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Giocare o non giocare? I pro ed i contro dell’eventuale ripresa del gioco in Eurolega

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Il comunicato di ieri di Euroleague Basketball ha stabilito che il 24 maggio sarà la data ultima entro la quale si deciderà per l’eventuale completamento della stagione in Turkish Airlines Euroleague ed in 7Days Eurocup.

Mentre tutte le leghe calcistiche, dall’UEFA a tutte le organizzazioni nazionali stanno programmando con una certa precisione l’attività che dovrà portare al completamento della stagione i vari campionati e coppe entro luglio ed agosto, la pallacanestro si interroga sull’opportunità o meno di “provarci”.

Diverse leghe nazionali, tra cui la LBA italiana hanno già detto stop, con una rapidità che fa pensare ad un quadro politico più che ad uno discusso a fondo. Inutile stare a discutere se sia corretto o meno, anche perchè ciò che a noi interessa di più, quasi esclusivamente, è l’Eurolega.

Ed allora, provando a “togliersi la maglia”, senza alcun pregiudizio e lontani da preferenze ed opinioni personali, tentiamo di analizzare quelli che sono i punti a favore di una ripresa e quelle che invece sono le difficoltà, che si possono anche definire impossibilità.

Una premessa è però doverosa. Alla base dell’allungamento dei tempi della decisione di EL vi sono due considerazioni chiarissime. La prima riguarda la necessità di trovare un accordo con giocatori ed allenatori sulle riduzioni salariali, cosa avvenuta con successo ieri, mentre la seconda si basava solo sul fatto che fosse inutile decidere frettolosamente quando vi era il tempo per poterci ragionare sopra valutando ogni  scenario più in profondità.

Ecco quindi  alcuni “pro” e “contro”, in ordine del tutto casuale e senza un criterio di importanza progressiva.

PRO

CONTRO

Queste sono soltanto alcune delle situazioni da prendere in esame, senza che debbano essere le più importanti e che debbano raccogliere il consenso di chi la pensa in un modo  o nell’altro. Proprio in questi giorni ci siamo posti la domanda diverse volte, senza arrivare ad una conclusione che ci facesse pensare in una direzione o nell’altra. E la stessa cosa è emersa a seguito di parecchie conversazioni con allenatori, giocatori e dirigenti coinvolti, tutti in cerca della riflessione da ritenersi più corretta e tutti con opinioni anche diametralmente opposte, sebbene molto corrette e circostanziate.

Abbiamo volutamente tralasciato considerazioni, come tante di quelle udite di questi tempi, riguardo la tragedia dei decessi e della drammaticità del quadro sociale in varie regioni e stati. Lo abbiamo fatto semplicemente perchè riteniamo che il rispetto verso situazioni così gravi ed importanti non crediamo si debba esprimere con un semplice stop a qualsiasi attività, ma con la voglia e la forza di guardare avanti, sempre.

Allo stesso tempo abbiamo accuratamente evitato di fare nostri valutazioni del tipo “è solo una questione di soldi”. Perchè? Coerenza, nulla di più. Secondo noi è inevitabilmente “anche” una questione di soldi, ma non “solo” una questione di soldi. Il calcio non lo è? La LBA che parla di situazioni finanziarie disastrate da anni ed anni non lo è? La NBA non lo è? Ecco perchè non ci pare che sia un tema determinante nel valutare la questione.

Se lo sport, in questo caso quello che amiamo di più, può dare qualcosa di eccezionale in un momento di grande difficoltà è assolutamente il benvenuto.

Sempre e soltanto, come sottolineato da Jordi Bertomeu decine e decine di volte, «se vi saranno le più alte condizioni di sicurezza possibili».

Altrimenti giusto che ci si veda a settembre.

 

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