Virtus, ancora una rimonta mancata. Lo Zalgiris è più quadrato, il cantiere rimane aperto
Primo tempo a tinte lituane, poi la rimonta Virtus come a Lione, ma alla fine Bologna sbaglia l'ultimo tiro e lo Zalgiris espugna la Unipol Arena.
Un primo tempo con enormi difficoltà sulla falsariga di ciò che si era visto contro l'Efes e a Villeurbanne, poi un secondo tempo in cui la Virtus ha ristretto le rotazioni, ha trovato continuità e ha sfiorato, come cinque giorni fa, una rimonta che avrebbe dato tanto morale e fiducia a un gruppo che ne avrebbe avuto bisogno.
Alla fine, però, a vincere è lo Zalgiris, 71-68, dopo un finale caotico che ha avuto mille ribaltamento per arrivare allo stesso risultato finale.
Zalgiris: primo tempo di parziali, poi vince la coesione
Il primo grande parziale della squadra di Trinchieri arriva dal 15-10 a al 15-25: quindi 15-0. La Virtus lo subisce molto mentalmente, finché trova una reazione che però dura ancora il tempo di pochi minuti per poi ripiombare in un altro parziale negativo. Questa volta di 14-2: dal 28-30 al 30-44.
A fine primo tempo è dominio lituano per la gestione dei ritmi e delle misure della partita. Sempre all'intervallo per la Virtus è 44% da due e sofferenza a rimbalzo, sotto 21-11 a rimbalzo.
Poi, nella seconda metà di gara, le vu nere sono salite di tono e hanno trovato un equilibrio vincente che ha saputo cambiare l'inerzia.
Lo Zalgiris nel quarto periodo segna 2 punti in oltre sei minuti, ma il grande merito degli uomini di Trinchieri è di non scomporsi, continuare a essere duri e ripartire dalla difesa.
Smailagic, nel quarto periodo, fa tantissime cose importanti: subisce quattro falli, va forte a rimbalzo e mette lo zampino nei piccoli momenti in cui Kaunas riesce ad arginare l'inerzia virtussina. Prima c'erano state la grande prova di Giedratis (15 punti con 3/3 dall'arco) e un Francisco molto più direttore d'orchestra che realizzatore (8 assist).
Lo Zalgiris è già una squadra coesa e compatta: molte altre non lo sono e, in questa fase della stagione, è già un quid che fa la differenza. La squadra di Trinchieri ha rischiato di perdere la partita tre o quattro volte, ma quella solidità, alla fine, unita a un pizzico di fortuna, è stata decisiva per resistere ed è stata premiata con una vittoria importantissima in trasferta.
Virtus, rotazioni e bocciature
Ritorniamo al tema delle rotazioni e delle scelte: un tema delicato. Non è semplice per Luca Banchi gestire un capitale umano vario, con tante soluzioni e tanti assetti diversi. In queste prime gare ha sperimentato molto, forse troppo.
Nel secondo tempo decide di cambiare strada e cavalca 7/8 giocatori fino alla fine della partita. Clyburn non torna mai in panchina dal 20' al 35' e poi rientra in campo poco dopo. Gli altri prescelti sono Pajola, Hackett, Cordinier (anche se rimesso in campo solo all'inizio del quarto periodo), Polonara, Shengelia e Diouf.
La scelta ha pagato: la squadra ha trovato ritmo, energia, inerzia e soluzioni continuative. La rimonta è arrivata come a Lione, ma sono mancati ancora alcuni dettagli perché si tramutasse in vittoria. La tripla dall'angolo di Hackett e poi la baraonda finale in cui, un po' per caso un po' per voglia, sono arrivate tante occasioni per impattare l'incontro, come le due triple nei secondi finali di Cordinier e Belinelli. Non sono entrate, i dettagli sono andati nella parte opposta e la sconfitta, ovviamente, fa male, forse malissimo.
Si parlava di bocciati. E quindi il nome da fare è quello di Ante Zizic. Non parte in quintetto, quando entra in campo fa male come al solito e nel secondo tempo non vede più il parquet. Ci sono rimandati? Difficile capire se Morgan, Tucker e Grazulis possano essere definiti tali.
Il lettone sicuramente è fuori condizione, ma i due americani devono trovare una collocazione in questa squadra. Noi rimaniamo dell'opinione che la Virtus non possa prescindere da loro e che anzi debba fondare la sua nuova versione sulla freschezza, la pericolosità e la dinamicità di questo duo. E' chiaro che il coach li ritiene ancora non sufficientemente pronti per la durezza fisica e mentale dell'Eurolega, ma un'urgenza delle prossime uscite deve essere quelli di inserirli al più presto nel motore del gruppo.
Chi deve essere un altro punto fermo di questa squadra? Momo Diouf. Ancora una volta, quando è in campo, dimostra di essere ormai il primo centro della squadra. Fisico, determinato, ruvido, intelligente. In 24 minuti in campo, il suo plus/minus è il più alto di tutta la squadra: +15.
Ancora una rimonta mancata, ancora una sconfitta. E ora?
Partire 0-3 dopo due gare casalinghe è pesante. Contando anche che ora arrivano due trasferte come Montecarlo e Belgrado, lato Partizan. Non è impensabile supporre che lo score possa diventare 0-5 e che la situazione si faccia subito difficile in campo europeo.
La Virtus è chiaramente ancora un cantiere aperto; lo si è visto chiaramente in queste uscite. Bisogna capire gli assetti da cavalcare, le rotazioni da fissare e via dicendo. Solo che occorre farlo in fretta perché le altre iniziano a correre, la competizione è martellante ed è sempre più spietata. Il mantra deve essere ripartire dall'energia del secondo tempo e da quello sforzo comune che, in quei termini, non si era forse ancora visto.
Ci sono tante cose su cui lavorare. Come dicevamo, la prima deve essere la scelta di un assetto più o meno chiaro su cui puntare. Aspettando alcuni giocatori, ma andando in una direzione precisa. Portando i giovani ad essere sempre più centrali e i veterani ad avere più respiro, meno minuti in termini di quantità ma più consistenti per qualità. Così si può uscire dalla spirale di sconfitte che, inevitabilmente, porta negatività e scoramento.
E soprattutto servirà non scomporsi e continuare a credere in questo progetto unitariamente.
L'anno scorso la gara di Montecarlo era servita come enorme trampolino di lancio per la straordinaria prima parte di stagione che giocò la prima Virtus di Banchi. Chissà che alla Salle Gaston Medecin, anche questa volta, non possa scattare qualcosa...