Site icon Eurodevotion

Markus Howard, un nuovo folletto per il Baskonia

Annunci

Uno degli esordienti più intriganti della prossima Eurolega, Markus Howard sarà la nuova point-guard della squadra di Penarroya

I baschi, dopo la dolorosa dipartita di Fontecchio in direzione Utah Jazz, si sono subito adoperati per imprimere una nuova infusione di talento in organico. La scelta di Markus Howard è quella di un cestista estremamente promettente e dotato, che ha fatto benissimo nella sua carriera collegiale, ma non è riuscito a sfondare nei due anni in Nba ai Nuggets.

Arriva perciò in Europa con tante aspettative e potenzialità, che lo potrebbero portare ad essere un volto più che mai interessante nel panorama delle point-guard del Vecchio Continente.

da nba.com

Il team di Vitoria è sempre in prima linea nella valorizzazione di talenti, per questo la nostra curiosità per l’ex Nuggets è alle stelle, così tenteremo nel seguente articolo di raccontarlo, comprenderlo e anticiparne le possibilità al di qua dall’oceano.

Seguiremo ancora una volta lo stesso schema di racconto, adottando il seguente indice.

(1/4, scorri in fondo per cambiare pagina e proseguire la lettura)

DATI E CARRIERA

Markus Howard, classe ’99, è un vero folletto del parquet, che sfiora soltanto i 180cm, a fronte di un peso che a stento arriva agli 80 kg.

da therookiewire.usatoday.com

L’ex Marquette, nativo di Morristown, New Jersey, ma cresciuto in Arizona, ha vissuto in una famiglia dove lo sport non era una possibilità come tutte le altre.

Il padre Chuck era stato running back nella squadra di football ad Indiana University e, soprattutto, i suoi due fratelli maggiori erano già, prima di lui, promessi sposi della pallacanestro. Desmond, il primogenito, ha infatti giocato a basket al college e ora gestisce una basketball training company, “League Me”, mentre Jordan, il figlio di mezzo, è anche lui professionista e, tra l’altro, ha da poco firmato in Italia per la Gevi Napoli.

“My older brother was always hard on me and Markus. I mean, we love each other more than anything in the world, but when it came to competition we’d wind up going inside crying sometimes. There was always a lot of competition in the backyard, but it definitely ended up paying off.”

Jordan Howard, sul rapporto tra fratelli in gioventù

L’amore di Markus per la pallacanestro, in un ambiente del genere, è sbocciato in fretta. E poi è cresciuto in autonomia, lui stesso racconta che a scuola le maestre lo sgridavano spesso, perchè non la smetteva di palleggiare nemmeno in classe.

da azcentral.com

La sua carriera comincia quindi con ottime premesse alla Perry High School, in Arizona. Sarà un’esperienza molto importante per Markus, che avrà la possibilità, nel suo anno da freshman, di partire in quintetto con il fratello Jordan.

Questo duo verrà ribattezzato qualche anno dopo da Bleacher Report come quello de “i veri Splash Brothers del college basketball”, quando i fratelli Howard, dando seguito all’intrigante battesimo comune della Perry High, furoreggeranno in giro per la NCAA, uno con i Bears dell’Arkansas, l’altro con le Golden Eagles del Wisconsin.

I semi del loro successo erano già evidenti ai tempi della High School, dove erano riconosciuti come ragazzi coscienziosi, grandi lavoratori dotati di grande ambizione. In più, si vedeva già che non avevano timore a prendersi responsabilità.

When I was coaching them, there was a number of people who thought they shot too much. They’re doing the same thing. They can score. […] I tell a lot of people we were the Warriors before there were the Warriors that we know now, getting them up and down to score.

Joe Babinski, coach alla Perry High School

Nel 2013-14 porterà la sua rappresentativa scolastica ad un record di 26-6, grazie ai suoi 23 punti di media, conditi da 3,1 assist. L’anno seguente i suoi numeri lieviteranno ancora di più, guiderà Perry High a un ruolino di marcia da 22-7 con ben 34,4 punti, 4,2 rimbalzi e 2,8 assist ad allacciata di scarpe.

Howard deciderà quindi di trasferirsi in Nevada, alla Findlay Prep School, considerata da molti una national powerhouse ai livelli di High School, il suo passo conclusivo prima del college. Markus aiuterà la sua nuova squadra a raggiungere ben 28 vittorie a fronte di sole 2 sconfitte, misurandosi con compagni – tra cui i futuri Nba Pj Washington e Oshae Brisset – e avversari più forti, e concludendo l’annata con 18,4 punti, 2,8 rimbalzi e 3,3 assist di media.

L’estate 2016 sarà quindi fondamentale, archiviata l’esperienza in Nevada. E’ tempo di due momenti fondamentali: il primo, la scelta dell’università, il secondo, i mondiali U-17 con la canotta di Team USA.

A Saragozza, per Howard e compagni sarà medaglia d’oro, in un gruppo che lo vede fondamentale protagonista, anche se un po’ oscurato dalle vere stelle di quella rosa, ovvero Collin Sexton e Gary Trent jr.

Per quanto riguarda il college, invece, si trova sul tavolo proposte importanti: Arizona State, Marquette, Baylor e University of Central Arkansas cercano di reclutarlo.

Sceglierà con decisione le golden eagles, per la loro grande tradizione in fatto di guardie e per il ruolo fondamentale giocato dalla stima per coach Wojciechowski.

What I noticed during the entire season was Coach Wojciechowski and the way he relates to his players during intense play and his keen sense of the game. The way he allows his players to play freely and the fast pace in which he has his players run the court.

Howard e la sua stima per coach Woj

Da quel momento in poi comincerà la sua epopea a Marquette, quattro anni che lo faranno entrare di diritto tra le leggende della storia del college del Wisconsin. Il nuovo playmaker del Baskonia è infatti, con 2761 punti, il primo realizzatore all-time della storia della prestigiosa università, che ha annoverato tra gli altri mostri sacri come Dwyane Wade, Jimmy Butler e Jae Crowder.

da AZCentral.com

Il primo anno si inizia subito a distinguere, si prende il quintetto da freshman e realizza ben 13,2 punti a gara. Fa clamore soprattutto la sua dote da tiratore, poichè produce la miglior percentuale del paese dall’arco, punendo le difese avversarie con il 54,7% di riuscita nel fondamentale.

E’ solo questione di tempo, dunque, perchè arrivi la sua esplosione, che si concretizza con la nomina nel second-team All-Big East nell’anno da sophomore e deflagra definitivamente nella stagione da junior.

Infatti, durante l’estate del 2018, Howard torna a casa, in Arizona, e conferma la sua reputazione di duro lavoratore, potenziando il suo fisico, la sua resistenza, la forza della parte superiore del corpo.

L’anno successivo sarà così straordinario, Markus guadagna i riflettori nazionali e strappa tantissimi riconoscimenti individuali. First team All-Big East, Big East Player of the Year 2019 e First team All-American, sono tutte conseguenze di una grande stagione da 25 ppg, che è costellata da una serie di prestazioni fantascientifiche.

Il folletto del New Jersey mette a referto innumerevoli performance strepitose, toccando più di una volta quota 40 e 50 punti segnati, compreso il suo career-high nella vittoria in overtime contro Creighton di 53 punti, massimo mai registrato nella Big East.

L’anno conclusivo in Wisconsin, di conseguenza, non sarà certo da meno, un continuo aggiornamento del libro dei record, tra cui proprio quello di leading scorer della storia di Marquette. Per Howard sono 27,8 punti di media, che gli valgono il titolo di miglior realizzatore nazionale in NCAA, oltre al first team All-American.

Un’esperienza al college fenomenale, che in pochi possono vantare.

da azcentral.com

Nel quadriennio collegiale, Markus ha rivela inoltre anche tutte le sue doti di grande uomo, lui che ha sempre visto la sua taglia come una “chip on his shoulder” e che ha sempre dovuto lottare contro chi credeva che questo potesse essere un limite, si è fatto ancora una volta riconoscere per la sua grandissima etica del lavoro, con una crescita continua durante tutto il suo trascorso a Milwaukee.

He has excellent work ethic as noted by his teammates and coach Woj

Da nbadraft.net

Non solo, però, è molto attivo anche fuori dal campo. Studia digital media, ad esempio. E’ molto coraggioso nell’esporsi sui temi della salute mentale, in particolare per gli atleti, visto che le pressioni della vita del giovane cestista lo portano in quegli anni a iniziare un percorso con un terapista, lavorando così su un rapporto diverso con vittoria e sconfitta.

O ancora, dopo essere andato in viaggio durante la off-season con altri studenti-atleti in Costa Rica, per aiutare a costruire, grazie un’associazione no-profit, un campo da basket per i ragazzi del luogo, gli verrà l’idea di fondare una Fellowship of Christian Athlets, all’interno dell’università.

Markus parla infatti spesso pubblicamente di quanto la sua profonda fede religiosa lo abbia segnato e guidato per tutta la sua vita, ha sentito infatti in questo caso l’esigenza di uno spazio di confronto per i suoi coetanei sul loro rapporto con Dio, ma, anche e soprattuto, sulle loro stesse vite di giovani atleti, con la possibilità di parlare l’un l’altro dei propri problemi e delle proprie emozioni in frequenti appuntamenti di ritrovo.

Howard al lavoro in Costa Rica, da marquette.edu

Tutte queste sfavillanti premesse non basteranno però per garantirgli un posto al Draft 2020, al quale, nonostante le speranze per una chiamata al secondo giro, finirà undrafted. Il sogno a stelle e strisce non rimane del tutto precluso, perchè a dargli un’occasione sono i Denver Nuggets, che gli offrono un two-way contract.

All’inizio Howard fatica tantissimo a trovare spazio, gioca poco e incide con difficoltà, tra l’altro senza la possibilità di mettersi alla prova in G-League, dove i Nuggets ai tempi non avevano un’affiliata. Qualcosa cambia nel finale di stagione, quando Denver patisce gravi infortuni nel backcourt e Howard trova spazio insperato.

Ai playoff del 2021 sarà stabile elemento della rotazione, con un impiego medio di 15 minuti nella serie tra Denver e Portland vinta nonostante l’emergenza da Jokic e compagni.

da patch.com

D’estate quindi la franchigia del Colorado lo confermerà con un nuovo accordo two-way, l’ex Marquette, sebbene sia fermato da una distorsione al ginocchio in dicembre, riuscirà ad essere maggiormente in campo, scollinando quota venti punti in un paio di occasioni e facendo anche qualche presenza con i Grand Rapids Gold. Al termine di quest’anno però, la franchigia del Colorado non lo richiamerà di nuovo.

Nei due anni alla corte di Mike Malone, quindi, colleziona 68 partite a 3,4 punti ad allacciata di scarpe, rilevando un impatto con il massimo del basket globale che non ha convinto nessuna squadra ad offrigli un’altra opportunità ed a puntare sulla sua crescita.

Howard è un tipo di giocatore, anche per struttura fisica, per il quale solo una capacità di far canestro estremamente incisiva ad altissimo livello può garantire una carriera Nba, cosa che nel caso del numero 00 dei Nuggets non è accaduta.

Ora, in arrivo un nuovo capitolo: l’Eurolega lo aspetta. E chissà che il biennio in Nba, non sia stato che un assaggio…

(2/4, scorri in fondo per cambiare pagina e proseguire la lettura)

CARATTERISTICHE TECNICHE

Quello di Markus Howard è un profilo davvero intrigante, il cui ruolo e prospettiva si inserisce in pieno nel discorso delle “combo“, che sono così ricercate per avere successo in Euroleague e nel basket moderno in generale.

Per delineare meglio i confini di una definizione che, in sè, vuol dire tutto e niente, cercheremo di rifarci ad un’analisi più stringente dell’identikit tecnico del cestista americano, tenendo in grande considerazione la versione del giocatore nella sua esperienza a Marquette, che dovrebbe rispecchiare maggiormente il ruolo che avrà in Europa rispetto all’NBA.

Il commento di Alfredo Salazar (direttore scouting Baskonia)

Cerchiamo di riferirci a un primo livello di analisi, quello più grossolano, ad una comparison. Nelle varie valutazioni pre-draft si legge ad esempio di somiglianze con Patty Mills (ex Spurs) e, più di una volta, con Quinn Cook (ex Lokomotiv Kuban). Entrambi giocatori con dimensione Nba, ma con destini in ambito FIBA nettamente opposti.

Versante Baskonia, l’immaginario dei tifosi e dell’ambiente è andato soprattutto verso Shane Larkin, anch’egli crack sbarcato a Vitoria direttamente dalla lega di Adam Silver, e, in seconda battuta, verso Mike James, altra combo esplosa dalle parti della Fernando Buesa. In qualche modo possiamo utilizzare questi profili per collocare un approssimativo ceiling del giocatore, che è quello di una point-guard offensiva potenzialmente da élite del ruolo in Europa.

Sebbene il suo range di tiro illimitato e il suo step back da tre punti in qualcosa mi ricordino il folletto di Portland, dei due sopracitati ha più che altro dimensioni simili e la vena dello scorer, ma non sicuramente l’incredibile esplosività e atletismo, in più deve loro qualcosa in termini di qualità di passatore. Messa in questi ultimi termini è molto più simile ad uno Scottie Wilbekin, ad esempio.

da basketballncaa.com

ATTACCO

Howard è uno scorer naturale, un three level scorer come si dice. Ha ottime capacità di crearsi il tiro dal palleggio, con un range molto ampio e grande imprevedibilità nei suoi pulls-up jumper. Tutto questo gli è permesso da una grande velocità di piedi, un buon equilibrio, e, ancor di più, una rapidissima esecuzione di tiro.

La capacità di scoring è quindi la sua caratteristica principale, che era già considerata élite ai tempi del Draft, è un cestista che deve essere marcato molto lontano da canestro e ha il grilletto facile se la difesa non esce correttamente sul blocco. E’ bravissimo a leggere i movimenti del difensore, a disorientarlo e a freddarlo nel giusto momento d’inerzia, di modo da crearsi separazione in modo ottimale.

La straordinaria abilità di creazione di tiro lo rende un giocatore che si esprime al suo meglio quando ha grande libertà di gestione del pallone, come ha avuto a Marquette e non poteva avere in Nba.

Può segnare tantissimi punti in pochi minuti, un vero proprio microwave, tanto che una volta contro Buffalo è stato capace di mettere a referto ben 40 punti nel solo secondo tempo.

da usatoday.com

E’ inoltre un grande tiratore da tre, un tiratore ovviamente da volume, – all’ultimo anno al college ha prodotto il 41% su circa 10 tentativi a partita, la stagione passata in Nba il 40% su due tentativi e mezzo – è abituato a tirare tanto e particolarmente su sua propria iniziativa, ma non per questo sa essere meno letale.

Difatti, sebbene non sia uno specialista, sa anche muoversi molto bene in uscita dai blocchi e colpire in catch and shoot. Grazie ad una buona interpretazione del gioco off-ball, oltre che una grandissima velocità di esecuzione e una meccanica rapida e compatta, Markus ha giocato spesso in compagnia di un’altra point-guard e agito senza palla. L’ultimo anno a Marquette ha convertito con un efficientissimo 23/40 le triple prese in situazioni di spot-up.

He’s a natural shooter/scorer, who is great at creating in space. Great at probing the pick and roll for scoring opportunities. He leads all players in on of the power 5 conferences in points as the ball handler in pick and rolls.”

Da nbadraft.net

Se è quindi chiaro che sia uno scorer straordinario, va evidenziato come in particolare sul pick and roll abbia pochi rivali. E’ stato il migliore nel suo ultimo anno in NCAA con quasi una doppia cifra a partita (ben 9,9ppg) realizzata solo in questa specialità.

Il giocatore del New Jersey è in grado sia di punire con una bomba sul blocco, sia di frantumare le difese, sul cambio o sul drop, con la sua capacità di battere il difensore, tagliandolo fuori con ottima scelta di angolo di penetrazione, oppure concludendo con un jumper dalla media, in cui pure ha buoni riscontri di risultato.

E’ infine molto abile a conquistarsi falli, il che aggiunge ulteriore pericolosità, perchè Markus è anche estremamente affidabile dalla lunetta: nella sua stagione finale a Marquette ha tirato l’85% su 8,5 tentativi conquistati ad allacciata di scarpe.

da basketballncaa.com

Avvicinandosi al ferro, rimane ottima la sua qualità nel subire i falli degli avversari, cui invece non corrisponde un’altrettanto notevole efficacia nel finishing, nella quale è invece indicato come nettamente sotto media. I fattori determinanti in questo senso sono da un lato la stazza, dall’altro la verticalità, che rappresentano suoi limiti e che lo rendono meno proficuo nel concludere al ferro. Proprio per queste difficoltà, Howard sceglie in frequenti occasioni la soluzione del floater nel cuore dell’area, preferendola ad una penetrazione più diretta.

Sarà un banco di prova importante la fisicità di Eurolega, nettamente superiore sia al college basketball sia alla regular season Nba.

da gomarquette.com

Il resto del suo gioco non è all’altezza delle sue abilità da scorer, in particolare in fatto di regia di squadra.

Il maggior numero delle sue letture sono infatti reactionary reads, avvengono quindi in situazioni in cui è spinto a reagire, visto che è molto bravo ad attirare su di sè le difese, ad una trappola della retroguardia e trovare l’uomo libero. Attivamente, in termini di gestione della squadra, dei ritmi e del coinvolgimento dei compagni, conserva dei limiti, a partire dalla sua modesta visione di gioco, che deve assolutamente crescere.

Non è perciò il giocatore più indicato per essere innesco della manovra di squadra, visto anche che l’assist/turnover ratio di Markus è stata pari 392/380 nei quattro anni al college e 25/25 in NBA, un rapporto sostanzialmente di uno a uno che ristagna nella mediocrità.

Anche per questo, insieme certo anche alle sue doti off-the-ball prima evidenziate, è capitato spesso che fosse affiancato nelle sue squadre da un’altra point-guard, come Campazzo nella second-unit dei Nuggets, o Koby McEwen a Marquette.

Nonostante tutto però, Howard rimane un giocatore fortemente ball dominant, con tutti i pregi e i difetti che questo provoca. Una delle criticità conseguenti, nel suo caso, è il fatto che a volte possa risultare poco brillante nella shot selection (elemento in cui ha però margini di crescita) ed essere messo in crisi dalle attenzioni della difesa.

He overdribbles at times and gets stuck in traffic, which results in turnovers. When his shot is off, he will attempt to shoot himself out of a slump rather than facilitate for his teammates.

Da nbadraft.net

Non essendo un passatore naturale, può infatti essere ingabbiato. Un esempio, che deriva dai tempi del college, è quando spesso le squadre avversarie tendevano a mandargli contro raddoppi molto alti, a metà campo, sulla sinistra, provocandogli palle perse e perdita di ritmo.

Per chiudere sulle lacune offensive di quello che rimane un grande talento, può capitare che fatichi a crearsi spazio contro difensori stazzati che abbiano l’agilità di pareggiare la sua rapidità. In questi casi, com’è normale per un corpo come il suo, soffre un po’ la fisicità.

DIFESA

Questa sezione purtroppo non può che essere una nota dolente per Markus. L’americano ha piedi molto veloci, ma la sua dimensione fisica non può che essere una liability. Anche quando si prodiga in buone difese, infatti, gli avversari possono nel maggiore dei casi tirargli sopra.

E’ vero che ai tempi di Marquette, dove era il fulcro dell’attacco e della squadra, non gli veniva chiesto un enorme impegno in retroguardia, ma è altrettanto evidente che non sia un atleta che manifesta grandissimi istinti difensivi.

da latimes.com

Ovviamente attaccabilissimo se portato in situazione di post, non dimostra particolare resistenza ai penetratori, non ama il contatto e rimane spesso troppo fermo con i piedi. Per questioni fisiche e attitudinali, non è molto combattivo sui blocchi e finisce nei cambi con facilità.

Anche in tema di difesa di squadra non si distingue per valore, facilmente capita che si fermi a guardare la palla, che si addormenti e perda il taglio del suo uomo, o viceversa che si concentri sul suo matchup e ignori quello che succede intorno a lui. Non sempre è infatti sul pezzo nelle rotazioni e, quando lo è, difficilmente può essere d’ostacolo vista la sua ridotta presenza fisica.

da Colorado Springs Gazette

Sa però mettere in gioco cuore e grinta e rendersi protagonista di hustle plays, se motivato da momenti di alta competizione, sebbene questo non intacchi i suoi limiti strutturali.

Fattore particolarmente positivo è invece il suo ardore nell’andare a rimbalzo, in cui dimostra discreta capacità e riuscita nonostante il ruolo e la stazza. Ha concluso stagioni anche da 3,5 e 4 rimbalzi medi al college e questo può essere un indizio molto interessante, anche per le potenzialità che darebbe al Baskonia nel veicolare una rapida transizione offensiva.

Fonti: https://www.youtube.com/watch?v=zLpzOzwuhqE; https://www.youtube.com/watch?v=Vd0958VaM0Q; https://www.nbadraft.net/players/markus-howard/#analysis

(3/4, scorri in fondo per cambiare pagina e proseguire la lettura)

RUOLO ED IMPATTO PREVISTO

Arriviamo quindi al succo del discorso, come si può ambientare Markus Howard in Euroleague?

Il potenziale per essere un colpaccio e rivelarsi un grande talento nella massima competizione cestistica del Vecchio Continente c’è tutto. Come detto prima, chi scrive vede in lui indizi e caratteristiche di un realizzatore assoluto che può fare grande rumore, anche nella sua prima annata in Europa.

Il focus, ovviamente, è quanto la sua dimensione realizzativa possa essere rilevante in EL. Da questo passa tanto delle sue possibilità di successo.

Bisognerà vedere quale possa essere il suo impatto con la fisicità delle difese europee, che potranno insinuare un po’ di sabbia in quell’ingranaggio quasi perfetto che è il suo talento offensivo. Ricordiamo che recentemente giocatori ex NBA con un curriculum anche più prestigioso del suo, come Mudiay l’anno scorso, non sono riusciti ad affermarsi, anche per difficoltà di contesto.

da basketballncaa.com

Ecco, quindi, il contesto. Baskonia è luogo giusto per lui? Lo storico ci dice di si, trattandosi di una delle società che ha scoperto e lanciato più talenti nel gotha del basket europeo negli ultimi vent’anni. Una piazza che sa essere molto esigente, ma anche parecchio accogliente.

In più, sia per i playmaker che Vitoria ha esaltato e prodotto, da Larkin a Henry, passando per James e Baldwin, fino a Causeur, Adams e Huertel, sia per l’importante tradizione di alumni di Marquette transitati nei territori baschi, gli auspici paiono decisamente dalla sua parte.

Tatticamente, il team di Penarroya ha buoni elementi per poter assimilare Howard nel telaio della squadra.

In primo luogo la sua limitatezza fisica può essere nascosta se un quintetto che già la scorsa stagione aveva potenzialità importanti in termini di intercambiabilità, riesce ad essere incanalato in un buon sistema difensivo. I rossoblù infatti possono schierare accanto al 23enne del New Jersey, giocatori mobili e di stazza, a cominciare da uno spot di 2 che annovera i 200cmx100kg di Giedraitis, fino a quello di 5 che presenta un centro dinamico e con potenziale sui cambi difensivi come Enoch.

Inoltre, Vitoria pare anche vicina ad acquisire un altro portatore di palla molto interessante, di comprovata esperienza europea, come Darius Thompson. Il cestista ex Brindisi è capace di ottimo rendimento difensivo, validissimo atletismo e presenza fisica, oltre che una buona capacità di gestione dell’attacco, rendendosi così un interessante complemento all’ex Nuggets. I due potranno giocare insieme, così come ad Howard è capitato più volte nei casi che abbiamo citato in precedenza.

I baschi vengono però dai dubbi profondi lasciati l’anno scorso in regia dalla coppia Baldwin-Granger, che ha funzionato solo a tratti, quindi è lecito chiedersi se Howard avrà la stoffa per rivoluzionare il backcourt di Penarroya.

La risposta, se ci rifacciamo alla sua storia personale, è indubbiamente positiva. Già da molto giovane, prima ancora di essere un giocatore di college, veniva evidenziata nei report la sua personalità nell’essere un riferimento per l’attacco delle squadre che guidava.

Howard is the rare 16-year old that plays like a seasoned veteran, never looking rushed. He runs a team with a steady hand, finding the open man patiently and unselfishly, but is also a very capable scorer.

Da DraftExpress (4/06/2015)

Dovrà sostituire Baldwin, che, con tutti i suoi limiti, è ormai un giocatore affermato di Eurolega ed esiste certo anche il rischio che possa ricadere negli stessi problemi del nuovo play del Maccabi, uno su tutti quello di non riuscire a diventare una fonte di gioco affidabile per la manovra di squadra e per i compagni.

da forbes.com

Detto del fatto che non sarà chiamato a farlo da solo, dovrà essere bravo a tradurre la sua gravity offensiva, laddove sarà riuscito ad affermarla con forza, in un moltiplicatore della manovra di squadra e non in un lacunoso accentramento.

Le incognite su questo giocatore esistono, per carità, ma una società come il Baskonia deve correre dei rischi, lo hanno fatto in questo caso con una presa che ha effettivamente margini per poter sorprendere. Da parte mia, rimango curiosissimo e ho un moderato ottimismo su Howard, nell’aspettarmi un giocatore che difficilmente non farà divertire gli appassionati, un talento con tutte le carte in regola per incendiare il popolo baskonista.

Exit mobile version