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Troppo Baskonia per la Virtus: i baschi comandano per tutta la partita

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Dopo due vittorie consecutive nel doppio turno della passata settimana la Virtus Bologna ritrova la sconfitta: a Vitoria finisce 90-79 per il Baskonia.

Una sconfitta che è in realtà molto più netta di quello che dice il risultato finale e che riporta alla luce i numerosi problemi, strutturali e attitudinali, delle vu nere. Vittoria che permette ai baschi di lambire le vette della classifica (il primo posto è a solo una vittoria di distanza), mentre i bianconeri si fanno agganciare dal Partizan a quota 6-9 con la Stella Rossa che prova la fuga per l’ambito ottavo posto (record 8-7).

La gara

Nel primo quarto si sbaglia molto da ambo le parti e la partita sembra poter mantenere l’equilibrio. L’impressione però è che al Baskonia basti una delle sue fiammate per dare una spallata importante alla gara e non voltarsi più indietro.

Spallata che puntualmente arriva nel secondo quarto con la Virtus che incappa in palle perse ed errori oltremodo banali tra appoggi semplici sbagliati e ingenuità di vario tipo (falli in attacco per blocchi portati in movimento, tagli backdoor completamente persi e così via). All’intervallo è 45-31 con i baschi che hanno entrambe le mani salde sul match.

Il terzo periodo sembra poter ampliare ancora di più la forbice e iniziare il garbage time: Vanja Marinkovic è incontenibile e segna da qualunque parte. Tuttavia, le seconde linee bolognesi, soprattutto Mannion e Belinelli, hanno un moto d’orgoglio che riaccende la speranza. Dal -20 del terzo quarto si arriva al -6 a pochi minuti dalla fine. Tuttavia, un’uscita dal timeout drammatica riporta le vu nere sotto di 11 e la gara si avvia così alla conclusione.

Se, grazie soprattutto alle fiammate del secondo tempo, la Virtus ha tenuto nel tiro dall’arco (38.7% v 39.3%), a condannare i bianconeri è la percentuale da due – un misero 40.5% – figlia dei tanti errori banali sotto canestro. Gli ospiti raccolgono anche più rimbalzi (38-33), ma sprecano puntualmente le seconde possibilità. Poi troppe le palle perse: ben 17. E’ vero che il Baskonia ne perde 16, ma la squadra di casa colleziona anche 31 assist (!), sintomo di come quelle perse siano sintomatiche del gioco ad alto ritmo della squadra di Penarroya. Il 124-67 di PIR dice, infine, tutto sugli equilibri visti in campo.

Henry e Thompson orchestrano, Marinkovic colpisce

L’impressione, vedendo la partita, è che il Baskonia non potesse mai perdere questa partita. Che l’avesse sempre in costante controllo. Infatti, appena la Virtus negli ultimi minuti si è affacciata sul -6 è bastata una zampata per ricacciare indietro i bolognesi, smorzando le loro speranze.

La squadra di Penarroya è in un momento magico: sembra giocare a memoria con dei meccanismi perfettamente oliati e clamorosamente efficaci. Ritmi altissimi, grande circolazione di palla, grande movimento di tutti gli uomini sul parquet e ricerca del tiro migliore dall’arco.

Questo è anche possibile quando si ha un cospicuo gruppo di ottimi tiratori e quando si hanno due playmaker di primissimo livello come Thompson e Henry. I due sono perfettamente al comando delle operazioni ed insieme stasera hanno smazzato 22 assist (9+13)! In certi momenti il dominio tecnico di Henry – per capacità di innescare i compagni e per difesa sulla palla – è stato dilagante.

Poi se a questo si aggiunge la prestazione super di Marinkovic (uno che se si scalda è dotato di talento sconfinato) con 22 punti e 5/8 dall’arco, e l’ottimo impatto del reparto lunghi (tra i quali brilla Kotsar) allora per i padroni di casa è tutto semplice.

La sensazione è che si siano permessi anche di giocare a marce ridotte. Contando anche che Markus Howard ha giocato solo 5 minuti a causa del problema lombare, senza la necessità di costringerlo a giocare sul dolore. Non è servito.

Ad oggi pochissime squadre possono sperare di battere i baschi. Soprattutto alla Fernando Buesa Arena.

Virtus, altra trasferta molto negativa

Chiariamo subito: pensare di vincere contro una squadra così calda, su un campo così difficile, senza Ojeleye, Mickey e Cordinier – quindi senza praticamente la possibilità di ruotare sulle ali – era impresa molto vicino all’impossibile. Tuttavia delle critiche possono e devono essere fatte: soprattutto per quanto riguarda l’attitudine e l’atteggiamento.

Non c’è stata la stessa propensione della debacle del Pireo, ma certe leggerezze sono comunque difficilmente accettabili. Il divario tra le due squadre visto stasera, infatti, è stato accentuato da tanti, troppi errori evitabili commessi dalle vu nere: la leggerezza di molte palle perse, i troppi appoggi facili sotto canestro sbagliati, le troppi disattenzioni difensive che hanno concesso punti facili agli avversari…

Con il passare della stagione l’impressione è che la squadra abbia due facce diverse tra le gare fuori casa e quelle interne. Il pubblico bianconero è sempre di più un fattore, ma in trasferta si deve e si può fare di più. Al netto delle assenze.

Poi veniamo ai problemi strutturali. Lo diciamo da tempo: tolto Teodosic sugli esterni non c’è nessuno che riesce a creare vantaggio e, in questo senso, l’involuzione di Lundberg è preoccupante. Sono diverse partite che non riesce a trovare fiducia e sparisce dal campo: senza il suo apporto tutto diventa molto più difficile.

Non è un caso che il tentativo di rimonta arriva dalle fiammate di Belinelli e Mannion: è vero che in difesa sono molto attaccabili, ma soprattutto in una gara a così alto ritmo sono due giocatori che possono segnare a giochi rotti e possono dare freschezza e ritmo. Lo hanno fatto: 15 punti del capitano e 11 dell’ex Warriors. E’ tempo che Mannion abbia un minutaggio in Eurolega? Forse sì: la sua capacità di battere l’uomo e segnare potrebbe essere vitale per i bianconeri. A costo di subire qualcosa in difesa.

Poi l’altro problema riguarda il reparto centri. Se c’erano stati dei passo in avanti, Jaiteh li ha rifatti indietro: 12 rimbalzi, ma la maggior parte dei quali sprecati e tramutati in un magro 3/11 dal campo con degli appoggi semplicissimi sbagliati. Servono cattiveria e ferocia: purtroppo con la mollezza in questa competizione non si va da nessuna parte.

Prossima settimana alla Segafredo Arena arriva un Fener ferito. Serve vincere, chiedendo ancora uno sforzo al proprio pubblico. Soprattutto pensando al fatto che la settimana successiva si va a Barcellona e un filotto di tre sconfitte consecutive a questo punto potrebbe essere letale per la classifica.

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