Virtus Bologna, è il giorno della marmotta: contro Parigi il finale è ancora amaro
La Virtus continua a giocare la stessa partita a ripetizione: una partita aperta, combattuta, meritevole, ma nel finale punto a punto vince Parigi.
La Virtus Bologna continua a vivere il proprio personale giorno della marmotta. Combatte, va avanti, viene rimontata, rimane attaccata al punteggio, entra nel solito finale punto a punto e, puntualmente, perde.
Parigi, invece, al contrario, non smette più di vincere, facendo nel finale le cose perfettamente giuste. Mette la palla nelle mani del suo leader indiscusso che, dalla sua mattonella, non trema e segna.
Siamo qui a ripetere sempre le stesse cose. E, come ci insegnano fin dalle scuole elementari, puoi cambiare l'ordine degli addendi ma il risultato non cambia.
Virtus Bologna-Parigi, le statistiche decisive
Il primo quarto della Virtus è come migliore non potrebbe essere; una sinfonia offensiva. Poi, com'è normale che sia per la struttura della squadra virtussina, le percentuali calano. Anche Parigi parte forte, per poi abbassare la precisione, ma quello che impressiona della squadra di Splitter (anche se ormai abbiamo imparato a conoscerlo e ammirarlo) è il volume di tiri unitamente all'intensità degli stessi.
Nel primo è 8/16 dall'arco contro 6/16, nel secondo tempo le tirple diventano 13/34 contro 9/29.
Un altro grande pezzo di partita, oltre alla migliore prova dall'arco - e la Virtus costantemente perde la sfida dall'arco: non dobbiamo ripeterci, ormai è appurato che la Segafredo non è squadra affidabile da tre punti - Parigi la vince a rimbalzo, con un 48-38 finale che non descrive fino in fondo l'energia incredibile con cui, oltre a Kevarrius Hayes, vanno a rimbalzo i vari Kreutzer, Cavaliere e Sy. Giocatori che potrebbero essere tranquillamente definiti mestieranti ma che interpretano al meglio il proprio ruolo: rimbalzi, difendere forte e mettere energia totale.
Un'altra statistica che pesa? La Virtus, come contro il Fener, tira tanti tiri liberi ma ne sbaglia nove e raccoglie un 15/24 contro il 10/17 avversario. Qualche libero in più, a conti fatti, sarebbe stato decisivo; assai penalizzanti sono stati i due sbagliati da Diouf nel finale. Ma non si può certo fare una colpa al giocatore per questo.
Il fatto è che siamo alle solite: la Virtus quest'anno ha innegabilmente sfortuna, ma innegabilmente ha quei problemi strutturali, di cui abbiamo parlato approfonditamente la scorsa settimana, che sono una zavorra oltremodo considerevole nei finali in volata.
Virtus Bologna, le (perenni) ragioni della sconfitta
La mancanza di un creatore (soprattutto in una serata in cui Pajola davanti offre poco e in cui Morgan non è ispirato), la mancanza di pericolosità dall'arco, la mancanza di un centro rimbalzista e rim protector come Hayes (quest'ultima una mancanza ancora più evidente contro una squadra come Parigi che ama le scorrazzate in area).
Non basta nemmeno una prestazione finalmente positiva di Will Clyburn (25 punti, 5/8 dall'arco). Semplicemente non basta perché l'ex Efes non può essere l'unico efficace da tre punti, e infatti quando la sua scarica offensiva finisce, la Bologna non fa più canestro dalla lunga distanza.
Banchi ci prova a trovare protagonisti diversi. Cerca di coinvolgere tutti (a partire dalla scelta di fare iniziare Grazulis in quintetto), dà a tutti i minuti necessari per poter incidere, ma alla fine riceve poco dai singoli - nonostante una prova collettiva comunque positiva, quasi sempre connessa e volitiva, ma non sufficiente. L'unico che veramente sembra completamente fuori dall'identità di questa squadra è quel Rayjon Tucker che, ormai, quando entra in campo, non riesce più a produrre nulla di buono.
Alla fine c'è poco altro da aggiungere. La Virtus complessivamente gioca una buona partita e lotta fino alla fine contro la squadra più in forma dell'Eurolega, ma i limiti strutturali le impediscono di vincere.
L'MVP di Parigi-Virtus Bologna
Immancabilmente lui, TJ Shorts. Anche in una serata difficile al tiro (4/12), è capace di registrare 19 punti, 3 rimbalzi e 9 assist. Fanno davvero impressione l'esplosività, la lucidità e la consapevolezza con cui gioca questo ragazzo.
E' il leader assoluto della squadra: tutto passa dalle sua mani e dalla sua vocalità. Mostra la via agli altri, detta i ritmi e, quando è necessario, si prende la palla in mano e segna quando la palla scotta. E' un fenomeno.
Poi vicino a lui ci sono altri due diavoli come Nadir Hifi e Tyson Ward. Due la cui velocità di piedi e rapidità d'esecuzione dall'arco è inspiegabile. A tratti sembrano immarcabili, tanto quanto lo è un certo Marco Belinelli quando è al meglio della condizione.
Se domani Milano batterà il Fener, Parigi sarà prima in classifica. Non sono più una favola, ma un squadra che, ad oggi, è la migliore di Eurolega.