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Will Clyburn segna il tiro della vittoria contro il Baskonia

Incredibile finale alla Buesa Arena. Sembrava il solito copione per la Virtus Bologna: partita equilibrata e finale punto a punto in cui gli avversari puntualmente prevalgono.

Invece, questa volta le cose vanno diversamente. Le vu nere ci credono, continuano a lottare, scommettono sugli errori dalla lunetta del Baskonia e alla fine si guadagnano la possibilità di avere il tiro del pareggio, anche se con pochi secondi. 

La palla va in mano a Clyburn che compie il miracolo, manda la tripla a bersaglio e subisce anche il fallo di Moneke, che si macchia di un errore gigantesco. Tiro libero a segno e allora sul fotofinish, quando tutto sembrava perduto, la Segafredo ritrova la vittoria in Eurolega dopo sei sconfitte consecutive e su uno dei campo notoriamente più difficili d'Europa.

Baskonia-Virtus Bologna: la partita dei baschi

E' stata una partita ruvida, fisica, a tratti imprecisa. Sportellate a rimbalzo, alcune palle perse di qua e di là, attacchi sporcati dalla fisicità delle difese avversarie e in generale un match in cui ha regnato l'equilibrio. 

I baschi sono partiti meglio da tre punti, poi sono calati alla distanza. Markus Howard continua a litigare pesantemente col canestro (2/14 da tre…) e anche Moneke non è certo quello dell'anno scorso (8 punti e 1/5 da tre, oltre alla frittata finale). Laso trova il jolly in Rogkavopoulos (19), tiratore naturale, che quando è in serata vede una vasca da bagno al posto del canestro. 

Per il resto la squadra di Laso la stava vincendo grazie ai rimbalzi e ai tanti tiri liberi (26 a 15, la differenza tra i liberi tentati). Proprio i tiri liberi, però, sono la parte del gioco che ha tradito i baschi, soprattutto se anche un insospettabile come Howard fa 3/6 dalla lunetta.

E' un Baskonia che continua ad avere soluzioni limitate e quindi tante lacune. Un Baskonia che dipende dai rimbalzi e dalla percentuale da tre punti che, se aleggia intorno al 30%, spesso si rivela insufficiente. 

Trent Forrest in azione di tiro

La Virtus Bologna vince un finale in volata: cosa è cambiato

Qualcuno scriverà che “si vede la mano di Ivanovic”. E dirà una mezza bugia, almeno dal punti di vista tattico. Perché non si può pretendere che dopo un paio di giorni un allenatore abbia già impresso la propria identità a una squadra.

Tuttavia, è certo che il coach montenegrino è un maestro nel riuscire a dare una scossa emotiva a un gruppo che proprio di una nuova energia aveva bisogno. A livello tecnico i nuovi frutti non possono ancora essere arrivati, a livello mentale qualcosa è ovviamente cambiato.

Perché prima la Virtus era entrata in un loop in cui se fosse finita in un finale punto a punto, avrebbe saputo di perderlo molto probabilmente. Questa sera, nonostante una situazione piuttosto disperata, si è continuato a credere di poterla ribaltare, in qualche modo. 

Va sottolineata poi la convinzione nell'andare su un uomo nei finali di partita: Will Clyburn. E' lui che deve prendersi i tiri importanti e su questo chi scrive non ha dubbi.

Isaisa Cordinier si alza per tirare

Quale Virtus Bologna abbiamo visto?

Innanzitutto una Virtus Bologna che vuole partire dalla difesa, ma che ancora ha diverse cose da sistemare, soprattutto negli accoppiamenti in transizione difensiva. 

Poi una squadra che ha fatto ampio uso del post basso (in modo quasi spasmodico a un certo punto: verificheremo i dati in confronto al recente passato), e quindi stabilendo una questione chiara: questa squadra non può dipendere dal tiro da tre punti, quindi i punti vanno cercati soprattutto in area.

Poi si sono viste alcune cose interessanti a livello di gerarchie. Tucker, provato in quintetto, ha ancora risposto non adeguatamente; a Morgan sono stati concessi pochi minuti e in generale Daniel Hackett è stato rimesso al centro del progetto. E il pesarese ha risposto presente, con un'energia che ancora non si era vista in questa stagione e con una leadership di cui la Virtus non può fare a meno.

Grazulis ha giocato 23 minuti e li ha giocati molto bene. E' chiaro che per Ivanovic è un giocatore importante: è un “4” che apre benissimo il campo e per l'idea di small ball del montenegrino è fondamentale come tipo di giocatore. E ora il lettone sta salendo di condizione e nella qualità dei minuti giocati.

Infine tutto passa chiaramente da Shengelia, colonna portante della squadra, e da Clyburn, da cui questa squadra non può prescindere. Clyburn deve essere il faro dell'attacco e deve essere costantemente in campo. Senza questa condizione non ci può essere Virtus vincente per come questa squadra è stata costruita.

E' solo un primo passo, ma è una vittoria che dà grande gioia al gruppo (si vedano gli abbracci e i sorrisi finali) e lo mette nelle condizioni migliori per svoltare questa stagione. Dusko Ivanovic parte nel migliore dei modi.

 

 

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