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Polonara tira da lontano contro il Maccabi

Finalmente la Virtus Bologna trova la prima vittoria di Eurolega tra le mura amiche: a cadere, dopo 40 minuti di battaglia, sono gli israeliani del Maccabi Tel Aviv.

Le vu nere sono state sempre avanti, ma non sono mai riuscite a scrollarsi di dosso i gialloblu che, costantemente, si sono mantenuti a contatto, con la loro fisicità e il talento delle guardie. 

Tuttavia, non c'è quasi mai stata l'impressione che la Virtus potesse perdere questa partita: le faccia, l'intensità, l'adrenalina e il calore del pubblico erano quelli delle serate migliori. 

A siglare il trionfo è la tripla (la terza, pesantissima, della partita) di Alessandro Pajola. 84-77 il risultato finale. 

Difesa, transizione, controllare le palle perse

Probabilmente sono le tre parole mantra di questa Virtus. Per vincere Bologna ha bisogno di difendere duro: lo ha fatto a Belgrado, lo ha fatto col Maccabi e infatti sono le due partite in cui è riuscita a vincere.

Se c'è una buona difesa e si va con attitudine a rimbalzo, allora si può correre. E questa squadra ha dannatamente bisogno di correre ed esaltarsi in velocità. La scarica di triple a fine primo quarto è proprio l'emblema di quella identità che, ci pare, sia quella che la Virtus deve perseguire.

Un tallone d'Achille delle vu nere quest'anno sono state l'enormità di palle perse. Spesso banali, evitabili e ingenue. Nel solo primo quarto ne sono arrivate ben 7 proprio di questo tipo, le quali, tra le altre cose, hanno impedito alle vu nere di provare a prendere il largo fin dai primi minuti. 

Poi, in tutta la partita, le palle perse accumulate sono state 11: quindi solo 4 nei restanti 30' della gara. E' forse il dato più importante e quello che più fa sorridere coach Banchi. Soprattutto se associate a 23 assist che dicono quanto la pallacanestro bianconera sia stata solida e convincente in tutto l'arco dei 40 minuti. 

Toko Shengelia lotta su un pallone vagante

Per il Maccabi Levi Randolph, per la Virtus Ante Zizic

Rispettivamente i due migliori giocatori delle sue squadre. Fa specie dirlo in riferimento al centro croato, dopo tutte le critiche (spesso sacrosante) che ha ricevuto in questi mesi. Ma stasera l'ex Efes ha giocato probabilmente la miglior gara in maglia Virtus: quasi 30' di permanenza in campo, 14 punti, 9 rimbalzi, 4 rubate e soprattutto una solidità e una consapevolezza che non aveva ancora fatto vedere.

La fisicità e la forza fisica dei lunghi israeliani era sicuramente uno dei temi della partita: uno di quelli che potevano costare molto ai bianconeri. La resistenza a rimbalzo, invece, è stata encomiabile fin dai primi possessi e, proprio in questo senso, la prova rediviva di Zizic è stata ancora più decisiva. 

Questo Maccabi non brilla per talento, ma gli israeliani sono stati ancora in grado di pescare qualche ottimo giocatore. Notevole la prova di Levi Randolph (21 punti con 7/13 da due e 2/2 da tre) che si è preso l'attacco sulle spalle e ha mostrato diverse cose interessanti. Da monitorarne la continuità. 

Isaia Cordinier schiaccia e vola oltre il ferro

Virtus, Pajola serve come l'aria e s'intravede un'identità

Non è un caso che il ritorno in campo di Alessandro Pajola abbia coinciso con una convincente vittoria europea. Con Hackett ai box e in difficoltà in questa prima parte di stagione, l'anconetano è l'unico vero playmaker di questa squadra - non a caso, Morgan viene usato sempre di più come guardia.

Pajola mette ordine all'attacco, lo fa girare meglio, decide le partite in difesa, porta leadership e solidità, funge da collante di tutta la squadra. Se poi mette anche tre triple dal peso specifico incalcolabile allora la sua partita rasenta la perfezione, nonostante i problemi di falli. 

Poi Shengelia è sempre cruciale per continuità di rendimento sui due lati del campo, Cordinier è imprescindibile, Clyburn gioca una partita ordinata ed efficace, e anche Belinelli trova alcune giocate offensive importanti. Non c'è bisogno del miglior Diouf nella serata in cui Zizic rinasce; rimane ai margini Tucker e di Grazulis non c'è traccia in campo (ormai è metà novembre: cosa non sta funzionando?).

Tuttavia, quello che conta è che la Virtus inizia ad avere un'identità. O meglio: inizia a sembrare una squadra e non un insieme di giocatori che devono ancora capire quale sia il modo migliore per giocare insieme. Questo processo - quello della formazione di una identità tecnica più o meno chiara - ha impiegato molto tempo e sulla strada ha lasciato diverse sconfitte.

Il cammino rimane impervio e il record negativo. Ma questa è la strada e, come ha detto coach Banchi, la Virtus deve ora pensare di partita in partita. 

Alessandro Pajola esulta dopo una tripla
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