La maledizione della Virtus: conduce, merita, ma il finale è del Fener
La Virtus Bologna e l'ormai solito deja-vu: le vu nere cadono negli ultimi possessi contro il Fener e perdono una gara per larga parte condotta.
Sembra quasi di commentare in loop la stessa partita. La Virtus perde ancora una volta in casa negli ultimi possessi, così come contro lo Zalgiris, il Bayern o il Panathinaikos. Questa volta dall'altra parte c'era il Fenerbahçe.
Contri i primi della classe, Bologna gioca la migliore gara della stagione, ancora in crescendo rispetto al Panathinaikos. Le vu nere meritavano di vincere sia la gara di venerdì scorso sia quest'ultima, ma nel finale tutti i dettagli sono andati nel verso opposto e gli avversari hanno sistematicamente segnato una o più triple forzate: Guduric e Hayes-Davis così come Grant e Napier prima di loro.
Solitamente non ci piace parlare di sfortuna, ma quest'anno la Virtus è indubbiamente anche sfortunata. Poi l'ultimo lay-up di Cordinier, dopo un ATO perfettamente disegnato, poteva essere la pietra tombale sull'incontro e invece un comodo appoggio si stampa contro il ferro.
E' lo stesso coach Sarunas Jasikevicius che in conferenza stampa post-partita non sa come la sua squadra abbia potuto vincere la partita. Semplicemente non sapeva spiegarselo.
Questa sensazione di impotenza e di incomprensibilità la Virtus se la porta con sé negativamente da inizio anno.
Numeri, statistiche ed emotività
Nel primo tempo le percentuali dall'arco dicevano 16% Virtus e 40% Virtus, mentre i giri in lunetta registravano un 10/13 per i padroni di casa e un 0/2 per gli ospiti. Chi fosse riuscito a colmare uno dei due gap, avrebbe molto probabilmente vinto la partita.
Alla sirena finale le percentuali dalla lunga distanza sono 27.6% e 39.4%; ai liberi i dati sono diventati 20/29 e 9/13. Senza contare che la Virtus ha anche registrato un ottimo 21/13 nel rapporto assist/palle perse.
Tutti numeri che arridono, o meglio: arridevano, ai padroni di casa. Quello che è successo nell'ultimo quarto e nel finale, però, esula dai numeri e entra nel campo di una imponderabilità e anche di un'inspiegabilità che il Fener e il suo coach non possono che ricevere positivamente, al contrario di Bologna.
Alla fine, arrivando nei finali punto a punto, chi è 8-2 in classifica può permettersi di giocare a cuore leggero e a mente più libera, chi invece è 2-8 gioca più contratto, teso, quasi con la paura di vincere o che qualcosa possa andare storto ancora una volta. Proprio in questo modo è andata la partita.
Quello che rimane per il Fenerbahçe è un'altra vittoria pesantissima che arriva dopo un'altra brutta prestazione, mentre per la Virtus resta ancora una volta la bruciante e tremenda frustrazione per una vittoria che la squadra rincorre, cerca, agogna, merita, ma non riesce a prendersi.
Virtus, le note positive e gli irrisolvibili problemi strutturali
La Virtus meritava di vincere contro prima e seconda forza di Eurolega. E' un dato di fatto.
La squadra è nettamente in crescita dopo le prime partite che avevano chiaramente mostrato una mancanza di amalgama e conoscenza reciproca. Ora la Virtus è una squadra e, peraltro, con ancora notevoli margini di miglioramento.
Shengelia, Pajola e Cordinier sono il core imprescindibile; e fin qui nulla di nuovo. Poi c'è stata la sorpresa Diouf, a cui si aggiunge un Hackett in netta crescita, un Morgan sembra più dentro i meccanismi e fondamentale per le sterzate e i punti che può dare, e infine uno Zizic ritrovato, solido ed efficace, autore della migliore prova in maglia bianconera (18 punti e 4 rimbalzi).
Poi, però, ci sono i soliti problemi strutturali che sono la zavorra di questa squadra e che ti portano a perdere una partita in cui gli avversari sono stati tremendi (nonostante la qualità delle giocate di alcuni singoli) e nonostante 29 tiri liberi tentati.
Questa squadra non ha un giocatore a cui dare la palla in mano nei finali di partita: Cordinier non è quel giocatore - ormai dovrebbero essere chiaro - e Clyburn potrebbe esserlo ma non vuole. In più è una squadra che non ha pericolosità dall'arco, ovvero non ha tiratori. L'anno scorso c'erano Belinelli e Abass; quest'anno c'è solo il primo dei due, che però ha 38 anni.
Sono problemi che potremmo dire storici della Virtus di Zanetti e che, in estate, sono stati accentuati piuttosto che rimossi (si veda a proposito l'acquisto di Tucker, ovvero di una guardia senza tiro da tre punti). Si aggiunga, poi, che quella che dovrebbe essere la stella della squadra e il go-to-guy è un giocatore scostante, che spesso si nasconde in angolo e non si prende le responsabilità offensive per cui è stato preso.
Questi problemi rimangono e onestamente è difficile dire quanto siano risolvibili. D'altro canto Luca Banchi, con i suoi fedelissimi, ha preparato e fatto eseguire un piano-partita pressoché perfetto.
E' difficile criticare l'allenatore così come quella Virtus che lotta, si sacrifica ed è pronta a gettarsi nel fuoco per la maglia. Ora è ancora tutto più difficile: l'unica cosa da fare è guardare partita dopo partita. Non c'è alternativa.