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Fener e Monaco hanno dato vita ad una serie eccezionale per emozioni e coinvolgimento. Gialloblu a Berlino ma Monaco da applaudire confermata la continuità di rendimento.

  • Pag. 1 - Fener tra Jasi e Calathes verso Berlino
  • Pag. 2 - Monaco che conferma un rendimento di alto livello

Stili opposti, obiettivi identici e la crudeltà di un verdetto che regala un trionfo ma che rifiutiamo categoricamente di ritenere condanna per chi perde.

Il Fener va a Berlino con grande merito e con quel pizzico di cura di qualche dettaglio in più che a questo livello fa la differenza. Poi siamo realisti, se una delle due triple di Calathes non fosse entrata ora staremmo a celebrare la seconda F4 consecutiva dei monegaschi, quindi serve solo e soltanto equilibrio.

Equilibrio per applaudire chi ha perso ma anche certezza che la bellezza del gioco sta nella sua crudeltà e che un pallone che rimbalza sul ferro è stesura di una sentenza che non sarà definitiva ma che pesa eccome.

Jasi le Final 4 non le manca mai, o quasi, visto che siamo al quarto viaggio consecutivo, roba riuscita solo ad Obradovic, Itoudis e Messina. Certo, sollevare la coppa è obiettivo numero uno per chi sembra che viaggi verso la Germania a fari spenti ma in realtà ha ben chiaro cosa fare.

Come chiarissime sono state le idee durante le 5 gare contro il Monaco. Imporre senza farsi trascinare in un contesto di estremo atletismo che si sarebbe potuto pagare caro. E, soprattutto, le scelte contro MJ: lui non ci batte, se lo vogliono fare lo facciano gli altri.

C'è un Fener che muove la palla rapidamente, entra nei giochi da subito e fornisce una cifra di pallacanestro assai moderna. Abuso del tiro da tre? Quasi folle pensarlo oggi, siamo nel 2024...

Il rapporto ricostruito (sì, perchè smentite di facciata a parte a Barcellona non ci si era lasciati benissimo...) con Calathes e Hayes-Davis è stato parte chiave del lavoro splendido di Coach Jasikevicius, il quale ha ereditato un ambiente che non era proprio riuscito a legare con Dimitris Itoudis.

E proprio riguardo al grande Coach greco ed alle mille "sliding doors" di Eurolega pensate all'anno scorso, a quella tripla di Sloukas durante i Playoffs che salva l'Oly e sostanzialmente gli dà la chance di andare a Kaunas. Fosse entrata, il Fener di Itoudis sarebbe andato molto probabilmente alle Final 4, con tutto ciò che ne sarebbe potuto seguire. Tripla proprio di quello Sloukas che poi ha rotto pesantemente con Bartzokas ed ha firmato coi rivali di sempre diventandone leader irrinunciabile. Un tiro che entra, il futuro di una squadra, quello di un Coach e mille implicazioni sulla stagione dopo. Ecco, quell'equilibrio di giudizio serve...

Nick Calathes è stato l'eroe di gara 5, da campione quale è. Ed appunto da campione è stato il suo apprezzamento per l'amico/rivale sconfitto, una delle immagini più significative della stagione.

Globalmente nel caso del Fener l'impressione ricavata dai Playoff è quella di una conferma di un roster assai profondo con alcune punte in un ruolo come quello del centro, dove si può svariare con profili l'uno diverso dall'altro come Papagiannis, Motley e Sanli. Profondità che non manca certo anche nelle altre zone del campo dove ad esempio, in ala, troviamo Pierre, Hayes-Davis, Sestina e Biberovic. Se proprio volgiamo fare un poco di pulci alla squadra, è evidente come a livello dir rendimento sia necessario un passo avanti di Dorsey, poichè Guduric, Wilbekin e Calathes non possono restare uniche opzioni come guardie. Madar pare un po' "fuori dal giro".

Assolutamente da non trascurare il fattore ambientale legato al pubblico. Che in Germania i turchi siano numerosissimi non è certo una novità, il tutto andrà valutato nell'ottica di quanto incideranno le tifoserie di Pana ed Oly, altrettanto calde e numerose anche quando in trasferta.

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Vittoria in Eurocup nel 2021, Playoff in Eurolega nei tre anni seguenti, con due sconfitte soltanto a gara 5 ed un partecipazione alle Final 4 di Kaunas lo scorso anno. Si sono viste novità e ed esordienti peggiori in questa lega e se pensiamo che solo nel 2015 il Principato navigava nella seconda divisione francese, ecco che il percorso assume un valore anche maggiore.

Monaco c'è e, lo speriamo vivamente, ci sarà. Non è certo una gara 5 persa in casa a cambiare le cose e la considerazione dell'ennesima stagione assai positiva.

Una serie che si poteva vincere, una serie che si è persa per due miracoli tra i più inimmaginabili, leggi le triple di Calathes, una serie che ha detto cosa va, tanto, e cosa va corretto, poco ma significativo.

Trasformare l'atletismo esagerato in efficacia nei momenti chiave è l'operazione principale da compiere e per quello serve un lavoro mirato sul roster, senza bisogno di stelle di prima grandezza. Di certo urge una soluzione tra i lunghi che dia continuità offensiva, quella mancata completamente a D.Hall e vista quasi solo nei primi quarti nel caso di Motiejunas.

La crescita di Diallo è sotto gli occhi di tutti ed il giocatore è quasi pronto al definitivo salto di qualità. Tra l'altro è in possesso di un "mid range" che oggi è sconosciuto ai più e quindi ancor più efficace se esplorato con sapienza.

MVP! MVP! MVP!

Finalmente e strameritato, è arrivato il riconoscimento individuale più ambito per il fenomeno di Portland, che possiamo considerare alla Charles Barkley oppure alla Stockton o Malone, cioè il più forte giocatore a non aver vinto la competizione.

E' inutile girarci attorno, il Monaco dipende clamorosamente dal suo leader ed il rendimento limitato a livello realizzativo nel complesso della serie ha avuto un peso decisivo. Tuttavia, se si vuole evitare di basarsi su pregiudizi che la storia della competizione ha reso innocui, il Mike James monegasco è dal giorno uno risorsa pressoché perfetta, con leadership tecnica ed ultimamente anche assai emotiva. E' chiaro che la tipologia di giocatore possa essere divisiva nei gusti dei tifosi, ma lo è anche il fatto che lo sia molto meno tra gli addetti ai lavori poichè nel basket di oggi è durissima prescindere da atleti di questa tipologia ed è la storia recente a raccontarcelo di continuo.

La difesa di Calathes lo ha limitato, la sua maturità gli ha permesso di rendere minimo il numero delle reali forzature: il resto è merito dell'organizzazione rivale, che spesso lo ha portato in territorio voluto.

Le sue lacrime sono quelle del campione, essere umano complicatissimo e ben diverso da quello che pare se non si va oltre l'immagine.

MJ merita ancora la chance di giocarsela per questa competizione, che sia a Monaco o altrove, ovunque possa realmente competere per il titolo. Se non dovesse essere qui allora il "remake" della squadra dovrebbe essere certamente profondo.

Coach Obradovic ha allenato un'altra stagione estremamente positiva nella quale, probabilmente, se invece che sulla scommessa Kemba Walker si fosse andato decisi su un'alternativa solida nel ruolo, nemmeno necessariamente una stella, oggi staremmo parlando della preparazione per Berlino.

Tre anni di Eurolega ci hanno regalato una contender seria in grado di appassionare a livello di spettacolarità di gioco. Ci sono progetti storici che firmerebbero per un percorso simile.

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