Si torna alla Segafredo Arena e torna la grande Virtus che vince una partita ruvida, fisica, feroce, contro un Partizan che cede 88-84 e s'inchina di nuovo a Bologna.

Una vittoria fondamentale per la forma e la sostanza: perché rimarca la superiorità virtussina rispetto ai serbi, decidendo lo scontro diretto a favore, e perché segna il ritorno della Virtus entusiasmante che abbiamo ammirato fino a qualche settimana fa.

Gli sviluppi della partita

Obradovic si gioca la carta dell'ex Jaleen Smith in quintetto. Entrambi gli attacchi iniziano pasticciando, con palle perse e disattenzioni, anche grazie a due difese molto rocciose. Poi la partita entra subito nel vivo, i ritmi si alzano, i canestri si susseguono assecondando una fluidità maggiore da ambo le parti, e l'equilibrio sembra regnare sovrano. Parità a 19 a fine primo quarto.

L'attacco Virtus mostra ancora segni di fluidità, anche se le palle perse rimangono un tallone d'Achille fastidioso e debilitante. Però finalmente Shengelia entra in partita, segna la tripla, scalda l'arena e dà un mini-vantaggio ai suoi sul 32-27. La Virtus prova ad alzare il ritmo con la difesa schierata dei serbi che si rivela fin troppo fisica, mentre la buona difesa di casa continua a soffrire a sprazzi le penetrazioni degli esterni ospiti. La partita resta estremamente ruvida e fisica, il punteggio basso, la contesa equilibrata all'intervallo (35-31).

La Virtus sembra più brillante, va sul +7, ma lascia la porta aperta ai serbi. Poi Belinelli fa uno dei suoi fantasmagorici giochi da 4, seguito da un'altra tripla. Il capitano funge da catalizzatore, l'attacco di casa ne giova e vola sul +10 con il Partizan che sembra vagamente spaesato. La partita si mantiene su livelli di durezza elevatissimi e i serbi trovano giocate importanti per ricucire. Dopo 30' è "solo" +4 per la Segafredo.

Le vu nere, però, sbagliano qualche appoggio capitale e il Partizan, col suo talento, ritrova la parità. La tripla di Nunnally, dopo tempo immemore, ridà il vantaggio agli ospiti, mentre il tasso di fisicità continua a crescere fino all'inverosimile. La ruvidità della difesa ospite torna a fare la differenza e i serbi segnano tanti tiri forzati che li issano sul 71-77. Ma la Virtus torna quella dei quarti quarti: Cordinier agguanta il pareggio, Lundberg segna la tripla clutch del sorpasso e Abass griffa la vittoria con l'energia nel finale. E' tornata la grande Virtus, è tornata una grande vittoria!

Il Partizan è tanto talento, la Virtus è squadra

Le vu nere hanno giocato una partita migliore e hanno meritato la vittoria. Questo l'assunto di base della partita da cui deriva tutto il resto.

Il Partizan ha giocato una gara estremamente fisica, ruvida, di quelle che solo l'Eurolega può regalare, sfruttando anche il metro arbitrale a proprio favore. In attacco, invece, gli uomini di Obradovic hanno faticato a trovare soluzioni pulite e giochi in grado di creare vantaggi in modo continuativo.

Di fatto, nel secondo tempo l'attacco serbo si è ridotto ad essere l'invenzione e il talento dei suoi singoli. E quando questi singoli sono Punter, Dozier e Nunnally allora i punti possono arrivare in qualsiasi modo e anche contro un'ottima difesa. Così è stato: tanti canestri importanti, forzati e allo scadere come quelli che hanno portato al 71-77. Poi però la clutchness dei bianconeri di casa è ancora una volta emersa: dettagli, seconde palle, palle vaganti ... la Virtus si è aggiudicata tutte queste cose girando ancora una volta l'inerzia della partita.

I serbi hanno tirato col 56,8% dall'arco (un numero elevatissimo), ma ha anche registrato solo 8 assist. Due numeri che raccontano molto bene la partita del Partizan. 22 di Punter, 18 di Nunnally (di cui 11 nell'ultimo quarto), 16 di Avramovic, 10 di Dozier e poi da tutti gli altri poco, se non pochissimo.

Stasera ha vinto chi è più squadra.

I trucchi del capitano, l'energia di Cordinier, la mano di Iffe

Una risposta corale a chi aveva già decretato il funerale della Virtus Bologna per come l'avevamo vista nel girone d'andata.

La condizione fisica sta tornando, soprattutto in certi interpreti, ma non va trascurato il ruolo che la Segafredo Arena sta avendo nella cavalcata degli uomini di Banchi. Qualcosa scatta nella mente dei giocatori: ormai è acclarato. Tra le due parti - tifosi e uomini in campo - ci deve essere una sintonia speciale, che va oltre il razionale. Ed è un bene che, talvolta, l'irrazionale entri dentro le cose dello sport, per portare un po' di magia e di bellezza.

La Virtus è tornata infatti ad essere bella: energica, grintosa, fisica, corale, fluida e con gli occhi della tigre nei finali di partita. Nei quarti centrali sembrava poter scappare nel punteggio grazie a una qualità della pallacanestro sicuramente migliore, poi però il rischio era quelli di essere fagocitati dalle spallate ospiti.

Il finale è stato ancora una volta per cuori forti. Cordinier è salito di livello, mettendo tutta la sua straripante energia e riportando la gara sulla parità, poi ci ha pensato il killer virtussino, l'ormai agente speciale Iffe Lundberg, autore di un'altra giocata clutch sensazionale: ancora la mano di Iffe. Poi la freddezza nel chiudere la partita con la zampata di Abass. Quell'Abass che ha avuto tanti minuti a disposizione e che ha dato anche oggi tantissimo alla sua squadra.

Per Lundberg sono 20+5, Cordinier fa 12+5+3 e l'incubo della difesa ospite, capitan Belinelli, ne fa 20 dei suoi. Ma, appunto, a fare la differenza è stata quella coralità che ha riportato gli assist a quota 19 dopo che languivano da troppo tempo.

Questa è la Virtus che può battere qualunque altra squadra e che fa emozionare il proprio pubblico e gli appassionati di pallacanestro. La vittoria di questa sera è importantissima sia per invertire la tendenza, ma anche per la classifica alla luce di quello che è successo sugli altri campi (le sconfitte di Pana e Fener), andando a riportare proprio le vu nere terze in solitaria.

"Amarsi ancora" canta la Segafredo Arena che non conosce la parola "sconfitta".

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