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L'Olimpia Milano, dopo tre anni a tinte bianconere, torna a vincere la Supercoppa LBA: la Virtus Bologna è battuta 98-96 dopo un overtime.

Che partita. Non si ricorda una finale di Supercoppa di questo livello da anni. Olimpia e Virtus danno vita a uno spettacolo incredibile in una competizione che di solito mostra ancora dei cantieri aperti e più errori che bellezze.

La gara di oggi, invece, è stata bella. Non c'è altro aggettivo per descriverla. Del resto 21 palle perse complessive racconta una partita in cui la qualità ha prevalso. La Virtus ha avuto la gara in mano a lungo, Milano è stata estremamente brava a mantenere la barra dritta, poi è stata battaglia colpo su colpo come ogni volta. Vince l'Olimpia ai punti, come si direbbe nella boxe. Proviamo a ripercorrere il match in pensieri sparsi, partendo dall'inizio.

  • L'Olimpia cambia sul pick&roll, il piccolo si accoppia con Clyburn che si isola in post e poi ribalta sul lato: la Virtus trova un'enormità di triple aperte su questa situazione. Le percentuali bianconere sono molto alte, ma Milano non trova contromosse su questa situazione.
  • Le penetrazioni al ferro di Matt Morgan sono brucianti. Alla Virtus mancava da tempo questo tipo di giocatore e sarà importantissimo nell'economia della stagione.
  • L'Olimpia ha, per ora, gli stessi problemi in attacco della stagione scorsa. Né Dimitrijevic né Bolmaro sono playmaker veri e propri, e infatti faticano a dare ritmo all'attacco di Messina. Motivo per cui Nebo è spesso poco servito e rimane avulso dalla centralità del gioco. A inizio gara ha segnato un paio di floater consecutivi, poi si è eclissato. Tornerà decisivo nel secondo tempo, incontenibile a rimbalzo.
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  • Solito terzo quarto della Virtus? Sì. La palla in attacco molto ferma, a differenza del primo tempo, Milano che cresce in fiducia difensiva e inizia a diventare pericolosa in attacco, caricando di falli la retroguardia virtussina e facendola innervosire. Il +11 dell'intervallo svanisce in 5 minuti e comincia una nuova partita.
  • Concentrazione e solidità. L'Olimpia, come con Venezia, mantiene sempre la testa collegata e una certa solidità. La Virtus ha degli alti molto alti, ma anche dei bassi in cui smarrisce la via maestra. Come nella gara con Napoli. Una finale che sembra la replica della seconda semifinale.
  • 61-61. Banchi si gioca il quintetto con in campo assieme Morgan, Tucker, Clyburn: l'attacco è bloccato? Spazio a chi ha talento, corre e ha un pizzico di incoscienza. Doppia tripla di Polonara e Tucker. L'azzardo paga.
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  • Mirotic e Dimitrijevic: sono i due uomini che hanno preso per mano l'Olimpia. Tiro da fuori, carattere e quel briciolo di temerarietà che sta mancando agli altri. L'ultimo quarto è il momento in cui, d'altro canto, anche Bologna deve chiedere qualcosa in più ai suoi giocatori che possono segnare a gioco rotto. Clyburn, dopo un folgorante inizio, si è fatto silenzioso.
  • Cos'è un fattore? L'energia incredibile che Achille Polonara mette su un campo da basket. La Supercoppa di Polonair sancisce il ritorno del giocatore su alti livelli: affidabilità dall'arco, energia propulsiva a rimbalzo e adrenalina pura. Nel finale di partita fa una quantità innumerevole di cose decisive, tra cui il gancetto che sancisce il sorpasso Virtus, oltre alle difese clutch sui fuoriclasse avversari in isolamento.
  • E' la finale di Supercoppa, ma sembra già una finale di giugno: intensità, lotta furibonda su ogni pallone, decibel dell'arena impazziti. E, come se non bastasse, nella lotta totale, c'è anche l'overtime. L'anno inizia così come è finito. E' ancora e sempre duopolio.
  • Polonara è incontenibile: MVP della Virtus senza discussione. Stoppatona su Nebo e due triple di fila. Dall'altra parte, però, l'Olimpia è solidissima: Leday e Dimitrijevic su tutti. Glaciali in ogni situazione. E, alla fine, la quadratura milanese ha la meglio: gli uomini di Messina hanno quasi sempre rincorso, non sono mai crollati, hanno sempre avuto una freddezza encomiabile nel giocare la partita. Vince la costanza, vince la compattezza milanese.
  • Josh Nebo (20+9) e Nenad Dimitrijevic (15+5+6): il nuovo asse play/pivot dell'Olimpia è fin da subito decisivo. L'efficacia e l'esuberanza fisica di Nebo; il talento e il carisma di Dimitrijevic. La stagione parte con i migliori auspici.
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