Il ruggito della Virtus risuona per la Stark Arena! E' ancora impresa, anche il Partizan s'inchina
All'ultima giornata del girone d'andata la Virtus Bologna fa qualcosa di meraviglioso: gioca una gara emozionante e trionfa alla Stark Arena battendo il Partizan 77-75.
Una partita comandata dall'inizio alla fine in cui è servito soffrire, contenere i tentativi di rimonta avversari e infine prendersi una vittoria pesantissima. Altra enorme prova di forza bianconera.
Il racconto della partita
In un luogo come la Stark Arena la necessità è quello di non farsi risucchiare dall'atmosfera dell'arena. Lo Virtus, in questo senso, inizia bene: con concentrazione, intensità e pazienza. La difesa asfissiante degli esterni virtussini complica l'offensiva Partizan e anche l'attacco di Banchi sale di colpi, beneficiando di un ottimo alto/basso: 10-19. Nel momento di difficoltà Dozier e Nunnally trovano due triple da fenomeni e ricuciono fino al 18-23 dopo 10', nonostante un primo quarto Virtus quasi perfetto.
Il Partizan trova il parziale, è pareggio, ma sono anche tre falli di Dozier. La Virtus, però, non si fa intimidire, corre benissimo la transizione e il secondo quintetto produce un altro parziale che riporta Bologna sul +9. I ritmi sono altissimi, i margini di errore ridotti al minimo, ma le sbavature del secondo quintetto Virtus sono pochissime con Lundberg che attacca con decisione il ferro. A fine quarto i serbi si rifanno sotto; la Virtus paga le prime disattenzioni. 36-41 all'intervallo e gara apertissima.
Pronti, via e la Segafredo riparte a bomba: difesa impeccabile e cinismo in attacco: di nuovo +10. Ma non appena la Virtus abbassa di un nonnulla la precisione, il Partizan torna sotto con la spinta del suo pubblico: da -13 a -4 in pochi minuti. Ora, dopo parziali e contro-parziali, si viaggia sull'equilibrio, mentre Dozier si auto-estromette dalla partita con un fallo ingenuo e un tecnico collezionati in pochi secondi. Nella baraonda generale è Jaramaz che tiene a galla i suoi. La Virtus chiude sul +5 il terzo quarto.
Nella sfida tra seconde linee a inizio quarto c'è tanta fisicità, non pochi errori e la tensione che sale sempre di più verso il finale. Kaminsky da tre è una sentenza, la Stark Arena ribolle ed è 68-69 a 4' dal termine. E' finale punto a punto nella partita a scacchi tra i due coach. Nel finale succede di tutto: in mezzo agli infiniti dettagli, Shengelia prende un grande sfondamento, Lundberg segna un canestro da clutch time in penetrazione e dopo gli infiniti giri in lunetta, la Virtus compie l'impresa e trionfa 75-77 dopo una gara incredibile!
Per il Partizan la difesa bolognese è una camicia di forza
Di intensità, di voglia, di fisicità e di grande fisicità. Sono i primi fattori con cui la Virtus ha vinto questa partita. Spesso prima sulle palle vaganti e migliori in quei minuscoli dettagli che hanno fatto la differenza.
Gli esterni di Obradovic hanno sofferto incredibilmente la asfissiante pressione delle guardie virtussine in fase difensiva. Punter è stato limitato a 12 punti e 0/4 dall'arco, Nunnally da campione ne fa 19 ma tira anche 1/5 dall'arco e commette 4 palle perse, mentre Dozier viene praticamente condotto alla follia. Solo Jaramaz incide a sorpresa (12 punti, 6 rimbalzi e 3 assist), ma non è lui che può decidere la partita nel finale.
Caboclo e Kaminsky giocano un tempo a testa, incidendo in modo diverso, ma LeDay gioca una gara da fantasma, annullato completamente da Shengelia. Se Punter, Dozier e LeDay sono messi in condizione di essere fuori partita, allora si può iniziare a pensare di vincere anche alla Stark Arena. Così ha fatto la Virtus: un passo alla volta, di buona cosa in buona cosa, senza mai togliere il piede dall'acceleratore.
Poi le 14 palle perse a fronte di soli 13 assist e l'11/17 dalla lunetta raccontano ancora bene quanto le vu nere siano riuscite a portare fuori fase gli uomini di Obradovic. E' cosa riuscita a pochi; una settimana fa solo al Real Madrid.
E' una Virtus favolosa, che sa lottare come nessun altro
Tutto parte da quell'intensità e, soprattutto, dalla capacità di mantenere altissima la concentrazione per 40 minuti. Su un campo del genere - il più caldo d'Europa - contro un avversario così solido e talentuoso, non è ammesso staccare il cervello nemmeno per un minuto.
La Virtus lo sapeva, ha fatto uno sforzo incredibile dal punto di vista fisico e mentale, e si è portata a casa una vittoria che ha del clamoroso per quello che vuol dire in termini di forza della squadra e per quello che dice anche la classifica. Bologna è seconda in Eurolega alla fine del girone d'andata: ad oggi è la seconda migliore squadra d'Europa e lo ha dimostrato una volta di più stasera.
Cordinier in difesa è più impenetrabile della muraglia cinese, tanto quanto Pajola è una piovra: entrambi giocano una gara di una intensità pazzesca. Dunston detta lezione dalla propria cattedra, Cacok quando è in campo dimostra di essere in grande crescita portando tanta energia, punti e rimbalzi importanti, Shengelia non sbaglia una lettura che sia una, mentre Hackett è il solito guerriero che gioca nonostante una caviglia dolorante.
Poi i 10 punti decisivi di Abass dalla panchina, i 14 del capitano e l'ennesima grande prova di un Iffe Lundberg che, quando bisogna decidere le partite importanti, prende la palla in mano e la decide lui. Belgrado, così come Milano e Barcellona portano la sua effige nel finale.
E poi ovviamente c'è la firma indelebile di coach Banchi, in controllo tecnico e mentale totale di questa squadra. La Virtus torna in Italia con una consapevolezza ancora più grande, con uno scalpo prestigioso e un'impresa che vale tanto ora come in prospettiva.