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Euroleague players 2019/20: Shane Larkin, la dinamite di Cincinnati alla conquista dell’Europa

Shane Larkin
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Shane Larkin, qualcosa di mai visto prima domina in lungo ed in largo l’Eurolega 2019/20. E non solo quella…

La stagione della Turkish Airlines Euroleague 2019/20 sarà ricordata purtroppo quella della sospensione definitiva causa COVID-19, ma allo stesso tempo sarà ricordata anche come quella che ha consacrato ancora una volta lo strapotere del divertimento e del bel gioco visto nelle zone della medio-alta fascia di classifica. Oltre allo stupore per alcune squadre rientranti nel giro playoff, la squadra che ha dominato l’annata purtroppo mai terminata è stata senza dubbio la corazzata turca dal nome Anadolu Efes Istanbul.

La squadra di coach Ergin Ataman, infatti, è stata capace di vincere ben 24 partite su 28 match disputati, dando non soltanto dimostrazione di manifesta superiorità, bensì di essere stata nel giro di due stagioni, capace di risollevarsi in classifica dall’ultimo posto in Europa fino al raggiungere un’insperata finale contro il CSKA di Itoudis nella stagione 2018/19 conclusasi alla Fernando Buesa Arena di Bilbao.

Tra tutti i componenti di quel roster che sbaragliò nettamente la concorrenza di tutte le altre squadre partecipanti alla più corta edizione della Turkish Airlines Euroleague, il nome che prevalse e si aggiudicò il premio di MVP della stagione fu il talento e l’estro esplosivo targato Shane Larkin.

LE ORIGINI

Cincinnati, 2 ottobre 1992. Nasce qui DeShane Davis Larkin che sin da piccolo approccia la pallacanestro, nonostante suo papà (Barry Louis Larkin) fosse un All-star della MLB per 18 anni membro dei Cincinnati Reds. Il distacco dal baseball e la nascita dell’amore verso la pallacanestro iniziò nel seguire le gesta di suo zio Byron Larkin, guardia tiratrice di Xavier University, che ha messo a ferro e fuoco molte delle difese collegiali americane quando divenne tra l’altro un giocatore professionista.

Lasciato il baseball dopo un’estate in cui non vine esattamente descritto come un possibile prospetto, Shane brilla già al liceo con la palla a spicchi nelle mani. Sono gli anni della Dr Phillips High School ad Orlando, dove stabilisce il record di “rubate” della scuola.

Quotatissimo già a livello nazionale, uno dei primi 30 per Scout.com, sceglie De Paul come college, ma per ragioni mediche non chiarite, chiede il trasferimento a Miami, dove sarà seguito da terapisti specializzati.

Più tardi gli verrà diagnosticato un OCD, “obsessive compulsive disorder”, che caratterizzerà molti aspetti della sua vita. Ma Shane trova nel basket la soluzione: sul campo nessun disturbo e nessuna fissazione, ma la forza di averci lavorato, con la famiglia sl suo fianco è stata fondamentale. Oggi quei problemi sono diventati tema di discussione comune in NBA e non solo: fortunatamente il mondo, per certi versi, fa passi vanti.

Shane è una persona particolare, sensibile come pochi possono esserlo, che quando scende in campo si trasforma. Il parquet non è un rifugio ma un luogo dove crescere e diventare tutto quello che il suo talento gli permetterà di essere. tantissimo.

Shane Larkin ai tempi dei Miami Hurricanes. Da lì l’apripista per entrare nella Nba

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LA STAGIONE 2019/20

Shane Larkin per gran parte della sua prima stagione, la 2018/19, parte in sordina, ma la partita (o meglio tutta la serie) da sliding-doors della sua carriera europea è gara-5 della serie playoff contro il Barça di Pesic. Accelerazioni, primi passi esplosivi, cambi repentini di velocità sia in attacco che in difesa, gli immarcabili “shake n’bake” diventati un marchio di fabbrica del suo gioco, aprono la strada verso le inattese Final Four di Bilbao.

Shane Larkin nella finale contro il CSKA. Da questo momento inizia la sua ascesa nel panorama cestistico continentale

Da questo momento in avanti Larkin diventa il giocatore più ingiocabile dell’intero panorama continentale (Mirotic a parte più in avanti). Realizza ben 30 punti tra la semifinale vinta contro il Fener di Zele Obradovic e 29 punti nella sconfitta contro il CSKA facendo registrare il più alto valore numerico dal punto di vista realizzativo della storia delle Final Four dell’Eurolega (59 punti in due partite secche, ndr.)

Il 2019/20 poi è storia: porta l’Efes in testa al campionato turco e sia in patria che in Europa è il miglior realizzatore della competizione con ben 22 punti di media ad allacciata di scarpe fatto registrare nella periodo mostruoso da 24 vittorie e solo 4 sconfitte. In una di quelle 24 vittorie Larkin fa segnare il record ogni epoca di punti realizzati in una singola partita di regular season europea, ben 49. Contro il Bayern Monaco va in scena un clamoroso 80% dal campo e un 10/12 da tre punti mai visto in epoca moderna.

E’ uno show senza precedenti. Se l’anno prima eravamo al 44,9% da tre, quest’anno si vola oltre il 50%. Cosa c’è di straordinario? E’ una statistica su 173 tiri! Per essere chiari, Alexey Shved (252), Scottie Wilbekin (207) e Mike James (188), sono gli unici ad alzare le mani dall’arco più di lui, ma lo fanno rispettivamente col 33%, col 43,5% e col 42%. A livello percentuale fanno meglio di lui solo Stefan Jovic (53,2%) e Borisa Simanic (51,6%), ma solo su 47 e 31 tiri. Altro pianeta…

Con Vasa Micic crea una chimica che produce il miglior “backcourt” d’Europa da tempo. Ha il vizietto di segnare tanto e quello ancor più importanti di farlo nei momenti chiave delle gare.

Oltre ai suddetti 49 col Bayern ci sono serate come quella da 40 con l’Oly (10/15 dall’arco), quella di Madrid dove ne mette 32 sbagliando 4 tiri piuttosto che la serie sempre oltre i 20 (20-26-23-29-32-24-23-25) che inanella tra il Round 17 contro il Khimki ed il Round 24 con lo Zalgiris. Il record del suo Efes in quelle 8 gare? 8-0, perchè Shane è un trascinatore, silenzioso come sempre.

La stagione 2019/20 non si conclude, inopinatamente, ma ci lascia una memoria straordinaria di un campione che compie gesta irripetibili per quasi tutti i suoi compagni o avversari.

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LA CARRIERA

Non soltanto il successo che abbiamo visto in queste ultime due stagioni e mezzo (fatte di due campionati turchi, 2 coppe turche, un titolo Eurolega e l’MVP della stagione 2019/20) hanno caratterizzato la carriera di Shane Larkin.

Come detto, parte dalla Dr. Phillips High School la sua carriera cestistica.

Le vicende personali lo portano quindi a Miami, casa degli Hurricanes, dove è dapprima sesto uomo, poi titolarissimo già al primo anno.

18+10+5 è il fatturato dell’asfaltata (+27) inflitta alla numero uno Duke.

Ci sono D-Wade e Lebron ad applaudire a scena aperta il suo “alley-hoop” al tabellone per l’ex sassarese Kadji, oggi a Gravelines, nella gara contro i Tar Heels di North Carolina in cui esplode con un 5/8 da tre.

Lebron e D-Wade in piedi per Larkin e Kadji

«Kenny urlava “tabellone, tabellone”, io non ho visto nessuno che arrivasse con lui e l’ho alzata dolcemente… Lui ha fatto il resto». Così la decsrove Shane, che continua: «E’ bello vedere gente del calibro di due campioni come LBJ e D-Wade riconoscer ciò che stai facendo».

Per i Coach è lui il giocatore dell’anno della ACC, per la stampa invece è Erick Green: stiamo coi Coach, come sempre…

Sono gli sprazzi di tutto ciò che ammiriamo oggi ed il suo talento si rivelerà decisivo per la conquista delle seconde Sweet Sixteen della storia dell’istituto della Florida.

La scelta è quasi scontata: Draft. Arriva la chiamata numero 18 dagli Atlanta Hawks nel Draft 2013 e subito trade in Texas alla corte dei Dallas Mavericks.

Dal Texas, in poco meno di un’anno di contratto, decide di respirare l’aria newyorkese per due stagioni, prima ai Knicks e successivamente ai Nets prima di approdare per la prima volta in Europa. La sua prima parentesi è tra le fila del Baskonia.

Non è il Larkin di oggi, ma arrivano comunque 13,1 a serata che attraggono il Barça, con cui firma ad inizio luglio. Ma il Baskonia pareggia l’offerta e per le regole spagnole non può muoversi. Pochi giorni ed i diversi milioni baschi vengono lasciati lì, la destinazione è Boston.

Lui personalmente dirà di aver visto questa opportunità in Europa per riapprodare oltreoceano ed è nella Summer League 2017 che strappa quel contratto con i Celtics. Il suo talento però è evanescente: non ricorda più quanto visto in NCAA ma soprattutto è sempre incostante anche nelle scelte di gioco da fare.

Luglio 2018 vuol dire Efes e di lì in poi cambierà tutto per arrivare al dominatore assoluto di oggi. Inizia piano, ma poi non si ferma più.

Anche l’estate 2019 è un po’ tribolata, tra voci NBA, una situazione fisica non chiarissima ed un rientro all’Efes che avviene a stagione già iniziata. La squadra di Ataman non è la stessa, senza di lui, ma dopo un normalissimo rodaggio, si riparte per fare quella storia che viene interrotta solo dalla pandemia ma che ha il suo giusto epilogo a Colonia.

Shane deve molto ad Ergin Ataman, del loro rapporto si è detto e scritto molto. La realtà è che lo ha fatto rinascere come la dinamite di Cincinnati che pian piano si è presa l’Europa nel segno della perseveranza e del talento purissimo che solo l’Eurolega può far riconoscere.

Shane Larkin con il pallone dei 49 punti realizzati contro il Bayern Monaco. E’ il punto più alto della sua carriera, quello che lo consacrerà MVP della stagione 2019/20

Luca Castellano con la collaborazione di Alberto Marzagalia

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