La Virtus di Scariolo riesce finalmente a capitalizzare i suoi sforzi e scuote la finale

La Virtus batte il primo colpo nella serie e neutralizza i biancorossi davanti al suo pubblico. Un'ottima prova difensiva manda in confusione i rivali, in un match che non strappa certo l'occhio per efficacia e qualità degli attacchi.

Il sussulto bianconero, non certo inatteso e maturato per 69-61, mette grande attenzione sul prossimo incontro, che sarà bivio importante verso il ritorno della serie a Milano.

La prima nel teatro della Segafredo Arena cerchiamo di contestualizzarla con i nostri classici punti d'analisi.

L'assalto di Milano, l'avanzata di Bologna

Le scarpette rosse cominciano all'arrembaggio. Milano gioca un discreto attacco, che trova vantaggio nell'esposizione ripetuta di Belinelli, e accompagna le proprie iniziative con un assalto feroce a rimbalzo offensivo. Saranno addirittura 8 carambole strappate sotto il proprio a fine quarto, evidenza di un certo tipo di atteggiamento.

E' avvertimento, assalto psicologico, che brama supremazia mentale sulla contesa e consente leggerezza nella manovra, sempre garantita di una seconda opportunità.

Voigtmann è il migliore interprete di questa fase, coraggioso e preciso, fulcro della squadra pur senza l'abituale cannoneggiare da fuori. Il tedesco è sottovalutato per capacità di passaggio e intelligenza cestistico, proprio grazie a queste doti guida i suoi.

La Virtus cerca di trovarsi in attacco, ma fa grandissima fatica. Sfrutta la sregolatezza di Belinelli e, in generale, utilizza le proverbiali uscite verticali dell'italiano e di Teodosic per rimanere attaccata alla gara. Proprio come le VuNere negli scorsi match, è l'Olimpia stavolta ad avere un vantaggio più risicato di quanto avrebbe meritato.

E' così che i padroni di casa avranno a stretto giro di posta gioco facile a ribaltare la sfida, stringendo in difesa.

Napier è costretto sin dall'inizio a girare a largo dalla sfida, cominciando spesso l'azione senza palla per evitargli il bracconaggio ubiquo dei cagnacci bolognesi. In più l'attacco meneghino, già altalenante tra buoni tiri costruiti e sofferenti forzature, come già aveva diagnosticato Messina dopo G2, si ingolfa tremendamente.

"We have to move it!" strepita l'Ettore furioso, dopo che la Virtus nutre la transizione con la difesa e fa detonare grazie ad Hackett il primo allungo sul +6. Messina chiede meno superficialità, per una manovra spaventata, frettolosa e irrazionale: è grido inascoltato. Bologna converte la granitica difesa e le eresie offensive milanesi in un 10-0 che apre una frattura.

L'Olimpia si affida ciecamente a Baron, ma le forzature si moltiplicano, la fisicità della Virtus su tutti gli 1vs1 è incisiva e s'inverte totalmente l'egemonia nell'aspra selva sotto ai tabelloni.

Gli ospiti però riescono a trovare giocate di grande acume dei singoli, guizzi di rara freddezza che consentono a limitare i danni. 34-29 all'intervallo è di nuovo un punteggio che avrebbe potuto rappresentare anche forbice ben più ampia.

La Virtus prova sè stessa

La Virtus deve cominciare a capitalizzare seriamente i momenti positivi, vulnus letale nella doppia ospitata al Forum. E' questa la grande sfida di un terzo quarto che si annuncia rivelatore.

L'Olimpia cerca di coinvolgere lo short roll di Melli, per svoltare il proprio attacco, questo rende la manovra più razionale e diligente. Serve a ben poco, i ragazzi di Messina trovano tiri migliori, ma monotematici. Milano non concretizza perché può farlo solo da fuori, ambizione senza speranza in una serata da incubo dalla distanza.

La Virtus incassa e gioisce, silenzia i suoi avversari e cavalca il suo momento. La barra è dritta, i rivali non sembrano mai poter fare davvero lo strappo necessario.

Il divario intorno alla doppia cifra si conferma costante. L'EA7 è senza lume e comincia a gettare al vento in sequenza palloni di nervosismo e di sfiancamento, continuando a farneticare offensivamente con improbabili arrembaggi perimetrali. Bologna non asfalta, faticando incredibilmente dalla distanza anch'essa.

Quando le scarpette rosse tentano un timido tentativo di rientro, con Devon Hall a propiziare la risposta ruggendo sui lunghi bolognesi in difesa, è il tempo della verità. La Virtus deve provare sè stessa.

Hackett guida la Virtus in g3 - Eurodevotion

Dalle mani di Hackett scaturisce una bomba fondamentale, l'ordigno incendiario stende Milano ed esplode tra le avide fauci del play emiliano il grido della vittoria.

I grandi temi

L'attacco dell'Olimpia tiene grandissimo banco tra gli imputati che una serie playoff crea e distrugge in pochissime ore.

Pensiamo a Napier, eroe del primo match, oggi ancora in grande difficoltà per le contromosse attuate da Scariolo. Frettoloso e confuso, è braccato dagli esterni della Virtus, completamente distrutto nel duello con Hackett che gli toglie il respiro e lo domina sulla sua metà campo grazie alla sua fisicità.

L'altro grande tema è che, la prima volta che i biancorossi hanno tirato dall'arco sotto la media (27%), hanno perso. Preventivabile, data la conformazione tecnica della squadra, tragico, se affrontato con un affidamento cieco al tiro, quasi compulsivo, dato da 37 ossessivi tentativi.

Milano vive e muore di tiro da tre. Milano vive e muore della generazione di vantaggi data da Napier. Dati di fatto prevedibili, che, se non mitigati e per giunta concomitanti, sono la kryptonite dell'Olimpia. Il passo in avanti, invocato da Messina, è stato un passo indietro. Superare questi limiti strutturali di fronte all'assalire della pressione bolognese richiederà enorme applicazione.

Scariolo aveva parlato di area di miglioramento nel tema dei rimbalzi, fatto che ha ricalcato pienamente quanto visto nel corso di questa partita, soprattutto nel desiderio di migliorarsi che si è percepito nel percorso di crescita fatto dalle VuNere.

Arrivati contributi individuali più sostanziosi, da un Hackett vero MVP della contesa, per peso specifico delle giocate e per trionfo chiave nel matchup, ad un Teodosic più brillante, lo spartiacque di una dimensione perimetrale ancora una volta difficoltosa - peggiore di quella avversaria (22,2%) - è stata la resa nel tiro da due, di una superiorità disarmante.

La misura in cui Scariolo riuscirà a mantenere questo livello difensivo sarà decisiva per non dover fare i conti con la mancanza di scoring diffuso del roster. La misura in cui Messina saprà evolvere il suo attacco sarà fondamentale per bloccare ritmo e transizione bolognese e per non incancrenire quei limiti strutturali che rendono fragile una grande squadra come la sua.

Per questi e per tanti altri motivi, Gara 4 è ancora più interessante.

Photo credit: olimpiamilano.com e Virtus Segafredo Bologna Twitter

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Sala stampa G3| La preoccupazione di Messina, il tema Napier e la difesa Virtus