Olimpia, Sterling Brown firma la doccia gelata di Berlino
L'Olimpia viene mandata ko dall'Alba Berlino al fotofinish
Doloroso il verdetto della Mercedes-Benz Arena, che ha punito un'Olimpia Milano incapace di prendersi quello che gli sarebbe dovuto spettare.
Le scarpette rosse faticano, si impongono e, infine si sgretolano, quindi si inchinano a Berlino per 85-82.
Proviamo ad analizzare con lucidità uno dei primi nodi della stagione dell'Olimpia.
Che fatica
L'inizio dell'Olimpia, per una gara da vincere contro una delle squadre meno quotate della competizione, è un inizio di difficoltà profonda. La discreta tenuta difensiva e il talento mediocre dei rivali ha mitigato i primi 6' da soli 3 punti segnati, che altrimenti avrebbero potuto significare voragine in normali condizioni.
Shields è il solo che segna, Milano fa grandissima fatica a trovare il canestro. Il pressing molto esteso dell'Alba è ordinato ed estremamente insidioso, quindi rallenta l'entrata nei giochi biancorossa ed espone le fragilità del suo backcourt.
Qualcosa inizia a cambiare quando Milano inizia a invertire la variabile dello spazio, il dominio delle aree di gioco: sfruttando vantaggi e cambi difensivi, si aprono finalmente gli spazi dell'attacco. E la truppa di Messina allunga le mani sul punteggio e sullo spirito della gara.
Mi porti su e poi mi lasci cadere
L'Olimpia va alla conquista del vantaggio, ma l'Alba è tignosa e non si lascia sopravanzare. I biancorossi ci tentano nel secondo quarto, ma i gialli ribaltano e riescono ad andare all'intervallo con una mezza vittoria.
Ci riprovano ancora gli ospiti nel terzo quarto, dove un Mirotic d'autore costringe i tedeschi al -12, toccando il picco più alto della performance biancorossa, il momento che avrebbe dovuto essere antipasto di una pratica in chiusura e di tranquilla gestione.
L'Olimpia non aveva però considerato un coriaceo coacervo di massa teutonica in purezza, Johann Thiemann, l'ala in giallo ha piazzato una sfuriata e ridotto il disavanzo. In allegato si aggiunge un brano di Koumadje a fomentare l'Alba, l'Olimpia si trova in difficoltà a domare il ciclope avversario.
Milano ci riprova, ancora con un caparbio Shields, ma di nuovo viene fatta cadere. E così Thiemann, con il contributo di Olinde, trascina l'Alba al pareggio a 1' dalla fine.
La gestione biancorossa è di bassissimo livello, la palla viene lanciata al vento il possesso successivo da chi dovrebbe condurre in porto la nave: è tutto apparecchiato per la frittata. Sterling Brown, da Maywood, Illinois, prende in mano le sue speranze, indossa la maschera, si butta a capofitto in area sulla destra. Davanti a lui Shields e Voigtmann cercano di oscurargli la strada per il ferro.
La palla bacia lievemente la tabella e cade docilmente tra le grinfie della retina. Per Milano è la doccia fredda più inattesa.
Siamo ancora qua
Ehhh già... Su quell'errore di Mirotic sul ferro, quel disperato tentativo di pareggio, impiccato sulla sirena, sono un po' riemersi i dubbi e i timori che hanno accompagnato la stagione dell'Olimpia dello scorso anno, mai decollata per lunghissimi mesi.
Le consapevolezze che appaiono quanto mai attuali sono due. La prima, oggi non c'è più tempo da perdere, i miglioramenti da inizio stagione sono troppo pochi, quasi nulli. La seconda, finché questa squadra non acquisterà una point-guard di alto livello assisteremo solo al trascinarsi di un problema di cui è impossibile negare l'esistenza.
Mirotic è stato mostruoso ancora una volta 30+12 celestiali, sovrumani, mentre Shields è stato eroico con i suoi 25 punti di talento e caparbietà. Ma sono stati soli più che mai.
E se si potrebbe obiettare che bisognerebbe fare di necessità virtù, che ci sono contesti in cui si può far funzionare una squadra senza un play ball-dominant, che esistono scenari in cui credere in Pangos può svoltare, io risponderei che sono assolutamente d'accordo. Ma, semplicemente, non è questo il contesto, e forse lo sappiamo tutti da tempo.
Photo credit: euroleague.basketball.net, Olimpia Milano X