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Kevin Pangos, il nuovo chauffeur dell’Olimpia Milano

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Il play canadese sbarca a Milano con grandissime aspettative, Pangos sarà il nuovo condottiero del backcourt di Messina

Uno chauffeur, un autista di lusso – per riprendere la metafora dell’autobus usata da Messina quando a “timonare” l’Olimpia erano Rodriguez e Mack – è la qualifica con cui si presenta un former All-Euroleague First Team nell’organico della squadra campione d’Italia.

Dopo la avventura NBA e la particolarissima diatriba contrattuale con il CSKA, Pangos tornerà a calcare il parquet di Eurolega con la quarta casacca diversa e prenderà le redini di una squadra, l’EA7 Emporio Armani, di grandissima ambizione.

da cleveland.com

Per ripercorrere la sua storia di giocatore e di uomo, indagheremo il suo profilo nei tre capitoli seguenti.

(1/4, scorri in fondo per cambiare pagina e proseguire la lettura)

DATI E CARRIERA

Kevin Pangos, nato nel Sud dell’Ontario a pochi chilometri da Toronto, classe ’93, è un playmaker, una perla di talento in una conchiglia di 188cm per quasi 84 kg. La sua è una fisicità che non sembra la più vantaggiosa per un giocatore di pallacanestro, ma che al contrario cela un giocatore davvero speciale .

da Sports Illustrated

La sua storia è, infatti, particolare sin dalle vicende di famiglia. Stanziatasi in Canada dopo che i nonni sloveni di Kevin emigrarono dalla Jugoslavia, i Pangos vivono di sport, con pochissime eccezioni tra i loro componenti.

Ovviamente nella terra della foglia d’acero lo sport dominante è l’hockey, che anche il piccolo Kevin praticherà in giovane età, ma non in casa Pangos non è la sola risorsa. Il padre Bill è stato giocatore all’Università di Toronto, per poi dedicarsi ad una carriera più che ventennale da allenatore di college basketball, in particolare per la divisione femminile della York University. La madre è stata anche lei giocatrice al college, così come la sorella Kalya ha giocato sotto la guida del padre a York.

Il giovane Kevin nasce quindi in un ambiente, familiare e non, che lo spingerà progressivamente verso un amore incondizionato per la pallacanestro. Gli anni in cui quel ragazzetto canadese muove i suoi primi passi nel mondo della palla a spicchi sono quelli che vedono esplodere il fenomeno Raptors, quelli di T-Mac e Vincredible, in NBA, oltre ad essere stati gli anni di massimo splendore del più grande cestista canadese di tutti i tempi, sua maestà Steve Nash.

Nash visita il centro sportivo del Barcellona, accolto dal club e da Pangos (fcbarcelona.com)

Proprio la figura del due volte MVP con i Phoenix Suns sarà imprescindibile nello sviluppo e nei sogni del nostro giovincello, che, da aspirante playmaker, non poteva che rivedersi nel fenomeno di Johannesburg.

Per fare un esempio, si diceva che Nash tentasse circa 500 tiri al giorno in allenamento, così il piccolo KP decise di imitarlo e si sforzò di pareggiare l’impegno quotidiano del suo idolo. Idolo di una nazione, indimenticabile simbolo di un’era di basket, l’attuale coach di Brooklyn ha impattato tantissimo sui giovani canadesi del tempo.

Someone would say, ‘Steve Nash would make 500 shots a day’. I figured I had to make 500 shots a day.

Kevin Pangos, 18/03/2013 da Vault, Sports Illustrated

Pangos si inserisce infatti in una lunga schiera di talenti che in questo periodo il Canada ha lanciato ad alto livello, cominciando a imporsi con competitività nella pallacanestro. Da Bennett, a Wiggins, fino a Olynyk, per non citare le leve ancor più giovani come Barrett e Gilgeus-Alexander.

Sebbene questo movimento fosse (e tutt’ora è) in fortissima crescita, non lo era ancora abbastanza per consentire ad un prospetto dell’high school canadese di attirare le giuste attenzioni degli osservatori a stelle e strisce e di essere lanciato nel giro che conta.

Una sfida con Wiggins ai tempi dell’High School

Per questo, come testimoniato in più occasioni dall’interessato, il periodo alla Dr. J.M. Denison Secondary School, dove il giovane Kevin mosse i suoi primi passi nella pallacanestro, non fu un grandissimo viatico per il professionismo, malgrado fosse già ai tempi considerato uno dei top prospetti nell’area di York.

Ciò che lo fece conoscere, anche al di fuori dell’Ontario, fu la sua militanza nelle nazionali giovanili canadesi, con tantissime esperienze in tornei internazionali, anche in Europa. Uno su tutti, il camponato mondiale U-17 di Amburgo, dove si conquistò un bronzo, realizzando 15,8 punti di media e accaparrandosi anche un posto nell’All-Tournament Team.

Premiato nell’All-Tournament Team, con Beal e Pontika tra gli altri (da fiba.basketball)

Negli stessi anni, arriverà l’esordio in nazionale maggiore come più giovane di sempre, a soli sedici anni.

Anni, quelli dell’high school, in cui Pangos avrà tramite il padre un importantissimo contatto, che si rivelerà fondamentale per lo sbocciare europeo della sua carriera. Niente di meno che da Maurizio Gherardini, all’epoca dirigente dei Raptors, in una chiacchiera con Bill Pangos arriva infatti la dritta di attivarsi per il conseguimento della cittadinanza slovena, che avrebbe moltiplicato le possibilità di un eventuale ingaggio futuro in Europa.

Un piccolo mattoncino, tra i tanti di quel periodo, che costruirà le solide basi della magia del viaggio di KP.

Come si nota nell’eloquente video-intervista qua sotto, Pangos arriva quindi al momento del college nel pieno rigoglio della sua infatuazione per il basket. “La palla è una parte di me“, afferma con la luce che gli impreziosisce gli occhi.

Quello sbarbato ragazzo del Nord vive il pieno della sua passione cestistica dopo aver fatto una delle più importanti scelte della sua vita. Con la necessità di trasferirsi negli Stati Uniti per il college, le proposte erano infatti tante e da atenei prestigiosi della Division I di NCAA.

UNLV, Portland, Cincinnati, Temple, Michigan, Gonzaga bussano tutte alla sua porta. Celebre è l’avvicendamento accaduto con i Wolverines, la compagine universitaria a pochissimi passi dal confine con l’Ontario: il temporeggiare di Kevin sulla risposta alla scolarship offerta da Michigan ha aperto le porte del college al futuro Nba Trey Burke, più convinto nel cogliere quell’opportunità.

Pangos riflette, perché è ambizioso. Mette in attesa Michigan, vuole giocarsi tutte le sue carte, vuole la scelta migliore possibile.

I want to be the next one ricorda di aver pensato – lo dice in un’intervista al format di Euroleague ‘The Crossover’ – pensando alla tradizione immensa delle point-guard di Gonzaga, uno dei college che più insistentemente lo insegue. E’ un posto dove sanno valorizzare i giocatori come lui, Pangos lo capisce e non può dire di no.

I Bulldogs, che hanno cominciato la loro enorme tradizione con il migliore di tutti, John Stockton, hanno lanciato e plasmato, tra i tanti, gente com Dan Dickeau, Matt Santangelo, Jeremy Pargo e decine di altri che hanno scritto la storia del college dello stato di Washington.

Pangos si inserirà di diritto sulla lunga scia di questi nomi illustri.

Se questo è stato l’elemento principale e decisivo della scelta dell’ateneo cattolico di Spokane, c’è si è presentato però anche un altro fattore positivo, che certamente non sarà stato spiacevole per un figlio del Canada trapiantato qualche chilometro più a Sud: a Gonzaga, Pangos potrà far coppia con Kelly Olynyk, altro rampante talento canadese.

I due, importantissima spina dorsale di quegli Zags, si conoscono bene, così come sono vicine le loro famiglie, provenendo dallo stesso bacino cestistico della Toronto Area.

da USA Today

Il play canadese ci impiega pochissimo a prendersi in mano l’ambiente e il backcourt di Gonzaga. Sorprendendo subito con un’incredibile gara da 33 punti al secondo match giocato, Pangos si impone come leader tecnico della compagine dell’ultra-ventennale condottiero dei Bulldogs, Mark Few.

The assistant coach come to me and said: “Kev, we’re gonna start you for this game. – we played a rival, Washington State, – and they are gonna play a zone. We’re starting you because you shoot the ball. You’re in there to shoot the ball!”. So I took it literally… […] I shot 9/13 from three that game, it was actually life changing.

Kevin Pangos sui 33 punti da freshman, The Crossover

Pangos frantuma la zona di Washington State (14/11/2011)

Il futuro biancorosso guida la squadra in numerose categorie statistiche e si conquista il premio di WCC Newcomer of the Year (2012), oltre che la prima di quattro apparizioni consecutive nel First Team All-WCC.

L’annata finisce in modo agrodolce, con un grande prestazione (30 punti) in semifinale di Conference contro la BYU di Brandon Davies e una performance molto più scadente nell’atto finale (3/18 al tiro) contro Saint Mary’s.

da Alchetron

La stagione da sophomore vede il contributo di KP diminuire in termini di volume, pur restando riferimento imprescindibile di squadra, a causa dell’esplosione di Elias Harris e, soprattutto, dell’amico Olynyk che viaggia spedito verso la Nba, dove andrà in estate.

Il terzo anno, nuovamente principale fonte realizzativa della squadra, il canadese ha prodotto la sua migliore stagione al college dal punto di vista statistico, grazie ai suoi 14,4 punti, 3,3 rimbalzi, 3,6 assist con il 41% da tre e l’87% dalla lunetta.

Numeri importanti, che torneranno però a calare nel suo ultimo anno da Bulldog, quando la potenza di fuoco di uno sniper come Kyle Witjer e l’emergere progressivo di un diamante grezzo come Domantas Sabonis gli tolgono responsabilità da finalizzatore. Non varia, anzi cresce, la sua capacità di servire i compagni e di gestire la squadra.

da The Spokesman-Review

Sarà l’anno di riconoscimenti importantissimi, tra cui il WCC Player of the Year (2015), l’inclusione nel Third Team All-American, e anche la palma conquistata di miglior realizzatore all-time dall’arco della storia degli Zags, con il record di 313 triple segnate in canotta Gonzaga.

Arrivato così a completamento naturale il ciclo universitario, il sogno, come per tutti i giovani collegiali, non può che essere l’Nba.

Su DraftExpress, però, già nel 2013 si legge che… ‘despite his many accolades, he is by no means a surefire NBA prospect‘. I dubbi sul suo fisico, sul suo atletismo, che lo renderebbero inadatto al vorticoso gioco della lega di Silver, prevalgono e Pangos, nonostante tutto il suo impegno, rimane undrafted al Draft del 2015.

Non c’è molto da perdersi d’animo, però, perché le qualità di Pangos sono evidenti a molti e il ragazzo ha sicuramente tutto il potenziale per fiorire in un contesto più consono alle sue caratteristiche della Nba.

Della possibilità di tentare la carta europea si era già ventilato in passato, quindi, dopo la rincorsa conclusa per l’ottenimento del passaporto sloveno, si apre un portone sul basket del Vecchio Continente, il biglietto dell’aereo c’è scritto Gran Canaria.

Kevin, uomo cresciuto al freddo di Toronto, si ritrova così nell’estatico, paradisiaco clima delle Canarie, catapultato in una pallacanestro di cui non conosce per nulla il linguaggio, la mentalità, la cultura.

da eurocupbasketball.com

Il talento, però, è universale, è cosa risaputa. Sotto la guida di una leggenda come Aito e in coppia con un veteranissimo come Albert Oliver, gioca una stagione interessantissima, in un Eurocup in cui la squadra amarilla sfiora la finale, perdendo di uno nel computo complessivo contro il Galatasaray al penultimo atto della competizione.

Sarà così inserito nell’All-Eurocup Second Team, come uno dei migliori playmaker della competizione, vista la sua annata impreziosita da 11,9 punti, 4,8 assist di media, con uno strepitoso 51% dall’arco.

Pangos non è, però, uno a cui piace stare fermo. Adora cambiare, sperimentarsi a livelli superiori.

Nonostante l’accordo biennale con il Granca, il canadese decide di uscire dal contratto e coglie al volo l’occasione Euroleague che gli presenta nelle vesti dello Zalgiris Kaunas di un tecnico emergente, appena promosso a primo coach della squadra. Quello con Saras Jasikevicius sarà uno degli incontri più importanti della sua carriera.

da Piratas del Basket

Dopo un primo anno vissuto in sordina, con qualche interessante picco e con i gradi di regista titolare, la seconda stagione in Lituania sarà per Pangos quella della rivelazione. Una rivelazione che non arriva dall’alto, niente Mosè nè tavole divine, ma dalla forza di volontà di un atleta che ha approcciato la stagione con il chiaro intento di di imporsi, di essere più leader, più vocale, più pronto fisicamente e tecnicamente.

Tutto questo, riconosciuto anche dallo stesso Jasi, è il prodromo di una stagione fantastica, quella delle storiche Final Four e dello Zalgiris elettrizzante che ha fatto innamorare mezza Europa, quelle di una Kaunas più verde che mai e di un intero paese alle spalle di 12 giocatori, quella della più grande esplosione della solita debordante passione lituana. Emozioni che hanno trafitto e insieme trasportato il cuore di Pangos.

Lo scorso anno eravamo 10 giocatori di squadra, ma ora sappiamo chi è il nostro leader. E’ Kevin Pangos. E’ pronto per guidare qualsiasi squadra di Euroleague. Siamo contenti di avere in squadra giocatori come Jankunas e Ulanovas, ma Kevin è quello che ci sta portando in alto.

Saras Jasikevicius su Pangos (6/03/2018)

Capitanati dall’All-Euroleague Second Team ex Gonzaga, i greens hanno centrato il sesto posto in stagione regolare, per poi sbarazzarsi in quattro gare dell’Olympiacos ai playoff e strappare il terzo posto alle finali di Belgrado.

Tutto magnifico, stupendo, staordinario. Ma Jasi aveva già avvertito, Kevin è pronto per guidare un grandissimo team di Euroleague, perciò è il momento dello step successivo e la fermata del treno del canadese porta verso la frizzante aria della Catalogna.

da fcbarcelona.com

Il Barcellona è in cerca del rilancio europeo – l’anno dopo firmerà Mirotic – e vuole proprio l’eroe di Kaunas a tenere le redini dell’attacco di Pesic.

Purtroppo KP in blaugrana vivrà forse la sua peggiore esperienza in carriera. Il primo anno sarà poco brillante, condividendo la cabina di regia con Huertel non sarà mai centrale in tutto e per tutto nel progetto tecnico e non riuscirà ad esprimersi sui livelli precedenti.

La seconda stagione sarà ancora più demoralizzante. Gravato da un fastidiosissimo infortunio all’alluce del piede sinistro, il canadese salterà praticamente tutta l’annata, chiusa tra l’altro anzitempo per la pandemia.

Nell’estate del 2021 approda Saras sul pino catalano, ma Pangos ha bisogno di tornare a sentirsi importante, di rilanciarsi in un ambiente che sappia credere in lui e ricucirgli addosso un ruolo da leader. A Barcellona questo non è più possibile, ma la chiamata di un’ambiziosissima esordiente come lo Zenit, con la possibilità di giocare agli ordini di un maestro come Xavi Pascual si rivela la via d’uscita giusta per risollevare la carriera dell’ex Kaunas.

Il 20/21 della point-guard di Holland Landing ce lo ricordiamo tutti benissimo. Un’Eurolega clamorosa di un giocatore stupendo, al massimo della sua maturità cestistica.

Alla guida di una squadra rocciosissima, che sapeva fare ottimo uso della fisicità, magistralmente allenata, gioca da migliore playmaker della competizione, trascinando i russi ai loro primi playoff della storia, con tanto di sguardo sulle Final Four visto l’aver costretto il Barça a Gara 5 per conquistare la rassegna di Colonia.

Sarà All-Euroleague First Team (2021) nella sua miglior annata statistica della carriera, dimostrando anche grandissima solidità fisica e costanza di rendimento.

L’abbiamo capito, però, ormai, che Pangos è uno a cui accettare sempre nuove sfide pare inevitabile. Allora nell’estate in cui si discute di una sua permanenza a San Pietroburgo o, ancor più insistentemente, di un approdo al CSKA, il canadese ha come primo obiettivo l’ingresso in Nba.

Every single day it’s what I thought about. It’s been a dream of mine since I was a kid. I just wanted to play with the best players in the world. I was overseas for six years, and that wasn’t necessarily a fluke. I obviously ideally would have liked to be in the NBA from Day 1 out of college, or Year 2, Year 3, Year 4 – every single year, I would have liked to be in the NBA, ideally.

Kevin Pangos sull’NBA, The Globe and Mail

E’ tempo di capitalizzare anni di grandi sforzi e miglioramenti, Pangos coglie al volo la chiamata di Cleveland e si trasferisce in Ohio, a due passi dal confine del suo paese natale, per vivere la sua nuova vita da rookie Nba.

Se le premesse sono idilliache, la concreta realtà lo è molto meno, anzi il periodo ai Cavs è alquanto avaro di soddisfazioni.

Chiuso da Garland e Rubio, non vede il campo praticamente mai, se non nelle sparutissime occasioni in cui, anche causa infortuni, parte in quintetto, senza lasciare particolarmente il segno. Questa situazione, con la parziale consolazione di qualche apparizione con i Cleveland Charge in G-League, si trascina fino a febbraio, quando la franchigia dell’Ohio decide di tagliarlo.

Il resto è storia, fin troppo conosciuta. Il ritorno in EL, con la firma ufficiale al CSKA dopo un inseguimento di mesi, poi lo scoppio del conflitto ucraino e la canotta di Mosca che mai è stata indossata, quindi l’accordo con l’Olimpia e il contenzioso sul contratto, che ha avuto il suo culmine dopo l’ufficialità in biancorosso.

da olimpiamilano.com

Ora, non rimane che scrivere il capitolo più importante. Tornare alle Final Four da giocatore affermato e tentare tutto il possibile per portare al trionfo l’ambiziosissima compagine di Messina.

Fonti: https://en.wikipedia.org/wiki/Kevin_Pangos; https://www.youtube.com/watch?v=E40IhELupvo

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CARATTERISTICHE TECNICHE

La point-guard di Holland Landing è un nome affermatissimo a livello Euroleague, un comprovato talento della sua posizione nella quale ha pochissimi rivali nel continente. Per questo, essendo giocatore già estremamente conosciuto in Eurolega, non c’è molto di nuovo che un appassionato possa scoprire sul suo gioco.

Comparison? Per i motivi elencati sopra non è nemmeno così necessaria, Pangos è già arcinoto. Il suo modello di ispirazione è Steve Nash, quindi, seppur su stratosfere di differenza, possiamo partire da lì nel riconoscerne i tratti principali. Un playmaker nel senso più classico del termine, con mezzi fisici per nulla straordinari, ma con grande capacità di guidare una squadra e di essere fondamentale sorgente di gioco di un attacco.

ATTACCO

Come da copione per un giocatore delle sue caratteristiche, la soluzione principale dalla quale Pangos è capace di produrre gioco è quella del pick and roll, dal quale può far scaturire un’infinità di soluzioni.

Nell’Eurolega giocata in maglia Zenit, il play canadese ha originato il 47,7% delle sue conclusioni a partire da questa specifica soluzione tattica, venendo superato soltanto da Baldwin e Micic per numero di tiri tentati (206) come sua conseguenza.

In primo luogo, è un’importante minaccia sul tiro da tre dopo il blocco, essendo un ottimo tiratore nei pull-up jumper. L’ultima stagione in Russia, ha convertito con il 39% un campione di conclusioni dall’arco di 5,8 a gara, statistica che è corollario di una carriera in cui ha sempre gravitato intorno al 40%, scagliando verso il canestro sempre più di 4 tentativi ad allacciata di scarpe.

La sua precisione da fuori si estende anche a situazioni di spot-up, casi in cui si trova coinvolto molto di meno e che non sono parte fondante del suo stile di gioco, ma nei quali è abile a punire le difese con discreta freddezza.

La sua abilità nell’inventarsi il tiro dal palleggio, ne consente comunque un grandissimo successo nel tentativo di segnare sul pick and roll, con la possibilità di ferire le difese anche dalla media, sia con un jumper, sia con un floater.

La sua taglia ridotta e l’atletismo latitante non lo rende molto confortevole nel finire con forza al ferro, per questo non va tantissimo in lunetta, dove rimane però un buon tiratore, da 80% in carriera. E’ anche per questi motivi che vediamo nella scelta del floater una tipicità del suo arsenale offensivo, si tratta di una soluzione che consente di sorprendere la difesa evitando di poter essere neutralizzato nei più limitrofi dintorni del canestro.

La ridotta possenza del corpo lo può mettere in difficoltà anche in un’altra casistica, quella in cui si trovi di fronte a difensori stazzati che tentino di soffocarlo con una forte pressione sulla palla. Si tratta di momenti in cui deve essere supportato dalla squadra e che, tuttavia, sono più un pericolo nel basket Nba che in quello di Eurolega, dove Pangos riesce quasi sempre a supplire con le sue ottime capacità di palleggiatore e di scorer dal palleggio.

Il canadese, nonostante possa essere considerato un passatore particolarmente altruista, è anche capace di segnare in isolamento. Allo Zenit ha realizzato la sua migliore stagione in termini di produzione offensiva, risultando uno dei realizzatori di maggior successo d’Eurolega quando si mette in proprio.

E’ capace di attaccare molto bene sia nelle situazioni statiche che, anche, di fare secchi i difensori sul cambio, con la preziosa attitudine che ha nel cambiare ritmo e nel punire con armi diffuse.

Pangos is extremely skilled with the ball in his hands. He’s also a very good shooter who can make jumpers with his feet set or off the dribble and is particularly effective in the mid-range area. He runs the team steadily and confidently, showing strong ball-handling skills and solid court vision.

DraftExpress, 7/08/2010 (U-17 Fiba World Champioship scouting)

Dicevamo della sua abilità nell’arte dell’assist, che è effettivamente qualcosa che non si può trascurare. Pangos è un mago delle letture, in particolare sul pick and roll, nelle quali è davvero sensazionale, vista la sagacia in cui pescare i compagni nelle situazioni più confortevoli, leggendo la difesa e colpendola laddove è più scoperta.

Per questo è una vera e propria manna dal cielo per qualunque attacco, rappresentando grazie al suo bagaglio tecnico, alla sua leadership palla in mano e al suo QI spropositato una minaccia quasi totale per le retroguardie avversarie, che tenteranno in tutti i modi di braccarlo.

Pangos ha una visione di gioco elitaria ed è bravissimo sia nel servire il rollante coi giusti tempi, sia nel drive and kick. Si accoppia molto bene, inoltre, con lunghi e compagni rim runners, che facilmente riesce a premiare anche in contropiede.

Nonostante all’Olimpia non vi sia il classico lungo “salterino” a cui alzarla ad ogni azione, c’è sicuramente grande potenziale nel cercare tiratori mortiferi come Baron, Hall, Shields, Voigtmann o Thomas, o dall’altra nel duettare con dei 5 mobili che il campo lo corrono molto bene come Hines e Davies.

Infine, gli capita di perdere palla (viaggia intorno alle 2 perse a gara in carriera in Europa), ma si tratta più di una conseguenza della gestione di un ampissimo volume di gioco che gli è richiesta.

DIFESA

Inevitabilmente gravato da fattori naturali, leggasi alla voce fisico, Pangos non può che essere estremamente limitato in difesa.

E’ certamente un giocatore che può diventare un target dell’attacco avversario, che tenterà di portarlo vicino a canestro e in generale a colpirlo come anello debole della retroguardia.

da usatoday.com

Il nazionale canadese, a sua discolpa, dimostra sin dagli albori della sua carriera buon movimento di piedi e volontà di stare di fronte al suo uomo, sebbene non abbia un’incredibile velocità laterale. Soprattutto, però, è ricordato da più scout come un atleta capace di essere efficace sugli intangibles e, soprattutto, di essere fortemente competitivo e abile a tirare fuori extra-sforzo dal suo ardore agonistico.

La via per gestirlo nel gioco difensivo è, certamente, quella di difendere di sistema e di attorniarlo con i giusti corpi per attutirne le difficoltà. Deve essere protetto anche in considerazione dell’importante apporto che svolge offensivamente.

Fonti: https://www.sportingnews.com/ca/nba/news/what-would-euroleague-star-kevin-pangos-bring-to-an-nba-team/3wuefdh272lv1d3jsbovlgm3s; http://www.draftexpress.com/article/FIBA-U-17-World-Championships-Top-International-Prospects-3530/; http://www.draftexpress.com/article/Jordan-Brand-Classic-International-Game-Top-Prospects-3443/

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RUOLO E IMPATTO PREVISTO

L’acquisizione di Pangos da parte dell’Olimpia è senza dubbio uno dei movimenti più rumorosi dell’estate di Eurolega, con il ritorno di uno dei califfi del ruolo. In quanto a playmaking puro il canadese sta con Calathes e Sloukas nella cerchia più ristretta della massima competizione europea, con gente come Rodriguez e Teodosic che gli è forse superiore per genialità e creatività, ma che sicuramente non può più esprimere un volume simile di gioco prodotto.

Il prodotto di Gonzaga era, poco tempo fa, un talento primario del panorama di Eurolega, tant’è che il CSKA lo ha inseguito a più riprese. Uno di quei giocatori su cui una squadra avversaria pensa l’intero game plan difensivo.

E’ quindi certamente un vero e proprio colpaccio, un pezzo fondamentale del roster che l’Olimpia ha desiderato in modo molto convinto, tanto da aver affondato il colpo in modo già decisivo nelle settimane precedenti la serie playoff con l’Efes.

Si tratta infatti di un giocatore la cui leadership e qualità lo rendono uno dei pochi possibili sostituti del Chacho e, soprattutto, il perfetto chaffeur per un’Olimpia da grandi ambizioni. Le qualità attitudinali, rilevate con grandissimo focus dal duo Messina-Stavropoulos, ci sono tutte e KP le dimostra sin da giovanissimo.

He exhibited outstanding leadership skills throughout the practices and was quick to pick up on the drills and plays that were thrown at him, showing an excellent attitude along the way.

DraftExpress, 22/04/2010 (Jordan Brand Classic International Game scouting)

Di quelle tecniche, già abbiamo detto sopra. Esiziali, divine, prodigiose.

Rimangono soltanto solo due punti di domanda sul suo possibile impatto come lider maximo delle scarpette rosse.

Per prima cosa un tema “fisico”. Pangos, dopo aver saltato sostanzialmente a piè pari la stagione 19/20 (per cause traumatiche, ha mostrato un’ampia ripresa l’annata seguente in maglia Zenit), ha collezionato in America soltanto 166′ in Nba e spiccioli in G-League, prima del taglio di febbraio. Inoltre, nel periodo rimasto, alcune voci che abbiamo raccolto ci hanno parlato di in giocatore che faticava ad allenarsi al 100% per qualche guaio fisico proprio nel periodo di di inattività che hanno seguito il mancato approdo al CSKA. Niente di allarmante, ma che potrebbe avere condizionato il suo lavoro in quelle settimane.

Senza grandi preoccupazioni quindi, si può dire però che l’ex Cavaliers necessiterà probabilmente di un po’ di tempo per recuperare una forma ottimale e non è così scontato che ammireremo da subito al 100% il Pangos che avevamo lasciato. Un po’ di pazienza servirà per eliminare le scorie dell’inattività e di un minutaggio non certo qualitativamente ottimale nella lega di Adam Silver.

da Gigantes del Basket

Tempo che servirà anche perchè il neo-biancorosso entri nei meccanismi tecnici della squadra.

Non credo si possa immaginare difficoltà di compatibilità con Messina, che potrà farne il suo braccio lungo sul campo, nè con i colleghi, tutti grandi uomini squadra e tra i qual spiccano suoi ex compagni come Baron, con cui formava uno pericoloso backcourt allo Zenit, e Davies, rivale ai tempi del college e compagno di mille battaglie tra Zalgiris e Barça.

L’impianto offensivo necessita di un comandante come lui, quello difensivo, una vera e propria espressione di eccellenza l’anno scorso, è capacissimo di assorbirne le difficoltà, grazie sia all’impiego di “quintettoni” (Shields da 2, Thomas da 3, un’ipotesi?), sia al contributo di veri e propri ministri della difesa, sia all’incredibile organizzazione di squadra.

La sfida più importante, però, sarà quella di calarsi in una squadra con un ruolo sicuramente importante, ma che non è pensata strettamente su di lui. Allo Zalgiris e allo Zenit è sbocciato con un ruolo di primissimo piano, al Barcellona dove la pressione era più alta, il talento più diffuso, non ha convinto, sebbene non solo per colpe sue.

Milano sarà quindi la sua grande sfida, una società che parte con ambizioni da Final Four e che presenta già giocatori leader dal punto di vista emotivo e tecnico, coi quali dovrà ben sposarsi per realizzare a pieno il suo potenziale di top player. Se, quindi, è possibile avanzare qualche dubbio in questa direzione, abbiamo d’altro canto la speranza fondata nella piena maturità di un cestista di 29 anni e in una maggiore fortuna rispetto al passato, soprattutto catalano.

In questo senso la coppia con Naz Mitrou-Long è molto interessante, l’alter ego canadese è infatti un nome non tanto ingombrante dall’imprimere una spartizione paritaria di minuti e responsabilità, nè tanto marginale dal non risultare un’alternativa di gioco credibile e continuativa anche ai massimi livelli.

Per questo può rappresentare il migliore compromesso per convivere con Pangos, e, anche per questo, come in molti altri casi in tutto il variopinto e lussureggiante roster allestito dall’Olimpia, mi rimane grandissima curiosità di vedere come Messina ha intenzione di gestirne e valorizzarne le qualità e in che rapporto reciproco.

Le premesse per una grande storia a tinte biancorosse, sulla falsa riga dei grandissimi che hanno rivestito la posizione di playmaker nella storia di questa gloriosa società, ci sono tutte, le aspettative vanno di conseguenza.

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