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Che clàsico, che Real! Il Barça le prova tutte, ma Madrid si prende anche la Copa

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Partita sontuosa, stupenda, tremendamente intensa: il clàsico tra Real Madrid e Barça in finale di Copa del Rey è una meraviglia, uno dei più belli degli ultimi anni.

Dopo una lotta senza esclusioni di colpi a prevalere è ancora il Real Madrid, infinito per profondità e talento. Gli uomini di Grimau giocano alla grande, le provano tutte, ma i galacticos sono, appunto, semplicemente galattici.

Il racconto della partita

Ritmi subito inferociti, il Real vuole correre: Tavares sfoggia due stoppate, Campazzo fa una magia, è già 9-2. Sportellate, falli interlocutori: la partita alza anche il livello fisico e crescono le difese. Madrid manca qualche occasione, Laprovittola incendia la retina due volte dall’arco e riporta il Barça a contatto. Dopo dieci minuti è totale parità a quota 19.

Il momento blaugrana è migliore, ma ad arginarlo ci pensa ancora una volta Campazzo, ispirato dall’arco. La partita rimane più fisica che tecnicamente eccelsa. Sato è in serata, ma dall’altra parte esplode SuperMario Hezonja con due triple che toccano solo la retina. Il livello si alza, Poirier schiaccia servito dal Chacho, anche i catalani attaccano subito e trovano l’area. Kalinic trova la tripla sulla sirena. Grandissimo equilibrio e Barça avanti 45-43 all’intervallo. E’ battaglia vera.

Dalla metà del secondo quarto il livello s’è fatto altissimo. Difese sontuose e allora tutti che provano ad attaccare con ferocia il ferro; intanto Vesely punisce dalla media (fondamentale per il Barça). Le facce sono quelle delle grandi occasioni: agguerrite, fameliche. Si vola sopra il ferro, schiacciate imperiose, intensità fuori da ogni logica: abbiamo perso il conto dei contro-sorpassi. Jabari schiaccia in testa a Tavares! E’ una guerra, con ogni possesso che sembra l’ultimo. 66-63 Real dopo tre quarti.

Ora è tempo di triple: il Real trova un +6 che non si vedeva da tempo. Yabusele ne fa sei di fila e allora 77-68: ecco la prima vera mini-fuga della battaglia. Primo momento in cui i blaugrana perdono ritmo in attacco. Ormai i coach non cambiano più e cavalcano i migliori cinque, ma Vesely esce per 5 falli. E’ 86-77 figlio di un dominio totale di Vincent Poirier su entrambe le metacampo. Il Real controlla, il Barça non riesce più a reagire – le energie sono finite -, Campazzo tira fuori un’altra magia e allora è trionfo madrileno, 96-85. Che partita, che Real!

Qualità assoluta, la differenza nei dettagli dei campioni

La squadra di Grimau ha giocato un torneo eccezionale e una finale di altrettanta livello. Va sottolineato. La partita vista oggi è stata qualcosa di incredibile, per intensità, qualità di soluzioni ed esecuzioni, contromosse, dettagli, livello fisico, e si potrebbe continuare all’infinito.

Semplicemente il Barça, alla fine, non ne aveva più di giocare a quel ritmo. Il Real ha gli uomini per farlo per 40 minuti. I blaugrana, una volta perso Vesely per falli – l’unico capace di contenere un Poirier che riesce ad oscurare Tavares e che sta giocando una stagione disumana -, nessuno ha saputo più come contenere il francese.

Poi, nel finale, le giocate dei campionissimi, quelli che l’anno scorso hanno vinto un’Eurolega e quelli che di trofei ne hanno alzati una miriade in carriera.

A voler leggere i dati, cioè a voler individuare i dettagli, il Barça ha perso la gara a rimbalzo e in quel rapporto assist/palle perse (12/12) povero, che ha perso di consistenza nel secondo tempo. Col procedere dei minuti l’attacco di Grimau ha perso fluidità e quello è stato letale. Poi la differenza ai liberi: decisiva. 13 tirati dal Barça, 24 da Madrid (di cui ben 21 segnati). In una partita del genere è un divario decisivo.

Il Real si è dimostrato la corazzata che è. Una squadra che, anche in gara secca, quando vuole alzare il ritmo, gioca a un livello impressionante, impossibile per chiunque.

I protagonisti, i pretoriani, l’MVP

Ad un certo punto, nel momento di maggior tensione della partita, gli allenatori si sono quasi dimenticati di fare i cambi. A ragione, perché i 5 rispettivi uomini in campo, stavano dando tantissimo a entrambi.

Campazzo, Deck, Yabusele, Musa e Poirier sono stati i 5 di Mateo. Satoransky, Lapro, Parker, Kalinic e Vesely per Grimau. Proprio Parker, al picco della sua stagione, ha giocato 34 minuti, facendo 19 punti e giocando una grandissima gara, volando oltre il ferro più e più volte. Sta diventando un giocatore decisivo, oltre che un piacere per gli occhi.

I 5 madridisti, invece, hanno rappresentato probabilmente la perfezione. E tutti e 5 meriterebbero la palma di MVP: tutti e 5 decisivi, tutti e 5 con canestri o giocate importantissimi in momenti nodali della partita.

Poirier sfiora la palma di MVP – 18 punti, 7 rimbalzi e una presenza in area dominante -, ma alla fine ci sentiamo di premiare quel Campazzo (18 punti e 6 assist) che è motore incessante della macchina perfetta che è il Real. Il play argentino ha trasformato una squadra già fortissima e l’ha resa ai limiti dell’invincibile. Tutto quello che fa in campo è sublime.

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