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Se foste un allenatore, quale squadra vi piacerebbe gestire? E se foste un giocatore, per quale club sareste pronto a dare l'anima in campo? Se la vostra risposta è Zalgiris Kaunas siamo sulla stessa linea d'onda. Così come su quella di una miriade di appassionati dell'Eurolega moderna.

Dopo aver razziato l'Italia da Bologna a Milano, la squadra lituana ha allungato la striscia positiva a cinque vittorie nelle ultime 6 gare, agganciando il Baskonia in sesta piazza (11-8). In una classifica che resta sempre cortissima e aperta a qualsiasi stravolgimento all'esterno della Top 4, lo Zalgiris ha cancellato il tristissimo ultimo posto della scorsa stagione mostrando le stigmate del team "playoff bounded", come definito anche da coach Ettore Messina e Malcolm Delaney nel dopo-partita del Forum. Se avete in tasca il classico euro che avanza, fate un pensiero per puntarlo sui biancoverdi tra le prime otto al termine della regular-season.

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Il sogno di giocare le Final Four in casa

Perché? Perché il richiamo delle Final Four organizzate in casa, a Kaunas, per la prima volta nella storia è troppo forte per immaginare uno scenario differente. La Zalgirio Arena, già sold-out per l'atto finale del torneo, così come per le prossime partite di regular-season, è rovente e vibrante al solo pensiero della prima partita di playoff.

Pregustare l'atmosfera di un palazzo che ha guidato l'intera Eurolega per pubblico presente in 6 delle ultime 11 stagioni (4 consecutive tra il 2017-18 e il 2020-21) è una gioia sensoriale assoluta. Soprattutto se ci immergiamo in quell'atmosfera sì bollente ma anche sorprendentemente familiare con cui i tifosi dello Zalgiris si distinguono, da sempre, per essere i migliori d'Europa.

Lo Zalgiris Kaunas festeggia davanti ai propri tifosi sul parquet della Zalgirio Arena

Il peso dell'eredità di Jasikevicius e il beneficio dell'anima local

In questa prima metà di stagione, lo Zalgiris è finalmente riuscito a lasciarsi alle spalle il fantasma di Sarunas Jasikevicius, grande trascinatore delle Final Four del 2018, ma anche presenza malinconicamente ingombrante sulle spalle dei suoi successori. Da Martin Schiller, coach atipico che ha cercato invano di trasformare una piazza di pallacanestro europea tradizionale in una squadra moderna, impregnata di concetti di G-League, e Jure Zdovc, l'uomo del rigore che non è però riuscito - complici tanti infortuni e incapacità di costruire chimica - a ricreare un'aura positiva nella scorsa stagione.

Lo Zalgiris è tornato a giocare un basket lituano con qualche sprazzo di inventiva d'oltreoceano, ma soprattutto fisico e aggressivo in ogni possesso e zona del campo. Il core della squadra, svecchiato e ricostruito, ha riabbracciato l'anima local smarrita nelle ultime stagioni, a cominciare dall'innesto di coach Kazys Maksvytis in panchina.

Lukas Lekavicius, ormai leader assoluto, è il fulcro attorno a cui ruotano Ignas Bradzeikis (con i suoi concetti di basket americano), i sorprendenti Tomas Dimsa e Arnas Butkevicius, il resuscitato Edgaras Ulanovas, tornato finalmente a fiorire dopo l'esperienza infruttuosa al Fenerbahçe, e il rientrante Laurynas Birutis, pronto a incarnare la figura del grande big-man dell'Est, tecnico ma dotato anche di qualità fisiche adattissime al basket moderno. E a questo gruppo potremmo aggiungere anche il lettone Roland Smits, guerriero efficace e produttivo, espressione perfetta del movimento baltico.

Ignas Bradzeikis al tiro contro Nicolò Melli nel match tra EA7 Emporio Armani Milano e Zalgiris Kaunas

Una base solida in una squadra equilibrata in ogni aspetto del gioco

Anche senza Keenan Evans, uno degli uomini più sorprendenti della prima metà di stagione per impatto e maturazione, ma infortunatosi nel suo momento migliore, lo Zalgiris ha infilato tre convincenti vittorie consecutive, simbolo di una base solidissima su cui poter continuare a costruire la marcia per i playoff. E il doppio acquisto in corsa di Achille Polonara e Isaiah Taylor, arrivato in tempi rapidissimi, è stato giudicato dalla proprietà come assolutamente necessario per mantenere la squadra competitiva nonostante il grosso sacrificio economico per una piazza che non ha le stesse disponibilità della super-corazzate europee.

Lo Zalgiris impressiona per la qualità e la bontà del gioco espresso nonostante un roster privo di mega-star internazionali. Così com'è sempre successo negli anni migliori del club. Le statistiche lo escludono da ogni Top 5 significativa, eccezion fatta per le classifiche dei rimbalzi offensivi (4° in Eurolega) e totali (3°). E, se scaviamo più a fondo, lo troviamo anche al quinto posto per punti subiti per possesso (1.06, qui l'analisi sul sito ufficiale di Eurolega), dato che lo rende una delle difese più difficili da scardinare.

Ma è proprio questa la forza di una squadra perfettamente equilibrata in ogni suo aspetto e caratteristica. Il gioco, su entrambe le metacampo, scorre pulito e godibile per gli occhi di qualsiasi spettatore, appassionato/intenditore o non. Guardare una partita dello Zalgiris è sempre tempo cestistico ben speso.

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