Sala stampa G7 | Orgoglio e (post)giudizio di Scariolo, lo zen di Gigi e il valore di un club
Ultimo dialogo con la stampa sull'epilogo della serie-battaglia culminata con la terza stella biancorossa
Scariolo al Forum non è mai stanco di ripetere, come un mantra, l'orgoglio indiscusso per l'operato dei suoi. A testa alta, Virtus!
"Come in tutte le partite di questa serie la squadra di casa ha avuto un po' più di energia dell'altra. Il fattore campo è stato decisivo."
"Sono molto orgoglioso dello sforzo fatto dai miei giocatori. Per tutta la stagione la squadra ha dimostrato una tremenda coesione, orgoglio competitivo e capacità di superare momenti molto difficili. Abbiamo giocato un grandissimo playoff, ho la sensazione che tutti abbiano dato il 100% e quando questo succede puoi essere amareggiato, ma non deluso e arrabbiato."
La soddisfazione non è solo morale, è anche tecnica.
"Abbiamo giocato una grande pallacanestro, un basket di altissimo livello, non a traino del pick and roll e del tiro da tre punti. Abbiamo diversificato i nostri attacchi, abbiamo giocato con grande varietà. Quando abbiamo trovato la salute, siamo stati anche un'ottima squadra difensiva."
Nonostante questo, gli viene chiesto se c'è qualcosa da recriminare, in una gara che la Virtus ha interpretato con molta subalternità tecnica, in particolare all'inizio.
"I rimpianti? Le percentuali di tiro, un sacco di tiri aperti oggi che abbiamo costruito e che non sono entrati. Non ci siamo riusciti mai a sbloccare con una striscia di due/tre tiri di fila, da segnare con metri di vantaggio sul difensore. Forse l'ultimo minuto dell'ultima partita della regular season... Ma è meglio pensare alle tante cose fatte bene, siamo arrivati in tre finali, abbiamo lottato strenuamente in Eurolega nonostante gli infortuni."
Il problema principale ravvisato è uno e uno solo. E' sembrato lampante effettivamente come sia stato fatale, nel paludoso inizio di gara bianconero, vedere sbagliare due/tre triple a Cordiner dall'angolo completamente libero (magari anche concesse per scelta della difesa, è chiaro), che avrebbero potuto ravvivare l'approccio inconsistente.
"Non abbiamo mai fatto canestro. Abbiamo tirato una valanga di tiri aperti, ma non abbiamo mai fatto canestro."
Il rimpianto, per Scariolo, non sembra essere stato quello del mercato. Il coach bresciano ha escluso recriminazioni sulla mancata aggiunta di un lungo per il finale di stagione.
"Anzi, siamo orgogliosi di aver lottato fino a qui essendo una delle poche squadre europee che non si è rinforzata durante l'anno."
Messina assapora il momento. Il coach fa emergere subito e chiaramente quanto senta il dovere di distribuire i giusti meriti per lo scudetto della terza stella. Li assegna a tutti i livelli del club, un traguardo di coesione, di altruismo e di disciplina.
"Noi dobbiamo questo scudetto a una proprietà che anche nei momenti bui di questa stagione ci ha sostenuto. Il signor Armani e il signor Dell'Orco hanno un peso importantissimo, così come la dott.ssa Laura Tadini."
"Dobbiamo questo scudetto a un gruppo di giocatori di cui ognuno poteva avere mille motivi per essere insoddisfatto, ma alla fine ha sempre trovato la forza per mettere da parte questi momenti di ovvia attenzione su sé stessi. E la dimostrazione è la partita di oggi, dove tutti hanno contribuito."
"Poi lo dobbiamo al mio staff, fatto di persone competenti e in gamba, e a chi lavora in questo club. Coloro che ci hanno aiutato ad attirare così tante persone dentro il palazzo e a cui siamo enormemente grati per il tifo che ci hanno fatto, non solo oggi ma anche nei momenti in cui le cose non quadravano. Dobbiamo questo risultato a tutte queste persone, che probabilmente vi potrebbero dire cose più interessanti di quelle che vi potrei dire io."
La tenuta del gruppo ha avuto un ruolo molto importante in diversi aspetti.
"Credo che pochissimi avrebbero pensato che una squadra sarebbe riuscita a vincere quattro partite in casa, io avevo molti dubbi. Invece questi ragazzi sono riusciti a farlo dando prova di grande coesione. Riuscire a contenere i loro campioni e tiratori, buttarsi su ogni palla vagante. Se non avessimo avuto quel momento di blackout contro la zona, stavamo giocando una partita molto concreta.
E' stata evidente l'inversione di tendenza rispetto alla scialba performance di Gara 6.
"Sono i ragazzi che hanno invertito questo con un atteggiamento molto diverso. Oggi tutte le palle vaganti le abbiamo prese noi, abbiamo cominciato a fare schiacciate, a impedire di avanzare la palla come loro fanno con noi. Noi allenatori al massimo possiamo far vedere delle clip, se non ce lo hanno dentro loro, non si va da nessuna parte."
"Non è stato facile per loro rimanere insieme. I ragazzi sono riusciti a mangiarsi la loro insoddisfazione con una dedizione e una professionalità che non do per scontata assolutamente. Poi a casa io mi chiedevo se fosse giusto non far giocare un giocatore come uno di quelli che avevo fuori, e pensavo sempre di sbagliare. Tu pensa quanto umiliante è per un giocatore quando i dodici che giocan la partita vanno su a tirare e gli altri cinque vanno a fare lavoro individuale per rimanere pronti in caso serva. Qui c'è da spaccare una squadra, ma ai ragazzi e alle persone che lavorano nel club, insieme alla proprietà va il merito fondamentale per questo scudetto."
Uno dei ragazzi d'oro del gruppo dell'Olimpia, è senza alcun dubbio l'MVP delle Finals, Gigi Datome, capace di assurgere a guida spirituale.
"Sembra che l'abbiamo tenuto in naftalina per tutto l'anno. Ho tirato cinquanta mila bestemmie per tutte le volte che si è ammalato, infortunato, scaduto di condizione. E' stato bravissimo a lavorare. Durante il riscaldamento lo guardavo che tirava e ho detto a Dan Shamir: "vorrei essere un po' zen come Gigi". Da quando lo conosco non l'ho mai visto farsi prendere dalla tensione, se non da un po' di scoramento nel pre-olimpico di Torino, quando era arrivato sfatto dalle finali turche e non riuscì a darci quello che avrebbe potuto. Ha una serenità interiore che la sua famiglia si godrà molto fuori dal campo. E' stato il nostro MVP, questa è una cosa bellissima."
In una frase c'è tutta la gioia e l'ebbrezza della vittoria. Effimera e meravigliosa, sfuggente e inebriante.
"(Essere campione d'Italia, ndr) E' sempre una bellissima sensazione."
La sala stampa ha anche applaudito il coach campione d'Italia per tributo all'importante traguardo.
Ci si chiede quindi se a questa soddisfazione fosse collegata anche una personale rivincita per le difficoltà stagionali e le critiche ricevute.
"Non facciamo mai queste cose contro qualcuno, anche se ci sono molti momenti che vorresti ricordare gente che ha scritto, che ha detto o che ha fatto... Sinceramente non me ne può fregar di meno. Quand'ero più giovane avevo queste ansie di rivalsa, adesso mi rendo conto che siamo in un mondo dove ne capitano talmente tante che non ho la motivazione per volerla far vedere a qualcuno."
"I miei amici si incazzano perché mi dicono "con tutto quello che hanno scritto su di te...", io rispondo che non lo voglio sapere, non m'interessa. Non leggo perché ci starei male, sono una persona normale. Sono molto contento per la mia famiglia, per i miei figli, per il mio club year, per il pubblico, sono troppo contento per loro."
Un lato umano di Messina, che rivela la sensibilità particolare che un personaggio del genere possiede nei confronti dei riflettori che ha su di sé, che racconta del suo modo, umano e a volte troppo umano, di viverli e gestirli.
I riflettori che in questa stagione hanno fatto capolino in modo pervasivo nei momenti più difficili, quelli in cui lo stesso Messina si era messo in dubbio. Si è mai sentito sul filo del rasoio?
"Qui, con questa proprietà, non funziona che l'anno scorso vinciamo, il signor Armani dichiara quello che ha dichiarato e poi cambia idea. Se fosse così, non avrebbero messo insieme l'impero che hanno messo insieme, io so per certo, se no non sarei venuto, che l'ultimo risultato non è quello che fa decidere con la pancia. Nel caso sono io che non mi sento all'altezza e libero tutti senza preoccupazione.
"La mia situazione contrattuale con il signor Armani e il signor Dell'Orco è molto chiara per adesso, per il futuro, in campo o dietro una scrivania. Mi hanno onorato della loro fiducia. Qui c'è molto da fare."
"C'è stato un momento in cui, e ve l'ho detto - sbagliando, perchè non dovevo mettere in mezzo la stampa - ho detto che, se si ritiene che sia opportuno fare un cambio, basta che il signor Armani me lo dica e io vado via l'indomani mattina. Non esiste problema economico di nessun tipo, sono già andato via dal Real Madrid lasciando due anni di contratto sul tavolo."
La stagione della terza stella era cominciata male, molto male. E quindi, è venuto naturale ricercare la scintilla che poi ha portato alla chiusura felice della stagione.
"Zero scintille, quando abbiamo preso Shabazz abbiamo iniziato a fare le cose bene. Purtroppo, la brutta partita giocata in Coppa Italia con Brescia ci ha fatto ritornare indietro. Abbiamo avuto quella rincorsa in Eurolega, ma è mancato un centesimo per fare una lira, così ti dimentichi anche che hai vinto dieci partite su tredici. Poi abbiamo avuto tempo per lavorare, ho visto la squadra stare insieme, ho visto la gente accettare con disciplina il proprio ruolo, soprattutto quelli che non avrebbero giocato."
"Ho fatto delle scelte, dal mio punto di vista banali e obbligate. Perché Kyle Hines per una questione di valori di questo club non lo lascio fuori mai: ci sono cose nella storia di un club, nelle cose in cui crediamo, che sono più importanti di fare qualche punto in più. Ho scelto Devon che non ha fatto magari la sua pallacanestro più brillante, ma dovevo fronteggiare una squadra che ci è superiore per fisicità, di questo ero molto preoccupato e dovevo tamponare questo aspetto."
Photo credit: Olimpia Milano e Virtus Bologna Twitter