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Final 4 decisamente indigeste per Jasikevicius in veste di allenatore. E' stato ben diverso sino a quando ha allacciato le sneakers per scendere in campo.

Berlino, con le sue Final 4, è stata un'altra tappa da dimenticare per Sarunas Jasikevicius da quando siede in panchina.

Fenerbahce | Eurodevotion

Nel 2018, la sua prima volta, in fondo ci fu il risultato migliore, poichè quello Zalgiris era miracolosamente a Belgrado e non gli si poteva certo chiedere di battere quel Fener di Obradovic in semifinale.

Assente nel 2019, annata cancellata il 2020, riecco il lituano a Colonia nel 2012. Superata la Milano di Messina in semigifonale col famoso tiro di Higgins, è poi arrivata la sconfitta contro l'Efes di Ataman. E proprio Ergin è un po' sua nemesi, se è vero che globalmente Saras è 2/7 contro le squadre dl recente campione (0/2 alle F4).

A Belgrado, 2022, sconfitta tremenda contro il Real di Laso in semifinale, così come sarà sconfitta, sempre contro gli arcirivali, nel 2023 di Kaunas, la sua F4 casalinga.

Infine Berlino 2024, con la pessima prova del suo Fener di fronte al Pana.

Globalmente 6 gare giocate (le finali terzo posto nemmeno le contiamo, per favore...) e solo 1W, quella contro Messina nel 2012. Poi solo L, contro Obradovic, Ataman (2), Laso e Mateo.

Ben diversa ls sua storia da giocatore, con 6 partecipazioni e ben quattro titoli vinti, con dire squadre diverse.

2003 glorioso col Barça, battendo Cska e Treviso, doppietta 2004 e 2005 col Maccabi superando il primo anno Cska e Fortitudo, il secondo Pana e Tau. Si va al 2009, dopo l'avventura in NBA, col Pana che solleva il trofeo dopo aver vinto le gare con Oly e Cska: c'era Jasi, c'erano Spanoulis e Diamantidis, roba da impazzire.

Saras tornerà alle Final 4 nel 2012, sconfitto in semifinale dal Cska, così come sarà caduta in semifinale contro il Real nel 2013.

In totale 8 vittorie e 2 sconfitte. Anche qui la finale del terzo posto neanche la consideriamo tanto è inutile.

I numeri sono interessanti perché aprono a diverse riflessioni, ma non sanno mai visione unica e soprattutto portatrice di quelle maledette etichette che il mondo dello sport troppo frettolosamente tende ad attaccare.

Jasi è stato un campionissimo sul campo ed oggi è un signor allenatore che deve ancora trovare la propria strada in determinate situazioni, tutte di altissimo livello. Il suo momento arriverà, come gli disse il suo maestro Obradovic in quell'abbraccio fraterno di Belgrado 2018: serve solo ricompattare alcune idee e fare quell'ultimo passo verso la gloria che sarà quasi normale per chi, comunque, agli appuntamenti che contano non manca mai.

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