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Dusan Ivkovic: Eurolega e FIBA devono parlarsi. Ed il miglior allenatore europeo oggi è…

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Bella ed interessante intervista di Dusan Ivkovic con sport.ru in cui il santone serbo ha toccato diversi argomenti inerenti il gioco ed i protagonisti di Turkish Airlines Euroleague.

Di seguito la parti più significative delle parole del Coach campione di Eurolega nel 1997 e nel 2012,  capace di sollevare ben 20 trofei con squadre di club in carriera, oltre ad 8 medaglie con la nazionale serba, precedentemente Yugoslavia.

Sulla guerra Euroleague vs FIBA…

«Devono creare una tavolo di dialogo che studi i problemi. Oggi non vogliono compromessi, ma per il bene del basket devono arrivarci. Ci sono vantaggi da entrambe le parti. Io lo perché sono vicino ad EL e sono nella commissione tecnica FIBA».

Sul basket europeo…

«Non credo sia in crisi, ma è ovvio che la grandezza della NBA sia di fronte a tutti. difficile competere perché i migliori talenti europei vanno di là e di qua arrivano americani di più basso livello. Ma Euroleague funziona benissimo, palazzi pieni e grandi partite, sebbene penso che il livello del gioco dovrebbe essere tecnicamente più alto»

Su Itoudis…

«Sono fiero di averlo presentato ad Obradovic dicendogli che ra un giovane leader nato. Oggi è il miglior allenatore di Eurolega»

Qui la nostra intervista con il Coach greco del giugno 2019 in cui ci raccontò proprio come fu Ivkovic il tramite per l’inizio della sua collaborazione con Obradovic, con il quale dominarono per anni al Pana.

Sull’evoluzione del gioco vista da chi allena dal 1968…

«Mi piace ogni tipo di gioco, bisogna capire che l’evoluzione è continua. Suggerii la regola degli 8 secondi per passare la metà campo a fine anni ’80 e la adottarono in NBA, a cui piacque subito per alzare i ritmi. Anche i 24 secondi sono stati fondamentali, perché i giocatori europei erano pigri… Negli anni ’90 si segnava poco non tanto per le difese quanto perché c’erano sistemi di attacco superiore organizzati ed i coach ne controllavano la gestione al 100% sui 30 secondi. E proprio i 24 secondi hanno causato un problema a certi coach che non si sono adattati al cambio di rimo, a transizioni più rapide. Bisogna saperlo fare, non si può restare fermi al passato»

 

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