Lisandro, l'Olimpia e la conquista del Pireo
L'Olimpia Milano celebra la quarta vittoria consecutiva con la miglior prestazione stagionale
Come Lisandro entrò vittorioso al celebre porto di Atene, così l'Olimpia è uscita dal Forum dopo la caduta rovinosa del Pireo. La notte del miglior basket biancorosso della stagione si mescola ai rimpianti e alle gioie di una vittoria di sicuro prestigio.
La prima della classe cade in una inopinata battuta d'arresto, che potrà e dovrà essere tesoro per il futuro. E' 83-62 il verdetto severo di Assago.
La gara biancorossa nel classico e puntuale racconto in stile Eurodevotion.
L'efficacia dell'approccio
L'Olimpia scende in campo davvero bene sin dall'inizio, con una preparazione della gara particolarmente lineare ed efficace da parte di coach Messina. Si balla al ritmo biancorosso quindi, il quintetto con Melli e Voigtmann causa da subito tanti grattacapi alla squadra di Bartzokas, consentendo ampi spazi offensivi e rappresentando la prima vittoria tattica milanese.
Fall è costretto a stare lontano dall'area, fuori dalla sua zona di comfort (sarà sempre accoppiato ad un lungo tiratore), indotto a perdere quella "defensive confidence" di cui ci ha parlato Walkup, che ne ha causato poi lo sgretolarsi di certezze anche in attacco. Il pitturato, così, è più libero per Milano, che cavalca Melli, sul puntuale cambio difensivo originato su Canaan.
Quando le scarpette rosse riescono a coinvolgere l'ala reggiana in attacco, su quelle ricezioni profonde, quando Nik si fa trovare pronto, aggressivo ed incisivo, l'attacco dell'Olimpia assume sempre tutta un'altra faccia. E' quella inequivocabilmente una chiave di volta per la riuscita offensiva del team di Milano: servirlo con continuità e determinazione significa due punti al ferro, oppure una riapertura armoniosa sul perimetro.
Solo una percentuale pessima da fuori (2/11 per il 18%) impedisce un vantaggio ancora più sostanzioso a Milano, che sbaglia tiri ottimamente costruiti per i propri tiratori, tuttavia continua a giostrare bene sui due lati del campo, con accoppiamenti e quintetti scelti molto bene dallo staff meneghino (da Voigtmann-Fall a Hines-Vezenkov). L'Oly rimane in piedi con qualche giocata, ma si vede che subisce l'iniziativa avversaria... è l'Olimpia a dettare l'agenda della gara ed è solo l'antipasto.
L'estasi bacchica
Un terzo quarto trascinante, è il tempo dell'ubriacatura, della follia. E' l'ebrezza bacchica.
Se ci potevano essere avvisaglie di una replica de La Fonteta, dato un ottimo primo tempo milanese, corrisposto ad un inspiegabile e difficilmente ripetibile encefalogramma piatto greco, tra l'altro concluso con un vantaggio solo risicato per l'Olimpia (35-32), la scarica di adrenalina meneghina in questo frangente di partita ha sostanzialmente indirizzato l'incontro.
La concentrazione biancorossa era totale, lo scontro una battaglia leonina e Milano non ha avuto paura di indossare l'elmo e buttarsi nell'arena. I ragazzi di Messina, come dirà Bartzokas, vincono tutte le 'fifty-fifty situations' e si avventano sul pallone con ferocia, generando numerose palle a due.
Un successo di carattere cubico, sublimato dalla sequenza di triple firmata da Baron e Voigtmann su tutti. E' il furore dionisiaco che inebria le menti biancorosse e ottunde quelle reds.
26-14 di festa meneghina e di annichilitatio in salsa di Tzatziki, che apre la strada ad un finale di partita di controllo ed egemonia, con un tiepido tentativo di rientro greco su un paio di amnesie di Milano, subito rintuzzato da Dioniso in pantaloncini e canotta, ancora Billy Baron.
Una vittoria così non poteva che essere profetizzata se non in preda ai fumi dell'alcol e che, se non fosse troppo tardi, avrebbe potuto significare molto di più di una meravigliosa serata d'esaltazione collettiva.
Olympiacos, una sconfitta che serve?
Se l'Olimpia-Sparta di Lisandro-Messina ride, Atene questa volta piange eccome. Al picco della propria forma europea, i reds sono caduti in un match che non li ha mai visti in controllo della situazione, tanto che non c'è un singolo giocatore che abbia meritato più degli altri.
Delle evidenti difficoltà di Fall abbiamo già detto, ma è epitome della sconfitta collettiva anche la prova opaca di Vezenkov, che è solitamente sublimazione dell'efficacia svizzera del sistema. L'incepparsi della manovra e una condivisione offensiva non troppo funzionante hanno drenato anche il naturale dominio di esaltazione tecnica del bulgaro.
Un down eccezionale per l'attacco greco, che ha avuto pochi passaggi a vuoto nel corso dell'anno. 19 palle perse sono dato sin troppo eloquente dello spettacolo offerto, qualcosa che dice tanto dei meriti dell'Olimpia, quanto dei meriti dell'Oly.
Il coach greco ha infatti escluso in conferenza qualunque motivazione tecnica, per una sfida affrontata a suo dire con supponenza dai suoi, riconducendo all'atteggiamento inaccettabile la disfatta.
Quello che è accaduto ieri infatti, trova le sue tracce nel primo tempo di Valencia, e, in più, nella consapevolezza che già era trapelata dalle considerazioni sulla continuità sui 40 minuti di Walkup, ma è anche vero che un'ulteriore chiave interpretativa sul momento greco viene dalla stessa sala stampa del Forum. Un coro unanime si è alzato, tra Messina e lo stesso Bartzokas, nell'identificare questo tipo di sconfitta come un'opportunità per il prosieguo stagionale del Pireo.
L'idea è che, nel momento dell'Oly, un inciampo del genere possa far bene per consentire di ricalibrare il percorso e tenere alta la tensione. Citando l'allenatore catanese "domattina le loro certezze torneranno ad averle in mano". Nulla può farci pensare il contrario, nulla può essere tolto ad un percorso che rimane eccellente. Vedremo se sarà sprone o sarà crepa.
Photo credit: Olimpia Milano Facebook, olimpiamilano.com e euroleaguebasketball.net