La riunione di Eurolega? Nulla di fatto, i 13 club restano divisi
Il board di Eurolega definito come fondamentale lunedì scorso a Barcellona è terminato con un completo nulla di fatto. Posizioni scontate, così come le divisioni.

E la montagna partorì il topolino.
Nel giorno in cui per la prima volta nella storia della competizione tutte le posizioni della potseason saranno determinante dai risultati delle gare dell'ultimo turno, si può tranquillamente riassumere così quanto emerso dalla riunione dei 13 club licenziatari pluriennali di Eurolega tenutasi lunedì a Barcellona.
Il comunicato di Euroleague Basketball non fa nulla che non riconfermi principi che si conoscevano ed indicazioni che francamente non dicono niente di nuovo.

Il board di Eurolega del 7 aprile: i temi sul tavolo
Sul tavolo il futuro della lega, l'approdo di NBA in Europa, certo, probabile od in sospeso che lo si voglia credere ed il quadro delle partecipanti alla prossima stagione, determinante per capire se si resterà a 18 squadre oppure si allargherà, magari con format diversi, a 20 o addirittura 24 club.
Partiamo dal fondo quindi ed ecco il primo nulla di fatto. Gi inviti per licenze triennali sono stati inviati da qualchea tempo a diverse squadre. Le due serbe, Stella Rossa e Partizan, la Virtus Bologna, Valencia, Hapoel Tel Aviv e, probabilmente, a Dubai BC. Si attendono le risposte, le cifre sono note (circa 1,7 milioni a stagione per tre anni) e ciò determinerà il numero di partecipanti.
E come al solito queste lungaggini porteranno ad una diseguaglianza competitiva notevole, con le ultime ammesse costrette a fare mercato praticamente con gli scarti degli altri in estate inoltrata. Capire perchè non si possa agire prima resta un mistero. Forse.
Particolare il caso del Paris Basketball. Da regolamento se non dovesse partecipare ai Playoff sarebbe fuori ed al momento è squadra che più probabilmente sarà ai Play-In. Quindi tutto ok se gli uomini di Splitter dovessero arrivare nelle prime 6 entro domani sera, ma se invece dovessero passare attraverso i Play-In ed essere eliminati in quel fase cosa succederebbe? Perdere Parigi oggi nella politica di sviluppo futuro non sarebbe un colpaccio ci viene da dire, quindi potrebbe anche accadere, perchè no, che il regolamento venisse interpretato come partecipazione alla postseason, allargando i Play-In ad una specie di costola dei Playoff.
La partecipazione di FIBA al board di Eurolega: niente di che
Al board di lunedì sono intervenuti anche Andreas Zagklis, segretario generale FIBA e Jorge Garbajosa, presidente di FIBA Europe. Anche qui nulla di fatto con parole da congresso democristiano degli anni ‘70-’80: «Parliamo con chiunque abbia a cuore il futuro del basket europeo e lavoriamo per arrivare al meglio». Ma dai?
La sostanza è che ad oggi il progetto NBA Europe è un'idea di cui si conosce poco o nulla, una specie di dichiarazione di intenti i cui particolari appaiono e scompaiono con una certa rapidità ed imprecisione. A farla breve, non si sa niente di certo ed i passi avanti sono molto lenti. Tutti i nomi fatti delle città che sarebbero coinvolte corrispondono oggi ad indiscrezioni che spesso non hanno alcun fondamento ed altrettanto spesso non sono altro che spinte propagandistiche a favore di questo o quel club.
Di fronte a questo navigare in acque future sconosciute è palese come Eurolega debba cercare al più presto di tutelarsi con il reale rinnovo degli accordi che scadono il prossimo giugno. Ed allora qual è la posizione delle 13 licenziatarie pluriennali?
Maccabi, Efes, Olympiacos, Zalgiris, Bayern e Cska, sì anche il convitato di pietra russo, confermerebbero la volontà di essere parte di Eurolega per i prossimi anni, come da impegno formale con IMG.
Olimpia, Asvel, Baskonia, Real, Barcellona, Panathinaikos e Fenerbahçe attendono sviluppi, con queste ultime due decisamente più vicine al sì e le prime quattro più attendiste.
Il risultato è quindi la conferma di una divisione che in un momento storico come quello attuale è ancor più pesante rispetto ad altri, senza dimenticare che spesso anche le decisioni più importanti sono state prese a colpi di maggioranze risicatissime, con quei 7 voti a 6 che sono ormai quasi una complicatissima abitudine.
Pensare ad un'altra riunione necessaria nel breve sembra la cosa più logica.