L'epilogo è ancora amaro: la Virtus gioca alla pari col Pana, ma manca la zampata finale
La Virtus se la gioca ad armi pari con i campioni del Panathinaikos; tuttavia, nel finale in volata, sono i greci a trovare le giocate decisive.
Quaranta minuti di lotta furibonda e alla fine, in una gara che è sembrata molto ricalcare quella dello scorso, il Panathinaikos batte la Virtus in volata 82-77. L'anno scorso ci aveva pensato Kendrick Nunn a risolverla nei momenti finali; questa volta è stato il turno di Jerian Grant.
Marco Belinelli ha avuto la tripla del pareggio; tripla che però si è spenta sul ferro. In casa bianconera non sono pochi i rimpianti per la qualità offerta e soprattutto per quei possessi a circa 5' dalla fine, avanti di un punto, che potevano portare l'inerzia dalla parte delle vu nere, sull'onda emotiva della spinta del pubblico.
Il talento del Pana e le mosse di Ataman
Non scopriamo certo ora il talento sconfinato del Panathinaikos, che tra l'altro abbiamo ammirato anche due giornate fa nella spettacolare gara a Oaka contro l'Olympiacos.
Nel primo tempo Kendrick Nunn ha offerto una dimostrazione del suo talento offensivo: quell'arresto e tiro, quei jumper in area e quelle triple pull-up non smetteranno mai di abbagliarci.
Lessort, quando è in campo, fa la differenza: la Virtus non hai corpi - non ha il centro - per contrastare la prepotenza fisica del lungo francese.
Nonostante ciò, Bologna ha sempre risposto, è sempre rimasta in partita e si è guadagnata la possibilità di giocare un finale punto a punto. Gli ultimi due jolly di Ataman sono Kalaitzakis e Jerian Grant.
Il greco, che fino a 6' dalla fine non aveva mai visto il campo, entra con il compito specifico di mettersi a uomo su Cordinier e lo fa alla grande, impedendo al francese di imperversare con le sue accelerazioni e togliendo praticamente ritmo all'attacco di Banchi.
Nel finale, poi, ti aspetti Nunn e Sloukas, invece è Grant a giocare due perfetti ultimi possessi offensivi. Una tripla di caratura assoluta e un'assistenza di raffinata intelligenza per Lessort. Non è sempre al centro dei riflettori, ma quanto è cresciuto negli ultimi anni. E' uno di quei giocatori che permettono di vincere le partite.
La Virtus è da applausi, ma mancano i dettagli
Bologna è cresciuta e pure tanto nelle ultime settimane. Da essere indietro fisicamente rispetto alle altre e da un'amalgama degli interpreti che era ancora tutta da trovare, la Virtus ha trovato solidità, continuità di prestazione e un'unità d'intenti che prima erano vacillanti.
E questo aspetto fa sì che la squadra possa oggi giocarsela e sfiorare la vittoria contro un avversario del peso del Panathinaikos. Però, appunto, manca sempre qualcosa affinché si possa parlare di una vittoria e non di una sconfitta.
La Virtus, nella magica cavalcata dello scorso anno, ha giocato innumerevoli finali di partita, quasi sempre vinti. Quest'anno la tendenza è opposta: da una parte il finale vinto a Belgrado, dall'altra quelli persi contro Asvel, Zalgiris, Bayern e ora Pana. E la classifica, ora, ovviamente, dice ultimo posto a 2-8.
Come ha detto coach Banchi l'ultima cosa da fare è guardare la classifica. Ma lottare, sfiorare una vittoria che avrebbe avuto un peso capitale e comunque perdere aggiunge uno stress emotivo considerevole a quello fisico già accumulato in campo.
Quella della Virtus non è una situazione facile. Le prestazioni sono in netto miglioramento, la squadra sta rispondendo presente e contro la maggior parte delle altre squadre di Eurolega stasera probabilmente sarebbe arrivata una vittoria. Serve resistere, continuare sulla strada tracciata e cogliere l'attimo quando è il momento.
Un assetto sempre più chiaro, i dubbi su alcuni giocatori
La netta crescita - aldilà dei risultati - avuta dalla Virtus nelle ultime settimane è coincisa con delle scelte precise d'assetto.
La Virtus che sta funzionando - in termini di continuità, solidità, intensità ed efficacia - è praticamente quella della scorsa stagione meno coloro che se ne sono andati più Clyburn e Diouf.
I tre perni imprescindibili della squadra sono Shengelia, Cordinier e Pajola a cui si aggiunge Clyburn, costantemente oltre i 30 minuti di impiego.
E Morgan, Tucker e Grazulis? Sono stati tre importanti colpi estivi dai quali sarebbe dovuta nascere la nuova Segafredo: una Segafredo più frizzante, dinamica e imprevedibile. Ma le cose non stanno andando in questo modo.
Sull'ala lettone aleggia un silenzio assordante: è possibile che a metà novembre non sia ancora in grado di vedere il campo? Mentre preoccupano le involuzioni di Morgan e Tucker. Sull'ex London Lions abbiamo meno dubbi: il giocatore deve prendere dimestichezza con l'Eurolega, ma vale il livello. Gli servono semplicemente tanti minuti, tanta palla in mano e un ampio volume di tiri. Ma il ragazzo si farà.
Su Tucker, invece, aumentano le perplessità. Anche oggi nello stint che ha avuto a disposizione ha spesso preso le scelte sbagliate ed è sembrato avulso dal resto del gruppo. Dapprima sembrava troppo normalizzarsi e rinunciare alle sue caratteristiche per il bene della sua squadra; ora, oltre, ad avere smarrito sé stesso, ha smarrito anche la squadra.
Per risalire la china e raddrizzare la stagione l'apporto di questi giocatori deve tornare a essere determinante. Proprio perché sono stati alcuni dei pezzi pregiati del mercato estivo.
Tra 48 ore c'è la Dinamo Sassari in casa, poi mercoledì l'Eurolega di nuovo in casa, contro la prima della classe, il Fenerbahçe. E' il momento di cercare anche il risultato oltre alla prestazione.