Auguri Reyer! 150 anni di gloria orogranata
150 anni and continues. Nessuno in Italia è così longevo come la Reyer: un secolo e mezzo di storia tra successi, retrocessioni, il fallimento del 1996, la rinascita, il ritorno in Serie A e - poi - i successi degli ultimi anni tra il 2017 ed il 2020. Dalla nascita della Società Veneziana di Ginnastica Costantino Reyer del 1872 ad opera di Pietro Gallo in onore di un amico triestino - con orientamento iniziale allo sviluppo della ginnastica e successiva apertura alla pallacanestro nel 1925 - fino alle triple di Michael Bramos del 2017 e 2019 ne è passata di acqua sotto i ponti e sono passati rispettivamente 145 e 147 anni. Quasi un secolo e mezzo, poco meno.
Tre case diverse con i primi trofei vinti alla Scuola Nuova della Misericordia, poi il trasferimento nel 1977 al Palazzetto dell'Arsenale ed il definitivo passaggio nei primi anni '90 al Palasport Giuseppe Taliercio, attuale sede del club oro-granata: la "vita" della Reyer si sviluppa tra il centro di Venezia e la terraferma (Mestre), uno snodo storico che attraversa idealmente San Marco ed il Ponte della Libertà sino ad arrivare al Palazzetto di Viale Vendramin.
E se diventa complicato ritrovare società che hanno maggior storia (che non è data dai trofei) della Reyer, arrivata all'alba dei suoi 150 anni ripercorriamo quella che è la storia del club oro-granata dai primi anni durante il secondo conflitto mondiale sino ai trofei dell'era moderna targati Brugnaro, Casarin e De Raffaele. Una storia intensa che vede protagonista anche un settore femminile che negli anni ha saputo regalare gioie tra scudetti e trofei internazionali, con la società lagunare che - ora - può vantare due club d'elite sia al maschile che al femminile.
1872-1925, dalla nascita della Società Veneziana di Ginnastica Costantino Reyer all'avvento della pallacanestro
Anno 1872. Pietro Gallo diventato istruttore di ginnastica nel 1865 dopo aver studiato dal professor Rodolfo Obermann decide di dare vita ad una Società Veneziana di Ginnastica in nome di quel Costantino Reyer che è grande amico del ginnasiarca veneto: Reyer, nato a Trieste con vita trascorsa a Graz dopo il matrimonio, conosce il prof. Gallo a Livorno ed insieme fondano il 1°Gennaio 1866 il giornale La Ginnastica, edito e diretto dallo stesso professore giuliano. Parte da qua l'amicizia tra Gallo e Reyer, con il primo che - come citato sopra - fonda la prima società di ginnastica a Venezia in onore del suo caro amico.
La seduta preparatoria si tiene a casa del professore veneto il 1°Novembre 1872 con seduta fondante arrivata il giorno 9 novembre. Questo è il giorno della bozza della Società Costantino Reyer con relative ufficialità arrivate nell'ultima seduta del giorno 16 novembre, primo presidente Antonio Fornoni insediatosi in quest'ultima data.
La pallacanestro arriverà a Venezia nel 1907 (anno di fondazione del Calcio Venezia) con le dimostrazioni dell'istruttrice senese Ida Pesciolini, giunta in laguna con le sue allieve della Mens Sana, ma è 18 anni più tardi - nel 1925 - che la palla al balzello (così chiamata ufficialmente) entra tra le discipline sportive della Società. Un anno fondamentale per lo sport a Venezia, che dà il là ai suoi più grandi successi con la palla a spicchi.
Nel 1914 - intanto - la Società Reyer ha trovato nuova sede presso la Scuola Nuova della Misericordia, eretta tra il 1534 ed il 1583 da Jacopo Tatti, detto Il Sansovino: l'inaugurazione è avvenuta nell'83 grazie al Doge Nicolo' Da Ponte.
Nel 1931 muore a Graz un ormai 93enne Costantino Reyer, un nome che in laguna non si dimenticheranno mai e che resterà per sempre associato ai trionfi del club.
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1942-1943, gli anni dei primi Scudetti della Reyer
In Europa ed in Italia soffiano pesanti i venti della Guerra, ma continua a spopolare la Pallacanestro, in particolar modo a Venezia: sono questi gli anni che segneranno l'amore della Società verso questo nuovo sport. Nel 1940 quando il fondo della Misericordia è fatto di bitume la Reyer vince il titolo di Campione d'Italia di Prima Divisione, ma è nei 3 anni successivi che arriva la svolta, o perlomeno il Grande Successo.
Il primo tricolore arriva nel 1942 con la Reyer che afferra il primato all'ultima tornata utile sbancando Pavia, dopo aver mandato ko Milano e Bologna. Dopo l'omologazione del successo lagunare a Monfalcone c'è lo scontro tra i veneziani e l'altra capolista Bruno Mussolini Roma, con sfida che si disputa in una Misericordia piena di entusiasmo e gente: lo scontro diretto era pari, così come il quoziente canestri.
Il 14 Giugno 1942 è il giorno dell'ultimo atto, la Reyer tiene la partita in equilibrio fino a tre quarti di gara, dando il colpo vincente negli ultimi minuti dopo una difesa ad oltranza: alle 19.30 la fine, con il trionfo della squadra guidata da Carmelo Vidal per 33-28.
Se nel 1942 stesso sfugge lo Scudetto alla Squadra femminile per un punto contro Milano al fotofinish, l'anno successivo arriva il secondo scudetto consecutivo per la squadra maschile, con un punto in più nella classifica finale sulla Virtus Bologna: dopo il penultimo turno gli emiliani hanno 3 punti e un turno in più dei lagunari, ma a decidere sarà la sfida della Misericordia.
La sfida giocata in laguna vede i lagunari aggiudicarsi il successo dopo una partita tiratissima con il punteggio di 28-24: -1 in classifica e possibilità di titolo sconfiggendo Trieste fuori casa nel recupero. In terra giuliana la sfida non ha storia, la Reyer domina vincendo 53-24 e si laurea Campione d'Italia per la seconda volta consecutiva.
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Hawes, Dalipagic, Haywood, l'Arsenale: è la Reyer degli anni '70-80
Steve Hawes, Drazen Dalipagic, Spencer Haywood. Parte della Storia della Reyer passa attraverso questi 3 grandi nomi, protagonisti in anni diversi con la squadra lagunare. Tutti entrano nel cuore dei tifosi, il primo fa tornare grande la Splugen (poi Canon) con Bufalini, gli altri 2 arrivano a Venezia nel 1980-81 con l'arrivo del Presidente Carrain e il nuovo sponsor Carrera: Praja ha già vinto tutto in carriera ed arriva in laguna tra l'entusiasmo del pubblico, ma è l'arrivo-bomba di Haywood a creare un eco clamoroso.
Sarà la Carrera Venezia della finale di Korac persa di un punto contro Badalona ma - prima - quella del passaggio al Palasport dell'Arsenale: l'entusiasmo in laguna ribolle, la squadra di Zorzi sfiora il trionfo a Barcellona perdendo all'overtime la partita maledetta con Badalona con addio di Dalipagic a fine stagione, prima di una nuova retrocessione in A2 nel 1982-83, l'anno successivo all'addio di Haywood.
Dalipagic - tornato in laguna - ed Allen guidarono la nuova risalita, con il fenomeno jugoslavo a siglare la prestazione record in A1 da 70 punti il 25 gennaio del 1987: era Giomo Venezia - Dietor Bologna con il Palasport dell'Arsenale meraviglioso teatro per il record di punti di Praja. Il secondo addio di Dalipagic cambierà tanto, la Reyer tornerà in A2 prima di una retrocessione - poi non avvenuta per ripescaggio - in Serie B d'Eccellenza nei primissimi anni '90: sarà l'inizio di un calvario e di anni bui.
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L'impresa del 1996 al Taliercio, il fallimento, la C2 l'avvento di Luigi Brugnaro e il ritorno in Serie A
Quello che la Reyer vive tra la seconda metà degli anni '90 e la metà degli anni 2000 è un incubo, con il fallimento della società nel 1996, situazione che va a cancellare l'impresa sportiva di una squadra capace di guadagnarsi la promozione sul campo.L'impresa del '96 ha dell'incredibile: la squadra di Francesco Vitucci disputa una stagione clamorosa chiudendo la stagione con 42 punti dopo 26 partite e le 6 della fase ad orologio dietro solo a Cantù.
I playoff partono dalle semifinali contro la Montecatini di Boni, Forti e l'ex Grattoni: la serie con i toscani si chiude alla quinta partita e i lagunari volano in finale contro Rimini. Dopo 4 partite la serie è in parità, gara 5 al Taliercio è un incubo per metà partita con gli ospiti sopra 35-53 guidati da Fox, Scarone e Angeli. La ripresa - però - è un altro film grazie alle prodezze di Burtt (41 punti), Mastroianni e Cattabiani. 92-88 il finale, pubblico in festa tra le strade di Mestre (la squadra si era spostata al Taliercio ad inizio anni '90) fino a tardissima notte.
Ciò che - però - succede poco dopo è di fatto il passaggio da gloria ad incubo. La società è già stata dichiarata fallita nel febbraio dopo il rogo della Fenice ed i campioni di quella Reyer vengono di fatto svenduti al miglior offerente, ma l'impresa del gruppo resta: trasferte con la macchina degli amici e dei genitori, la colletta per la benzina. Sarà la squadra di Burtt, Mastroianni, Cattabiani, Silvestrin, Chiarello....
La Reyer ripartirà due anni più tardi dalla fusione con Chirignago e dalla C2. con una nuova presidenza guidata da Giovanni Battista Pettenello ed un nuovo nome: Reyer 1872, definito e voluto da un comitato di maggiori appassionati. Dopo un'immediata promozione in C1 gli oro-granata rimangono in categoria sino al 2000: lo sponsor e presidente Giorgio Panto è la figura di riferimento del team che salirà in B2.
Nel 2006 la promozione in B1 dopo aver battuto Trento (che sarà - poi - avversaria storica in A) con la presidenza affidata a Luciano Bertoncello: quello - però - è anche l'anno dell'unificazione sotto la stessa proprietà della squadra maschile e femminile, con presidenza affidata al signor Umana, Luigi Brugnaro.
Sino a quegli anni la squadra maschile cercava una faticosa risalita mentre la squadra femminile viveva buone stagioni in Serie A: era la Reyer di Melain, Hall, De Oliveira, Gianolla quella del 2003-2004. La qualità del gruppo femminile firmato Umana con in panchina un ottimo coach come Stefano Michelini si fa sentire, in squadra entra un grandissimo talento come Giorgia Sottana con le ragazze che si qualificano con costanza ai playoff. Nel 2007-2008 arriva il successo in Coppa Italia con in panchina coach Riga.
Nel frattempo la squadra maschile risale nello stesso anno in LegaDue, è il gruppo di Sartori, Rombaldoni, Guerra, Tisato, Sartori e Prandin: in panchina c'era coach Dalmasson. Negli anni successivi la squadra si rinforza in maniera importante, arrivano in laguna Green, George e Bougaieff oltre ai rinforzi a stagione in corso di Bonora e Janicenoks dopo l'esonero di Dalmasson.
La tanto agognata risalita arriva dopo nuovi ulteriori pesanti innesti: arrivano in Reyer Keydren Clark, Alvin Young, Tamar Slay e Sylvere Bryan con l'arrivo in panchina di Andrea Mazzon. La squadra disputa un'ottima stagione perdendo solo in finale playoff contro Casale Monferrato in Gara 5, ma la promozione in Serie A arriva lo stesso dopo un ricorso presentato dalla stessa società oro-granata in riferimento ad un'irregolarità commessa da Teramo.
La squadra femminile - nel frattempo - rinuncia a giocare la A1 nell'estate 2011 ripartendo dalla B: la squadra si chiama Serenissima è affidata ad Andrea Liberalotto, con la risalita rapida in A1 che viene definitivamente portata a termine nel 2012-2013.
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La Reyer da battaglia guidata da un super Szewczyk, che si prende il Palaverde
La Reyer della prima stagione in Serie A si affida al nucleo importante della Legadue: in panchina è confermatissimo naturalmente coach Mazzon con l'arrivo di De Raffaele a fargli da vice, nel parco italiani arrivano giocatori del calibro di Guido Rosselli, Tommaso Fantoni e Daniele Magro, mentre tra gli stranieri arriva la firma di Szymon Szewczyk da Avellino e Tim Bowers da Caserta. La stagione è disputata per intero al Palaverde, casa della Benetton, per via dell'indisponibilità del Taliercio, sottoposto a lavori per essere agibile nel massimo campionato.
Il campionato della Reyer è un grande crescendo, il pubblico oro-granata si identifica nello spirito combattivo della squadra che conquista i playoff con il successo in casa contro Roma il 22 Aprile con 34 punti in classifica ed una grande settima piazza: l'uscita dalla post season con un 3-0 secco contro l'Olimpia Milano targata Scariolo non può cancellare ciò che la terribile neopromossa ha costruito in quella che è una stagione da incorniciare.
La squadra di Mazzon ha disputato una stagione sontuosa con diversi picchi: al Palaverde sono cadute diverse grandi squadre, dalla super-Siena targata Pianigiani ad altre squadre di grande caratura come Sassari, Varese, Roma, Virtus Bologna, Pesaro. Nel frattempo gli oro-granata hanno piazzato colpi esterni come il successo a Cantù grazie a 33 punti di Clark.
Il successo storico arriva però domenica 8 gennaio 2012, in un Palaverde stracolmo in ogni ordine di posto, nel derby di una vita tra Benetton e Reyer: la partita è intensissima, la squadra di Djordjevic parte con le marce alte scappando sul +8 al 10', ma è una cosa estemporanea; al 20' è parità ed al 30' i locali sono sul +4. Ciò che però succede a poco meno di 28" vale una partita. Bowers serve Rosselli in angolo dopo aver attaccato, l'ex Veroli arma Szewczyk che - dimenticato sul perimetro - spara la bomba del sorpasso.
Negli ultimi 25" succede di tutto, Treviso non trova il canestro del successo e può cominciare la festa della neo-promossa squadra lagunare: cade la squadra di Djordjevic, il Palaverde oro-granata guidato dal tifo incandescente dei Panthers 1976 ammutolisce la parte trevigiana: Szewczyk verrà ricordato per esser stato un grande protagonista dei primi anni di A, ma soprattutto per aver affondato la Benetton in casa sua. Non una cosa da poco.
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2012-2013 e 2013-2014: Szewczyk ancora eroe, poi l'anno nero degli americani
La stagione 2012-2013 porta in laguna giocatori importanti, l'addio a Sylvere Bryan, Tamar Slay, Alberto Causin, Giovanni Tomassini, Dimitris Tsaldaris, Guido Meini e Marco Ceron apre le porte agli arrivi di Yakhouba Diawara, Eric Williams, Denis Marconato, Massimo Bulleri e Ivan Zoroski. Un mercato importante per una Reyer sicuramente rinforzata, ma ciò non si traduce in risultati sul campo effettivamente molto positivi.
La squadra di Mazzon chiude ottava e raggiunge i playoff, ma offre prestazioni importanti soltanto a tratti: arriva il sacco di Milano e quello di Varese, oltre a successi interni contro Virtus Bologna, Siena e Cantù, ma anche tonfi contro Avellino, Montegranaro, Cremona. A metà stagione c'è il taglio di Williams: il centro ex Avellino ha deluso le aspettative ed ha lasciato la laguna a dicembre, con arrivo susseguente di Hubalek.
Il successo di Avellino consegna i playoff alla squadra veneziana con un Szewczyk giustiziere della sua ex squadra: la post season si chiude - però - subito con un 3-1 per la fortissima Varese di coach Vitucci, complice un infortunio per il lungo polacco che lo limita molto ed escludendolo in Gara 5.
La stagione successiva è disastrosa per gli oro-granata, nonostante un mercato molto importante: gli arrivi di Andre Smith, Nate Linhart, Donell Taylor, Tony Easley e Hrvoje Peric rivoluzionano interamente il pacchetto stranieri, mentre tra gli italiani arrivano Jacopo Giachetti e Luca Vitali, con inserimento in prima squadra di Nicola Akele.
Poche le conferme, i soli Guido Rosselli e Daniele Magro restano in laguna con il primo che viene indicato come nuovo capitano. Salutano simboli come Clark, Young, Szewczyk, Fantoni e Bowers oltre agli altri arrivati nell'anno precedente, è un nuovo ciclo con la conferma di Mazzon in panchina.
La stagione è deludente, viene esonerato coach Mazzon (sostituito da Markovski) dopo 5 turni e prima dell'ultima di campionato vengono allontanati Smith e Taylor per comportamenti non consoni alla storica maglia oro-granata: il primo trova il tempo di litigare con i tifosi Reyer nei secondi finali del match perso in casa contro Roma (i lagunari erano a +25 al 20') con gesti poco edificanti, il secondo viene messo fuori rosa. La stagione si chiude con un brutto 11° posto e la sensazione di dover ricostruire da capo.
A fine stagione salutano tutti compreso Guido Rosselli: l'unico confermato in laguna è Hrvoje Peric, che - vedremo poi - sarà uomo dei trofei.
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DA RECALCATI A DE RAFFAELE, LA REYER DIVENTA GRANDE
La stagione precedente ha aperto una frattura pesante nella Reyer, patron Brugnaro decide di chiudere definitivamente con le stagioni precedenti ed affida la panchina ad uno dei migliori allenatori del panorama cestistico italiano, quel Carlo Recalcati che ha sfiorato il miracolo con Montegranaro e che ha guidato la Nazionale nel 2004 all'argento olimpico di Atene.
Tra i giocatori rimane il solo Peric che sarà il "4" titolare della squadra lagunare, gli altri vanno via tutti. Arrivano Goss da Roma (sarà lui il capitano), Moore da Caserta e - poi - un pacchetto di simboli di Siena dopo le vicissitudini del team senese: Ress, Ortner, Viggiano sono i 3 che arrivano in estate, con Nelson che arriva a stagione in corso dopo l'addio anticipato a Moore.
Arrivano - tra gli altri - il tiratore Dulkys, Ruzzier e ritorna alla base Ceron. Il play titolare doveva essere quel Lorenzo Brown che oggi domina in Euroleague, ma l'americano non passa le visite mediche: al suo posto viene ingaggiato Julyan Stone dalla NBA. Proprio quest'ultimo sarà perno fondamentale dei successi futuri e risulterà essere giocatore determinante della stagione 2014/2015.
La stagione della squadra oro-granata è estremamente positiva, coach Recalcati è guida sapiente e porta il gruppo al secondo posto al termine della stagione regolare: è uno dei migliori risultati di sempre per la Reyer del patron Brugnaro, ripagato alla grande degli sforzi economici fatti nel breve e lungo periodo.
La macchia di metà stagione dell'eliminazione al primo turno viene ben presto cancellata; la squadra oro-granata ai playoff elimina la Cantù di Metta World Peace al termine di una serie pazzesca: in un Taliercio strapieno in ogni ordine di posto e ribollente di entusiasmo la squadra di casa affonda i lombardi nell'ultima frazione al termine di una partita tatticamente perfetta. Le triple e la difesa di Ress e Stone spaccano il match, Metta litiga con il pubblico e viene espulso, il finale è 88-73.
Per chi ha vissuto quella serata, quella notte, un giorno indimenticabile: il Taliercio ha iniziato a fischiare sonoramente i giocatori ospiti sin dal riscaldamento ed ha indirizzato la sfida verso i propri beniamini di casa con un tifo incessante e letteralmente trainante. Le emozioni di vivere una serata del genere tra il cuore pulsante lagunare, i Panthers 1976, di cullare un sogno che non poteva terminare lì. Venezia e la Reyer ricordano quella notte, quel 27 maggio 2015 non può che entrare nella storia.
La semifinale si gioca al meglio delle 7 ed è una serie incredibile, tra capovolgimenti del fattore campo da una parte e dall'altra. La Reyer riesce a vincere G5 dominando e va a Reggio per chiudere i conti: la squadra di Menetti - però - resiste e forza una drammatica Gara 7 al Taliercio. Stavolta il calore, la forza e la spinta del pubblico non bastano, gli oro-granata cedono il passo alla tensione e salutano i playoff: Reggio passa 63-70 e vola in finale, i lagunari escono di scena tra gli applausi del suo popolo.
La stagione 2015-2016 per la Reyer dovrebbe essere quella della definitiva consacrazione ad alto livello con una conferma importante dello zoccolo duro dell'annata precedente ed alcuni innesti di speranza ed altri di ottimo livello: ad aumentare la profondità del roster arriva un italiano di grande valore come Stefano Tonut, preso da Trieste al termine di una grande annata in A2. Con l'azzurrino arrivano in laguna due giocatori di grande spessore come Mike Green e Michael Bramos, sotto canestro c'è l'atletismo di Josh Owens, autore di una bell'annata a Trento.
Sulla carta la nuova Reyer dovrebbe essere più forte di quella precedente, ma non viene rispettato il pronostico complice una non facile coesistenza di Green e Goss e la panchina di Recalcati inizia a scricchiolare in maniera importante: il 15 febbraio l'esonero dell'ex ct azzurro porta in panchina Walter De Raffaele, vice allenatore oro-granata dal 2011-2012; sarà - come vedremo poi - il tecnico livornese la grande mossa della società oro-granata.
Nel finale di stagione una serie di infortuni mettono in difficoltà gli oro-granata: Peric, Owens, Goss sono ai box, così arrivano le firme di Pargo, Krubally ed Ejim. Con coach De Raffaele e l'arrivo di Ejim e Pargo si vede maggiore flusso offensivo in casa oro-granata, si alzano i giri del motore e la squadra chiude quinta in classifica il suo campionato.
Nei playoff la squadra lagunare continua a divertire e divertirsi, il pubblico spinge la Reyer alle semifinali con l'eliminazione netta di Cremona per 3-1. La semifinale contro la corazzata Milano è un risultato per certi versi inaspettato complice l'avvio non brillante in campionato, ma target confermato rispetto alla stagione precedente: la squadra di coach De Raffaele lotta, suda e ragiona da grande gruppo dando filo da torcere allo squadrone di Repesa; il finale della serie premierà le scarpette rosse sul 4-2, ma ai veneti resta la grande consapevolezza che per il grande salto manca poco.
E quel poco sarà molto poco: la stagione successiva sarà quella del Grande Trionfo....
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Dai fischi con Pistoia al Paradiso, la Grande Reyer nasce a novembre
Della Reyer semifinalista 2016 rimane un buon numero di giocatori, ma ne salutano altrettanti: non fanno più parte del gruppo-squadra Jarrius Jackson, Michele Ruzzier, Phil Goss, Mike Green, Josh Owens, Jeremy Pargo, Ousman Krubally, Boris Savovic. In laguna approda l'ex Siena Marquez Haynes, il lungo Jamelle Hagins, Ariel Filloy, Tyrus McGee e il vice coach Gianluca Tucci.
L'avvio degli oro-granata non è dei migliori, dopo 6 turni i lagunari hanno nel proprio tabellino 3 vittorie ed altrettanti ko contro squadre non di primissima fascia: il 13 novembre arriva in laguna la The Flexx Pistoia a caccia di punti importanti per la salvezza e può essere la giusta occasione per rilanciarsi. All'intervallo - però - le cose non volgono per il meglio e parte del pubblico fischia la squadra di De Raffaele, sotto 28-37.
Sarà proprio questo momento una chiave di volta della stagione: dal successivo -13 la Reyer si rianima e trova linfa nei suoi cardini della stagione tra difesa e transizione, con un grande secondo tempo (46-25) gli oro-granata svoltano partita e stagione. Da quel momento la squadra lagunare trova grande efficienza e solidità restando imbattuta in Italia per quasi 2 mesi con punto più alto il successo pesantissimo contro la corazzata Milano in un Taliercio carico di entusiasmo.
Dalla sesta di campionato in poi la squadra lagunare perderà altre 6 volte chiudendo al secondo posto la regular season, compiendo un cammino pazzesco in Champions League: nella manifestazione gli oro-granata arriveranno ad un traguardo storico come le Final Four dopo aver eliminato il Pinar Karsiyaka. Contro i turchi la squadra di De Raffaele perde di 3 lunghezze in trasferta, ma il Taliercio diventerà catino bollente la settimana successiva: oltre 3500 persone guideranno la squadra oro-granata alla grande, grandissima impresa con il 74-66 conclusivo.
Nel frattempo - per aumentare fisicità e presenza in campo - la Reyer firma il centrone ex Milano Esteban Batista e - a stretto giro di posta - Julyan Stone: per il giocatore americano è un ritorno a Venezia dopo la stagione 2014-2015 e sarà anche uno dei più importanti acquisti per caratteristiche tecniche.
Dopo le F4 di Champions chiuse al quarto posto i veneti compiono il grande capolavoro in Italia: Pistoia, Avellino, Trento. Questo il percorso che porta in paradiso la Reyer, una squadra rimodellata da coach De Raffaele a suo piacimento anche dopo i due innesti sopra citati e con delle rotazioni molto profonde. McGee risulterà essere l'arma in più dalla panchina insieme ad un Filloy sempre più protagonista ed un Ejim che chiuderà MVP della finale scudetto.
Pistoia uscirà con onore 3-1 dopo esser caduta in Gara 4 grazie ai 33 punti di Haynes, Avellino cederà 4-2 perdendo una drammatica Gara 6 negli ultimi istanti di partita grazie al canestro in sottomano di Filloy. Trento darà grandissimo filo da torcere, si prenderà il fattore campo in Gara 1 ma cederà l'onore delle armi tra una Gara 5 da infarto ed una Gara 6 che si può definire altrettanto tesa.
Precisamente il 18 giugno 2017 si gioca Gara 5, la Reyer soffre le pene dell'inferno nei primi 20' ed è sotto 28-38, divorata dalla tensione e dalla fisicità debordante di Hogue. Nell'ultima frazione a 5' dal termine De Raffaele sfrutta Stone da 5 tattico per asfissiare il centro americano e la mossa si rivelerà vincente. Nell'ultimo minuto succede di tutto: i lagunari tornano a -1 con canestro di Tonut, poi Hogue mandato in lunetta commette un sanguinoso 0/2 ed ecco la svolta.
Bramos - servito da Filloy - spara dal mezzo angolo il missile del sorpasso: è 65-63, il Taliercio esplode di gioia, Trento non concretizzerà l'ultimo tiro e si trova a 40' dall'inferno dopo aver sfiorato il paradiso. Una beffa atroce per Buscaglia e i suoi ragazzi, l'apoteosi per i ragazzi di De Raffaele che 48h dopo a Trento devono chiudere i conti.
20 giugno 2017. BLM Group Arena completamente esaurita. La sfida infinita tra Trento e Reyer sta giungendo agli ultimi minuti della saga scudetto. 40' per chiudere i conti per la squadra di De Raffaele, 40' per sopravvivere per Craft e compagni. Intensità, aggressività, tatticismi, fisicità debordante dalle 2 parti, la sfida si vive sul filo sottilissimo di un equilibrio instabile.
La partita è vibrante, gli oro-granata nonostante un avvio di secondo quarto non facilissimo ritornano in partita e chiudono sotto di un punticino l'intervallo. Nella ripresa ci pensano Filloy, Haynes e Bramos a guidare la fuga, nonostante i locali tentino in ogni modo di restare in partita. Negli ultimi minuti Sutton riporta i suoi a contatto, ma in lunetta Ress e Filloy scriveranno la parola fine.
74 anni dopo e ben oltre le 23.00 in laguna può scoppiare la festa: da Venezia centro Storico alla terraferma, i tifosi della Reyer sventolano gonfaloni, sciarpe, bandiere tra lacrime, abbracci e cori. Non è più la squadra dei Dalipagic-Haywood, bensì quella degli Stone, Bramos, Haynes, Filloy. Il successo di un gruppo diventato squadra nelle difficoltà, il successo delle idee e di un gioco divertente e spumeggiante messo in campo da un grande coach come De Raffaele, il successo di chi ha creduto nel progetto finanziandolo come Luigi Brugnaro. Il successo della Storia, del ritorno ai grandi fasti del Leone di San Marco.
Per chi ha vissuto quella Gara 5 iconica in palazzetto è stato drammatico a livello di sistema cardiocircolatorio, per chi ha vissuto quegli attimi tra il rilascio del pallone di Bramos e la stessa sfera entrare nel canestro con la bocca aperta, le mani in faccia, voltato o con gli occhi chiusi: momenti di Storia che sono e saranno per sempre indelebili come i colori di una società che trasuda storicità e passione come la Reyer.
Per chi ha vissuto il 20 Giugno 2017 direttamente a Trento con bandieroni, sciarpe, corde vocali lucidate per l'occasione, per chi l'ha vissuto in casa da solo seduto in divano o in compagnia fedele di amici, per chi l'ha vissuto nel centro storico davanti ad una birra a soffrire, gioire, soffrire e poi gioire di nuovo, definitivamente. A chi l'ha vissuto in terraferma nei vari locali con bandiere, sciarpe, pezze portafortuna, gagliardetti: è la Storia. E per scriverla ci è voluta una serata in cui tutta Venezia si fermasse a seguire i suoi beniamini, i suoi Uomini. La loro Reyer. Perché 74 anni sono tanti. E per la storia si deve essere sempre pronti.
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L'addio di Stone, l'arrivo di Daye ed il trionfo in Europa
La stagione dello scudetto va in archivio con ancora negli occhi le splendide gesta di un gruppo meraviglioso e tremendamente solido, i pensieri - però - sono alla stagione 2017-2018: la Reyer conferma uno zoccolo duro di giocatori dando continuità al progetto iniziato con Recalcati ma rinuncia a Batista, McGee, Viggiano (ritiro), Ortner, Filloy, Hagins, Ejim. Nel mese di agosto dopo una querelle importante saluta un pilastro come Stone, che aveva da poco rinnovato: l'americano torna negli USA per una grave malattia del padre.
L'addio di uno dei simboli del tricolore agita le acque in laguna e porta a malumori non indifferenti, non proprio una delle situazioni migliori di avvicinamento ad una stagione che - per forza di cose - deve dare continuità a quanto fatto in precedenza. Arrivano in laguna Dominique Johnson, Michael Jenkins, Andrea De Nicolao, Mitchell Watt, Gediminas Orelik, Paul Biligha, Bruno Cerella e Tomas Kyzlink.
La stagione si apre con il botto, alla seconda giornata è già remake della finale scudetto 2017 ed il risultato è identico: in un Taliercio gremito e colorato di tricolore per celebrare i Campioni d'Italia i bianco-neri cadono all'ultimo tiro grazie ad un tap-in di quel Gedi Orelik che delizierà il palazzetto per qualche mese.
A metà gennaio purtroppo il lituano - in un gran momento di forma - si lesiona il tendine rotuleo nel big match del Forum contro Milano: una tegola non indifferente per coach De Raffaele, che già sta facendo i conti con i tanti infortuni tra cui Bramos. Al posto dell'ex Banvit arriverà in laguna un figlio d'arte, quel Austin Darren Daye che ha deliziato i tifosi di Pesaro l'anno precedente.
Guidata da Haynes, Peric e Daye la Reyer - dopo l'eliminazione dalla Champions - vola in finale di FIBA Europe Cup, ad attenderla c'è ancora una volta Avellino, avversaria dei lagunari anche nei playoff dell'anno precedente. Il derby tricolore è tutto di marca veneziana, che si impone sia al Pala Del Mauro che al Taliercio: arriva in laguna un torneo europeo che vale tantissimo e che va giustamente celebrato, nonostante le stagione non sia finita.
All'ultima di campionato la truppa oro-granata abbatte la resistenza di Milano tenendosi stretto uno storicissimo primo posto in regular season, guidata - nella seconda parte - dal talento di Daye.
I playoff rimettono Cremona davanti alla Reyer, il risultato - però - non viene mai messo in discussione in nessuna delle tre partite: i lombardi crollano 3-0 contro i campioni d'Italia che paiono in controllo totale.
In semifinale arriva di nuovo Trento, con i bianco-neri decisi a vendicare lo scudetto perso l'anno prima in casa, nonostante sia la semifinale. Nervi tesi e storie tesissime, Gara 1 va a favore di Forray e compagni, Gara 2 è tutta della Reyer ma in campo accade il putiferio: Bramos si fa male andando a rimbalzo con Hogue, De Raffaele entra in campo per soccorrere il #6 dopo la botta terrificante e viene espulso; il Taliercio diventa una corrida, la serie è alla svolta senza uno degli uomini più attesi.
In G3 e G4 Trento ha più energia, la Reyer paga l'assenza del suo collante e scopre un Daye troppo nervoso (espulso): la serie vede i ragazzi di Buscaglia volare in finale a contendere lo scudetto a Milano (vinto poi dai lombardi in G6 dopo la stoppata iconica di Goudelock in G5) ed una squadra oro-granata che si interroga sulla fragilità mentale della serie con i bianco-neri e su quali interpreti confermare per la stagione 2018-2019
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2018-2019, il secondo scudetto griffato da Bramos ed un Daye redivivo
La stagione 2018-2019 parte con gli addii di Johnson, Jenkins e due icone del primo tricolore come Ress (ritirato) e Peric (andato a Trieste). La Reyer ritrova in squadra Stone e integra il roster con il riscatto di Cerella e gli arrivi di Mazzola, Washington, Giuri e Vidmar. Diventa capitano Marquez Haynes.
La stagione vive di buoni momenti ma anche di alti e bassi che - verso la fine della stagione - sembrano non dare troppe chance di scudetto alla squadra di De Raffaele. Nel mese di marzo - però - la situazione che cambia la stagione in tutti i sensi: il tecnico livornese esclude dai 12 Daye per scelta tecnica, si mormora che il giocatore americano sia in odore di taglio per prestazioni non all'altezza, è la svolta per davvero.
Da quell'esclusione pesante Daye accende la luce e spazza via le nubi nere da sopra la sua testa, giocando un finale di stagione totale e prendendo in mano la squadra nei momenti più caldi: si può individuare in questa situazione la svolta.
Ai playoff la Reyer arriva con pochi crediti nonostante un bel terzo posto in campionato ed affronta Trento ai quarti: è l'ennesimo atto di una saga mai chiusa e che ha l'atto "definitivo" nel maggio 2019. La squadra lagunare si trasforma, spazza via i bianco-neri in casa e va in Trentino per mettere a segno il punto definitivo, ma Forray e soci reagiscono, spingono la serie a G5 ed è ennesimo thriller. La G5 - però - non ha esistenza, gli oro-granata demoliscono gli ospiti con un Bramos on fire e volano alle semifinali.
In semifinale l'incrocio con la terribile Cremona di coach Sacchetti e del MVP Crawford: dopo 6 partite è tutto in parità con successi esterni da una parte e dall'altra, i lombardi - però - hanno dalla loro un fattore campo in Gara 7, contro l'esperienza dei veneti. Ed è proprio quando serve che escono i campioni: Bramos lancia i suoi, Watt, Vidmar sotto canestro si fanno sentire, Stone cancella Crawford, gli oro-granata sono nuovamente in finale, stavolta contro la Dinamo Sassari di Pozzecco che è tremendamente lanciata dall'arrivo in panchina del tecnico ex Varese.
La finale è un inno alla fisicità, ai duelli di talento da ambo le parti, gli isolani si affidano a Thomas, Spissu, Polonara ed al fisico debordante di Cooley; gli oro-granata hanno dalla loro la genialità di Daye, il talento di Watt sotto le plance, la solidità di De Nicolao e Bramos. Gara 1 è thriller, la Dinamo scappa sul +12 nel terzo periodo ma si sgonfia sul più bello: Daye, Cerella e la difesa rovesciano l'inerzia ed il primo punto va ai lagunari.
Gara 2 vede il successo isolano, la Reyer paga un po' la stanchezza dell'aver dovuto rimontare G1 e perde il fattore campo, è guerra tattica e di nervi da ambo le parti.
La G3 è pazzesca, gli oro-granata hanno sempre in mano la partita ma non la azzannano definitivamente, Sassari rientra in gioco sospinta dal suo flusso offensivo e la pareggia, prima che Daye - servito in pick&pop da De Nicolao - spari la tripla del successo.
Gara 4 e Gara 5 vanno alle squadre che giocano tra le mura amiche, ma ciò che rovescia l'equilibrio è lo sfogo memorabile - e poco consono alle finali - di Pozzecco: la Dinamo gioca di nervi gara 6 e si prende un convincentissimo successo, missione compiuta con l'obiettivo raggiunto di portare la serie ad una terrificante G7 in laguna.
La marea oro-granata scalda l'ambiente, Pozzecco è subissato di fischi dai tifosi veneziani dopo quanto accaduto in G5, De Nicolao al tramonto del 20' spacca la difesa isolana con un pick&roll centrale perfetto chiuso dalla bimane di Watt, è 39-30 per una Reyer guidata dai suoi uomini chiave e dalla sua difesa mortifera.
Nella ripresa in campo ci va praticamente solo la Reyer, Sassari crolla pesantemente sotto i colpi del solito immarcabile Bramos: il greco d'America affonda la squadra isolana con 11 punti consecutivi ed indirizza la sfida verso San Marco. Venezia è tarantolata, in campo sono in 5 ma sembrano il doppio, la Dinamo precipita in maniera irrimediabile sul -25, è la fine dei sogni di gloria per i bianco-blu, è l'inizio dell'apoeosi oro-granata, è - ancora - festa in laguna.
Non c'è difficoltà che abbia seppellito la voglia di vincere di una squadra che ha scritto pagine di storia indelebili, non esiste momento complicato non superato. Un altro successo arrivato con la forza del gruppo, delle idee, della serietà di un progetto vincente, di un pubblico fortemente protagonista e con la forza di ricompattare i ranghi nel momento caldo. Vincere era ancora più difficile quell'anno, l'onore delle armi ad una squadra forte e quadrata come la Dinamo non può che essere sottolineato per dare vigore all'ennesimo trionfo di coach De Raffaele.
Se lo scudetto 2017 è stato quello di una città fermatasi a guardare i suoi beniamini vincere a kilometri di distanza in Trentino, questo è il tricolore di una città che ha fermato il respiro per vivere gli ultimi 40' di gloria tra le mura amiche. I più fortunati nel caldo infernale di un Taliercio ribollente come poche altre volte guidato da una curva esplosiva, i meno fortunati a seguire la seconda grande impresa davanti alla tv di casa o nei tanti locali di Venezia e terraferma tra birre, bandiere, sciarpe, imprecazioni, la gioia dopo il break e - perché no - le lacrime dopo la seconda grande impresa.
La dimostrazione, la testimonianza, la certificazione che la Reyer per Venezia non è una squadra e basta, non è solo un team di 12,13,14 giocatori più lo staff; è passione, modo di essere, modo di vivere e impersonificarsi in qualcuno/qualcosa. Pochi probabilmente possono raccontare di aver vissuto i 4 scudetti, tanti possono raccontare gli ultimi 2: indipendentemente dalle epoche, dalle regole, dalle diversità delle situazioni e dei momenti, è LA STORIA. E questa - fortunatamente - per tutta Venezia (e non solo) rimane e rimarrà indelebile.
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L'ultimo capolavoro del tabù spezzato: la Coppa Italia va in gondola
La stagione 2020 è l'ultima ad aver regalato successi alla Reyer, con la squadra del confermatissimo De Raffaele che parte per la nuova avventura senza il suo faro: Marquez Haynes saluta gli oro-granata dopo anni di successi e di gioie inspiegabili per chiunque non le abbia vissute da dentro.
Ciò che ha trasmesso e dato il lìder maximo degli oro-granata al pubblico, alla piazza ed alla società non si può spiegare in semplici parole, si può rintracciare nelle parole dell'ex Siena nel post-addio qualche anno dopo e in ciò che ha lasciato come eredità al gruppo. Se c'era un giocatore che - quando arrivato - non ci si aspettava potesse essere il faro del gruppo era proprio Quez: arrivato in sordina e con qualche lamentela del pubblico, il numero 0 ha spento le questioni con 3 trofei in 3 anni ed un'innata capacità di leadership.
Ciò che però accade nel 2020 ha quasi dell'incredibile, la Reyer non brilla per lunga parte della stagione a caccia di un'identità perduta dopo l'addio di Haynes, l'arrivo di Chappell ed il rientro di Filloy non danno effetto sperato nell'immediato ed ecco che De Raffaele deve affidarsi ai suoi uomini cardine. Udanoh ha poco impatto, Goudelock arrivato a fine ottobre vede solo a gennaio il campo, gli oro-granata navigano a metà classifica e rischiano di restar fuori dalla Coppa Italia.
Da Bologna - sponda EFFE - il regalino del successo contro Reggio promuove la Reyer alle F8 di Coppa Italia, ma c'è da trovare sempre un'identità stabile e di gruppo. A ridosso della manifestazione gli oro-granata ritrovano Stefano Tonut, out precedentemente per infortunio: sarà proprio il numero #7 a dare la svolta. Il successo nel derby contro Treviso dà una grossa carica all'ambiente, che vola a Pesaro senza grande peso sulle spalle, con una casellina con il numero 8 in dato di testa di serie ed uno scontro brutale con la corazzata Virtus Bologna.
A Pesaro la sfida con i bianco-neri è semplicemente pazzesca, la Reyer gioca una partita di solidità ineccepibile a dimostrare che questo gruppo si esalta nelle partite chiave; la squadra bianco-nera si aggrappa alla solidità dei lunghi ed al talento sopraffino di Teodosic e Markovic. Si va subito all'over-time in una sfida che definire vietata ai deboli di cuore è pure riduttivo.
Hunter in lunetta riporta avanti la Virtus di un solo punto, ma ciò che sta per succedere lo sanno solo gli dei del basket e un signore con la #9 sulle spalle, Austin Darren Daye. Il fuoriclasse californiano sul punteggio di 81-80 per le VNere riceve da Chappell in un miss-match contro Teodosic, muove cattedraticamente il corpo e..... il video spiega la storia:
La risposta di Markovic dopo il capolavoro di Daye si infrange sul tabellone e sul ferro, la Reyer vola in semifinale per la prima volta dal ritorno in Serie A.
La semifinale è contro Milano, una sfida che vede dominare le scarpette rosse nella prima parte di partita, guidate da Scola: i ragazzi di coach Messina scappano via ma commettono il grave errore di abbassare la guardia; la Reyer ricuce il divario, Tonut, Bramos e Watt riportano i veneziani a contatto fino all'intervallo (31-29). Nel secondo tempo esce fuori tutto il talento cattedratico di Daye, il numero #9 guida la fuga dei suoi compagni con una serie di canestri pazzeschi e mette i lombardi a -10.
Nell'ultima frazione la reazione di Milano non si fa attendere ma la Reyer è tonica, solida e reattiva: ancora una tripla di Daye mette al tappeto le scarpette rosse, c'è solo il tempo per il canestro della staffa di un eccellente Watt a chiudere una partita vibrante, combattutissima e pazzesca, fatta di rimonte e contro-rimonte. In finale ci vola la squadra di De Raffaele dopo un'altra partita durissima.
La finalissima è contro Brindisi, una partita che vede la Reyer controllare il ritmo della partita sin dall'inizio ed una squadra pugliese che rimane in partita, pur senza trovare mai la parità. La sfida del 16 febbraio alla Vitrifrigo Arena vede brillare la stella di Tonut, ma è sempre Daye a prendersi la scena mettendo la parola fine ai 40' più dolci dell'intero 2020 oro-granata.
Un ennesimo successo arrivato dalla forza del gruppo, dalla volontà - non indifferente - di andare oltre tutte le difficoltà dopo una prima parte di stagione non brillante, un altro successo marchiato dalla difesa, dalla grande sagacia tattica di De Raffaele, dalla qualità di Tonut e Daye oltre che dalle fiammate di De Nicolao, Bramos e Watt. Il collettivo - come sempre - ha la meglio: dimostrazione e riprova ne è la Reyer della Coppa Italia e non solo.
Quello di Pesaro resterà uno degli ultimi squilli stagionali, di certo il più grande: dopo quella grande impresa il Covid chiuderà i battenti del basket italiano a inizio marzo. Cosa poteva essere di una squadra oro-granata finalmente solida e continua? Non lo sapremo mai, ciò che si sa è che quel trofeo storico resta in bacheca per la gioia di tifosi, società e città.
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Gli ultimi anni (2020-2022), due rivoluzioni ed una grande squadra per i 150 anni
La stagione 2020-2021 non porta in dote trofei in casa Reyer, ma difficilmente è considerabile come un punto negativo: semifinalista in coppa Italia, supercoppa Italiana e nei playoff, la squadra oro-granata ha dato ugualmente continuità ai risultati ottenuti nelle ultime annate. Per quel che riguarda il parco giocatori i cambiamenti non sono stati molti: sono usciti Udanoh, Goudelock, Pellegrino e Filloy, sono entrati Fotu e D'Ercole con le aggiunte ulteriori di Campogrande, Clark e Jerrells.
L'annata degli oro-granata è penalizzata fortemente da una massiva positività al Covid del gruppo squadra, una situazione che ha di fatto estromesso la Reyer dall'Eurocup nel primo turno con l'ormai famoso back-to-back giocato al Taliercio con Bourg con i lagunari ridotti a 6 giocatori disponibili: una macchia pesante che rende vittima la squadra di De Raffaele, che avrebbe potuto fare buona strada in Europa.
Per quanto riguarda i momenti più alti degli oro-granata nel corso della stagione c'è certamente il quarto di finale delle F8 di Coppa Italia giocato contro i futuri Campioni d'Italia della Virtus Bologna: un match bellissimo ed intensissimo con la Reyer sempre al comando delle operazioni guidata dal duo Bramos-Tonut e dalla presenza di De Nicolao nei momenti topici. Una sfida tatticamente perfetta quella disputata dai veneti, presentatisi al Forum senza Fotu e Vidmar (infortunati) e vinta dagli esterni.
La svolta - purtroppo non positiva - arriva a fine febbraio con Mike Bramos fermatosi a Sassari per un grave infortunio: lesione parziale della fascia plantare per il capitano e stagione ormai finita per l'esterno di De Raffaele.
Proprio nel playoff il successo in una Serie incredibile contro Sassari dà la dimensione di cosa significhi la parola spirito d'appartenenza per la Reyer: in una G5 drammatica gli oro-granata - sotto di 19 a pochi minuti dal 30' - rimontano la partita con un indemoniato Stone, rovesciano l'incontro con Chaoppell e Tonut e volano in semifinale, dove usciranno poi 3-0 con Milano.
La stagione successiva è quella dei maggiori cambiamenti, anche se non così imponenti: salutano Chappell, Campogrande, Clark, Jerrells, Fotu e Vidmar, con gli arrivi di Tarik Phillip, Victor Sanders, Martynas Echodas, Vasilis Charalampopoulos, Jeff Brooks e Michele Vitali a provare a dare qualcosa di nuovo in termini di entusiasmo.
Purtroppo buona parte di questi giocatori lascerà non un gran ricordo in termini di prestazioni, con conseguenti tagli ed aggiustamenti: out Phillip, Sanders, Charalampopoulos, dentro Theodore e Morgan. Con l'innesto del play ex Olimpia la Reyer ha svoltato in positivo la stagione passando da un undicesimo posto in classifica ad un più nobile quinto a fine regular season. In Eurocup - complici diversi infortuni - gli oro-granata hanno perso agli ottavi in Francia contro Boulogne Metropolitans.
Ai playoff - dopo una grande rimonta - la squadra di coach De Raffaele subisce la grande freschezza della neo-promossa Derthona e dopo aver vinto G1 in Piemonte perde 3 partite consecutive (2 in laguna) uscendo di scena subito.
Proprio la stagione 2021/2022 ha fatto da spartiacque verso un cambio massivo di interpreti: via buona parte del gruppo vincente e storico, sono rimasti i soli Bramos, De Nicolao e Watt in aggiunta a Brooks. Tra gli altri hanno salutato grandi protagonisti come Tonut, Stone, Daye e Mazzola, oltre a Cerella: un cambio netto, un taglio con il passato che ha portato ad una rivoluzione imponente e definitiva.
Sono arrivati nell'estate del 150° anno di Reyer giocatori di grandissimo spessore come Jayson Granger, Riccardo Moraschini, Marco Spissu, Allerik Freeman, Yankuba Sima, Amedeo Tessitori, Derek Willis e due ottimi giocatori come Jordan Parks e Matteo Chillo . Tra esperienza d'Eurocup/Eurolega, fisicità, leadership e abitudine a giocare un determinato tipo di partite ci si aspetta di rivedere la squadra lagunare tra le protagoniste del campionato ed in Europa. Servirà tempo e pazienza come per la prima Reyer vincente del 2017, ma le premesse per far bene ci sono tutte, a maggior ragione se ci sono 150 anni di storia da onorare.
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Il cuore pulsante del tifo oro-granata: i Panthers
24 Ottobre 1976. Parte tutto da qui, da un gruppo di ragazzi dietro uno striscione di pezza rosso dove campeggia la scritta Panthers alla Misericordia in occasione del match tra Canon Reyer Venezia e Forst Pallacanestro Cantù. Lo striscione è stato preparato e disegnato a mano nella settimana della partita sopra citata ed appeso in balaustra da una decina di ragazzi. Erano gli anni dei 1000 alla Misericordia che facevano riecheggiare l'urlo "per i miseri implora perdono, per i deboli implora pietà...", da lì la nascita del Gruppo Storico che segue assiduamente la Reyer.
A nemmeno un anno di distanza dalla nascita dei Panthers ecco che la Reyer si trasferisce nel gioiellino dell'Arsenale: un Palasport trasformato in fortino quasi inespugnabile da una grande squadra e dal gruppo organizzato che assiepa le tribune dell'impianto dedicato a Gianquinto Giobatta. 4000 le anime presenti ogni settimana nel fortino lagunare, con i Panthers ad animare e guidare il tifo incessante ed incandescente dal centro della tribuna grande, diventato poi - nel 1979 - lato sinistro della gradinata dopo la creazione dei distinti.
L'anno 1980 è storico per i Panthers e per il gruppo, la vecchia pezza lascia spazio ad una nuova: compare il simbolo della pantera sullo striscione e la precedente scritta è rivisitata da un carattere gotico che è anche la nuova firma fino ad ora del gruppo storico del tifo reyerino. Per scelta in quell'anno il gruppo diviene apolitico evitando strumentalizzazioni di vario tipo e colore.
La produzione del materiale è commissionata ad un gruppo salito esponenzialmente di numero grazie ad un ricambio generazionale e che porta gli ultras sostenitori del Calcio Venezia assiepati sulle tribune del Penzo a compiere la doppietta con l'Arsenale per andare a seguire anche la Reyer.
Guidati da Fido, Gino, Cameo e Bae - 4 figure carismatiche fondamentali per la storia del tifo organizzato veneziano - i Panthers seguono la Reyer dietro il solito striscione caratterizzato da stile gotico e pantera: sarà così fino al 14 Novembre 1982 quando in occasione di un accesissimo derby con il Mestre giocato all'Arsenale viene sequestrato lo striscione, ecco perché nonostante il tifo non sia mai mancato sono apparsi striscioni quali Onde d'Urto e Fossa Granata, sino alla restituzione arrivata dopo una lunga "battaglia" di 5 anni con la Questura dello storico striscione, riapparso - nemmeno a farlo apposta - in occasione di un derby giocato a Mestre.
Il fallimento "storico" del 1996 arrivato dopo la promozione in A1 porta il gruppo Panthers ad auto-sospendersi in quanto non si riconosceva nelle realtà cestistiche minori, una sospensione durata diversi anni (gli ultimi 6 passati sparsi singolarmente o a gruppetti nel palasport) a seguire una nuova realtà cestistica nel quale si è intravisto l'obiettivo di diffondere la cultura sportiva e sociale, nonché il senso di appartenenza propri di Venezia e del nome Reyer.
Radunate nel 2008 le persone che dalla seconda metà degli anni '80 sino al 1996 avevano fatto del loro credo e del proprio amore una ragione di vita, con il solo scopo di fungere da sostegno e supporto al nuovo gruppo Reyer1872 che ha seguito con orgoglio la squadra oro-granata nelle serie minori sino allo scioglimento del 2011.
Nel 2010 si ricostituisce il gruppo dei Panthers 1976, dichiaratamente di stampo ultras, con un affiancamento agli amici dei Reyer1872 sino allo scioglimento di quest'ultimo. Da lì in poi la Nord del Taliercio sarà in mano ai Panthers tra coreografie, sciarpate, cori incessanti e quel senso di appartenenza alla Reyer ed a Venezia.
Tra le rivalità storiche quelle con i trevigiani, i mestrini, i triestini, udinesi, goriziani, senza dimenticare quelli con forlivesi, pesaresi, riminesi, romani, reggiani (gemellati con i trevigiani) e gli screzi con i canturini o i virtussini. Rapporto di fratellanza nato e creato - poi - con Original Fans Avellino e Vigevano.
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Senso di appartenenza, storia, orgoglio, passione, risorgimento: la Reyer in 5 parole
Sono 5 i concetti che - a mio parere - descrivono la Reyer. Senso di appartenenza, storia, orgoglio, passione, risorgimento. Indipendentemente da chi è entrato prima o dopo in palazzetto, indipendentemente da chi ha vissuto l'epopea di Misericordia, Arsenale, Gorghetto, Carraro, Dalipagic, Haywood, Bramos, De Raffaele, eccetera....
Dopotutto - scherzo del destino - la pallacanestro ti può entrare in casa in 1000 modi, anche attraverso un cugino...... trevigiano.
Per quel che si può interpretare, intuire e esplorare di questi 150 anni di storia i termini citati sopra sono - probabilmente - i più indicativi.
- SENSO DI APPARTENENZA: Non c'è troppo da dire, oggettivamente, per questo concetto. Chi ha vissuto un epoca più o meno vincente e sufficientemente lunga può riconoscersi in questo termine. Il senso di appartenenza del tifo storico, il senso di appartenenza ad una città che trasuda storia, ad un luogo storico come la Misericordia o l'Arsenale. Il senso di appartenenza - anche - di chi ha lasciato solchi imponenti nella storia come Dalipagic, Carraro, Gorghetto, Zorzi, Causin, De Raffaele, Stone, Bramos e tantissimi altri.
- STORIA: 150 Anni. Se questa non è storia, allora non c'è spazio per altre situazioni, oggettivamente. Tra successi, fallimenti, retrocessioni, rinascite e successi la Reyer ha vissuto i primi 150 anni di storia che non sono certo banali. 150 è un numero storico già di suo, se poi lo si affibia ad una città come Venezia che trasuda sport dal 1872 allora ancor di più, perché la città della laguna è Storia già di suo.
- ORGOGLIO: L'orgoglio di dire io c'ero, di esserci stati agli scudetti durante la guerra, di aver vissuto la magica Reyer della Misericordia e dell'Arsenale, l'orgoglio di esserci stati quando i tifosi oro-granata riempivano ogni domenica il palazzetto nemico (Palaverde) al ritorno in Serie A, l'orgoglio di aver vissuto la tripla di Bramos o il successo del 2019. Sono tanti, tantissimi i motivi di orgoglio del tifoso Reyer, ognuno per epoca, ognuno per tifoso più o meno storico.
- PASSIONE: Tifare Reyer non è - probabilmente - per tutti e non è una cosa che si può insegnare, o meglio, non si può spiegare. Per capire qualcosa in più bisogna aver vissuto un periodo storico, un successo, una delusione, qualcosa che abbia cambiato il corso degli eventi. Se non la ami quando perde, non amarla quando vince, per prendere in prestito una frase che si usa spesso. Il tifoso Reyer più o meno storico sa che questa è una parola fondamentale: per innamorarti di questa società serve qualcosa in più, la passione.
- RISORGIMENTO: Questa è un po' la parola che racchiude 150 anni di storia. Tra alti e bassi. Ed è - anche - la frase che descrive gli anni della pallacanestro a Venezia (arrivata - come sappiamo - dopo). Successi, insuccessi, delusioni, sconfitte, gioie e dolori enormi. La Reyer ha abituato i suoi grandi appassionati al più classico risorgimento. Se l'esempio grande è quello dell'ultima rinascita, si può anche tranquillamente entrare nel decorso di una stagione ed individuare quel -13 contro Pistoia del Novembre 2016: da lì in poi una cavalcata meravigliosa che ha portato al tricolore del 20 giugno 2017. Perché - forse - gli oro-granata hanno questo nel cuore, in testa e cucito sul petto.
A proposito dei 150 anni l'allenatore della Reyer Walter De Raffaele si esprime con questi termini, ad Area 52: "Un anno bellissimo ed importantissimo, 150 anni per una società sportiva non è una cosa che succede spesso, esserne parte in maniera rilevante ed averne fatto parte con vittorie che rimarranno per sempre motivo di grande orgoglio, soddisfazione, onore e responsabilità. Questo è un altro degli elementi che personalmente aggiungo nella bacheca di quelle cose storiche che rimarranno sempre, quindi il fatto di esserci rimarrà nella memoria al di là di quello che sarà".