Le squadre "local" sono le migliori? I numeri dicono di no...
L'impronta nazionale descrive e definisce una squadra vincente. Quante volte abbiamo sentito questo vecchio adagio? Ma è un concetto ancora attuale? Ancora valido nel basket globalizzato del 2023?
Se guardiamo i numeri delle squadre di Eurolega, calati in un contesto dove non vigono regolamenti di protezione dei giocatori locali (come il 5+5 o 6+6 della Serie A italiana), la risposta sembrerebbe negativa. Al netto delle prime 30 giornate, soltanto una squadra, la Stella Rossa Belgrado, utilizza giocatori local per più del 50% del minutaggio complessivo (66%). Lo Zalgiris Kaunas si piazza esattamente a metà. E tutte le altre sono al di sotto, o ampiamente al di sotto, della soglia del 50%.
Ma Stella Rossa e Zalgiris sono due casi quasi più unici che rari. Sono entrambe sorrette da una grandissima tradizione e scuola cestistica. Vivai eterni per giovani rampanti da lanciare sul mercato o ambienti perfetti far performare purissimi mestieranti a livelli che non potrebbero mai toccare al di fuori dei confini nazionali e della loro comfort-zone. Da anni, ormai, lo Zalgiris è una piccola nazionale lituana.
Le squadre più local sono di bassa classifica
Le squadre più local sono quelle con minor disponibilità economica per agire sul mercato e proporre contratti di grande spessore, ma anche quelle di più bassa classifica, con gli obiettivi e i risultati più modesti. Stella Rossa, Zalgiris Kaunas, Asvel Villeurbanne (43%), Alba Berlino (35%), Bayern Monaco (32%) e Valencia (31%) guidano la speciale classifica. E nessuna di queste, al momento, si trova in zona playoff.
Per trovare la prima franchigia di spessore dobbiamo scendere in settima posizione con l'Olympiacos Pireo, capolista dopo 30 giornate e protagonista nelle scorse Final Four. I Reds schierano con continuità tre nazionali greci (Kostas Sloukas, Giannoulis Larentzakis e Kostas Papanikolaou) più Sasha Vezenkov, giocatore con doppio passaporto, ma la fetta complessiva local resta relativamente bassa (31%).
I top-team a trazione straniera. Anche in Spagna
Gli altri top-team raccolgono risultati ancora più modesti. Nonostante le stigmate di secondo miglior campionato nazionale al mondo dopo la NBA, e una rappresentativa balzata al primo posto del ranking FIBA, la Spagna è scarsamente rappresentata tra le sue principali protagoniste in Europa: il Real Madrid è la migliore (si fa per dire...) con il 22%, mentre Barcellona (8%) e Baskonia (4%) sono virtualmente local-less. Il dato non stupisce per il club basco, che persegue ormai da anni una strategia di ricerca e sviluppo di giocatori all'esterno dei confini nazionali.
Non vanno meglio le altre grandi terre tradizionali di basket. Il Maccabi Tel Aviv è al 10%. Le turche hanno dati ancora più bassi: il Fenerbahçe è inchiodato al 9%, mentre l'Efes, bi-campione d'Europa, è fanalino di coda con il 2.4%. La Turchia ha club con grandi capacità economiche per investire sul mercato, ma, in realtà, non possiede un vero movimento nazionale di qualità.
E anche il Partizan Belgrado è molto distante dalla controparte cittadina, con soltanto il 16% di minuti destinati ai giocatori serbi. Anche qui, il messaggio è chiaro. Zeljko Obradovic, il coach più vincente in Europa con 9 titoli, è perfettamente consapevole del fatto che sia impossibile costruire un ambiente di livello senza un vero mercato ad ampio respiro internazionale.
Virtus Bologna e Olimpia Milano meglio del previsto
E le italiane? Nonostante il protezionismo imposto dal nostro campionato e le ironie sui giocatori-panda, Virtus Bologna e Olimpia Milano non sono tra le peggiori. Anzi. Occupano la fascia centrale della graduatoria con numeri molto simili (26% per la Virtus, 24% per l'Olimpia).
Coach Sergio Scariolo ha avuto da subito la chance di cavalcare un grande veterano come Daniel Hackett (21:16 di media a partita) e ha saputo responsabilizzare Alessandro Pajola (16:41) già nelle sue primissime partite al massimo livello europeo, puntando sul vissuto in maglia azzurra. Nelle ultime settimane, complici gli infortuni e una differente gestione del gruppo, stanno avendo spazio sempre maggiore anche Marco Belinelli (16:21), ormai tornato a vestire i panni di star, Nico Mannion (11:31), molto cresciuto rispetto agli inizi difficili, e il rientrante Awudu Abass (17:38).
Ma anche Ettore Messina, che ha sempre avuto una nomea di coach poco generoso con gli italiani a Milano, sta dando in realtà spazio allo zoccolo duro del suo gruppo azzurro. Nicolò Melli (25:40) è l'italiano che gioca più minuti in assoluto in Eurolega, Pippo Ricci (10:42) continua ad avere un ruolo strategico nelle rotazioni, e Stefano Tonut (15:42) sta vivendo un grande periodo di crescita tattica e mentale che gli permette ormai di definirsi come giocatore di Eurolega a tutto tondo. All'appello manca Gigi Datome (soltanto 8:55 di media in 4 gare), falciato da un'impressionante serie di infortuni e problemi di salute che hanno ridimensionato in maniera drastica il suo impatto sulla stagione.