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L'Olimpia insegue 40', affonda e non riesce a ribaltarla nel finale

L'Eurolega dell'Olimpia non è stata brillante, ma gare di questo genere rischiano di tingere di un colore ancora più inquietante il suo percorso. Le scarpette rosse vengono sconfitte per 81-77 dall'Asvel.

Mediocrità e Vintage De Colo

I primi minuti sono minuti di pallacanestro acclimatante per entrambe le squadre, che si giocano un testa a testa nei primi minuti non troppo esaltante. L'Asvel prende il vantaggio nella mediocrità, mentre Milano è timida e imprecisa.

La truppa di Messina è offensivamente inconsistente e caratterialmente impalpabile, quella di Poupet è limitata ma leggera nel suo modo di interpretare la partita. De Colo prende in mano i suoi, prima servendo il compagno nell'angolo con una vera e propria visione d'annata, poi con una scudisciata principesca dall'arco.

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L'Olimpia continua a sembrare traballante in ogni cosa che fa offensivamente, mentre la squadra ospite produce con continuità e premia l'attivismo di Mike Scott.

L'unico che qualche volta sembra muovere in qualche modo lo spartito biancorosso è Maodo Lo, che prende qualche iniziativa, sposta la difesa, ma non sposta troppo la sostanza.

L'Olimpia non ci crede e non è lì per vincere. Lo si vede in tutti gli aspetti della sua gara. L'Asvel con un buon livello di intraprendenza, dopo essersi appropriato del + 10, si invola e conserva senza sforzi una presa decisa sulla gara.

Reazioni e disillusioni

All'inizio del secondo tempo l'andazzo sembra essere lo stesso placido tugurio di mediocrità a trazione Asvel, ma l'Olimpia prova a ridarsi un tono con Lo e Ricci. È solo una sparuta variante nel mare della disillusione milanese.

De Colo e Lauvergne fanno scuola, il secondo schiaccia su suggerimento del primo e guida le realizzazioni dei suoi. Al che ancora Vintage De Colo infiamma la retina meneghina, con l'eleganza ripetuta del cavallo di razza. La mareggiata francese amareggia ogni tentativo di reazione dell'Olimpia.

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Così, l'ultimo quarto è il quarto dell'affondo. Le scarpette rosse naufragano e si arrendono imbelli all'iniziativa degli ospiti. All'ennesimo -3 toccato dall'Olimpia, la squadra di casa sfodera un 14-0 che trova i biancorossi inermi, li travolge e li annichilisce.

Un -17 che scrive la parola fine sulla gara e umilia una squadra che sembra non avere nulla per cui lottare. La triade Hall-Shields-Hines, tra le poche certezze rimaste sotto il Duomo, prova almeno a metterci orgoglio e buona volontà, tanto da riuscire ad agguantare il -3 a pochi secondi dalla fine.

Serve a poco. La reazione non è organica e il risultato finale rispecchia i valori visti in campo. L'Asvel raccoglie la sua sesta vittoria stagionale.

Rispetto

Chi scrive non pensa che chi indossa una canotta, o una divisa, per il solo motivo di indossarla, debba rendere conto a chi sostiene, stima, ama i colori di quella canotta e di quella divisa. Sono professionisti e devono rendere conto alla propria società e ai propri datori di lavoro. Non ai tifosi, non alla stampa.

Quello che resta una grande tristezza è però vedere una mancanza di rispetto collettiva verso sé stessi di tutti i protagonisti milanesi in campo. È brutto vedere campioni, del parquet e della panchina, che l'Olimpia annovera, produrre una gara di questa povertà tecnica ed emotiva. Ed esprimersi così al di sotto dei livelli di cui sarebbero capaci, sia individualmente, che collettivamente.

Il modo in cui i biancorossi hanno approcciato la gara, ma soprattutto quello in cui hanno subito nell'ultimo quarto, senza alcun arma e idea, è qualcosa che lascia senza parole. Ed è svilente per loro, prima che per ogni altro abbia guardato la partita.

Non c'è nessuno che sembra credere in un progetto, in un'idea, in una missione. Come invece è stato in Olimpia in altri casi recenti, anche nei periodi più negativi.

Oggi, per chi gioca e per chi guida l'Olimpia, vivere il prosieguo della stagione in questo modo non è niente più che costringersi alla più dolorosa agonia.

Photo credit: Olimpia Milano Facebook e olimpiamilano.com

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