Olimpia alle prese con una sconfitta che è disastro storico. Oltre alle facce, sempre troppo cupe, ci sono almeno tre temi che lasciano perplessi.

L'Olimpia entra nella storia ma lo fa dalla porta sbagliata, mettendo a segno il poco invidiabile colpo dell'aver subito la seconda maggior rimonta della storia di Eurolega.

Lo Zalgiris ha piazzato il 2/0 contro le italiane lottando e dimostrandosi più squadra, tuttavia senza avere giocato al meglio nella completezza dei 40'.

Il pressochè totale scoramento dell'ambiente biancorosso ha trovato, soprattutto sui social, specchio del mondo i oggi, il colpevole in Ettore Messina, plenipotenziario milanese che si ritiene responsabile di una possibile terza campagna europea fallimentare dopo i dodicesimi posti delle ultime due edizioni di Eurolega.

Tutto scontato verrebbe da dire, in fondo pagano quasi sempre gli allenatori, esonerati da dirigenti che si dicono impossibilitati a cacciare tutti i giocatori ed allora... Ecco che però a Milano tutto ciò non può succedere, perchè lo stesso Messina vive l'anomalia di un ruolo dirigenziale che in sostanza lo mette nella difficile posizione di dover giudicare il suo operato come allenatore.

Scoramento totale si diceva, in tutta Europa fioccano "meme" e provocazioni varie, si ride in pratica ovunque (lo stesso Coach ha onestamente parlato di «barzelletta») ma vogliamo provare ad andare oltre il disfattismo, il vittimismo arbitrale (per favore evitiamo le comiche vere...) e soprattutto la ricerca di scenari (dimissioni o esonero) che paiono essere, giustamente o meno, lontani dalla gestione di questo club attualmente.

Milano ha fornito la migliore e la peggiore versione di sé, sino ad ora in stagione, all'interno degli stessi 40'.

Ciò rappresenta un potenziale problema di grandissima portata poichè una squadra con diversi elementi (Dimitrijevic, Brooks, McCormack, Diop) per i quali va ancora capito se sono giocatori di Eurolega ed in caso positivo di quali valori di Eurolega si stia parlando, dopo una serata del genere si trovano di fronte ad un dover ricominciare da capo che è probabilmente anche sotto lo zero menzionato da Messina in sala stampa quando ha detto testualmente «Siamo tornati indietro, a zero».

Ecco quindi che pare corretto chiedersi che peso avrà psicologicamente questo disastro su quei profili come sulla squadra in generale, compresi quelli che dovrebbero guidarla quando è più dura. Sì, si parla di Shields e Mirotic ovviamente.

Ha proseguito il Coach: «Bisogna sperare di avere, come si può dire, la dignità e la forza di volersi guardare allo specchio e dire che così non va proprio bene. Tutti, tutti quanti».

Ecco, in quello specchio Milano deve guardare e riconoscere i propri errori, dal primo all'ultimo, è tutto vero e condivisibile, ma tra questi abbiamo però notato una gestione degli ultimi ormai tristemente famosi 13' da parte dello staff intero difficile da comprendere.

Nella fattispecie, tralasciando la negatività delle facce e degli atteggiamenti, nonchè concetti come empatia e cameratismo, ci chiediamo alcune cose sottolineando dei momenti chiave all'interno della gara.

Fabien Causeur... Campione che per anni abbiamo visto a Madrid elevare il proprio livello di gioco man mano che le difficoltà e l'importanza delle gare salivano, può essere dimenticato in fondo alla panchina (4'31" totali) senza mai schierarlo proprio quando la squadra avrebbe bisogno di esperienza, leadership e gestione del momento complicato? Se così, perchè è a Milano? Va da sé che se dovessimo sapere che non è stato schierato per problemi fisici il nostro dubbio si dissolverebbe immediatamente.

Timeout... E' stato chiamato dopo 8'16"dell'ultimo quarto, quando mancavano 1'44" alla sirena e lo Zalgiris era rientrato dal -20 al - 3, sul 79-76, in quel periodo. Ora, ci sono tante teorie, anche quelle alla Phil Jackson che voleva che i suoi risolvessero da sé i problemi sul campo per farli crescere, tuttavia era necessario attendere un parziale di 17 punti per fermare la gara? Oggi, differentemente che in passato, in panchina sono seduti in metà di mille: qualcuno avrà fatto notare a Coach Messina che i buoi se ne stavano andando? Non vogliamo pensare che lo abbia fatto ma che non si stato ascoltato...

Mirotic... Giocatore di grandissimo talento e pulizia tecnica, ha però dei conclamati limiti difensivi tanto che in tutti gli spogliatoi delle avversarie milanesi è indicato come obiettivo numero uno da attaccare, così come succedeva al Barça. Cambiare su tutto e tutti fa parte di un sistema, lo capiamo ed è probabilmente dimostrazione di coerenza e del credere fermamente in quello che si fa (peraltro lo fanno quasi tutti in Europa, va detto), ma cambiare qualcosa in momenti particolarmente decisivi non può essere una soluzione? Vederlo impegnato a contenere Francisco in penetrazione nel possesso chiave della gara era cosa inevitabile o si poteva auspicare dell'altro?

Probabilmente le situazioni tecniche da analizzare sarebbero molte altre, tuttavia quanto espresso è ciò che ci ha lasciati più perplessi, soprattutto perchè in panchina vi è seduto Ettore Messina, non un allenatore qualunque di secondo piano. Ed avendone seguito ed ammirato le gesta cestistiche per decenni (purtroppo succede quando hai una certa età...) si resta ancora più stupiti.

Siamo al 18 ottobre, nulla è perduto e l'Eurolega ci insegna che in qualche mese, ma spesso bastano soltanto settimane, tutto può ribaltarsi e giudizi ed opinioni che oggi hanno diritto di cittadinanza svaniscono proponendo realtà differenti.

Per fare questo però Milano deve essere capace di guardare in quello specchio descritto proprio da Messina senza bisogno di ricorre a futili forme di make-up che nasconderebbero solamente una realtà che oggi è difficile, dura da digerire e necessita un cambiamento radicale da molti punti di vista.

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