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Così come Real-Valencia, anche la seconda semifinale è a senso unico: il Barça straripa, gioca sul velluto e annienta Tenerife 108-76.

Dopo un primo quarto equilibrato, i secondi dieci minuti sono un assolo blaugrana da non credere. 40-8 di parziale che è immagine di un dominio assoluto per differenza d'esecuzione. Prova di forza significativa del Barça, in vista di un clàsico che sarà per cuori forti.

Entrambe le squadre vengono da due monologhi impressionanti, come in un botta e risposta a distanza. L'atto finale ha tutti i presupposti epici del caso.

L'andamento della partita

Parte forte il Barça, parte forte Jabari: 7-0. Tenerife litiga con il tiro dall'arco, mentre l'area è chiusa dai catalani: 3 punti in 5 minuti, quindi entra Marcelinho. Ma la squadra di Grimau non ne approfitta, butta via palloni e due magie del play brasiliano fanno subito 9-9. Primo quarto strano, con le due squadre che si assopiscono vicendevolmente: 14-16 dopo 10' e la tripla di Abromaitis.

Ancora Barça migliore ad inizio quarto, ancora 7-0 di parziale. In nemmeno 5 minuti è 21-4 di parziale e +15 per i blaugrana: difesa canarina sparita e attacco che non riesce a costruire. Se anche le triple entrano con continuità ai catalani allora la gara potrebbe durare poco: l'emorragia continua e il tabellone dice 41-20, in un amen. La difesa culer è granitica, l'attacco gioca ormai sul velluto, le facce isolane sono meste a dir poco. 54-24 loquace all'intervallo, 40-8 nel secondo quarto. Partita già finita?

Sì, la domanda era retorica. 30 punti sono un divario incolmabile, soprattutto alla luce dell'inerzia imposta dal Barça alla gara. Il secondo tempo, quindi, non può che rivelarsi un lungo ma inevitabile garbage time. I blaugrana non fanno mai l'errore di staccare le mani dal volante e a fine terzo quarto mantengono il +30. Così prosegue anche il quarto periodo, senza sussulti. Il risultato finale, 108-76, è da NBA. Di sicuro quantifica il dominio catalano visto in campo.

Le chiavi

46-23 a rimbalzo: dato impressionante, che racconta tanto della partita. Tenerife non è squadra senza rimbalzisti, anzi; tuttavia la squadra di Vidorreta è parsa proprio sulle gambe dopo le fatiche di ieri sera per battere Malaga.

Il Barça ha viaggiato al triplo o al quadruplo della velocità e intensità degli isolani. Poi ovviamente la qualità del roster e la sua lunghezza ha ulteriormente ampliato questo divario. Era la classica partita in cui Tenerife aveva possibilità di vincere se avesse fatto la partita perfetta e il Barça, al contrario, avesse under-performato. Non è nemmeno lontanamente accaduto.

22 assist e 16 perse per i catalani: il numero di perse è alto, ma frutto di un ritmo di gioco sostenuto molto alto. Impressionante il 132 di valutazione globale.

Ovvio che la differenza l'ha fatta quel secondo quarto irreale da 40-8, mosso da una superiorità impensabile. Il Barça ha imposto una fisicità fuori scala ai canarini, togliendogli l'area e facendo a fette il pitturato avversario. Poi dall'arco Tenerife non ha mai visto il canestro, i blaugrana invece hanno trovato la serata giusta. E allora i conti sono presto fatti.

Il segnale al Real Madrid è lanciato!

MVP

Grimau si può permettere di ruotare i suoi giocatori come mai avrebbe potuto sognare. Solo due giocatori appena oltre i 20 minuti sul parquet: Satoransky e Parra. Tutti gli altri sono stati centellinati.

Il massimo che un allenatore possa desiderare in un torneo in cui si gioca ogni giorno e in cui in finale vince anche chi ha risparmiato più energie. Vedremo domani se sarà un fattore.

La partita non ha un univoco MVP, perché frutto di una prova di squadra totale e giganteggiante, esemplificata da quel secondo quarto quasi fantascientifico.

Tuttavia, se vogliamo individuare un nome, sarebbe quello di Willy Hernangomez. E' in campo proprio in quel secondo quarto e, in area, fa quello che vuole. 15 punti e 7 rimbalzi in nemmeno 15 minuti. Sta salendo di tono dopo qualche critica di inizio stagione. Se sintonizzato il centro spagnolo fa sempre la differenza a queste latitudini.

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