamente speculare, la resa offensiva è stata insufficiente. Poca cattiveria nelle situazioni favorevoli e nei vantaggi fisici - lo stesso Motley, uno dei più concreti realizzativamente, è parso qualche volta un po' 'farfallone' sotto canestro -, ma soprattutto mancanza di un floor general di personalità nel reparto guardie al di là di Guduric, che si dimostra sempre generale spietato, creatore di gioco e sadico manipolatore di cambi difensivi.

Con Wilbekin out (rientro ancora nebuloso) e un Dorsey impacciato e imbavagliato, sono parse anche più evidenti le difficoltà storiche di Calathes, al quale la difesa greca ha concesso per tutti i 40' minuti tutti i tiri possibili e immaginabili. Risultato? 1/4 da tre e 2/11 dal campo.

Non è un caso che nel finale Itoudis abbia scongelato Edwards, che ha risposto con 6 punti in 4', in grado per lo meno di introdurre un po' di imprevedibilità. Dubitando particolarmente che possa essere risposta di lungo termine, rimane che il manico del Fener ha evidenziato fattori di crisi da lungo tempo e la necessità di un passo in avanti di qualcuno tra le guardie è chiave di volta imprescindibile di una serie, altrimenti molto vicina ad essere chiusa.

Secondo chi scrive, il margine per una sfida a viso aperto ancora c'è. Non va dimenticato che tra due squadre di alto lignaggio, come Oly e Fener indubbiamente sono, raramente il confronto si ferma alle forze in campo, ma invoca le forze della storia.

Photo credit: euroleaguebasketball.net, Fenerbahçe Beko Twitter e Olympiacos B.C. Facebook

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