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Michael Bramos si ritira: 8 anni di Reyer da leggenda

Michael Bramos
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Si ammaina una delle poche bandiere del basket: Michael Bramos saluta la Reyer dopo 8 anni di successi (tanti), gioie, emozioni, record e degli infortuni che hanno segnato il suo finale di carriera. Per descrivere l’impatto del fuoriclasse nativo di Harper Woods sul mondo oro-granata non può essere sufficiente un articolo e non bastano nemmeno i numeri raccolti dal #6 che per anni ha crivellato le retine da oltre l’arco, ma ci proveremo ripercorrendo il suo percorso in laguna, calcando la mano su quelle partite che l’ex Pana ha “segnato” in maniera determinante, che hanno poi consegnato dei trofei.

Non esageriamo se diciamo che Bramos è stato uno dei giocatori più determinanti della storia del club veneziano, sicuramente il più vincente ed impattante, ma – verosimilmente – non è sbagliato dire che il greco nativo di Harper Woods è stato uno dei giocatori più clutch dell’intero campionato italiano, almeno negli ultimi 10 anni. L’ultima sfida da capitano è arrivata in Gara 4 a Sassari, ultimo atto di una stagione difficile e complessa per Venezia, che è stata eliminata al primo turno nei playoff.

LA FOTO SCELTA DALLA REYER PER SALUTARE MICHAEL BRAMOS

Numeri da leggenda, numeri da Michael Bramos

L’arrivo di Michael Bramos alla Reyer è quasi casuale, perché nell’anno precedente il giocatore greco era lanciato verso la NBA: estate 2014, dopo una stagione da protagonista con il Panathinaikos e nel pieno della crescita arriva la chiamata da oltreoceano con Atlanta che lo porta alla Summer League. Da grande sogno a grande incubo, però, perché nella seconda partita con gli Hawks l’ala si procura una frattura in più punti della caviglia con annesso stop lunghissimo. La prima chiamata Bramos la riceve un anno dopo: la Reyer fa fare un provino al Taliercio al giocatore greco, è l’inizio di quella che nessuno avrebbe immaginato come una vita da leggenda in laguna, con la maglia oro-granata a fare da seconda pelle.

IL VIDEO DELLA PRIMA TRIPLA DI BRAMOS IN MAGLIA REYER

8 anni con la maglia di Venezia di sicuro non li avrebbe mai immaginati lui ma nemmeno la società del Presidente Casarin, che ha accolto Mike con l’idea di rilanciarlo nel basket che conta, con un progetto importante ed un ruolo centrale. Usare il termine bandiera per Bramos e la Reyer è tutt’altro che sbagliato, se guardiamo dei numeri che vi proponiamo qua sotto, oltre alle 8 stagioni giocate all’ombra del Campanile di San Marco.

Insomma, numeri che valgono la storia per il #6 oro-granata, che è diventato con il passare degli anni una bandiera, che nemmeno la storia può ammainare o sbiadire: la certezza è che per Michael Bramos la città di Venezia sarà sempre casa sua, come ha scritto la società per mano del Presidente Casarin nella lettera di addio al suo giocatore simbolo.

Per il campione nativo di Harper Woods ci sono soprattutto 2 scudetti da eroe, una Coppa Italia ed una Fiba Europe Cup: ne parleremo più sotto dei trofei vinti da “IronMike”, in particolar modo dei due scudetti che lui ha marchiato a fuoco da campione, da eroe, da uomo clutch. L’unica vera certezza è che il greco-americano è il giocatore più vincente nella storia della Reyer.

MICHAEL BRAMOS INDICA LA VIA: SCENA VISTA SPESSO IN CASA REYER

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Due scudetti da eroe, Michael Bramos uomo clutch Reyer

18 giugno 2017, 22 giugno 2019. Due date che per i tifosi della Reyer resteranno scolpite nella storia del club, due date che hanno portato un giocatore ad essere – di fatto – eletto uomo clutch o eroe dei tricolori. Due momenti completamente diversi, due avversarie diverse ma altrettanto di alto livello per gli oro-granata, che non potevano non trovare nel suo capitano una delle risposte detonanti per far saltare il banco e consegnare alla storia dei tiri, delle azioni, dei minuti, degli attimi. Interminabili.

L’uomo storia, che è riconoscibile come giocatore più impattante nella storia del club, è Bramos: il tiratore nativo di Harper Woods nella storica Gara 5 contro Trento disegna a 6″ dal termine una tripla che fa saltare per aria il Taliercio, cambiando inerzia in via definitiva ad una serie che sino a quel momento pareva indirizzarsi verso il Trentino. Nascostosi dietro Filloy, il #6 di Venezia ha ricevuto dal mezzo angolo sparando il siluro che ha completato la rimonta in faccia ai difensori bianco-neri. Ci vuole freddezza, lucidità, spirito del Campione, ci vuole semplicemente Michael Bramos.

MICHAEL BRAMOS DECIDE GARA 5 CON LA GIOCATA DELL’ANNO

Il secondo momento di storia della Reyer il capitano lo scrive, o meglio, lo disegna, il 22 giugno 2019. Il catino è sempre quello, il Taliercio, che ribolle di entusiasmo e spinge Haynes e compagni verso il secondo tricolore. All’intervallo Venezia naviga sul 39-30 e Bramos è “silente” con 5 punti realizzati: nessun pericolo, perché quello che succede nella terza frazione indirizza definitivamente Gara 7 e di conseguenza la serie, con la squadra di Walter De Raffaele che va a prendersi il secondo scudetto in 3 anni.

Tripla dalla punta, runner spezzando il raddoppio, tripla dopo aver mandato al bar un giocatore da Eurolega come Pierre, altra tripla dall’angolo, 3 tiri liberi e poi – a chiudere – un’altra tripla. Tutto ciò in 7′ di terzo quarto. 4/5 da 3, 1/2 da 2, 3/3 in lunetta i numeri del tiratore nativo di Harper Woods, che spezza definitivamente la resistenza isolana consegnando lo scudetto ai lagunari. Un numero indelebile a marchiare a fuoco l’ultimo scudetto dopo aver marchiato quello precedente, è il #6 di Michael Bramos, che da eroe diventa definitivamente leggenda.

BRAMOS INDIRIZZA GARA 7 CONTRO SASSARI

Sempre meno bandiere, Bramos è la Reyer

Chiariamo subito: la Reyer ovviamente esisterà anche dopo il ritiro di Michael Bramos. Questo è il punto cardine ed imprescindibile. Ma è chiaro che per chi ha vissuto quegli 8 anni del tiratore greco-americano lì in laguna sarà difficile – se non impossibile – dimenticare quel che ha fatto, ciò che ha portato e ciò che ora ha lasciato a 12 giorni dal suo ritiro. I numeri che Bramos ha raccolto in oro-granata sono scritti sopra, insieme ad un palmares di assoluto livello, ma il termine bandiera per lui è perfetto.

Quando arrivi a Venezia cercato da un club con un progetto certamente importante e scegli – poi – di rimanerci, rispedendo al mittente le varie offerte arrivate da squadre di Eurolega come il Panathinaikos, che ha provato più volte a riportarlo in patria, significa che il portafoglio pieno conta meno del cuore, dell’idea di riconoscenza verso club, piazza e logicamente tifoseria che hanno creduto in lui. Non è mai stata una questione di euro, per Bramos: “Venezia ha creduto in me quando nessuno lo ha fatto, devo essere riconoscente verso il club” disse a grandi linee il campione americano.

Mai una polemica, mai una protesta, mai una parola fuori luogo: Michael Bramos è stato decisamente un fuoriclasse per risultati con la sua Reyer, ma lo è stato anche come atteggiamento sul parquet, sempre pronto ad aiutare i compagni, a trasmettere sensazioni positive. Silenzioso ma presente, sempre, per tutti coloro che hanno avuto la possibilità di giocarci insieme in laguna, essere capitani è soprattutto questo. Una delle certezze è che la Serie A perde un campione, tecnicamente e tatticamente spettacolare, decisivo quando serviva.

Riprendiamo le parole di Walter De Raffaele, che ha parlato ad Area 52 in questa maniera del suo ex capitano in laguna: “Ciò che ha identificato un campione vero, per l’umiltà che lo ha contraddistinto in questi anni, per quello che ha fatto per Venezia, può essere veramente per alcuni aspetti il nostro Michael Jordan, ovviamente non fisicamente ed atleticamente ma per ciò che ha rappresentato per Venezia. Personalmente è stato giocatore e persona molto importante perché da quando è arrivato dall’infortunio ho avuto un leader silenzioso, di esempio sul lavoro, di dedizione, sull’affidabilità, sulla lealtà in campo e fuori, cosa che non si trova sempre nei giocatori perché nei momenti difficili ognuno pensa al suo orticello”.

L’ex coach oro-granata ha proseguito così: “giocatore di un’affidabilità assoluta e – come ha raccontato lui – con una Gara 6 a Trento con 40 di febbre la notte, una persona con una famiglia alle spalle solida, è stato un compagno di viaggio di alto livello, una persona speciale”

In un mondo dove le bandiere si contano sulle dita di una mano, la Reyer saluta il suo campione, il simbolo dei due scudetti: essere marchio di storia da straniero nel basket attuale e diventare leggenda di un team è praticamente impossibile, ci si poteva evidentemente riuscire solo chiamandosi Michael Bramos. Gli oro-granata perdono dunque uno dei tiratori più letali dell’intera LBA, perdono un esempio ed un simbolo, con la certezza che ben presto il Taliercio potrà salutarlo con la giusta standing ovation, tra qualche lacrima e con tutta la gratitudine del mondo, magari ritirando la sua maglia #6. Perché quando sei leggenda non può che finire così, tra gli applausi della tua gente, nel tuo paradiso cestistico.

MICHAEL BRAMOS AL TIRO: MECCANICA PERFETTA DELL’EX PANA

Foto credit: Reyer

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