NBA, FIBA ed il futuro di Eurolega: cosa sta succedendo in realtà?
Si moltiplicano le indiscrezioni riguardanti il futuro di Eurolega presupponendo eventuali accordi tra NBA e FIBA. Solo rumore mediatico? Cosa bolle realmente in pentola?
NBA, FIBA ed Eurolega, ovvero tre organizzazioni così diverse, basate su principi quasi diametralmente opposti, che oggi hanno un fattore comune ovvero la continua ridda di voci che vorrebbero assolutamente accordi trasversali tra tutte e tre o almeno tra alcune di esse.
Si è detto, si sta dicendo e si dirà di tutto, spesso con descrizioni un po' troppo semplicistiche e limitate altresì da una visione di ciò che si vorrebbe rispetto a ciò che può succedere ed eventualmente rappresentare una crescita del movimento.
I "players" in questione: NBA, FIBA ed Eurolega
La lega americana non ha bisogno di presentazioni, rappresentando un'eccellenza mondiale con principi chiari tra i quali quello base è di proporre un prodotto sempre più attraente a livello globale ed in grado di generare una marea di denaro.
La FIBA è gigante i cui piedi di argilla sono divenuti più solidi grazie a politiche vincenti lontano da quell'Europa che oggi si vorrebbe riconquistare. Ma la priorità, per anni, è stato guadagnarsi nuovi mercati, in primis quelli asiatici, dove si sono portate a casa ingenti entrate. Ora si ripensa all'Europa, dopo averla lasciata per anni nelle mani di altri più o meno volontariamente.
L'Eurolega, certamente discussa ma mai quanto affascinante, è il cuore pulsante del vero basket europeo, tecnico, spietato, quello che non fa n'è sconti né prigionieri. #everygamematters è la descrizione migliore di sempre per un torneo che sul parquet non ha rivali. E' stato il sogno di Jordi Bertomeu (inammissibile dimenticarlo) divenuto realtà e sviluppatosi però in una forma finanziaria insoddisfacente, con l'eterno parallelismo appunto tra club che volano in campo e zoppicano in cassa.
In ultima analisi si potrebbero tenere in considerazione i campionati nazionali, tuttavia all'interno della questione sembrano ricoprire un ruolo assai secondario, con tutti a ricordarne l'importanza da salvaguardare mentre in realtà si ragiona trascurandoli. La sola Liga Endesa ha oggi reale importanza, per attrattiva, organizzazione e livello tecnico visto lo sviluppo del gioco nella penisola iberica da inizio millennio grazie ad una generazione che ha fatto la storia del gioco e grazie a dei manager che hanno saputo farne tesoro a livello di crescita globale.
Chiarito chi gioca questa partita, per aprire una discussione che prenda in esame tutti i lati della questione, anche quelli più spinosi, occorre partire da dei punti fissi ovvero il potere NBA ed i valori del basket europeo.
Se c'è la NBA… il gioco lo guida la NBA
Il primo punto fisso rappresenta il peso di NBA in tutta la questione. Parliamo di un gigante assoluto a tutti i livelli, una lega che pressoché morta a fine anni '70 per svariate ragioni, è rinata grazie ad un commissioner illuminato che ha visto e voluto con decenni di anticipo ciò che sarebbe poi stato del basket americano come fenomeno mondiale. Ha globalizzato prima della globalizzazione ed ha comunicato prima del dominio della comunicazione: David Stern è stato il tutto della NBA attuale ed aver avuto come partner non solo occasionali Magic e Bird è stato un discreto colpo di fortuna. Ha ricevuto due assi dal mazzo, li ha trasformati in tris, poker, colori e scale vincenti in tutte le mani seguenti.
Se la NBA si mette di mezzo, il il timone del comando è suo poichè, chiamatela lega oppure organizzazione, è di un altro pianeta rispetto a FIBA ed Eurolega.
Il potenziale non sfruttato del gigante dormiente che è il basket europeo
La seconda questione è trasversalmente ammessa da rappresentanti degli organismi europei: il basket del vecchio continente non esprime al meglio i propri valori, è “il gigante dormiente” descritto da Itoudis così come ha un “potenziale non sfruttato" secondo le parole di Andreas Zgklis, segretario FIBA.
I perchè sono tantissimi, a partire da un rivaleggiare spesso senza costrutto, peraltro con chiare responsabilità nei fatti, sino alla vendita lacunosa del proprio prodotto, predicando bene ma razzolando abbastanza male.
Capire però se questo potenziale non sfruttato sia all'interno di paesi ancora csetistsicamente indietro piuttosto che a livello di squadroni che non si sanno valorizzare al meglio è tema di assoluta priorità. Riteniamo ci sia qualcosa della prima ragione ma moltissimo della seconda.
Fatte queste due premesse, proviamo a capire cosa sta realmente succedendo, sottolineando che non vi è nulla di clamoroso o di nuovo in tutto ciò; sono anni che si parla di questi temi e sono anni che si discute, in maniera più o meno decisa, di quello che può essere il futuro di Eurolega anche in base a ciò che può mettere concorrenzialmente in atto FIBA.
Cosa succede tra la NBA e FIBA?
Oggi la NBA ha un maggiore interesse rispetto al passato all'espansione in Europa? Probabile, ne parlano anche diversi media statunitensi, ma non vi è alcuna certezza odierna riguardo la volontà di creare una lega insieme a FIBA che sia concorrente di Eurolega. Sia chiaro, nulla si può escludere in una situazione così intricata, però…
Però come si può pensare che NBA sbarchi in Europa e crei un'eventuale lega che non tenga conto di superpotenze come Real, Pana, Barça, Olympiacos e Fenerbahçe, piuttosto che realtà dove il basket è parte determinante della stessa società come Kaunas o Belgrado, o ancora di un paese storicamente legato al basket americano come Israele? La logica direbbe che è impossibile che accada ma ripetiamo, in questo contesto di logica c'è debole traccia.
«There is clear interest and there are talks with FIBA. It's part of our job, we have open conversations with people from the EuroLeague as well» Andreas Zagklis, segretario FIBA, non ha perso l'occasione nella conferenza stampa di lunedì di confermare i dialoghi con NBA, cosa peraltro accaduta anche durante le Olimpiadi.
La domanda che immediatamente pare naturale è la seguente: come mai FIBA, da sempre paladina del merito sportivo e delle leghe aperte ai risultati discute con NBA, la lega più chiusa e commerciale che esista, esportatrice proprio di quei principi di chiusura a livello di partecipazione? Non è l'unica incongruenza oggi, o meglio da tempo, imputabile a FIBA. Ci torneremo a breve.
I rapporti tra Eurolega e FIBA: ennesima fase di stallo e responsabilità unilaterali?
Torniamo a quelle parole di Zagklis ed in particolare a quel «..we have open conversations with people from the Euroleague as well».
Dialogo con Eurolega, quindi? Certamente, ma al momento ci risulta interrotto da giugno e non certo per volontà di quest'ultima. Ecco un'altra incongruenza. ameno che non si parli “separatamente” con alcuni club all'insaputa dell'intera organizzazione con sede a Barcellona…
C'è poi la questione ecosistema da proteggere, come continua il Segretario, e questo ovviamente è rappresentato dai tornei nazionali e dalle squadre nazionali stesse. Qui ci pare che FIBA giochi un po' alle tre tavolette poichè se ci sentiamo dire che anche le nazionali di calcio hanno soste a loro dedicate, è ancor più vero che quello è un sistema nel quale tutte le leghe mondiali si fermano, ovvero non c'è una NBA che se ne frega bellamente e non concede giocatori.
Ed allora ci sono altre domande per FIBA… Perchè ci si lamenta se una squadra di Eurolega non concede i giocatori alle nazionali mentre con NBA si accetta senza batter ciglio l'assenza di chi gioca in quella lega? Eurolega di “cattivoni” mentre con NBA si dialoga? Non ci caschiamo. Perchè non togliere le finestre e dedicare 5 settimane estive a qualificazioni e tornei vari, magari accorciando le competizioni nazionali? Il rischio sarebbe solo quello di non avere inizialmente gli atleti impegnati nella finale NBA. Ma il prodotto sarebbe di qualità molto maggiore, magari senza Doncic seduto sul divano a guardare una manifestazione internazionale a settembre perchè la sua Slovenia non si è qualificata a causa della sua assenza a novembre e febbraio, giusto per fare un esempio semplice.
Oltremodo particolare che poi, già negli anni, tornando alla questione dei meriti sportivi la stessa FIBA da un lato abbia aspramente criticato Eurolega poichè lega chiusa e nel frattempo abbia “ingaggiato” diversi club contrattualizandoli per la partecipazione alla BCL. Se sovviene il il maiale che dà del porco alla colomba non si è su una strada errata…
FIBA vuole realmente parlare con Eurolega oppure è pura questione di facciata? Il dubbio è grande. FIBA cerca una spalla “pesante” come NBA per avere più potere in un dialogo futuro con Eurolega? Avanti coi dubbi..
Il futuro di Eurolega? La responsabilità parte dai club stessi
Ricordate le parole recenti di Ettore Messina secondo cui anni orsono in Europa si è persa l'occasione di diventare una sorta di lega di sviluppo per la NBA? Le condivido in pieno tanto che nel 2019 a Vitoria chiesi ad Edu Scott, allora nel direttivo di Eurolega, perchè non si fosse ragionato in tal senso durante gli incontri con NBA. La risposta fu chiara: «Non sono interessati ad una cosa simile». Sicuri che oggi la risposta sarebbe la stessa?
Il fatto che oggi NBA cannibalizzi il mercato del vecchio continente limitandosi a “buyout” contrattualmente ridicoli (la parte che conta è a carico dei giocatori) di fatto non riconoscendo il valore della formazione ai club è parte del problema per cui concordiamo col Coach milanese. Se poi pensiamo che oggi quella cannibalizzazione arriva anche prima, con 18enni che se ne vanno in NCAA lautamente pagati e con la prospettiva di studiare in atenei di prestigio, la faccenda diventa ancora più complicata.
Pensate un po' ad un club che spende una valanga di denaro per formare nel settore giovanile giocatori di livello (ad esempio Egor Demin al Real) e poi se lo vede scippare al 18mo anno di età dalla NCAA senza nemmeno poterlo avere per una o due stagioni al di qua dell'oceano prima di perderlo poi in direzione NBA a fronte di un "buyout" concordabile? Rischia di non aver più senso fare basket giovanile di livello.
Trovare un accordo su tutto ciò è fondamentale perchè se esiste un minimo punto di forza per l'Europa, Eurolega o meno che sia, è il valore della formazione tecnica che NBA riconosce. Altrimenti oggi non avremmo il grandissimo numero di atleti provenienti dalle nostre latitudini che oltretutto si fregiano anche di titoli MVP etc.
La manifestazione continentale di primario valore ha inequivocabilmente tantissimi pregi ma un difetto che al momento pare irrisolvibile, ovvero non rende. Anzi, fa perdere una valanga di denaro alla maggior parte dei club. Solo il mecenatismo sportivo di proprietari e polisportive trasforma in apparentemente sostenibile un prodotto che non lo è.
Da un parte ci sono parquet che ci regalano sfide favolose ed emozioni uniche dall'altra un peccato mortale finanziario che pesa sempre di più. E questo lo sanno benissimo sia la FIBA che, soprattutto, la NBA.
Senza entrare nel dettaglio dei minimi premi distribuiti per i vari step di successo all'interno di una stagione piuttosto che della divisione dei proventi da marketing e diritti televisivi, ci permettiamo di ricordare una singola situazione vissuta solo 4 anni fa durante la pandemia.
Ricordate i visi drammaticamente teatrali di chi non voleva giocare “per rispetto a quanto sta succedendo ed ai tanti morti”? Ricordate le innumerevoli discussioni sulle rinunce a parte dei salari per permettere di aver un futuro all'organizzazione ed ai club? Gli stessi club che parlavano coi giocatori, i giocatori che tiravano in mezzo ELPA (associazione atleti di EL) per accordi collettivi a riguardo…
Tutto bellissimo e come immagine pareva positiva, aveva le sembianze di una presa di coscienza collettiva che avrebbe anche potuto dare il via ad una sorta di risanamento generale in grado di garantire un migliore e più duraturo futuro alla lega.
Personalmente noi stavamo dalla parte di chi, come Sergio Llull, dichiarò apertamente che in un momento così duro per la gente comune i giocatori avrebbero dovuto scendere in campo, correndo anche qualche rischio, per regalare almeno un paio d'ore di rilassamento e svago a chi stava soffrendo. Questa è una vera presa di coscienza ed assunzione di responsabilità, mentre le altre, come dimostrato da ciò che accadde, sono tutte balle.
Perchè tutte balle? A seguito di piccole rinunce abilmente vendute come sacrifici epocali si innescò un meccanismo che portò ad una serie di contratti successivi a quel periodo di dimensioni finanziarie clamorose. Prima si raccontava che per sopravvivere serviva ridurre i costi ma a stretto giro di posta si firmavano contratti da diversi zeri che erano già insostenibili precedentemente e lo diventavano ancor di più dopo gli eventi pandemici. Occasione persa, se ne sarebbe posti uscire veramente migliori, invece…
Giova ricordare uno studio del sito iberico Palco 23, specializzato nella finanza sportiva, che anno orsono indicò in 400k il potenziale salario massimo sostenibile nella manifestazione. Il tutto, ovviamente, alle condizioni dia allora che non sono troppo cambiate.
L'Eurolega non era autosostenibile prima, l'Eurolega è diventata meno autosostenibile anche a causa della pandemia, l'Eurolega si conferma non autosostenibile oggi. Questa è la realtà.
Ma Eurolega, come detto, ha carte pregiate che deve giocarsi al meglio per arrivare ad un proprio futuro di autonomia (sì, anche da FIBA) attraverso un rinnovato e più brillante accordo con IMG alla scadenza (2026) di quello attuale (le premesse pare ci siano), cosa possibile se si lavora come corpo unico alla ricerca di soluzioni profittevoli per tutti. Che si rivedano i criteri attraverso i quali prendere le decisioni, che si riveda la ripartizione degli utili, che si ragioni su una leadership veramente condivisa e non da maggioranza risicata: si può fare, si deve fare.
Dovesse arrivare quindi la NBA, organizzazione che crea un business di successo miliardario, tutto ciò sarebbe positivamente considerato anche perchè restiamo dubbiosi sul fatto che Silver arrivi qui ad investire alla cieca, molto più probabile che richieda venga fatto da soggetti presenti sul mercato continentale. Viene da sé che è più probabile che si rivolga alla fine ad un Olympiacos od un Real piuttosto che alla Dinamo Bucarest od al Falco Szombathely, con tutto il rispetto per queste realtà. Ma a chiunque si rivolgerà lo farà con la premessa che certi criteri, in primis comunicativi, dovranno essere diametralmente opposti rispetto a quelli odierni.
Di fronte a noi due, tre mesi fondamentali nei quali si capirà veramente la nuova direzione del basket europeo. Con o senza NBA.