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Kevin Punter, una scelta tanto inattesa quanto rispettabile

Kevin Punter
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Kevin Punter, a meno di 48 ore dalla scadenza del suo contratto con l’Olimpia, ha scelto la sua destinazione futura.

Kevin Punter è un giocatore del Partizan Belgrado. Boom!

Mesi e mesi a parlare di Efes, Maccabi, Cska (discreta bufala) ed ogni possibile destinazione a livello di alta Eurolega, nonché ovviamente di un possibile rinnovo milanese ed ecco che arriva la bomba dalla Serbia.

Perchè non rimanere a Milano, dove aveva un ruolo centrale?

Perchè scendere di categoria, sebbene la prossima Eurocup si annunci di altissimo livello?

Quali sono le motivazioni di una tale scelta? Può essere solo una questione economica?

Inattesa, per tante ragioni quasi incomprensibili, è decisione che si porta dietro motivazioni che magari, alla fine, sono più semplici di quanto si possa pensare. Proviamo ad analizzarle.

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IL CONTRATTO

Biennale, ricco, addirittura il più ricco di sempre per il basket serbo per alcune fonti.

Lo scorso anno, quando gli venne chiesta la motivazione per cui aveva scelto Milano, il nativo del Bronx era stato molto trasparente: «Era il miglior contratto possibile».

Non ci fu bisogno di entrare nei dettagli cercando tematiche quali il progetto, di cui oggi si abusa un po’ troppo facilmente: era “la più conveniente” finanziariamente.

Risposta onesta di chi non ha paura di esporsi a critiche feroci, del tipo di quelle che gli stanno arrivando in queste ore, che lo definiscono “mercenario” se non peggio.

Viviamo in un mondo, non certo solo sportivo, in cui la retorica domina la scena con paroloni tipo gruppo, etica, resilienza, abnegazione etc, un mondo in cui ci si esalta per questo o quello che giurano eterno amore baciando maglie e battendosi il petto per poi voltare pagina in un amen.

Siamo certi che non sia migliore chi ha il coraggio di dire che fa il suo lavoro per chi lo paga di più?

Siamo altrettanto certi che in quella situazione non ci saremmo comportati allo stesso modo?

Un giorno forse, magari in un libro classico del fine carriera, un celebratissimo campione di cui si raccontano le gesta di uomo squadra per eccellenza, ci racconterà di quelle settimane (mesi…) in cui trattò con un club di Eurolega che basava il suo progetto (sì, c’era veramente…) su di lui, diede il suo ok una sera per poi utilizzare quell’offerta come argomentazione decisiva nello strappare qualche centinaio di migliaia di dollari in più in un club più ricco la mattina seguente. Ovviamente alla seconda gara con la nuova maglia si batteva il petto per quei colori…

Forse, uno di quei giorni, riabiliteremo i Punter di turno, che sono tantissimi, con la differenza tra chi lo ammette pubblicamente rispetto a chi indossa una maschera di finissima fattura e volgarissimo spessore.

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LE ORIGINI E LA CARRIERA CI DICONO CHE…

Nel 2012 un test accademico (SAT) insufficiente gli precluse i college di Division 1 e quindi gli atenei più prestigiosi. La delusione terribile, la voglia di mollare tutto e dare un calcio ai sacrifici fatti per andare alla Body of Christ Academy di Raleigh proprio per costruirsi un futuro, la retrocessione a State Fair CC vissuta come un fallimento.

Tutte cose che tolgono certezze al giovane Kevin Xavier Jr, già un po’ insicuro di suo in quel «Non mi era chiaro cosa fare del mio futuro».

Coach Kevin Thomas lo fece svoltare, accendendo il fuoco dell’etica lavorativa e del sacrificio per raggiungere i proprio obiettivi. Tennessee, i Volunteers parvero rinascita.

“UNDRAFTED”! Altra mazzata nel 2016, con Papagiannis alla 13, Yabusele alla 16, Zipser alla 48, Bentil alla 51 e Bolomboy alla 52, tutta gente che quest’anno KP ha guardato dall’alto in Eurolega.

Lavrio, Anversa, Rosa Radom, un accordo non siglato col Gaziantep e poi AEK e Virtus, che vogliono dire Champions League in bacheca.

Consacrazione definitiva in vista dell’Eurolega? Sulla carta sì ed arriva l’Olympiacos, ma un’altra delusione è in agguato.

Al Pireo è un nulla di fatto, la critica parla di giocatore non pronto per questi livelli e per Natale c’è il regalo della vigilia, il taglio.

KP deve ripartire, ancora una volta.

E si riparte proprio da Belgrado (destino?) con 12 gare da 15,9 di media. E’ sempre la critica a dire che sì, è discreto, ma in fondo quella Stella Rossa è squadra da 11W e 17L, l’Europa che conta sembra altro.

I dubbi permangono.

Milano è l’opportunità per eccellenza, in una squadra costruita per andare fino in fondo, con gente del calibro di Hines, Datome e Rodriguez.

Nello scetticismo generale, unica firma con un solo anno di contratto, si ritaglia un ruolo fondamentale da “prima punta”, con esibizioni notevolissime tipo quella di Mosca.

Il ragazzo si sente parte del mondo dei giocatori decisivi, determinanti, si ritiene in grado di dominare. Le percentuali calano drasticamente nei Playoff, anche se contro quel diavolo di Trinchieri è abbastanza normale, poi c’è quel tiro che non entra col Barça, un ferro che cambia la storia milanese recente, ma al quale va dato il giusto peso perchè se dovessimo pensare ai “what if” di migliaia di conclusioni nella storia del basket forse faremmo meglio a non seguirlo più.

Il ragazzo insicuro del Bronx, quello che pianse a Raleigh, quello che ingoiò boccoli amari al Draft e che si vide bollato negativamente al Pireo oggi sente, finalmente, di avere certezze assolute e quindi vuole tutto, da ogni punto di vista. Anche quello finanziario, che ritiene importantissimo senza negarlo. Magari proprio per aiutare quella mamma che lo spronò a non arrendersi nei giorni più bui, quelli della possibile resa.

Giusto? Sbagliato? Non siamo qui per dirlo e non siamo nessuno per dirlo. Il punto non è questo.

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LA SCELTA DI MILANO

L’Olimpia di Messina e Stavropoulos ha fatto la sua scelta. Oltre una certa offerta non si va.

Già la fece lo sorso anno, quando fece firmare un annuale abbastanza inusuale, in un mercato da “multiple years”.

Fu un errore? A posteriori, per quelli che dopo sanno tutto, forse sì, ma chi non aveva ancora dei dubbi, quelli che hanno accompagnato l’atleta per tutta o quasi la sua carriera?

Milano ha giocato le sue carte come giustamente credeva ed oggi ha ragionato in termini globali, con un occhio doveroso al budget. I dollari, quelli pesantissimi, sono destinati altrove, lo sappiamo tutti ed inoltre il ruolo ricoperto da Punter è quello che negli ultimi anni offre più opportunità sul mercato.

Un ragionamento chiaro, serio e condivisibile.

Forse l’unico appunto che si può fare al club meneghino è quello di essere arrivati troppo lunghi sul rinnovo. Magari a gennaio, febbraio, si poteva accelerare, ma anche qui, siamo tutti bravi a parlare “dopo”.

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«CIAO KEVIN, SONO ZELJKO…»

«Se andiamo in campo ed eseguiamo alla perfezione ciò che ci chiede lui, nei primi dieci possessi abbiamo almeno 4 o 5 facili tiri non contestati».

Parole e musica di chi ha giocato per Obradovic.

«Quando ti chiama direttamente e ti chiede di giocare per lui ti senti in paradiso. Bastano 5 minuti di conversazione per non avere alcun dubbio sulla scelta».

E’ un altro giocatore che ci ha rilasciato queste testuali dichiarazioni.

«Quando sento dire che questo o quel Coach è il “nuovo Obradovic” mi metto a ridere fragorosamente. ma state scherzando? 9 Eurolega, vittorie ovunque per 30 anni, non esiste nessuno come lui».

In questo caso è un Coach, suo rivale, a chiarire chi è il più grande di sempre.

Ora, metti caso che il telefono della guardia ex Milano abbia suonato e dall’altra parte ci sia stato il fenomeno di Caçak: «Ciao Kevin sono Zeljko Obradovic, vuoi venire a costruire un futuro importante che riporti il Partizan ai fasti che merita? Il tuo ruolo sarà questo, farai quello, ti vorrei così…».

Ok i soldi, ok aver rifiutato ca 800K dal Maccabi e qualcosina in più da Milano, ma chi è parte di questo giochino avrebbe mai il coraggio di dire di no a Zele senza meritarsi un TSO?

Nessun giudizio, solo rispetto per una scelta. Ovunque essa porti.

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