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Finisce al primo turno l'Eurocup della Reyer, che esce con rimpianti e - per tre quarti - con le ossa rotte dalla super sfida contro l'Hapoel. Gli israeliani giocano 30' esaltanti e demoliscono la squadra di Spahija fino alla reazione che ha portato la squadra lagunare a tentare la rimonta folle da -22 della terza sirena, fermatasi però al -4. Un'eliminazione più che meritata per i lagunari, che hanno avuto il vantaggio solo nei primi minuti di partita: 90-80 il finale, con la squadra di casa che ha giocato con ritmo ed energia dando conferma a ciò che scrivevamo nell'analisi pre-match.

Una partita modesta quella della squadra italiana, incapace di contenere l'avanzata israeliana tra rimbalzi, palle recuperate ed un ritmo indiavolato nell'arco dei 40'. Non può essere scusante l'assenza di Bramos, rientrato in America per la nascita della terzogenita Emma: il roster della squadra oro-granata è fatto per sopperire anche a questo tipo di assenze.

LA REYER NON COMPLETA LA RIMONTA, HAPOEL AVANTI CON MERITO

La partita

Match che dura di fatto 7' per la squadra di Spahija. Dal 17-16 di equilibrio dell'8' primo quarto un break terrificante di 27-6 affonda Venezia e residue speranze di espugnare la Shlomo Group Arena di Tel Aviv. Un'idea di qualificazione che si è schiantata come un moscerino sul parabrezza della fuoriserie israeliana, capace di punire in maniera fin troppo facile gli errori difensivi ed offensivi dei ragazzi di Spahija.

La Reyer è travolta come un'onda anomala elimina un villaggio balneare, l'energia debordante di J'Covan Brown, Xavier Munford ed Idar Zilmanson indirizza la partita e fa calare il sipario di fatto già all'intervallo lungo, con i padroni di casa in totale controllo sul +16 (48-32) e con De Nicolao e compagni davvero in bambola.

Nel terzo quarto prova un tentativo di reazione la truppa lagunare, ma Onuaku, Bar Timor, Brown e Ginat fanno sprofondare di nuovo la Reyer sul -22. Watt è pesce fuor d'acqua, il gioco offensivo continua ad essere tremendamente sbilanciato e la difesa è travolta senza appello incassando 77 punti in 30' con i 55 segnati dall'attacco.

Nell'ultima frazione con equilibrio, intelligenza e soprattutto grande forza la squadra di Spahija spegne l'entusiasmo del pubblico, un break di 7-25 riapre completamente il discorso: il quinto fallo di Watt porta Tessitori ad essere protagonista della rimonta insieme a Willis, Granger e De Nicolao, ma il quinto fallo di un buon Parks aiuta l'Hapoel a mantenere le mani sul match. Negli ultimi possessi complice stanchezza Venezia perde abbrivio e lucidità, venendo eliminata agli ottavi per il secondo anno consecutivo.

GIL BENI ED IDAN ZILMANSON GIOISCONO, PASSA L'HAPOEL

Eurocup modesta, la Reyer di Tel Aviv mostra tutti i suoi limiti

Un'Eurocup modesta quella della Reyer. Gli oro-granata chiudono la competizione con uno score di 9 vittorie e 10 ko che certo non fa onore ad una squadra con questo roster e questa qualità. L'eliminazione giunta per mano dell'Hapoel è solo che l'ennesima conferma di una squadra con limiti fisici, strutturali e mentali, specialmente nei momenti di difficoltà. La reazione dell'ultimo quarto cambia parzialmente il senso di una partita fino a quel momento disastrosa e rende onorevole l'eliminazione, ma fa sorgere anche un dubbio.

La domanda che ci facciamo e che si pone - probabilmente - ogni tifoso lagunare è molto semplice: è possibile che gli oro-granata abbiano giocato tre quarti così scialbi per trovare dimensione nell'ultimo quarto? Una reazione tardiva, l'ennesima in questa stagione: è incredibile come la squadra di Spahija sia andata facilmente sotto di 22 ed abbia nell'ultimo quarto rimontato 18 punti con altrettanta semplicità. Una spiegazione è davvero impossibile darla.

Parlando del match e delle chiavi, Venezia ha fatto tutto quello che doveva fare per.... perdere. Poco gioco di squadra, attacchi scriteriati, palle perse banali e di una superficialità terrificante in alcuni casi e - logicamente - una difesa che finisce sul banco degli imputati per non aver mai retto l'urto dell'attacco israeliano. La prova mediocre di un Watt irritante e superficiale è lo specchio del primo tempo, con il #50 che ha chiuso la sua serata da protagonista in negativo con 1 punto e 5 falli.

Eloquente un time out di Spahija nel terzo quarto: "i tiri possono non entrare, ma metteteci il corpo e lottate da uomini". Una frase che descrive perfettamente l'andamento del match disputato a Tel Aviv dagli oro-granata, davvero insufficiente in ogni aspetto. Nel post game il tecnico croato non ha usato giri di parole per descrivere l'attacco della sua squadra, spiegando come una squadra seria avrebbe giocato con più equilibrio e raziocinio e non tirando 36 volte dall'arco e solo 21 da due punti.

Le 19 palle perse di squadra sono numero altissimo per sperare di espugnare un parquet caldo come quello dell'Hapoel: l'obiettivo doveva essere non dare ritmo all'attacco della squadra di Franco, missione totalmente fallita. Nella rimonta c'è quello che era da fare: controllo dei rimbalzi, pressione su palla ed avversario ed attacco con grande equilibrio. Perché non farlo prima? Wuesto resterà grande mistero, sempre al netto dei grandi meriti avversari ovviamente.

Tra le note liete certamente la vena offensiva di Willis, Tessitori e Granger oltre a quella di Parks, mentre Spissu è tremendamente impreciso e Ray è giocatore che dimostra come mai Venezia abbia scelto di andare sul mercato per prendere Mokoka: 2 palle perse dell'ex Promitheas costano 5 punti a Venezia, con - in aggiunta - un airball che difficilmente si vede su certi campi. Oggetto misterioso...

LO SCORAMENTO DEI GIOCATORI DELLA REYER

Ritmo, qualità, pressione, l'Hapoel è indiavolato

Una prova devastante per oltre 30', mediocre per gestione e lucidità negli ultimi 10'. L'Hapoel affonda la Reyer e la elimina dall'Eurocup giocando un basket frizzante, di ritmo, corsa, aggressività e condivisione, oltre che di letture difensive ed offensive. Coach Franco toglie il pick and roll a Venezia ed ecco che diventa fondamentale il tiro da lontano, che però non entra. Lo spartito non cambia anche perché l'attacco lagunare è statico e prevedibile, mentre gli israeliani giocano sulle debolezze lagunari.

Debolezze lagunari, appunto. La squadra di Spahija non riesce minimamente a variare il gioco trovando soluzioni buone e finisce per perdere completamente la bussola: gli esterni rossi chiudono l'area insieme ai lunghi e non danno vantaggi ai pari ruolo oro-granata, costretti così a tiri da lontano scriteriati che non entrano. I meriti dei ragazzi di Franco sono evidenti, ma i limiti avversari lo sono altrettanto.

Le letture ed il gioco frizzante offensivo sono - però - spettacolo: tagli sul lato debole, pick and roll perfetti, assalti al ferro senza pietà a rendere ancor più evidente la scarsa presenza difensiva di una Reyer che definire "burrosa" nella propria metà campo è riduttivo. L'aggressività sui portatori di palla a disposizione di Spahija fa il resto, con le palle perse ad incendiare la Santa Barbara e garantire ritmo e fiducia ad una squadra che non aveva certo bisogno di ciò.

24, 24, 29. La difesa modesta di Venezia per 30' è testimoniata da questi numeri, che sono più che dimezzati nell'ultimo quarto, dove l'Hapoel ha realizzato soltanto 13 punti, di cui 6 a chiudere il match quando gli ospiti erano rientrati a -4. Una qualificazione ai quarti di finale di Eurocup che è certamente meritata per Brown e compagni, bravi a giocare la partita che volevano, trovando quella mega-fiammata che ha di fatto incenerito il match.

22 assist di squadra, 9 palle perse e 7 recuperate. Questo il bottino che va a favore degli israeliani, con gli oro-granata che hanno 16 assist, 8 recuperi e ben 19 palle perse. Il ritmo trovato dalle perse lagunari e da una condivisione di possessi invidiabile fa tutta la differenza del mondo, insieme ad un'arena che è stata bollente dal primo all'ultimo possesso. Per piazzare il colpaccio serviva molto di più, passa l'Hapoel con merito, con Brown e Munford su tutti, oltre alla solidità di Timor, Zalmanson ed Onuaku.

L'HAPOEL SI ABBRACCIA AL CENTRO DEL CAMPO

Foto credit: Reyer, Hapoel, Eurocup

Mercato allenatori: la finta quiete e la probabile tempesta
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