Dall’ultimo posto alla finale di Coppa Italia: il percorso vincente, e per certi versi esaltante, di Pesaro dallo stop causato dalla pandemia alla finale di Coppa è caratterizzato dal lavoro di Repesa e della società che si riassume in una parola:”idee”.
Quando nello scorso marzo il campionato di LBA è costretto a fermarsi per la pandemia, ci sono poche certezze: l’unica è la retrocessione di Pesaro. 1 vittoria in 20 partite è la fotografia perfetta della stagione disastrosa dei Marchigiani, salvati solo dallo stop alle retrocessioni.
Ecco però che nasce il capolavoro della dirigenza pesarese, che decide di riportare Jasmin Repesa in Italia, affidandogli l’intera responsabilità del progetto. Un progetto mosso da chiare linee guida e da una coerenza che suppliscono ai vari problemi di budget, creando una squadra non lunga ma con idee precise. Se oggi è in finale di Coppa Italia e in piena corsa per un piazzamento playoff, sconfiggendo due realtà consolidate come Brindisi e Sassari, il motivo è fondamentalmente questo.
Un roster costruito dal coach a sua immagine e somiglianza
La costruzione del roster muove sull’asse play-pivot Robinson (vero crack di questa squadra, 25 punti di media nelle prime due partite di Coppa Italia)-Cain(12+9 in questa stagione), intorno a questo la presenza di buoni trattatori di palla capaci sia di attaccare che di tirare (su scarichi o dal palleggio) come Filloy e Delfino (14 a partita con il 41% da 3) facilitano la fluidità dell’attacco, togliendo la responsabilità di avere la palla in mano al folletto americano.
La vera scommessa vinta però è nello spot di 4 con l’ungherese Filipovity, preso dal campionato ungherese: un giocatore dalla doppia dimensione in attacco e in grado in difesa di fare legna sotto i ferri (7 rimbalzi a partita ne sono la testimonianza) e tenere i piccoli in situazioni di cambio (molto usate da Repesa con lui).
Come guardia titolare, fino al suo problema al gomito, c’è stato Massenat, un ottimo attaccante, buon tiratore (41% da 3 quest’anno), in grado di giocare il pick and roll e di attaccare in 1c1 in campo aperto o sugli scarichi. Ma dopo il suo grave infortunio Pesaro è corsa ai ripari, prendendo Gerald Robinson, liberatosi dopo l’esclusione di Roma e che dopo la coppa andrà a Digione facendo di nuovo spazio al rientrante ex Andorra. Un giocatore diverso più play e giocatore bravo a creare dal palleggio, che è stato la chiave del clamoroso overtime contro Sassari.
A chiudere il roster un trio di italiani utili alla causa come Tambone, Zanotti e Basso (quest’ultimo poco utilizzato) e soprattutto il giovane talento Drell (adocchiato anche dagli scout NBA), che è l’emblema del lavoro di Repesa: l’anno scorso, sempre a Pesaro, era il classico buco nero e faceva fatica a stare in campo, visto lo scarso tonnellaggio e il baricentro troppo alto. Quest’anno, a suon di schiaffoni, è diventato un fattore, in difesa dando una buona mano grazie alle sue lunghe leve e in attacco riuscendo a correre il campo e a giocare sugli scarichi o sui closeout generati dai vantaggi presi dai piccoli.
L’attacco di letture di Pesaro
Il progetto di Repesa si traduce in mezzo al campo in una pallacanestro votata alla transizione, che cerca di prendere vantaggio nei primi secondi sia da primario che entrando presto nei giochi.
A farla da padrone è Justin Robinson che è deputato a spingere la transizione, e a giocare subito 1c1 se la difesa non riesce ad accoppiarsi bene o a giocare drag (pick and roll in transizone) con Cain a rimorchio in una situazione dove la difesa, ancora non posizionata bene fa fatica a negare un vantaggio.
In una squadra, come Pesaro, che vuole prendere vantaggio dall’1c1 è quindi di fondamentale importanza lo spacing, su cui si vede la chiara mano di Repesa: con un giocatore sempre pronto ad andare dietro alla penetrazione e la ricerca degli angoli per aprire il campo.
La 5-out motion offense: entrate e letture
Se non si gioca subito l’attacco di Pesaro lavora molto nel flusso, giocando una 5-out motion (5 fuori) con il lungo in punta e gli altri 4 giocatori a collaborare tra loro, che tiene ampi gli spazi e si basa molto su un continuo ball movement e sulle letture, che permettono alla squadra di Repesa di essere imprevedibile dando grande rilevanza al gioco senza palla sia con che senza blocchi e ai passaggi consegnati.
Nella motion Pesaro entra o direttamente dal palleggio o utilizzando situazioni o di pick and pop con 5 che si apre e dà il via alle diverse collaborazioni, oppure un ram screen (blocco verticale) di Cain per 4. Questo può portare o ad un vantaggio immediato per il lungo spalle a canestro o a giocare con il 4 che si apre sempre sia se blocca prima per il play (situazione che Robinson tende a sfruttare, vista anche le qualità di tiratore di Filipovity) o se gioca direttamente per ribaltare con un dribble handoff con l’esterno di lato opposto.
Dopo il DHO la situazione più utilizzata è un pick and roll con Cain, ma giocando un attacco di letture, può anche andare a bloccare sul lato debole per sfruttare l’attenzione della difesa verso il DHO sull’altro lato.
Doppie uscite
Idee difensive
L’attacco di Pesaro è davvero interessante ed è esaltante, a mio modo di vedere, assistere ad una squadra che gioca tante letture. La difesa invece tende ad accendere e spegnere, passando nell’arco della stessa partita da momenti di grande precisione ad alcuni di scarsa aggressività.
L’idea è quella di tenere la palla su un lato, negando ribaltamenti facili e collassando in area contro le penetrazioni e contro i post bassi avversari (il buon lavoro su Bilan è stato importantissimo nella vittoria nei quarti).
Molto interessante è la zona proposta nel finale di partita con i Sardi, dove la principale idea è quella di forzare e tenere la palla su un lato e chiudere l’area, mettendo a Drell a presidiare il post alto.
La chiave della finale
Sarà fondamentale stasera contenere gli 1c1 e le situazioni di pick and roll degli esterni di Milano: cosa che Pesaro è riuscita a fare bene per larghi tratti durante la partita di campionato, dove ha messo in seria difficoltà la squadra milanese, salvo poi cadere sotto i colpi di Datome negli ultimi minuti. Minuti in cui Messina è riuscito a imbrigliare l’attacco marchigiano con un’ottima zona 3-2.
Oltre a questo chiave difensiva sarà negare situazioni di transizione che tanto hanno fruttato nella partita di campionato.
Se togliere il contropiede in difesa è quindi la chiave, in attacco sarà decisivo proprio correre e cercare di entrare subito nei giochi, ma soprattutto evitare banali palle perse che sono state quelle che non hanno permesso a Pesaro di ottenere vittorie più larghe in questa competizione.
A metà campo poi, Pesaro ieri sera ha sofferto moltissimo quando Brindisi ha iniziato a mettere fisicità in difesa e a cambiare in modo più aggressivo, abbassando il ritmo dell’attacco. I cambi difensivi sono uno dei punti di forza di Milano e riuscire ad attaccarli senza fermare la palla e rimanendo nel flusso sarà sicuramente decisivo.
Al di là del risultato della finale, quella dei ragazzi di Repesa è stata già una F8 trionfale: alzi la mano chi avrebbe previsto l’approdo in finale. Stasera servirà la partita perfetta ( e forse qualcosa in più) per cercare di riportare a Pesaro un trofeo che manca dal 1992, ma comunque andrà possiamo solo ammirare il lavoro di un coach che ha portato in campo le sue idee e la grande applicazione della sua squadra.