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Eurolega 2022/23: come stanno Olympiacos, Maccabi e Baskonia

Coach of the Year | Eurodevotion
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Eurolega 2022/23: prosegue il nostro breve viaggio dentro i roster che prendono forma per la prossima stagione. Oggi si parte dalla terra basca per arrivare al Pireo e poi a Tel Aviv.

I roster per la prossima stagione, al via tra poco più di due mesi, prendono progressivamente forma. La maggior parte delle operazioni già concluse, diverse ed importanti ancora in fase di definizione. Oggi analizziamo la situazione in casa Baskonia, Maccabi ed Olympiacos.

CAZOO BASKONIA

Estate non semplice quella basca.

Si parte da un nuovo allenatore, quel Joan Penarroya straordinario protagonista con Burgos che però non si è ripetuto in casa Valencia. L’addio a Spahija era pressochè scontato.

La stagione di Eurolega è stata abbastanza negativa e ricostruire senza Baldwin e Fontecchio, otre a Granger e Peters, non è e non sarà una cos automatica.

Markus Howard è già candidato a rivelazione del prossimo torneo. Macchina da “scoring” che non ci stupirebbe finisse sul taccuino delle “big” la prossima stagione.

Manca certamente molto a livello di guardie ed il nome di Darius Thompson è assai gettonato da giorni.

Tra le ali, perso Fontecchio che vola in NBA, Giedraitis deve esplodere con l’aiuto di quel Daulton Hommes che tra gli esterni può riaprire un paio di ruoli.

Costello ed Enoch, molto cresciuti nel finale di stagione in Liga, saranno affiancati da Maik Kotsar, centro estone ex Amburgo da 13,4 con 6,6 rimbalzi in Eurocup, ad oltre 17 di PIR, che è chiamato ad una grande sfida al piano di sopra. Attualmente un’iniezione di atletismo e fisicità tra 4 e 5, più il primo che il secondo ruolo, non stonerebbe affatto.

Ad oggi ci sono solo 10 giocatori a roster, 11 considerando anche il giovane ceco Ondrej Hanzlik: un po’ pochino per affrontare una stagione in cui a livello nazionale si gioca in Liga, ovvero un altro pianeta rispetto al resto d’Europa.

Solo gli ultimi tasselli del puzzle, decisivi, ci diranno se il Baskonia potrà pensare alla lotta per la postseason, cosa che oggi pare assai lontana.

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MACCABI TEL AVIV

La rivoluzione, le aspettative, la passione.

Questo è il nuovo Maccabi, che non va dimenticato è targato David Blatt, forse l’arrivo più importante del club per competenza, classe ed esperienza. Che poi è un ritorno pensando a quel glorioso 2014 del Forum.

10 nomi nuovi, uno più intrigante dell’altro, per una struttura di squadra che sarà atletismo, fisicità e ritmo che pochi altri si spera possano pareggiare.

Non sarà facile, almeno inizialmente il compito di Oded Kattash, il nuovo Coach. Tanto talento nuovo deve essere assemblato con cura e con pazienza (ce ne vorrà molta…), ma se le cose dovessero prendere la piega giusta allora saranno dolori… per gli avversari. E Kattash è un fior di allenatore…

Lorenzo Brown è la base di tutto. Senza giri di parole finché non ha avuto infortuni e prima che sorgesse il problema delle russe, ha giocato la scorsa stagione a livello di primo quintetto di EL.

Baldwin vicino a lui potrebbe essere letale, se rivedessimo quello di Monaco o del finale di Liga. Austin Hollins e, soprattutto, Darrun Hilliard sono in grado di garantire produzione offensiva di alta qualità. In particolare per Hilliard vale il discorso di Brown finché è stato bene, pochi come lui in EL.

Bonzie Colson è forse l’esordiente più intrigante di tutta l’Eurolega. Dopo un inizio di carriera da centro “undesized” a Notre Dame, è cresciuto costantemente, parallelamente ad un allontamento dal ferro che ne ha fatto una minaccia reale per chiunque.

Poythress è… Poythress. Siamo tutti lì in attesa della definitiva esplosione. Discorso che vale anche per i tanti lampi di John Nebo già visti a Kaunas, mentre da Jarell Martin è lecito attendersi un rendimento da vera e propria “beast”.

I rinnovi di Dibartolomeo, Ziv, Sorikin e Cohen rappresentano la conferma dell’anima israeliana, così come gli arrivi del vecchio campione Guy Pnini e di Rafi Menco.

Una squadra targata Usa ed Israele, miscela delle migliori nel basket. Perché a chi avesse i dubbi su come stanno gli americani a Tel Aviv consigliamo la lettura di “Alley-oop to Aliya”, vero e proprio capolavoro a riguardo.

E’ squadra da Playoff? E’ squadra da tutto, nel bene, come pensiamo oggi, come nel male, ipotesi che ci convince meno. Di certo quei corpi guideranno la passione della Menora Mivtachim, un posto dove giocare non è mai stato semplice e lo sarà ancor di meno nei prossimi mesi.

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OLYMPIACOS BC

Una stagione da incorniciare che solo la classe infinita di Vasa Micic non ha permesso che includesse anche la finale di Eurolega. Dominio in patria ristabilito e prospettive molto interessanti per il futuro, prossimo e qualcosa di più.

Georgios Bartzokas al comando delle operazioni, saldamente sia dal punto di vista emotivo che tecnico. Coach dell’anno non a caso, ha perfettamente in pugno le sorti del club.

Reparto guardie confermato con il solo cambio tra Dorsey e Canaan. Si migliora? Possibile, sebbene due giocatori differenti ma di impatto comunque importante. Sloukas è un campionissimo, Walkup e McKissic sono certezze, Larentzakis porta solidità.

Il vero grande acquisto? Non aver perso Sasha Vezenkov, uno che ha flirtato con la parola MVP molto a lungo lo scorso anno. Con Papanikolaou e l’ultimo arrivato Alec Peters rappresenta un reparto ali di tutto rispetto, eccellenza assoluta sui due lati del campo.

Joel Bolomboy ha raggiunto Moustapha Fall tra i centri e qui si deve aggiungere qualcosa a livello di muscolatura ed esplosività, come avverrà anche probabilmente nei ruoli 2-3. Il sogno Milutinov è sempre lì, a che se la concorrenza non manca. Altrimenti via alle alternative, necessarie.

Effettivamente se solo un appunto si può fare oggi a questo roster è la limitata profondità. Giovani aggregati a parte, siamo ad 11 giocatori compreso Lountzis, un numero che non è sufficiente a livello di EL alta.

E’ squadra da Playoff, da Final 4 ed anche possibilmente oltre, come ha già dimostrato di poter e saper essere. I tanti esordienti a Belgrado, vera ragione del mancato approdo in finale, oggi hanno un anno in più ed un’esperienza alle spalle che conta più di ogni altra cosa. L’Oly c’è perché una squadra vera.

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