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Bene l’Eurolega, meno qualche giocatore. La differenza, come sempre, la fanno gli uomini…

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Il mondo sta vivendo un incubo, non vi è alcuna certezza né di uscita né dei tempi di quell’uscita. E’ la realtà, drammatica, ma è così.

Parlare di basket e soprattutto dei contratti dei giocatori in questo periodo parrebbe quasi stupido ed inutile, con ben altre situazioni di emergenza che occupano la mente di tutti, ma anche qui si tratta di essere realistici ed affrontare un tema che è attualità.

Si moltiplicano le dichiarazioni che richiedono la conclusione immediata della stagione piuttosto che ipotesi di ripresa di un’attività estremamente fantasiose. Giusto che ognuno dica la sua, inaccettabile la mancanza di equilibrio da parte di taluni.

La nostra opinione, discutibile come tutte, è semplice: perché non attendere per capire come procederà il problema? Che necessità c’è di prendere decisioni oggi quando il futuro è una totale e completa incognita? Provare a rispettare le regole nella speranza che le cose possano migliorare è chiedere troppo? Naturalmente accettiamo con piacere ogni tipo di confronto a riguardo.

Oggi l’Eurolega ha mandato una comunicazione ai propri club di aggiornamento sulla situazione coronavirus.

I punti salienti sono i seguenti:

Il documento ci pare molto equilibrato e rispettoso della grave situazione. Forse quel ritardo c’è stato, ma chi non ha esitato un poco in questa situazione prima di prendere decisioni così importanti ? Il sentimento di attesa prima di decidere lo condividiamo, come già detto.

La polemica più sentita, nel basket ma anche nello sport in genere, riguarda i contratti e quella benedetta clausola di “forza maggiore” che permetterebbe ai club di non pagare gli stipendi residui.

E’ chiaro che per tutti sarà un bagno di sangue e pensare che non lo debba essere per una sola categoria è assurdo. Ok, ci sono in contratti e vanno rispettati, ma nella vita il buonsenso è spesso più importante.

A tale proposito ringraziamo Meo Sacchetti, persona di cui abbiamo una grande stima, per le parole di oggi: «Tagliarsi lo stipendio per l’emergenza? Certo che lo prendo in considerazione. Oggi la cosa più importante è la salute, non lo stipendio».

Le accomuniamo a quelle di un campione che ci ha chiesto l’anonimato: «Tutto il mondo soffre e fa sacrifici, non vedo perchè non dovrei rinunciare a qualcosa anch’io».

Come in tutte le cose, sono gli uomini a fare la differenza.

Segnaliamo uno scambio di battute (molto civile sia chiaro) che abbiamo avuto su Twitter con Malcolm Delaney, play del Barcellona, che riportiamo per dovere di cronaca e solo poiché pubblico.

Il tema era il possibile allungamento della stagione a luglio per portare  a termine le competizioni, eventualità prospettataci anche da Dimitris Itoudis nella nostra esclusiva intervista pubblicata questa mattina.

Il giocatore ha scritto, ricapitolando, che molti non vogliono giocare a luglio perché i contratti scadono a giugno e vi sarebbe un ricco infortuni che, soprattutto per chi si avvia agli ultimi anni di carriera. Ci siamo permessi di rispondere, come #eurodevotion, segnalando il sacrificio che molti fanno quotidianamente, non paragonabile a quanto richiesto eventualmente con un mese in più di stagione (peraltro per chi dovesse fare le Olimpiadi, se mia si giocheranno, cambierei ben poco), in presenza di rischi per la salute sui posti di lavoro.

Il giocatore ci ha risposto, rispettando la nostra opinione,  che è una questione diversa. Lo è, certamente, come sarà diverso il mondo in cui vivremo nei prossimi mesi, forse anni. E sarà diverso anche per tutti, atleti compresi.

 

Nessuna voglia di alimentare la polemica diretta col giocatore, ma la nostra opinione è chiara e riguarda la situazione in generale.

I contratti ci sono e vanno rispettati, soprattutto da quei club che ci stanno speculando per non pagare. Su questo nessun dubbio.

Il mondo va però in una direzione chiara di sacrificio e rinunce. Ci permetterà il play blaugrana di pensare che oggi abbiamo questioni che riteniamo più importati dei possibili rischi sulla sua carriera. Gli auguriamo tutto il bene del mondo, ma lo facciamo di più proprio a quel mondo. Intero. Che lui, come tanti, potrebbe aiutare un poco.

Lo ripetiamo, mai come nelle gravi difficoltà la differenza la fanno gli uomini.

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