Pesaro sorprende e festeggia, l'Olimpia rimanda le semifinali
Milano sgambettata, Pesaro vive una serata amarcord
L'Olimpia manca il cappotto, steccando quella gara 3 che avrebbe portato i biancorossi ad essere i primi semifinalisti del lotto. Pesaro torna a vincere una gara playoff dopo 11 anni e scatena la sua festa.
Un 88-83 di orgoglio marchigiano che complica la vita all'EA7 e riattizza la serie, seppur sia tutt'ora evidente che il divario tra le contendenti sia particolarmente ampio e che facilmente il prossimo futuro potrà tornare a dimostrarlo.
Le emozioni della Vitrifrigo Arena nella classica struttura per punti di Eurodevotion.
Interlocuzioni da primo tempo
Il primo tempo è interlocutorio: una tenue egemonia Olimpia, seppur costante, che convive con una determinazione pesarese al tenace inseguimento. Milano comincia spavaldamente in attacco, giocando una buona transizione e condividendo bene il pallone.
Dall'altra parte, però, l'avversario presenta un volto diverso dalle prime due sfide. Pur essendo sotto nel punteggio, Pesaro appare sul pezzo, dimostrandosi aggressiva e non perdendo traccia degli avversari.
Un esempio? La soluzione di Devon Hall spalle a canestro contro i più minuti esterni marchigiani, importante grimaldello in G2, non sortisce alcun effetto. Per ignavia dell'americano da un lato, ma anche per la volontà di non farsi battere facilmente di ogni difensore della truppa di Repesa.
La bomba d'autore di Napier, che galvanizza l'Olimpia sul 29-22, sembra essere un tentativo di fuga, ma Pesaro continua a dimostrarsi indomita e tiene grazie ad un paio di prodezze di Kravic.
Così, alle iniziative individuali di Shields e dello stesso play americano, la Vuelle trova contro risposte, a partire da un Totè imprendibile sulle ricezioni dinamiche dal pick and roll, in cui è estremamente aggressivo e letale per un Voigtmann vulnerabile.
Il cessate-il-fuoco dei primi 20' è un 42-36 molto aperto.
La mareggiata di Pesaro
Dopo l'intervallo i padroni di casa sono indemoniati. Totè continua ad essere una spina nel fianco ed incendia il pitturato, Delfino gioca come se avesse vent'anni di meno e l'Olimpia è costretta a subire l'inerzia emotiva avversaria.
La difesa crolla, l'attacco tiene, anche se è via via più frammentario e meno deciso, con Repesa che azzarda addirittura una box-and-one con Napier sorvegliato speciale per qualche azione.
Il tutto porta ad un ultimo quarto che si apre subito con il ribaltone pesarese, che comincia con la tripla poderosa di Charalampopoulos, segue con il contropiede sfacciato di Moretti e si conclude con la pennellata di un redivivo Daye.
E' primo vantaggio domestico, e poco cambia se Baldasso si desta dalla lunga e se Melli lanciato in campo aperto si prende un contestatissimo antisportivo dal figlio di Darren.
"Vola come una farfalla, pungi come un'ape" diceva qualcuno... Muhammad-Ali Abdur Rahkman fa esattamente questo: svolazza per la gara, leggero e indifferente, per 30', per poi pungere con il più velenoso dei pungiglioni nell'ultimo quarto. Le sue gesta tramortiscono una Milano inerme e totalmente investita dalle circostanze.
Le iniziative dell'americano aprono spazio per i compagni, l'Olimpia subisce e si confonde in attacco. Gettato un pallone sanguinoso sul -4, il rimbalzo d'attacco sulla lotteria dei liberi di Cheatam scatena la festa dei padroni di casa.
Orgoglio marchigiano, ignavia milanese
Non è certo una gara del genere che deve far crollare un castello di carte che ha tutta la possibilità di rimanere in piedi, anzi può essere una scossa, e d'altra parte farci godere di un po' di pepe in più che nei primi atti era del tutto mancato.
L'Olimpia non è stata in grado di imporre la giusta mentalità e cattiveria a quello che doveva essere l'ultimo atto di una serie già chiusa, un riorientamento dell'approccio porterà tranquillamente i meneghini in semifinale e anche oltre.
Non è peregrino però chiedersi come mai Hall - questo Hall, per giunta - debba essere preferito a due giocatori unici nel roster milanese come Pangos e Davies. Dubbio che, però, travalica questa gara (e quelle a venire).
Pesaro vince la gara dell'orgoglio e può festeggiare. Ottimo atteggiamento, con quella grinta che prima d'ora era mancata.
Benissimo il contributo dalla panchina, con l'accoppiata Tambone-Totè che spariglia le carte a tutti gli effetti nel corso della sfida, consentendo allo pseudo-pugile in maglia numero 5 di poter vincere una partita, che, senza di loro, a quel punto, non avrebbe mai potuto prendere in mano.
Vittorie domestiche a rimbalzo (28-27) e negli assist (17-8) che dicono tantissimo. Essere fastidiosi sarà ancora parola d'ordine per la prossima decisiva sfida.
Photo credit: LBA Twitter, legabasket.it