Febbre a 39 Nunn. L'Olimpia travolta dal Panathinaikos ad Oaka
Un primo quarto leggendario del Pana e di Nunn, con 7 triple personali, indirizza da subito la gara. L'Olimpia resta nel match ma non riesce nella rimonta miracolosa.
La Cenerentola Olimpia si risveglia bruscamente in quel di Oaka. Un Panathinaikos travolgente batte Milano 103-74, in una partita praticamente decisa già nel primo pirotecnico quarto. Riviviamo il match con i nostri abituali 3 punti.
L'impatto di Nunn
Quattro sconfitte nelle ultime cinque, un'ultima uscita piuttosto “molle” in casa Efes, con le severe parole di Ataman rivolte alla squadra. Nunn scavigliato contro il Lavrio e insomma delle premesse non ideali per chi deve accogliere una delle migliori, se non la migliore squadra del momento, l'Olimpia Milano.
Don't ever underestimate the heart of a champion, la celebre citazione del grande Rudy Tomjanovic. Il primo quarto di stasera, l'interpretazione che Nunn da alle parole dell'ex coach dei Rockets campioni Nba. Un quarto da 38-15, con 7 triple su 8 tentate a segno e attentando a pressochè qualsiasi record in singolo quarto della storia di Euroleague.
L'ex Miami e Lakers, dopo aver saltato per squalifica la partita di Istanbul, ha decisamente meglio sfogato sul campo la rabbia accumulata nella notte contro il Partizan a Belgrado. Triple dal palleggio, dopo blocchi tra guardie, anche ubriacando diversi malcapitati a difendere su di lui. Una bella risposta anche alla sfida lanciata a distanza da Lonnie Walker IV come nuova stella della competizione.
Oltre a questa Gioconda di parziale, non una brutta partita nei restanti minuti giocati. Alla sirena saranno 39 con 7 rimbalzi e 8/16 da 3 con 37 di valutazione. Career-high a praticamente un anno esatto dal precedente (29 vs Fener nel dicembre 2023).
Le chiavi del match
Un 7/8 da 3 personale nel primo quarto tendenzialmente getta all'ortiche qualsivoglia gameplan. Ma l'incipit del Pana in realtà rivela quel che la partita ci si aspettava che fosse e che in parte è stata.
Che i greci potessero aver un vantaggio fisico era prevedibile. D'altronde la grande forza di Milano e del suo quintetto con Leday e Mirotic, è sempre stata si l'attacco micidiale con un campo larghissimo creato ma soprattutto la capacità di ovviare a rimbalzo e in difesa ai deficit fisici di tale formazione.
Sin dai primi possessi invece il ciclone Lessort (8+8 rimbalzi), provato a fermare in single-coverage (ma anche raddoppiato nella ripresa), non ha concesso scampo ai milanesi. 13-5 rimbalzi nel primo quarto, 40-21 finale, di cui 12 offensivi. Un dominio che ha travolto anche nei minuti con Yurtseven (9+7 rimbalzi), Gillespie e Diop, i corpi prescelti per provare a contrastare una situazione tanto attesa quanto ineluttabile.
Fisicità e intensità che ha travolto anche le guardie, ma più in generale tutto il Pana che ha mandato un messaggio forte e chiaro, dopo un periodo oggettivamente negativo e quasi preoccupante. Una serata di percentuali particolarmente felici, sporcate, nel finale da garbage time, soprattutto per scelte più dovute alla ricerca del quarantello di Nunn.
Ottima la prova dell'ex, per non aggiungere rimpianto, Jerian Grant, 12+8 assist e il solito apporto difensivo che ha complicato non poco le serate dei vari Mannion, Dimitrijevic e Brooks. Insomma un grande Pana, ma in una grande serata, quasi unica.
La partita di Milano
Si chiude la serie di vittorie che ha rimesso l'Euroleague al centro della stagione milanese. Certo qualche rimpianto ma forse un risultato più pesante di quanti siano i demeriti della squadra di Messina.
Nel vortice dei primi dieci minuti, alcuni buoni tiri sbagliati e scelte pagate sempre in difesa, con i Greens che son riusciti a segnare praticamente in ogni possesso. Una difesa di cui sicuramente è difficile tessere le lodi, ma con qualche attenuante. La nuova assenza di Bolmaro (altro guaio muscolare) e oggi forse anche quella di Nebo, per la prima volta davvero un what if, che magari non avrebbe cambiato l'esito finale ma che avrebbe potuto tamponare e proporre una partita diversa.
Il 30% dall'arco per la miglior squadra della competizione, unica al 40%, non ha aiutato i meneghini. Una delle peggiori serate recenti, mentre dall'altra parte si è flirtato con il 60% per quasi tutta la partita. Aggiungiamo il già citato quasi doppiaggio a rimbalzo et voilà, difficile restare in partita contro i campioni uscenti.
Eppure è un post partita diverso da altre sconfitte. E' una sconfitta netta ma che non fa male come Berlino. Questa è l'impressione. L'Olimpia ora avrà una fondamentale partita con il Bayern, per la classifica si, ma anche per certificare uno status, che si è meritoriamente guadagnata sul campo.
Qualcosa che ha provato, nonostante tutto a metter in campo anche stasera, tornando spesse volte sotto i 20 punti di margine. Ha costretto il Panathinaikos a tenere sempre le mani sul manubrio e a non speculare sull'iniziale esplosione di Nunn, se non nel finale, con Messina che ha risparmiato qualche minuto ai vari Mirotic (16), Shields e Leday in vista di venerdì. Qualcosa non di scontato, che consente, anche dopo un -29, di cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, sicuramente maggiormente pieno che dopo una sconfitta di 1 in overtime.
Come dare torto a coach Messina?