L'Olimpia Milano ha già strappato un pass per la finale; il secondo posto per l'atto finale se lo contendono Virtus Bologna e Napoli Basket.

Sembrava una partita monotona, lenta e priva di emozioni come quella tra Olimpia e Reyer. Niente di tutto ciò: dopo un primo tempo tutto bianconero, Napoli imbastisce un terzo quarto folle - segna 36 punti quando nei 20' precedenti ne aveva segnati solo 34 - e fa esplodere la dinamite della partita che diventa elettrica e piena di colpi di prestigio.

Alla fine, dopo un secondo tempo ad altissima tensione, a prevalere è il talento e l'esperienza virtussina: 96-87.

Il potenziale offensivo della Virtus

Il primo tempo virtussino è una dimostrazione della forza offensiva della squadra di Luca Banchi. Se la Virtus, lo scorso anno, era una squadra con una propensione difensiva, il nuovo roster bianconero dimostra di poter avere tante soluzioni offensive, tante bocche da fuoco: Clyburn, Morgan, Tucker, Belinelli, Shengelia, Zizic. Insomma, una varietà ampia di possibilità che nei primi 20' le vu nere sfruttano al meglio, flirtando a lungo col +20 di vantaggio e facendo sembrare la seconda semifinale tale e quale alla prima.

Non sarà così, perché la Virtus avrà un dejà-vu: quello del terzo quarto (disastroso) tipico della passata stagione.

Tuttavia, il potenziale di cui si parlava è un tema della nuova stagione Virtus. Ci vorrà tempo per saperlo controllare e gestire al meglio, ma potrebbe essere molto pericoloso per le avversarie. Gli stessi bianconeri ancora devono conoscerlo appieno.

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Il terzo quarto di Napoli che stravolge la partita

Il parziale del terzo quarto, con ritmi e pressione alta, è una delle cose più interessanti della partita di Napoli. La squadra di Milicic, come l'anno scorso, per fare male deve poter correre. Se gioca al ritmo altrui fatica troppo. Ancora gli ingranaggi sono da oliare, la maggior parte della squadra è nuova e i giocatori devono imparare a conoscersi, ma l'alta intensità è la dimensione migliore della squadra partenopea. Quella dimensione che già l'anno scorso aveva incartato un'altra big, l'Olimpia Milano, e le aveva soffiato un titolo.

La partita all'intervallo sembrava già chiusa, invece Napoli la riapre a sorpresa con foga, voglia e adrenalina. A fare fuoco e fiamme è Zach Copeland (30 punti con 7/10 da tre alla fine) con una pioggia di triple da ogni posizione e un'intensità che travolge anche il resto dei compagni e li accende. Il parziale di 36-14 tramortisce la Virtus e porta addirittura Napoli in vantaggio. E' tutta un'altra partita: frenetica, tesa, combattuta, entusiasmante.

Quarto quarto e MVP

Emozioni, triple, botte e risposte. Napoli è decisa a non mollare, mentre la Virtus capisce di dover fare sul serio. Banchi decide di giocare con lo small ball, fare il gioco di Napoli e correre tanto, se non più degli avversari. Tre piccoli in campo e Shengelia da "5" con un Tucker che, con la sua presenza difensiva e la sua fisicità, è giocatore che ha cambiato l'inerzia della partita, anche se non figura nel tabellino.

Così la Virtus quindi, per una seconda volta, il discorso, buttando acqua sul fuoco napoletano e giocando con adrenalina ma anche lucidità, quella che era mancata in un terzo quarto lezioso.

L'MVP è Tornike Shengelia. La nuova Virtus riparte dalla sua certezza georgiana. Quando c'era da decidere le sorti della gara si prende la squadra sulle spalle, fa a sportellate, fa vedere i muscoli e decide di andare in finale. 21 punti, 5 rimbalzi e enorme carisma. Strepitoso: la Virtus è ancora la sua squadra.

Domani c'è l'Olimpia Milano, nell'ennesima finale. Prosegue la storia infinita.

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