Se Milano piange, Bologna non ride: aria di cambiamento in casa milanese, ma situazione in divenire anche in casa Virtus dove si parla di contatti con Sasha Djordjevic.

E' uscita ieri e oggi in particolare la voce secondo cui la società Virtus si sarebbe messa in contatto con Sasha Djordjevic. Per parlare di cosa è presto intuibile; non ci vuole certo la sfera di cristallo. Che tale contatto ci sia stato, ormai è cosa nota. E che questo avvenga quando, in teoria, un altro allenatore è saldo al comando, con contratto, e nel momento in cui si sta costruendo il roster per la prossima stagione, è qualcosa che quantomeno ci fa alzare il sopracciglio.

Le parole dell'AD Baraldi della mattinata di venerdì 21 giugno secondo cui Banchi ha contratto e non ha intenzione di andarsene sono rassicuranti fino a un certo punto. Del resto, cosa può pensare un allenatore che sa che la propria società si è messa in contatto con un altro coach? La domanda è ovviamente retorica.

Francamente di quello che sta accadendo nei due maggiori club italiani, quelli che rappresentano il Belpaese in Eurolega e quindi in Europa, ci stiamo capendo ben poco. Ma, tornando alle vicende bolognesi, ci sfugge il motivo per cui la Virtus dovrebbe anche solo pensare di separarsi da Luca Banchi.

Luca Banchi è arrivato a metà settembre, a stagione praticamente iniziata, con una squadra non costruita da lui. La Virtus ha giocato poi sei mesi stellari, come una delle migliori squadre di Eurolega. E' seguito un crollo prima fisico e poi nervoso, con i playoff di Eurolega che sono sfuggiti per questione di centimetri. Quelle difficoltà si sono riproposte nei playoff nazionali nei quali si è perso in finale contro una squadra enormemente superiore e con qualche punta di rammarico (quelle due gare perse nel finale per una manciata di dettagli, se fossero andate nel verso opposto, forse avrebbero deciso la serie diversamente).

Sta di fatto che Banchi ha fatto tutto questo con una squadra non costruita da lui, con una conformazione tecnica completamente opposta a quelle che sono le squadre da lui predilette (fatte di esterni che creano costantemente vantaggi e capaci di segnare: vedasi la Lettonia o la sua Olimpia) e con un età anagrafica assai elevata nei ruoli chiave (uno dei segreti di Pulcinella per cui la Virtus ha perso lo Scudetto è la condizione fisica di un Daniel Hackett che, dopo aver portato la squadra sulle spalle nei primi sei mesi, fisicamente ha pagato il conto nell'ultima parte di stagione).

Dovrebbero bastare queste considerazioni sparse per capire come solo il pensiero di poter esonerare Luca Banchi sia follia. Anche perché ora ci sarebbe veramente l'occasione di costruire una squadra secondo le sue direttive e rimodulando il roster verso gli esterni piuttosto che verso i lunghi com'è stato negli anni passati. Cambiare ora allenatore a cosa gioverebbe? Senza contare che sarebbe il terzo in tre anni. Cos'è questo se non sinonimo di confusione?

I progetti vincenti sono quelli che si costruiscono sulla base di un percorso pluriennale che lavora alacremente per arrivare a un'ideale verso cui tendere: costruendo nel primo anno le basi per poi crescere e arrivare al risultato che ci si era posti nel momento in cui si è intrapresa quella precisa strada. Se, però, alle prime difficoltà (come è stato a febbraio/marzo di quest'anno) si fanno già emergere i dubbi, le perplessità e quindi un clima di scarsa fiducia - beninteso che i tifosi e la piazza spesso sono i primi a fare questo; ma, appunto, sono tifosi - allora tutto diventa più difficile.

Chi scrive crede che scommettere a settembre su Luca Banchi sia stata la scelta giusta. E crede anche che cambiare nuovamente allenatore sia fare uno, due e tre passi indietro. Le condizioni per fare bene, costruire una squadra intrigante e affamata, e portare avanti un progetto ambizioso ci sono. Non ci si faccia prendere da fugaci frenesie: la Virtus ha bisogno di continuità.

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