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Il livello tecnico dell’Eurolega 20/21 è salito?

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Questo è senza dubbio uno dei rebus più difficili da risolvere, spesso al centro di molte discussioni. Ma proviamo a dire la nostra cercando di comprendere se il tasso tecnico della competizione sia migliorato o meno tra le scorse stagioni della New Era di Eurolega e questa in corso.

L’Eurolega, da quando ha modificato il proprio format passando da 24 a 16 squadre prima, e a 18 partecipanti poi, ha subìto un continuo tourbillon di cambiamenti. Questo passaggio al girone unico ha consegnato agli appassionati una versione del torneo totalmente diversa in parecchi ambiti. Da quello logistico, passando per quello gestionale e finendo in quello tecnico, in quello che il rettangolo di gioco ci offre.

Molte sono state anche le variazioni tra una stagione e l’altra durante la New Era della Turkish Airlines Euroleague, specialmente sul livello della qualità della tecnica.

Il livello tecnico in Eurolega è migliorato?

Questo è uno dei dilemmi più complessi a cui si possa rispondere quando si parla di questo sport. Proviamo perciò a dare una lettura, sfruttando i dati in possesso.

Analizzando le classifiche di tutte le stagioni della New Era, comprese quella dell’anno scorso e quella di questa stagione, si può estrapolare un pensiero tanto complesso quanto veritiero.

Le squadre nell’ultimo slot della classifica hanno portato a casa tra le 5 e le 8 vittorie, mentre quest’anno, oltre all’indegno Khimki, abbiamo due team già a quota 7 vittorie. Ed è qui che c’è una grande differenza. Panathinaikos e Stella Rossa hanno 8 W i greci e 7W i serbi, in rispettivamente 22 e 23 match disputati. Nessuna delle ultime classificate degli anni passati ha avuto una percentuale di vittorie così alta. Molte si sono attestate attorno al 20%, mentre i Greens ed i serbi sono ad almeno il 30%. Un abisso.

Molti diranno, alzandosi la qualità delle squadre di media-bassa fascia calerà quella delle top. Ed invece no. O quantomeno la percentuale di vittorie varia in minima parte.

Questo vuol dire che il livello delle squadre sta tendendo ad uniformarsi, con i team meno facoltosi economicamente che compensano con la competenza e la programmazione questo gap. Come per esempio lo Zalgiris, lo Zenit ed il Bayern di Andrea Trinchieri.

Jalen Reynolds, centro del Bayern visto in Italia a Reggio Emilia

COME SI COMPENSA QUESTO GAP?

Con chi fa rendere al meglio chi va in campo, ovvero i coach.

Un’altra lettura che possiamo dare a questo incremento del livello tecnico della competizione vede i coach come centro di gravità. Col passare delle stagioni, prendendo in considerazione i coach che si sono susseguiti, possiamo assistere ad un trend particolare riguardante gli allenatori debuttanti (esclusi gli assistenti promossi ad head coach) che hanno vissuto almeno una stagione a questo livello.

Nelle prime 3 stagioni della New Era i coach debuttanti sono 9 (Alimpijevic, Alonso, Dzikic, Ernak, Jasikevicius, Maldonado, Radonjic, Plaza, Vidorreta).

Nelle ultime 2 stagioni sono 7 (Kattash, Kokoskov, Mitrovic, Parker, Pitino, Ponsarnau, Schiller).

Questo cosa vuol dire? Prendendo in esame le squadre di appartenenza di questi allenatori, possiamo notare come la maggior parte siano team di metà classifica che non puntano per la vittoria ora, ma bensì programmano per un futuro luminoso. I team cercano di crescere di pari passo con gli allenatori.

Perché questa distinzione dividendo in due parti la New Era? Per renderci conto che squadre importanti di medio livello scelgono sempre di più questo percorso. La differenza tra il primo triennio e il secondo biennio infatti, è lampante.

E’ il percorso che ha compiuto lo Zalgiris con Jasikevicius e che vuol migliorare ulteriormente con Schiller, il Fener che con Kokoskov cerca una nuova giovinezza dopo il ciclo Obradovic ed i tagli economici, Ponsarnau che prima guida il Valencia alla conquista dell’Eurocup prima, e punta ai playoff di Eurolega poi. Andrea Trinchieri ed Ettore Messina si sono rimessi in gioco a livello Euroleague dopo anni di Eurocup ed NBA trascinando Bayern ed Olimpia dove sono. Ed è qui che si torna alla famosa competenza e alla famosa programmazione citata in precedenza.

Lo stesso lavoro si svolge con lo scouting delle giovani stelle, basti vedere i vari Grigonis, Pradilla, Baldwin cosa stanno facendo in questa stagione stratosferica per loro.

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