Playoff Eurolega 2025 | 8 Coach, 8 uomini per un unico sogno
I Playoff di Eurolega 2025 che partono stasera vedono in panchina 8 allenatori con profili e carriere assai differenti.

Allenare in Eurolega è il mestiere più bello del mondo, almeno per chi scrive.
Tensione a livelli vertiginosi, rapporti con stelle e gregari, con tifoserie e dirigenze parecchio esigenti, con una critica spesso feroce e talvolta schierata poco correttamente: tutto difficile, ma volete mettere stare seduti su un pino con il sogno di arrivare alle #Final4Glory, l'evento più iconico del basket europeo da oltre 30 anni?
Breve viaggio nel mondo degli 8 Coach che si affronteranno nei Playoff 2025 per guadagnarsi il viaggio ad Abu Dhabi. 8 uomini così diversi, 8 storie così differenti per un unico grande obiettivo.
Da veterani come Ataman, Bartzokas e Jasikevicius a chi ha fatto centro al primo colpo come Mateo per arrivare a 4 esordienti come Splitter, Spanoulis, Banchi 8esordiente solo nella nuova era) e Penarroya. Ed a proposito di esordienti, uno certamente sarà alle Final 4, ovvero il vincente della sfida tra Monaco e Barça.
Georgios Bartzokas - Olympiacos BC
«E' difficilissimo avere una conversazione con lui che non ti lasci dentro qualcosa di estremamente interessante» ci disse un giorno di lui un suo collega.
Ed è proprio così. Georgios Bartzokas, la cui carriera da giocatore fu stroncata molto presto da un grave infortunio, è una persona veramente interessante con la quale si può parlare di mille argomenti senza che non ne esca qualcosa di significativo.
Da diverse stagioni la sua è la miglior pallacanestro di Eurolega, uno spettacolo da vedere e da godere.
Gioca questa serie Playoff con l'obiettivo chiarissimo di arrivare ad Abu Dhabi per sollevare un trofeo che nessuna squadra che ha vinto la stagione regolare ha mai saputo fare. Se esistessero gli dèi del basket ecco che tutti i palloni dalle parti del ferro dovrebbero andare nella sua direzione.
Allena uno squadrone, ad oggi quello più forte di tutti, affronta una pressione ancor più alta per il titolo del Pana 2024, ha davanti a sé la sfida più grande, ovvero vincere giocando meglio degli altri, cosa che non sempre accade.

Chus Mateo - Real Madrid
«Chus perchè non hai esultato troppo al canestro di Llull a Kaunas nel 2023?»
«Per rispetto del mio collega sull'altra panchina, perchè so cosa vuol dire un tiro del genere per chi lo subisce».
In due righe tutto Chus, essere umano di spessore unico prima di ogni giudizio come allenatore. Mai sopra le righe, sempre consapevole del proprio ruolo e di ciò che rappresenta anche a livello di responsabilità verso il resto del mondo.
Ha fatto centro nel 2023 al primo tentativo, privilegio di pochissimi, quando magari lo meritava meno della stagione seguente, ed invece una dozzina di minuti mal giocati gli hanno tolto un trofeo strameritato a seguito di un'annata ben oltre il concetto di dominante.
«Io sono madridista, è il club della mia vita. So che un giorno non sarò più su questa panchina ma nel frattempo mi godo questa straordinaria esperienza».
Dopo una stagione a dir poco complicata sfida proprio quell'allenatore che rispetta moltissimo e quella squadra che oggi pare la più forte. Missione impossibile? Quasi. Ma allora mi tornano in mente quelle parole che mi disse il giorno dopo il 2-0 del Partizan: «E' difficilissimo, quasi impossibile, ma se esiste una squadra che può rimontare da 0-2 quella siamo noi». Detto, fatto.
Legge dal giorno uno della sua permanenza sulla panca madrilena che se perde una gara od un trofeo in più sarà sostituito, lo legge da una stampa spesso assai indirizzata, da tifosi nostalgici o senza troppa cultura del lavoro, spesso lo legge anche da spifferi che attraversano pareti che dovrebbero essere sigillate: lui lavora, vince, gioca quasi la totalità delle finali possibili e si gode il suo madridismo.

Vassilis Spanoulis - As Monaco
Se esiste il concetto di vincente nessuno lo incarna come Vassilis Spanoulis.
Kill Bill, Billy, V-Span o MVP (Most Vassilis Player), chiamatelo come volete. Lui è l'uomo dei mille tiri decisivi, lui è quello che ha spiegato come lasciare il fantastico Pana del 2009 sia stata scelta per avere una squadra sua da guidare alla gloria, come ha fatto regolarmente all'Oly.
Vincere in campo è diverso da farlo in panchina, lo sa bene il suo collega Jasikevicius che, oltre ad essere compagno in quel Pana suddetto, ha un rapporto di dominio con le Final 4 sul parquet e di sole, tante, partecipazioni dalla panchina sino ad oggi.
Spanoulis è stato chiamato al Monaco per il salto di qualità definitivo, quello che vuole una proprietà ambiziosa e già di successo, percentualmente quella più vincente di sempre nel torneo, visto che da quando partecipa fa solo Playoff, con gare 5 garantite, oppure Final 4.
L'uomo dell'ultimo tiro, quasi sempre vincente, l'uomo dai mille riconoscimenti individuali e dai 3 titoli di Eurolega, l'ex giovanissimo judoka, calciatore e nuotatore, il sedicenne che iniziò a far capire a tutti di che pasta era fatto mettendo la tripla vincente proprio contro il “suo” Oly nel campionato giovanile ellenico del 1999, oggi vuole trasmettere il suo credo unico e vincente a Mike James e soci.
Pochi hanno una storia in campo come la sua, più facile dire nessuno.Riscriverla in panchina lo porterebbe oltre l'Olimpo.

Joan Penarroya - Barça
56 anni compiuti proprio ieri, una carriera da giocatore illuminata dallo storico trionfo in Copa del Rey del 1996 con Manresa, Joan Penarroya vive una situazione che è anche più crudele di quella di Chus Mateo a Madrid.
Una critica oltre il concetto di feroce in Catalunya, come se le malefatte dirigenziali che si vivono da quelle parti da anni fossero sua responsabilità e come se il suo curriculum, non certamente ricco di successi ad alto livello (2 BCL ed un'intercontinentale con Burgos) fosse una sua colpa piuttosto che di chi lo ha scelto.
Da due stagioni a Barcellona si va al risparmio sull'allenatore. E' una triste realtà dall'uscita di Jasikevicius, prima con Grimau e poi con Penarroya: i Playoff della scorsa stagione, con gara 5 persa in casa contro l'Oly furono fatali al suo predecessore, che ne sarà di quelli di quest'anno, oltretutto con un cammino stagionale in patria non eccelso?
Il Coach catalano vive questa realtà quotidianamente e lo sta facendo con dignità e professionalità notevoli, nonostante sia del tutto lasciato solo da un club che da ottobre non ha saputo trovare un minimo rimpiazzo per Laprovittola, situazione peggiorata in gennaio con lo stop stagionale di Nunez.
Sarebbe una storia di panchina favolosa se Penarroya portasse all'atto finale i blaugrana, lui, catalano puro di Terrassa, soli 20km dal Palau…

Ergin Ataman - Panathinaikos BC
«Domani gioco la finale per l'ultimo posto contro l'Olimpia di Pianigiani ma dall'anno prossimo noi saremo competitivi e lotteremo per vincere l'Eurolega, trofeo che sarà nella bacheca dell'Efes».
Quando Ergin mi disse tutto ciò nella hall dell'Hotel Royal Garden, a due passi dal Forum, ormai 8 anni fa francamente ammetto di averlo guardato ed ascoltato con un po' di diffidenza, per usare un eufemismo.
Dev'esser stata la stessa diffidenza dei giornalisti presenti alla sua prima conferenza stampa a Siena ad inizio millennio, quando dichiarò di «essere qui per vincere una coppa».
Ecco, la Saporta del 2002 ed i trionfi di oggi direi che fanno capire bene chi aveva ragione e chi dubitava senza fede.
Ergin Ataman è un personaggio unico, divisivo come pochi, realtà appunto degli esseri unici, con un passato controverso in Turchia nella prima parte di questo secolo tra le mille rivalità di Istanbul.
Oggi è senza il minimo dubbio il dominatore di questa competizione, capace come nessun altro di portare i suoi al miglior livello quando le cose contano. Ironia della sorte, la sua miglior stagione dal punto di vista cestistico è quella in cui l'Eurolega non l'ha vinta, quel 2019/20 chiuso anzitempo per via della maledetta pandemia con un record di 24/4 che non conosceva né rivali né repliche. Si fosse arrivati alle Final 4 molto probabilmente la maledizione del primo posto in stagione regolare sarebbe già stata messa nel dimenticatoio.
«Io devo solo dare ai miei giocatori tutta la libertà di cui hanno bisogno per far emergere il loro talento» mi disse un paio d'anni più tardi sempre in occasione della trasferta milanese.
«Alla fine credo che Ergin si cil più bravo di tutti a gestire lo sforzo durante la stagione per arrivare al meglio quando c'è da vincere». Così unpluridecorato dirigente di Eurolega di recente.
Non serve altro.

Luca Banchi - Anadolu Efes
Luca Banchi merita questo palcoscenico come pochissimi altri.
Senza entrare nella retorica del valore delle dimissioni date a Bologna, confermando però che lui le ha date, mentre illustri colleghi che fanno assai peggio da tempo restano legati a "cadreghino e lauto stipendio", la carriera del Coach toscano dimostra come meriti assolutamente di essere protagonista nel momento più importante di Eurolega.
Le Final 4 le ha sfiorate nel 2014 con Milano e lo ha fatto con Kangur, CJ Wallace, Gani Lawal, Samuels e Cerella, oltre ai vari Gentile, Langford, Jerrels, Hackett ed un giovane Melli. Se si guarda ai valori è impresa mica da ridere, o no?
La stagione dell'allenatore della Lettonia che ci ha incantato nelle recenti manifestazioni internazionali è iniziata con tutti i problemi del mondo alla Virtus, è proseguita cn un approdo non facile (3 sconfitte per partire) sul Bosforo per poi arrivare da oggi ad essere la minaccia più temuta di tutto il torneo.
Ogni volta che confrontandoci con addetti ai lavori che lo conoscono bene ci siamo chiesti se fosse disposto ad accettare questa o quella cosa la risposta è stata sempre e solo una: «No, Luca è fatto così, i compromessi non fanno per lui».
Forse un limite in questo mondo, di certo qualcosa da ammirare e rispettare ben oltre il campo.

Sarunas Jasikevicius - Fenerbahçe Beko
Le etichette sono la cosa più odiosa del mondo dello sport, anche perchè spesso sono appiccicate da chi non ha idea di cosa voglia dire competere ad altissimo livello.
«Jasi arriva sempre lì ma non vince mai…» Quante volte abbiamo dovuto sentire questa affermazione? Troppe!
Primo giocatore nella storia della competizione a vincerla con tre squadre differenti (Barça, Maccabi e Pana), in panchina è stata capace di portare all'atto finale un gruppo come quello dello Zalgiris 2018, ovvero tutto tranne che una favorita.
Jasi non fa prigionieri nella sua gestione, è duro, diretto e, forse unico suo difetto, consapevole che non tutti i suoi giocatori possono replicare quello che lui sapeva fare in campo.
Dopo Kaunas alle F4 ci è arrivato ripetutamente anche con il Barça, con dolorose sconfitte tra il 2021 ed il 2023, due delle quali con gli arcirivali madrileni, però superati due volte nelle finali di Liga. Questo secondo molti sarebbe essere perdenti? Ci smarchiamo velocemente da questa teoria.
Coach dal Playbook ricchissimo, ha recentemente aggiornato il suo credo dopo un interessante soggiorno di studio presso squadre Nba: da mentore del “go big” ad una chiara “small ball”. Oggi è questo il basket e come tutte le persone più intelligenti Jasi ha saputo comprendere ed adattarsi.
Verra' il suo momento sul trono d'Europa, non vi è dubbio. Perchè non tra 5 settimane…?

Tiago Splitter - Paris Basketball
Narra la leggenda, spesso veritiera, che all'inizio della stagione l'esordiente Coach Splitter volesse impostare un gioco con parecchia “palla dentro” per il suo Paris.
Narra la stessa leggenda che, verificate alcune cose alla prova dei fatti, lo stesso Coach abbia virato su quanto fosse più nella “comfort zone” dei propri giocatori, assecondandone richieste ed evidenti caratteristiche.
Che fortuna, dicono i maligni. Che bravo, dicono gli ammiratori. E chi scrive è tra questi ultimi. Perchè la caratteristica numero uno di un allenatore deve essere quella di avere idee proprie ben salde, vero, ma di saperle adeguare al materiale umano a disposizione. Chi lo ha fatto meglio di Tiago quest'anno? Nessuno.
Troverà nei Playoff proprio l'allenatore rivale che gli ha portato via un meritatissimo trofeo di Coach of the Year. Ora, l'ammirazione per Jasi è tanta, talvolta addirittura smisurata, tuttavia quel premio era del brasiliano, senza se e senza ma.
Abbiamo passato settimane e mesi a dire che la parabola di Parigi aveva toccato l'apice e che da allora si poteva solo scendere: regolarmente smentiti, oggi viviamo l'avventura francese sino ai Playoff. Ovviamente pensando che non vi siano possibilità di andare oltre…
Ma quella calma serafica e sorniona, quella convinzione nel portare avanti il proprio gioco, quella faccia da poker con cui entra nello spogliatoio dopo l'impresa di Madrid e riempie un logo disegnato sulla lavagnetta con la scritta Final 4 e poche parole di accompagnamento: «Non abbiamo finto il lavoro, restiamo umili ed andiamo avanti».
Non sarebbe la storia dell'anno, sarebbe quella del secolo.
