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Dimitris Itoudis, Coach del Fenerbahce, ci ha concesso un'intervista in occasione della recente trasferta milanese. La sua squadra, i margini di crescita, le assenze, l'impegno con la nazionale greca e la sua idea sull'attuale Eurolega.

L'occasione è la trasferta milanese del Fenerbahçe capolista, che si confermerà tale con due gare di vantaggio dopo il netto successo sui biancorossi, ma i temi toccati con Dimitris Itoudis vanno oltre l'impegno del Forum, dove tra l'altro ha raggiunto il traguardo delle 200 vittorie in Eurolega.

Una chiacchierata sul lavoro per costruire una "nuova generazione di campioni", come ama sottolineare, in un gruppo dove il massimo torneo lo hanno sollevato solo Calathes e Mahmutoglu, la valutazione di una stagione competitiva come non mai e delle indicazioni importanti sua quanto dovrebbe fare Eurolega per fra crescere il proprio livello e la propria equità competitiva.

Poi c'è il tema nazionali e rapporti con la FIBA e qui la richiesta è assai diretta: urge trovare una soluzione al più presto.

Coach, ottimo inizio di stagione, ancor più importante poichè non hai potuto essere con la squadra in preseason, visto il tuo impegno con la nazionale greca. Tutto ciò aumenta il valore del lavoro fatto insieme al club ed al tuo staff...

«Certamente, perchè il basket è un gioco di sinergie, si deve saper stare tutti insieme, club, staff e giocatori, lavorando tutti nella stessa direzione. Noi abbiamo incominciato male, poi piani piano, soprattutto dopo la gara con il Bahcesehir, abbiamo preso coscienza di cosa volevano provare ad essere attraverso etica di lavoro ed umiltà»

Molti sono rimasti stupiti dal pronto impatto di Motley in Eurolega, ma in realtà chi lo aveva seguito in Eurocup ne aveva già intravisto il potenziale. Ce lo racconti nella tua visione?

«Di Johnathan apprezzo molto quanto lui rispetti il gioco. E' arrivato ad un altro livello, sta facendo bene ma ha ancora tanto da dare. Deve capire come difendere in certe occasioni. ha dimostrato di saperlo fare contro i 4 a volte, oltre che naturalmente contro i 5, ed ha pure giocato da 4 in attacco. Se passa attraverso questo processo può diventare un giocatore veramente importante».

Si parla tanto delle assenze degli altri e si dimentica tropo facilmente che attualmente siete senza Pierre e da inizio stagione attendete l'esordio di Nemanja Bjelica, non uno qualunque. Cosa ti aspetti possa dare l'ex Warriors alla tua squadra una volta rientrato?

«In realtà oggi non ho idea. Ovviamente conosciamo il valore del giocatore, lo abbiamo firmato per le caratteristiche che apprezziamo, ma dobbiamo tenere conto che manca da questa competizione ormai da diversi anni quindi dobbiamo prima riaverlo e poi lavorare insieme. Non ti so dire quando sarà a roster, mi dicono che le cose stanno procedendo bene, ma serve ancora un po' di pazienza».

La sconfitta di Barcellona, con quella rimonta da meno 14 nell'unico stop sinora in stagione di EL, è stata a mio avviso quasi più importante delle ripetute vittorie. ha dato l'idea di una grande profondità del roster con il contributo fondamentale della panchina. Sei d'accordo su questa lettura?

«E' stata importante, per certi versi una bella sveglia. Contro uno squadrone che ha fatto due F4 consecutive, noi con tanti nuovi, sotto di 14 tirando 1/17 dall'arco molti sarebbero deragliati, noi invece abbiamo trovato la forza di reagire con un grande contributo dalla panchina. E' fondamentale sapere cogliere la lezione che le sconfitte ti possono dare ed in quell'occasione abbiamo saputo farlo».

«18 squadre in Eurolega e solo 8 ai Playoff: l'anno prossimo magari siamo a 20 e cosa facciamo, mandiamo alla postseason sempre e solo 8 squadre?»

Stiamo vivendo la stagione più competitiva di sempre in Eurolega con un equilibrio verso l'alto mai visto?

«Sì, è una stagione di altissima competitività ma in fondo è l'Eurolega che è così. La differenza di poche gare tra l'ultima ed un posto Playoff è in realtà la dimostrazione di quanto l'Eurolega non sia equa da questo punto di vista. 18 squadre e solo 8 ai Playoff,: l'anno prossimo magari siamo a 20 e cosa facciamo, mandiamo alla postseason sempre e solo 8 squadre? La NBA ha creato i "Play In" per aumentare il numero di squadre potenzialmente coinvolte dopo la stagione regolare. E dicevo queste cose, e tu lo sai, anche quando ero al Cska, dove arrivavamo quasi sempre tra le primissime».

«Le soluzioni vanno discusse a porte chiuse nelle sedi opportune ma sì, anche i "play-in" possono esserlo».

Le prime parole del nuovo CEO Marshall Glickman vanno nella direzione di una lega di giocatori, contrapposta al pensiero comune che oggi l'Eurolega sia una lega di allenatori. Cosa ne pensi?

«Lega di allenatori? No! Come può essere la lega degli allenatori quella in cui se arrivi magari nono vieni licenziato perchè non ti sei qualificato per i Playoff? Bastano due infortuni e sei fregato con un numero così basso di posti Playoff»

«Questa deve giustamente essere la lega dei giocatori, ma il lavoro degli allenatori deve essere maggiormente considerato, non si può certo dire che sia la loro lega».

«Come posso lavorare al meglio se alleno al giovedì una squadra di club ed il giorno dopo la nazionale coi giocatori che arrivano alla spicciolata?»

Sembra sempre più urgente una risoluzione della questione finestre FIBA e mai come oggi se n e sta parlando a tutti i livelli. Credi che si possa essere vicini ad una soluzione di questo problema che ha raggiunto momenti quasi imbarazzanti in occasione delle gare di novembre?

«Oggi siamo in 4 ad avere l'onore e l'onere del doppio ruolo: Scariolo, Maksvytis, Ataman ed io. Forse con un così alto numero di Coach coinvolti se ne può iniziare a parlare con decisione».

«E' ovvio che sia un problema. Come posso lavorare al meglio se alleno al giovedì una squadra di club ed il giorno dopo la nazionale coi giocatori che arrivano alla spicciolata? Noi come Coach abbiamo gli obblighi dei giocatori stessi, se un club non ci lascia liberi per la nazionale non possiamo andare. E' una questione che va risolta».

Torniamo al tuo Fener per chiudere. Dove vorresti che fosse la tua squadra tra un paio di mesi? Che cammino vorresti che avesse percorso?

«Vorrei che interpretassimo al meglio l'idea che questa lega richiede massima concentrazione ed applicazione. Abbiamo il dovere di sentire che dietro di noi ci sono 30 milioni di tifosi ed una proprietà come quella di Ali Koç che hanno grandi aspettative. Tra due mesi vorrei che questo desiderio fosse sempre più grande, che avessimo una buona gestione del riposo, altro tema fondamentale con questi calendari, ed ovviamente ciò aiuterebbe ad ottenere un miglioramento tecnico da ogni punto di vista».

Arrivano tanti amici nella hall dell'albergo milanese che ospita i gialloblu del Bosforo, il clima è di serenità e grande concentrazione accompagnato dalla consapevolezza di aver di fronte un cammino importante per riportare il Fener in alto.

C'è un pranzo che attende dopo lo "shootaround" mattutino, c'è una partita da vincere tra poche ore ed il compito sarà eseguito alla perfezione. Il nuovo Fenerbahçe di Itoudis c'è ed il lavoro per creare quella "nuova generazione di campioni" prosegue passo dopo passo.

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