Dopo un primo tempo da psicodramma, l'Olimpia Milano reagisce e torna anche a -4, ma non basta. L'Efes è nettamente superiore e passa al Forum 84-96.

Olimpia Milano: un approccio sconcertante

L'Olimpia Milano gioca il primo quarto come se fosse l'ultimo. E' negli ultimi minuti, solitamente, che si prediligono gli isolamenti e gli 1 vs 1 a gioco rotto, mentre l'Olimpia sembra in difficoltà sin dai primi minuti, quando si tratta di creare tiri puliti. Dopo 10' sono solo 11 i punti segnati. L'Efes è una squadra molto fisica, profonda e Milano ha dimostrato di pagare quasi sempre in atletismo e centimetri. Certo, è scontato dire che le assenze di Nebo e di McCormack a poche ore dalla palla a due, non rendono la vita facile ai compagni, ma l'impressione è che i problemi meneghini non si limitino alle assenze. La squadra di Messina trova il fondo della retina soltanto grazie al talento dei singoli e l'aggressività messa in campo per contrastare Bryant e compagni non è sufficiente. Messina chiama un timeout sul 17-37 dopo solo 15' e dal Forum si inizia a sentire qualche fischio, ma sarebbe strano il contrario. La risposta dopo la "barzelletta" (così definita dallo stesso Ettore Messina) di settimana scorsa contro lo Zalgiris non è arrivata, per usare un eufemismo. Forse, Simone Pianigiani se ne sarebbe uscito con un "facciamo a cazzotti almeno", come nell'iconico timeout di quell'Italia-Israele.

Il secondo tempo dell'Olimpia: dal fondo si può solo risalire

Fare peggio dei primi 20' era davvero un'impresa. L'Olimpia, nel terzo quarto, si rilancia e dà un senso alla partita. Senza giocate straordinarie si riporta a -6, dopo la mostruosa schiacciata con fallo di Leday, vero leader di questa squadra. Milano alza il livello di aggressività in difesa e di conseguenza riesce a correre il campo, approfittando di un Efes anche fisiologicamente meno performante.
Inoltre, trova quattro triple importanti dopo l'1/12 del primo tempo, di cui due di Shields (0/7 fino a quel momento) e riesce a riportare in partita anche il pubblico. Rimangono tanti dubbi sulla solidità mentale di questa Olimpia Milano, ma quando i go to guys di Messina si applicano sul piano dell'energia e della voglia di giocare insieme, sono in grado di trascinare tutto il talento dei propri compagni. Milano è, semplicemente, scesa in campo nel secondo tempo e, all'interno della rimonta, ci sono tanti meriti dell'Ea7 come tanti demeriti del roster di Mijatovic. Tuttavia, anche contro lo Zalgiris, i tanti pregi dei primi tre quarti sono arrivati insieme ad alcuni difetti della squadra di Trinchieri.

Olimpia Milano, dove sono i leader?

Se dopo la vittoria in Supercoppa, si era intravisto un Nikola Mirotic diverso non solo nell'applicazione difensiva, ma anche nel body language, le premesse non sono state rispettate. Il montenegrino non ha bisogno di presentazioni dal punto di vista del talento e della classe: una sua tripla con fallo a poco più di 5' dalla fine riaccende le deboli speranze biancorosse. Quello che si poteva imputare all'ex Real e Barça è sempre stato l'atteggiamento e la solidità difensiva, due caratteristiche ancora molto precarie del suo gioco. La convivenza con l'altro apparente leader Shields non è delle migliori.
Milano si auspica di vincere le partite correndo in transizione in un Eurolega sempre più atletica e fisica, con tanti ex Nba che hanno cambiato, radicalmente, le dinamiche del gioco. Il dubbio più grande è proprio legato ai due leader tecnici del roster, con Mirotic più a suo agio in isolamento o in uscita per il tiro da tre punti e Shields che tende a fermare tanto la palla in attacco, forzando spesso e volentieri senza riuscire ad essere efficace in maniera costante sui 40'. L'impressione è che il nazionale danese sia un elemento difficile da inserire nei meccanismi di un attacco di squadra, soprattutto se gli si chiede di vincere le partite da solista puro. Che non sia l'uomo giusto per guidare una squadra che punta ai playoff di un'Eurolega così competitiva?
Milano fatica a trovare la leadership dei suoi giocatori migliori, con Leday, Ricci (penalizzato da problemi di falli) e Bolmaro unici veri motivatori.

E alla fine arriva Sloukas. Panathinaikos batte Fenerbahce
Lo Zalgiris primo e squadra del momento, ciao Maccabi