In uno dei momenti di maggiore difficoltà dell'anno la Virtus Bologna si ricompatta attorno ad alcune certezze e trova un successo importante interrompendo quello che invece era il momento migliore della stagione dell'Olimpia Milano.

Un successo importante non tanto per la classifica (potrebbe valere il fattore campo ai playoffs di LBA, ma sappiamo quanto questo sia una fattore poi non troppo decisivo), quanto per il morale virtussino che dopo le ultime uscite si era in parte affievolito.

Milano, per diversi tratti di partita, ha rivisto gli spauracchi di quell'Olimpia brutta e inconcludente di buona parte di stagione, ma tra poco c'è subito una gara col Fenerbahce per riprendere da dove ci si era interrotti.

Il derby d'Italia in un analisi a due mani a firma Eurodevotion.

La partita

La Virtus non è venuta a Milano in gita, e questo traspare nitido nei primi minuti. Nonostante assenze illustri, che potevano fare pensare ad una vigilia vissuta con rassegnazione, il primo tempo degli emiliani è di affermazione aggressiva e perentoria.

L'attacco è puntuale e ben focalizzato, non servono grandi fronzoli d'altronde per colpire un'Olimpia che difende senza il giusto mordente. Chiave per Scariolo è poi frenare la brillantezza della transizione offensiva biancorossa (conseguita anche grazie ai buoni successi nell'altra metà campo) che è stata una delle costanti nell'ottimo periodo dell'EA7 e che si esprime in modo macchinoso e nient'affatto efficiente.

Belinelli è l'ariete della Segrafredo, diabolico in uscita dai blocchi, Baron l'unica risorsa che tiene in piedi il bottino domestico, con scaltrezza nel subire falli. La Virtus arriva a doppiare gli avversari in un match che sembra a senso unico, o quasi.

Sembra, però. Il rientro dagli spogliatoi rende questa aspettativa fulgida apparenza. Milano si risveglia leonessa, infila la difesa bolognese a ripetizione, scatenando l'irrefrenabile corsa in campo aperto. Ruggisce difensivamente e cambia volto alla gara.

Il terzo quarto, come in altri casi, è pura e selvaggia ebbrezza, incuneata in un 15-1 che pare mortifero per una Virtus in totale confusione. Passiva in difesa e insipiente in attacco, senza nessuna leadership offensiva, orfana di Teodosic. Il faro nelle tenebre è Kyle Weems, che con giocate chirurgiche nel contenere la mareggiata quel tanto che basta per riorganizzare le proprie forze e controbattere più avanti.

L'Olimpia torna a frenare in attacco, impantanandosi e anche le sue speranze affondano in una palude. Le Vunere trovano un appiglio tattico nel servire i propri lunghi rollanti, e tornano ad arginare il ritmo biancorosso, con grande attenzione di Hackett su Napier e delle rotazioni difensive sugli short roll biancorossi.

I bianconeri dimostrano grande solidità mentale, Lundberg infila una tripla dal peso specifico clamoroso e l'Olimpia sbaglia tutti gli attacchi importanti. E' saccheggio Segafredo del Forum.

Olimpia, il ritmo offensivo condanna l'attacco

Il peso specifico della sconfitta è certo relativo, ma l'avversario e la prestazione non possono che lasciare un po' di amaro in bocca a Melli e soci.

Effettivamente sono stati soltanto i 10' dopo l'intervallo a mettere in campo un'Olimpia all'altezza del suo nome e del livello di gioco espresso in queste settimane. Ed è proprio nel ritmo di gioco, uno dei tratti distintivi dell'ultimo periodo, che le scarpette rosse si sono tradite.

O, se preferiamo, nella velocità di entrata nei giochi. Non è un caso che il terzo quarto sia coinciso con la capacità di superare la metà campo con energia e determinazione, infatti, se Napier e Baron sono stati i grandi riferimenti realizzativi per tutta la partita (16 e 20 punti rispettivamente per i due americani), sono state le zingarate di Tonut a fare da termometro alle fortune dell'Olimpia, giocatore che più di tutti sa beneficiare della vivacità di ritmo della manovra biancorossa.

Hines ha giocato una prova monumentale, riuscendo a mettere in crisi un traballante Jaiteh, l'assetto con Voigtmann centro stavolta non ha dato grandi riscontri e le Vunere sono così riuscite a dettare l'agenda tattica del match. Milano non è riuscita in questo caso ad essere adeguatamente puntuta e sferzante nei momenti topici, concedendo la festa alla Virtus.

Il retrogusto è amaro, i capitoli da scrivere di quest'eterna sfida ancora tanti.

Virtus, il solito blackout è presente, ma questa volta c'è anche la reazione

Per certi tratti poteva essere la stessa partita che la Virtus ha giocato diverse volte in questa stagione: ovvero la stessa di qualche giorno fa a Monaco che vi abbiamo raccontato.

Eppure oggi è stata diversa. Come negli altri casi c'è stata un'ottima prima parte di partita coincisa col primo tempo; poi il solito blackout prolungato che ha fatto rientrare Milano dal -14, ma questa volta l'esito finale è stato differente. Quando infatti sembrava che la gara fosse scappata dalle mani virtussine, gli uomini di Scariolo sono rimasti lucidi e pazienti, continuando a difendere forte e ad attaccare con coscienziosità approfittando del calo fisico milanese. Da qui poi la vittoria.

Quindi un passo in avanti rispetto alla tendenza oppure un caso sparuto? Difficile dirlo; si attendono conferme in tal senso. Certo che per una squadra della caratura della Virtus subire così spesso quei parziali inspiegabili e prolungati è, appunto, inspiegabile.

Tuttavia oggi gli aspetti positivi sono tanti. Le assenze erano gravose (Teodosic, Pajola, Cordinier e Ojeleye) e, visto lo stato di forma milanese, poteva arrivare anche una debacle. Invece, le vu nere hanno approcciato molto bene la sfida soprattutto dal punto di vista mentale - cosa che non sempre è avvenuta in stagione ma che è bene trovare verso quella che sarà la lotta Scudetto.

I bolognesi infatti hanno giocato sempre con molta lucidità ed accortezza, rimanendo consapevoli del fatto che una buona fetta di partita si sarebbe giocate sui rimbalzi. Gli uomini di Scariolo, non a caso, hanno trionfato sotto le plance (35-29) e nel tiro dall'arco (44.4% v 24%) dove le percentuali dell'ottimo primo tempo hanno aiutato a scavare il solco.

Ma, lo ribadiamo, la parte migliore della vittoria virtussina viene dall'ultimo quarto dove è venuto fuori quel carattere e quella solidità mentale di cui questa squadra ha bisogno anche quando alcuni leader non sono presenti sul parquet.

Per il resto è stato una buona gara complessivamente: dalle triple spaccapartita di Mannion alle giocate preziose di Lundberg, dalla solidità difensiva di Mickey agli attributi di Weems. Fino alla prova di Shengelia, sempre meglio in quello che dà alla squadra come singolo e come raccordo per i compagni.

Alla fine della fiera, vincere contro i grandi rivali è sempre importante e dal punto di vista mentale potrebbe essere una prova che dà molta fiducia agli uomini di Scariolo.

Photo credit: Virtus Bologna, olimpiamilano.com

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