Nell'annata più equilibrata e incerta di sempre, "continuità" è la parola chiave. In questo momento, cruciale per la definizione delle candidate più serie a playoff e Final Four, l'Olympiacos Pireo è la squadra più hot. Le cinque vittorie consecutive con cui è balzato in vetta alla classifica scavalcando il Fenerbahçe e le due superpotenze spagnole sono un passo che nessun'altra avversaria sta riuscendo a tenere.

Anche e soprattutto perché arrivate tutte contro dirette rivali per un posto nella Top 8 o in lotta per entrarci. Anzi, tre di queste contro formazioni partite con le Final Four come obiettivo (Real Madrid, Efes, Fenerbahçe). E, altra considerazione rilevante, arrivate senza Kostas Sloukas. Out per un virus intestinale nella trasferta di Bologna e poi costretto ad abbandonare il campo dopo pochi minuti nella sfida contro il Maccabi per problemi alla schiena.

Kostas Sloukas in azione nella partita tra Olympiacos Pireo e Maccabi Tel Aviv

Risultati positivi e ritorno della passione del pubblico: l'Olympiacos ha aperto un nuovo ciclo

Vedere i Reds in vetta alla classifica impressiona per la storia recente del club, in calo di risultati per il grosso ridimensionamento economico sofferto rispetto all'epoca di enorme splendore a cavallo dei primi due decenni del nuovo millennio, ma non per il percorso seguito dalla squadra nell'ultimo anno e mezzo con coach Georgios Bartzokas.

Il ritorno alle Final Four dopo quattro stagioni di latitanza ha aperto un nuovo ciclo. Riacceso l'entusiasmo del pubblico, tornato a riempire i vuoti sugli spalti del Peace and Friendship Stadium. E ricollocato la Grecia sulla mappa dell'Europa cestistica, interrompendo un lungo periodo in cui le squadre di Atene, da corazzate temibili e terribili, si erano trasformate in avversarie abbordabili, anche in trasferta. Inserire l'Olympiacos tra le candidate per un posto alle Final Four di Kaunas era doveroso a inizio anno. E lo è a maggior ragione oggi, con la conferma arrivata dai risultati sul campo.

La stagione spaziale di Sasha Vezenkov, MVP assoluto

Anche senza Sloukas, ultimo reduce della Vecchia Guardia dopo gli addii di Vassilis Spanoulis e Georgios Printezis, l'Olympiacos gioca un basket di grande qualità ed efficacia su entrambi i lati del campo. Ci mancherebbe, coach Bartzokas è una sicurezza da anni. Ma la squadra sta mostrando di essere molto più profonda e attrezzata del previsto, e in grado di mantenere un livello di competitività inalterata anche in attesa del rientro di una delle superstar più determinanti a livello europeo.

Kostas Papanikolaou in lotta per il pallone con Walter Tavares

Coach Ergin Ataman, alla vigilia della partita poi persa con i Reds, ha indicato chiaramente quale giocatore vorrebbe allenare oltre alla sua coppia di stelle assolute, Shane Larkin-Vasilije Micic. Sasha Vezenkov. Il candidato numero uno, senza se e senza ma, per ricevere il premio di MVP della stagione. I suoi numeri stellari (18.0 punti, 7.2 rimbalzi, 22.8 di valutazione) sono addirittura migliorati nelle ultime gare. Anche con una maggiore attenzione delle difese, liberate dallo spauracchio Sloukas sul perimetro.

22+10 con la Virtus. 23+9 con il Maccabi. Doppia-doppia da 12+12 con il Fener. 23+5 e 6 assist contro l'Efes. Avreste mai detto che quel prospetto promettente ma estremamente acerbo nei suoi anni a Barcellona sarebbe diventato il giocatore più dominante a livello tecnico e tattico dell'intera Europa? Così forte da oscurare anche Nikola Mirotic?

Gli altri leader dell'Olympiacos: dalle esplosioni di McKissic alla qualità silente di Papanikolaou e Walkup

Ma l'affermazione ormai ufficiale di Vezenkov come miglior giocatore del Vecchio Continente non sarebbe sufficiente se l'Olympiacos non avesse una quadratura di fondo perfettamente espressa dai suoi elementi più rappresentativi. Il caso più eclatante è quello di Shaquielle McKissic, un ragazzo che, alla soglia dei 33 anni e alla sua quarta stagione al Pireo, si è ormai definito "più greco che americano".

Shaquielle McKissic vola a schiacciare contro il Maccabi Tel Aviv

La sua fusione perfetta con la cultura e il gioco dei Reds, arrivata attraverso un periodo lungo e non sempre semplice, si sta esprimendo nella violenza e determinazione con cui gira, spacca e stravolge le partite in uscita dalla panchina. Poche squadre hanno un sesto uomo così devastante, anche a livello atletico e fisico. E le sue doppie cifre ormai costanti, impreziosite dai 21 punti realizzati a Bologna, lo rendono una vera arma impropria.

Ma se McKissic è uomo che "buca lo schermo", ammassando giocate da highlights a raffica, il substrato dell'Olympiacos si regge su due giocatori che fanno della quadratura silente il loro credo. Kostas Papanikolaou, uomo-duttilità per eccellenza, non sta sbagliando un colpo. A modo suo, galleggiando tra le pieghe della partita, senza forzare, ma cibandosi di ciò che arriva. I 21 punti con cui ha steso il Fenerbahçe valgono il suo season-high. I 17 sparati alla Virtus, la sua terza miglior prestazione in stagione.

E Thomas Walkup, l'uomo che ogni allenatore vorrebbe a roster per qualità mentali e comportamentali ineccepibili, sta dando il meglio di sé per tamponare la mancanza di Sloukas alle sue spalle. Contro Real Madrid e Maccabi sono arrivati rispettivamente i massimi in punti (18) e assist (12, record in carriera). Olympiacos alle Final Four anche quest'anno. Chi è pronto a scommettere?

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