Tra NBA ed Eurolega, le eccellenze italiane che mancano al movimento tricolore
Vi sono eccellenze assolute a livello tecnico e dirigenziale per la pallacanestro italiana in giro per il mondo: perchè non guidano i club tricolori più importanti?
Dei problemi della pallacanestro italiana abbiamo parlato spesso, ahimè senza vedere un reale cambiamento se non nella recente versione della comunicazione in LBA, dove ci è parso evidente un tentativo di salto di qualità dopo il disastro della Supercoppa “infrasettimanale” del 2022, forse il punto più basso toccato a livello organizzativo.
I risultati scadenti delle italiane nell'Europa che conta
Le recenti stagioni europee hanno chiaramente dimostrato la mancanza di competitività ad alto livello delle squadre tricolori se è vero che possiamo riassumere in un solo approdo alle Final 4 di Eurolega (Milano 2021) a seguito di due postseason sempre dei biancorossi (2021 e 2022), con l'aggiunta dei Play-In virtussini della scorsa stagione.
Se poi alziamo il tiro verso i successi il quadro è ancor più complicato: BCL ed Eurocup sempre a firma Virtus nel 2019 e nel 2022, poi null'altro.
Nella stagione in corso c'è l'Olimpia potenzialmente in corsa per un posto almeno nei Play-In e Bologna con più di un piede fuori dalla postseason in Eurolega, mentre in Eurocup Venezia può farcela a qualificarsi, con Trento legata a soli miracoli. In BCL Derthona e Reggio Emilia si sono qualificate alle Top 16.
Il quadro non è tragico ma ampiamente insoddisfacente soprattutto per quanto riguarda il livello più alto, ovvero l'Eurolega, un torneo che a cavallo del millennio l'Italia dominava.
Il passato dominio italiano tra Coppa dei campioni ed Eurolega
Pensate che senza tornare ai favolosi anni ‘70 in cui Varese ne vinse 5 con altrettante finali giocate tra il 1972 e dil 1979 (va detto, era la Coppa campioni, formula diversa), piuttosto che agli anni ’80 con doppi successi di Cantù e Milano (anche una finale) oltre Roma che trionfò nel 1983, tra il 1998 ed il 2004 l'Italia piazzò ben 12 squadre in 7 edizioni di Final 4, con una percentuale del 42,9%. 2 trionfi e 2 finali per la Virtus, 1 finale, un terzo ed un quarto posto per la Fortitudo, 1 finale e due terzi posti per Treviso ed infine un terzo ed un quarto posto per Siena.
Da lì il nulla sino al 2021 milanese già citato, con l'eccezione dei due terzi posti senesi, purtroppo squadra passata alla storia per altre ragioni nonostante valori tecnici indiscutibili.
Da sempre le squadre competitive a quell'alto livello si costruiscono sulla base di proprietà forti, di dirigenze competenti, realiste e politicamente presenti, di allenatori di grande spessore e, soprattutto, di giocatori di valore. Appunto, giocatori di grande valore. Ma chi sa cercare e trovare grandi allenatori e grandi giocatori nei limiti di quanto le proprietà mettono a disposizione? Questa è la domanda che mi sono posto ripercorrendo questo lungo percorso delle squadre italiane.
La risposta più semplice è che vi sono fior di dirigenti che hanno lavorato molto bene e lo stanno facendo anche ai giorni nostri, in realtà anche di possibilità inferiori, con lungimiranza e con capacità tecniche in grado di creare progetti realmente validi a livello di scelte e di prodotto cestistico offerto. Trento da anni, la Reggio Emilia di Claudio Coldebella ed il progetto Derthona (non va dimenticato il ruolo di Gianmaria Vacirca) sono i primi, ma non certo unici nomi, che mi saltano immediatamente in mente.
Tutto molto diverso se guardiamo più in alto, dove non ci è proprio parso, e soprattutto non ci pare oggi di vedere una realtà di dirigenze illuminate, se non parzialmente durante alcune stagioni positive, poi però sminuite da gestioni successive alquanto discutibili (eufemismo).
Le risorse e gli investimenti delle squadre italiane in Eurolega
In Eurolega, limitandoci all'ultimo decennio, abbiamo vissuto un reale sfruttamento delle possibilità messe in campo dalle proprietà? La risposta è no, senza se e senza ma. Quando si sono vissute stagioni positive, come detto, ve ne sono state altre figlie di decisioni anche imbarazzanti che hanno quasi cancellato tutto il bene fatto prima, dando un quadro globale assai negativo.
Potremmo discutere per anni sul fatto che le responsabilità siano attribuibili alle proprietà stesse, non in grado di scegliere dirigenze valide, ma rischieremmo di finire tra uovo e gallina. E non si dica che è questione di budget, perchè se è vero che oggi vi sono club europei che investono (spendono…) molto di più, lo è altrettanto il fatto che per anni tra quelle vi è stata Milano, incapace di dare continuità ad un inizio dell'era Messina che, stagione del Covid a parte, pareva in grado di costruire qualcosa di grande e duraturo. Ricordiamo anche le parole proprio del patron Zanetti a Bologna, quando fece notare un quattordicesimo posto raggiunto col… settimo budget.
Quindi poche balle, i soldi a disposizione contano, ma come li sai spendere conta molto di più. E di scelte allucinanti ne abbiamo viste tante su entrambe le sponde delle squadre italiane impegnate nella massima competizione continentale. Spesso finite a guardare dal basso verso l'alto situazioni in cui la bontà di quelle scelte dava risultati notevoli. Se traducete quel termine “altre situazioni” con Zalgiris, Baskonia o Bayern siete sulla strada giusta.
Ed allora andiamo alla competenza, la caratteristica che riteniamo fondamentale.
Nei giorni in cui si parla così tanto di approdo NBA in Europa, con un futuro dei grandi tornei continentali per club tutto da scrivere a partire dal 2026/27 quella parolina NBA ci ha portato verso un dubbio tremendo.
Le eccellenze italiane nel mondo, tra NBA ed Eurolega
Vuoi vedere che ci sono professionisti italiani competenti, tanto da ricoprire o aver ricoperto ruoli determinanti nella massima lega mondiale, riscuotendo la fiducia di chi al centro del villaggio da sempre ha messo i giocatori, costruendo le proprie fortune su uno “star system” in cui l'equilibrio tra i grandissimi talenti e quelli meno dotati è la chiave del successo?
E allora la domanda principale che ne è derivata è una : perchè queste assolute eccellenze a livello di competenza non sono oggi alla guida delle operazioni nei maggiori club italiani?
Ma non è l'unico quesito…
Loro stessi sono disposti a rientrare nel sistema cestistico nazionale o non ci vedono possibilità di lavorare ad un alto livello qualitativo? Può esservi un tema di condizioni economiche? Perchè anche quando contattati è accaduto che non se ne facesse nulla?
I nomi? Eccoli, almeno quelli più noti poichè ve ne sono anche altri che lavorano con capacità e profitto.
Claudio Crippa, “director of international scouting” per i San Antonio Spurs dal 2018/19. Già “International scout” dal 2009/10 al 2017/18, in precedenza, dopo Verona e Livorno, ha lavorato al CSKA allora di Ettore Messina dal 2006 come capo dello scouting. Anche il calcio, operando in una società che organizzava le tournée internazionali dei maggiori club italiani, nel suo passato ad inizio millennio.
Gianluca Pascucci, “director of global scouting” dei Detroit Pistons dal 31/7/24, “scout" ai Bulls nel 2023/24, assistant GM dei Minnesota Timberwolves dal 2019 al 2022, “director of global scouting” dei Brooklyn Nets dal 2016 al 2019, “director of player personnel” dei Rockets dal 2014 al 2016 ed assistente GM ai Rio Grande Vipers nella stagione 2012/13. E' stato all'Olimpia, lasciata nel 2012 in direzione Houston. In precedenza ha allenato a Pesaro e dopo un'esperienza USA è rientrato appunto a Milano nel 2008 dove è stato prima Team Manager e poi Amministratore Delegato.
Simone Casali, oggi “director of international scouting” ai Brooklyn Nets ha una storia che inizia nel 2005 come allenatore delle giovanili di Cantù, dove tra gli altri c'è Awudu Abass per tre stagioni. Dal 2010 a Milano nel settore giovanile, sempre come Coach ed assunto proprio da Pascucci, dal 2013 è stato Team Manager della prima squadra, poi campione nello storico 2014.
Nel 2015 è chiamato sempre da Pascucci ai Rockets, stessa cosa che avverrà nel 2017: quando nel 2019 Pascucci passa a Minnesota, Casali è promosso a Director of European Scouting, ruolo che ricopre ancora oggi.
Daniele Baiesi, è oggi consulente dei Brooklyn Nets. Lunga esperienza dirigenziale a Biella, dal 2003 al 2009, poi Detroit sino al 2014, rientro in Europa dove ha costruito il periodo d'oro del Bamberg sino al 2017, anche con Andrea Trinchieri, ed infine il Bayern per 7 anni, dal 2017 al 2024, quando ha appunto ripreso il cammino NBA ai Nets.
Contattato da Messina nel 2019, non se ne fece nulla, come dichiarò ad inizio settembre 2024 al Carlino.
Altro nome, probabilmente il più importante di tutti, è quello di Maurizio Gherardini.
Forlivese classe 1955, dopo 9 anni da dirigente nella città natale, nel 1992 è passato alla Benetton Treviso costruendo quella che è stata ritenuta una vera e propria “squadra NBA fuori dalla NBA”, vincendo 4 campionati, 3 volte la Supercoppa e 7 volte la Coppa Italia oltre a due trofei continentali (Coppa Europa 1995 e Saporta 1999) e 4 presenze alle Final 4 di Eurolega.
Nel 2006, quando finalmente la lega italiana ha gli ha riconosciuto il premio di Miglior Dirigente, con estremo ritardo, è volato in NBA a Toronto, come Vice Presidente ed Assitente GM.
Senior Advisor per i Thunder nel 2013, è tornato in Europa nel nel maggio 2014 accasandosi sul Bosforo al Fenerbahçe. Qui ha formato una leggendaria coppia vincente tra scrivania e panchina con Zeljko Obradovic, portando in dote 3 trofei di Campione di Turchia, 3 coppe nazionali e 2 coppe del presidente oltre a ripetute presenze alla Final 4 di Eurolega dove ha trionfato nel 2017 a Berlino ed ha perso solo in finale nel 2018 a Belgrado. Dopo 11 anni è ancora ad Istanbul dove ricopre ufficialmente il ruolo di Board Consultant ma in realtà per tutti resta “il Direttore”, ovvero il General Director of Basketball Operations che è stato per anni.
E' chiaramente il personaggio che possiede la maggior conoscenza del mondo della pallacanestro sui due lati dell'oceano e non è difficile pensare possa ricoprire un ruolo decisivo nell'approdo di NBA in Europa, certamente con David Kahn e Tony Parker. Tutto ciò secondo logica, sebbene di logica in queste continue voci attualmente se ne veda poca.
C'è un movimento in crisi, non solo di risultati, ci sono professionisti di altissimo livello che potrebbero rappresentarlo e ci sono club che preferiscono esotiche soluzioni alternative tra il calciofilo e l'estero: sipario.
Perchè se è vero che competere con gli ingaggi di Vezenkov, Sloukas o Nunn è oggi (non pochi anni fa) quasi impossibile, sono pronto a scommettere che con la capacità e la competenza di determinate eccellenze quel gap si ridurrebbe notevolmente ed allora stagioni da sogno come il Baskonia 2015 piuttosto che lo Zalgiris 2018 od il Bayern 2021 e 2022 potrebbero divenire realtà. Basterebbe volerlo, veramente.