Site icon Eurodevotion

Euroleague story 2011/12: Della maledizione estinta, della Petaktari

Euroleague
Annunci

Ci sono competizioni che vengono ricordate per un gesto. Il mondiale di calcio del 1986 è il colpo di mano di Diego Armando Maradona, la “mano de Dios”. Quello del 2006, la testata di Zidane a Marco Materazzi. Le ultime Olimpiadi, almeno in Italia, per l’accordo d’oro tra Gianmarco Tamberi e Mutaz Essa Barshim.

La storia vale anche per il basket. L’EuroLeague del 2012 è la Petaktari di Giorgios Printezis. Il greco che aveva sognato l’Nba, e che pareva essersi perso a Malaga, l’aveva creata nell’estate 2011, durante un durissimo work-out estivo. Per affinare la tecnica, concepì lo sporco gesto che ha segnato un’epoca del basket ellenico. E di quello europeo.

Tuttavia, un gesto, può cancellare decine di storie. Che Eurodevotion vuole riportare alla luce. Parliamo anche solo di incroci. A Istanbul, per le Final Four che si tennero dall’11 al 13 maggio, ce ne sono di incredibili. Questa non è la storia della Petaktari. Non solo almeno.

La Stagione Regolare

E’ ancora tempo di Qualifying Round, e a vincerlo è il Galatasaray alla Siemens Arena di Vilnius contro il Lietuvos. e lo Spirou sul NYmburk a Charleroi.

Al via tre squadre italiane, con la corazzata Siena affiancata da Milano e Cantù. Nel girone A, che i tifosi comaschi ricorderanno per il buzzer di Gianluca Basile a Bilbao, comanda il Fenerbahce di Neven Spahija, con  le sapienti mani del futuro NBA Nojan Bogdanovic e l’atletismo di James Gist, oltre ai primi passi europei di Curtis Jerrells.

Nel girone B comanda da programma la coppia Cska-Panathinaikos. Sulla panchina dei moscoviti c’è Jonas Kazlauskas, in campo gli americani sono Sammy Mejia e Jamont Gordon, mentre un Panathinaikos dato in declino è ancora nelle mani di Batiste e Diamantidis, attendendo qualcosa dal talento di David Logan.

Nel girone C l’Olimpia Milano strappa la qualificazione dietro al Real Madrid di Nikola Mirotic e Ante Tomic, al Maccabi di Keith Langford e Richard Hendrix, e all’Efes di Ufuk Sarica con Vlado Ilievski, e Esteban Batista in campo.

Movimentato il girone D, con il Barcellona di Xavi Pascual e Erazem Lorbek, l’Unics di Evgeny Pashutin e Lynn Greer, e ovviamente la Siena di David Andersen e Igor Rakocevic.

Nomi, anche se a portare a casa la spesa sono sempre gli stessi. Bo McCalebb per Siena dice 17 punti di media, Vassilis Spanoulis lo segue a pochi passi, mentre nello Zalgiris emerge il talento di Sonny Weems. Dominatore, e per tutti futuro mvp, un certo Andrei Kirilenko: 24.18 di media valutativa, in accoppia con Nenad Krstic per quella che è la più forte coppia di lunghi al via.

Andrei Kirilenko e Milos Teodosic

(1/3, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

La Top 16 ed i Playoff

Formula ancora antica a quattro gironi, tre italiane ancora al via ma solo Siena strapperà il pass per i playoff. Due i fallimenti sotto gli occhi di tutti.

Nel girone F, tre squadre chiudono con record 4-2, ma una andrà a casa. Siena? Bilbao? No, il Real Madrid. Si decide tutto a Siena, il primo marzo: alla squadra toscana basta il -22, gli uomini di Pablo Laso vincono di 12, ma venendo fuori sono a buoi scappati. Un fallimento, in attesa della firma di Rudy, che arriverà a luglio di quell’anno.

Ma crolla anche il Fenerbahce, ultima nel girone G dominato dal Panathinaikos e dove l’Unics prevale per un nulla su Milano, che dopo lo 0-3 iniziale chiude con un 3-3, superando i turchi 85-72 nell’ultimo round con il massimo in carriera di Malik Hairston, 27 punti. Per gli uomini di Sergio Scariolo sarà fatale il -15 di Kazan nella terza giornata.

Emerge il nome di Richard Hendrix del Maccabi, ala che fallirà un anno dopo proprio in maglia Olimpia, nell’Efes si fa notare il centro Stanko Barac, 15 punti di media.

Playoff

Barcellona-Unics esiste solo in gara-2. Ci sono i 18 punti di Juan Carlos Navarro, ma la decide Kosta Perovic con una rubata e i liberi del +2 con 48.6’ da giocare. A gara-5, ovviamente, ci arrivano Panathinaikos e Maccabi, in quella che è davvero l’ultima recita in abbinata per la rivalità che ha acceso il nuovo millennio di EuroLeague.

La vince, la domina in overtime il Diamante, con 25 punti, 6 rimbalzi e 3 assist, accompagnato da un presentissimo ex, Sarunas Jasikevicius. 

4 gare invece Bilbao-Cska dopo il +13 basco in gara-3, mentre Siena perde il fattore campo con l’Olympiacos e non esce viva dal Pireo. In gara-4 gli uomini di Simone Pianigiani fanno 7/20 da 3 e 4/11 dal campo con il solo BoMcCalebb. 19 nel team greco per V-Span, Kyle Hines domina il confronto con Igor Rakocevic producendo 19 punti con 8/15 da 2 e 7 viaggi in lunetta oltre a 7 rimbalzi e 4 stoppate (tutte su David Andersen). 

Nick Calathes, grande protagonista in gara 4 contro il Maccabi

(2/3, scorri in fondo per cambiare pagina e continuare la lettura)

Le Final Four

La semifinale Olympiacos-Barcellona è Vassilis Spanoulis contro Juan Carlos Navarro. Due che l’Nba la snobbarono per giocare, e vincere, in Europa. Poco da dire, i greci erano più forti, ma figli di anni di maledizioni.

Non può essere scontata una semifinale in simili condizioni. Non lo sarà contro il Barcellona che annovera Huertas, Lorbek e Ingles. L’Olympiacos può contare su Dorsey, Sloukas, Hines, Antic, Law e Mantzaris, ma viene da una stagione regolare appena sufficiente (record 6-4, ko con Cantù), e da un 3-3 alle Top16 prima di un convincente 3-1 con Siena.

Negli ultimi cinque minuti di una gara a basso punteggio il parziale dirà 6-8. Decisiva una tripla di Vassilis Spanoulis in isolamento a 1.09 per il 66-61, mentre Huertas affretta i tempi per il frontale del controsorpasso a 37’’ prima della splendida giocata, ancora, di VSpan dopo il p&r con Dorsey.

Cska-Panathinaikos quindi. Che dire? Stagione che si rivelerà perdente e di chiusura per la coppia Obradovic-Itoudis ad Atene. Vuole invece vincere il Cska, che ha alzato il trofeo nel 2007-2008, ma è reduce dall’unica annata della storia senza un titolo in VTB, conquistato dal Khimki di Vitaly Fridzon.

Dall’Olympiacos è arrivato Milos Teodosic, emerge il talento di Alexey Shved, ma il colpo si chiama Andrey Kirilenko. Forse il giocatore russo più forte di ogni epoca, certamente l’uomo immagine di un’EuroLeague che l’armata rossa non può fallire.

10-0 il record in stagione regolare, 5-1 nelle Top16, 3-1 la serie playoff con Bilbao. Due soli ko in stagione, con il Galatasaray a Istanbul e con i miracolosi baschi di Fotis Katsikaris e Aaron Jackson.

2.03, è 60-64 Panathinaikos però. A 108’’ una conclusione tutt’altro che morbida di Alexey Shved si inerpica fino in cielo prima di precipitare nella retina, Kirilenko stoppa Batiste e a 38’’ Milos Teodosic trova il sorpasso dall’angolo dopo geniale dai-e-vai su rimessa dal fondo con Kryapa.

Obradovic perde la testa per un paio di fischi, Milos trema dalla lunetta e fa 0/2, ma Dimitris Diamantidis, all’ultima Final Four della sua incredibile carriera, gestisce malissimo l’ultimo pallone…

La finale. Si è detto tutto di quel 13 maggio a Istanbul. L’Olympiacos che segna 20 punti nel primo tempo, Cska che tocca il +19 dopo 27’ prima di incassare un 14-0 che riapre i giochi.

E improvvisamente, la maledizione dell’Olympiacos, diventa la maledizione di Teodosic. Lui, che ha lasciato la Grecia per vincere. Lui, che vede rientrare la sua ex squadra in finale. Lui, che quando si entra negli ultimi cinque minuti decide di fare tutto da solo, con due triple corte e due palle perse risibili.

La rimonta è ossigenata da Giorgios Printezis, che giganteggia in post-basso con Krstic, Kirilenko e Khryapa, e Kostas Papanikolaou, l’atro nascente europeo, con la tripla del -4 a 3.03. 

Milos sente il fiato sul collo, a 2.33 perde palla e poi lascia uscire il pallone convinto di avere ancora il possesso, poi a 17’’ fa solo 1/2 dalla lunetta lasciando a un solo possesso gli avversari. Quindi, lo 0/2 di Siskauskas

Qui, il tempo, si ferma. Per Vassilis Spanoulis, tutto diventa eterno nel suo silenzio, i confini paiono allargarsi. Kyle Hines taglia per evitargli la pressione a tutto campo di Shved, poi converge su di lui in punta lasciandogli possibilità di ingresso solo da sinistra. 

Teodosic non crede nello scarico verso Mantzaris sul lato forte e fa bene, Krstic invece che retrocedere resta in punta su Hines, e allora è Kirilenko a dover convergere verso la mezzaluna per chiudere un facile appoggio a KillBill, lasciando Printezis libero lungo la linea di fondo.

Printezis, il tiro più famoso della storia di Eurolega moderna
Exit mobile version